24 ottobre 2005    

Aggressione inusitata alla Calabria e alla sua cultura (di Giancarlo Pittelli*)


 “Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale, signori assessori, signori consiglieri regionali, siamo al vostro fianco sgomenti ed increduli perché il barbaro assassinio di Francesco Fortugno, a prescindere dalla simbologia che lo accompagna, non rappresenta una violenta e definitiva aggressione alla sola istituzione regionale, ma coinvolge ciascuno di noi, nessuno escluso. GIANCARLO PITTELLIE’ l’aggressione inusitata alla Calabria intera, alla sua gente, al suo diritto ad una vita civile, alla sua cultura, alle sue tradizioni, alla sua immagine, alle sue legittime prospettive di crescita, è l’attacco alla politica ed al suo primato, alla politica in ogni suo settore, nelle sue diverse articolazioni, a tutti gli schieramenti e a tutti i partiti.
Questa è la consapevolezza che quest’oggi, nell’Aula che accoglie l’espressione dell’intera rappresentanza popolare unita dalla drammaticità dell’evento, abbiamo il dovere di assumere per intero su di noi, senza alcuna riserva e senza tentennamenti, pronti ad adottare coralmente tutte le iniziative indispensabili per ristabilire in Calabria le regole minime della convivenza civile. Occorre una risposta vera, ferma, convinta ed unitaria nei confronti di quella minoranza che tenta, quotidianamente, con attacchi violenti ai nostri amministratori, agli imprenditori, alle categorie professionali e alle istituzioni in generale, di sovvertire le regole democratiche e di imporre le proprie logiche alla politica e, dunque, attraverso di essa, alle popolazioni.
La risposta che non può essere ordinaria sicuramente, onorevole Minniti, non può che partire dalla trincea della legalità, da una trincea che la politica ha l’obbligo di costruire subito attraverso un patto indissolubile fra tutte le forze politiche di ogni schieramento, un patto di solidarietà che consenta a tutti noi di operare superando qualunque divisione territoriale, ovvero ideologica, che ci consenta di abbattere le forme più esasperate di clientelismo per il perseguimento di un disegno complessivo di sviluppo, culturale, economico, sociale della Calabria. Tutto questo, infatti, indebolisce la politica ed apre il percorso a forme violente di gestione del potere. Abbiamo l’obbligo di operare in questa direzione per la nostra terra, segnata dalla barbarie di eventi tragici ed affinché essa non venga considerata come un fastidio nazionale.
Ha ragione, onorevole Minniti, c’è la tendenza a cambiare tutto affinché non cambi nulla e ha ragione quando parla di democrazia in ostaggio. Allora occorre davvero un patto di solidarietà, così come avvenne a livello nazionale all’epoca della minaccia del terrorismo degli anni di piombo. Occorre una presenza massiccia dello Stato in tutte le sue articolazioni, da richiedere a gran voce e con determinazione. Non è più tempo per l’ipocrisia o il velleitarismo di affermazioni demagogiche sulla capacità di questa terra di farcela da sola. La società calabrese ha il dovere di compiere uno sforzo enorme, però deve porsi nelle condizioni di ricevere e di accogliere l’aiuto invocato, tutti e nessuno escluso.
Le forze dell’ordine, allora, devono riappropriarsi del territorio e garantire ai cittadini la sicurezza quotidiana, ma con il loro aiuto. Abbiamo ancora il dovere e il diritto di chiedere che la magistratura dismetta le devastanti e – quelle sì – delegittimanti faide che da anni ammorbano la politica giudiziaria calabrese e che si impegnino, pur nella pseudo-obbligatorietà dell’azione penale, nel prioritario intervento per reprimere delitti di criminalità organizzata, anziché ricercare – perdonatemi lo spunto polemico – attraverso semplicistiche e clamorose indagini sulla politica e sulla pubblica amministrazione, magari fondate sugli anonimi o sugli esposti delatori, sicuramente più soddisfazioni sul piano dell’immagine ed effimeri consensi nella pubblica opinione, tutto questo mentre la Calabria agonizza per i colpi inferti dalla violenza mafiosa.
I cittadini recuperino il senso civico, l’orgoglio dell’appartenenza, la fierezza delle tradizioni, senza più incalzare la politica per il perseguimento di miserevoli prebende, pretendano dalla politica disegni di sviluppo complessivi e di ampio respiro, la soluzione vera dei problemi della Calabria, quelli che riguardano l’intera collettività. La politica respinga qualunque forma di condizionamento mafioso o imprenditoriale che sia e si ponga, senza esitazioni, alla guida della comunità regionale, intercettando le istanze collettive e portando a compimento un disegno lucido di sviluppo; riacquisti il suo primato con decisione e con forza, attraverso una legittimazione che può scaturire soltanto dalla selezione di una classe dirigente moralmente inattaccabile, dallo ristabilimento delle regole, dal ritorno ai partiti e alla loro autorevolezza. Confinato in ambiti ristretti e avvertendo il senso drammatico della solitudine, ciascuno di noi difficilmente potrà svolgere debitamente il proprio ruolo.
Oggi chiniamo il capo dinanzi all’ultima vittima della devastazione criminale, in omaggio alla memoria di un amico tragicamente scomparso, di un professionista degno della massima stima e considerazione, di un politico capace ed onesto, morto per un ideale, per l’idea di una Calabria affrancata dall’arretratezza culturale e sociale, per l’idea della vera libertà da ogni bisogno.
Presidente Loiero, se questa – come pare – è la sua linea ed è quella rispetto alla quale il suo governo intende tenere la barra dritta, avrà da tutti noi un sostegno – ritengo di interpretare i sentimenti del gruppo regionale che in questo momento rappresento – senza alcune riserve di ordine ideologico, con il coraggio della lealtà, nell’interesse superiore della nostra terra. Oggi non c’è più tempo per pensare e programmare interventi futuri in favore della Calabria, è tempo di agire in fretta ed uniti, affinché l’ultima speranza non abbandoni l’animo dei calabresi onesti”.
 


 


* Parlamentare e coordinatore regionale di Forza Italia
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