2 luglio 2010    

Fedele (Pdl): «Preoccupanti i dati di Bankitalia»


“La tragica fotografia scattata da Banca d’Italia sulla crisi economica che attanaglia  la Calabria non può essere sottovalutata. Deve essere, anzi,  il monito più serio per tutti noi che svolgiamo  funzioni politiche”. Il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale Luigi Fedele

E’ quanto afferma Luigi Fedele, capogruppo del Pdl, secondo il quale “Se tutti gli indicatori economici e sociali registrano nel Mezzogiorno, e segnatamente in Calabria, livelli di caduta preoccupanti, è inutile perdere tempo in polemiche politiche sterili.  A guardare, ciascuno di noi, gli interessi del  nostro  cortile e basta, si rischia di non vedere la casa che crolla. Viceversa - spiega Fedele -  se la classe politica non vuole  rinunciare a svolgere il ruolo a cui è chiamata, occorre rimboccarsi le maniche e cambiare passo.  I  dati su cui Banca Italia, riferiti al 2009 e in parte al 2010,  ci invita a  riflettere, sono inequivocabili: qui, ormai, o siamo in grado di svoltare o  la Calabria rischia l’emarginazione economica e sociale nello scenario nazionale ed europeo. Vanno  nella giusta direzione i primi provvedimenti assunti dalla Giunta regionale, in particolare il piano per il lavoro e l’attenzione all’area euro-mediterranea, ma è altrettanto chiaro che intorno ai nodi che impediscono lo sviluppo della regione occorre una partecipazione di tutte le forze politiche, sebbene ciascuna per il proprio ruolo. L’azione forte dell’Esecutivo regionale va accompagnata e sostenuta da un’altrettanto forte azione legislativa, ogni strumento di cui la Regione dispone deve essere passato in rassegna e reso più efficace.   Mi viene da sorridere - puntualizza il capogruppo del Pdl -  se leggo che dinanzi alla casa comune che rischia di crollare, c’è ancora chi difende procedure, passaggi e strategie dei fondi comunitari nei termini in cui  finora sono stati elaborati e impiegati. Ma come si fa? Dopo il sopraggiungere in Calabria di risorse comunitarie ingenti, il vero dramma che oggi abbiamo dinanzi agli occhi e su cui dobbiamo interrogarci,   è la persistenza dei ritardi strutturali che l’utilizzazione dei fondi avrebbero dovuto rimuovere. Se ciò non è accaduto, come  segnalano  Banca Italia, Confindustria,  Svimez, anzi se dopo decenni di spesa pubblica, nazionale e comunitaria, impiegata in Calabria il ‘gap’ tra la nostra regione e il resto del Paese è aumentato anziché diminuire, la spiegazione consiste nel fatto che si è avuto un approccio sbagliato con l’intera problematica dei fondi comunitari,  al punto che, e i fatti sono i migliori testimoni,  ogni obiettivo strategico è stato mancato”.    

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