24 ottobre 2005    

Sgomenti ma non rassegnati (di Giuseppe Bova*)




“Diamo inizio a questa Assemblea straordinaria del Consiglio regionale della Calabria.
Il nostro primo pensiero va a Franco Fortugno, amico, collega stimato da tutti, BOV A SU FORTUGNObarbaramente ucciso per mano di mafia; alla moglie Maria Grazia, ai figli Giuseppe ed Anna, alla famiglia tutta, un grande abbraccio stretto stretto e i sentimenti della nostra piena e sincera solidarietà.
Raccogliamoci ed alziamoci in piedi per ricordarlo ed onorarlo, come si fa con gli uomini giusti e di buona volontà, espressione dei valori profondi e positivi della nostra terra.
Tutto è avvenuto, in un lampo, ieri sera: un killer mascherato, un professionista di morte, ha assassinato Franco Fortugno, il nostro collega, il Vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, onorevole Franco Fortugno. Attoniti, abbiamo appreso la notizia.
A Locri, alle cinque della sera, in pieno centro cittadino, a Palazzo Nieddu, nel mentre si svolgevano le operazioni di voto per le ‘primarie’ dell’Unione, un uomo a viso coperto arriva, spara, ammazza Franco, corre via e viene come inghiottito dal nulla.
“Locri, Calabria, addì 16 ottobre 2005”.
Di nuovo, come avviene troppo spesso e da troppo tempo, la nostra terra è nel buio, un repentino black-out della democrazia. Niente appare determinato dal caso: si sceglie un momento alto e solenne di vitalità democratica, qual era, qual è stata, al di là delle legittime diverse valutazioni nel merito di ciascuno di noi, come è stata anche in Calabria la giornata delle ‘primarie’.
Si è voluto colpire lì, in quel momento, si è voluto uccidere un servitore onesto delle istituzioni, un uomo mite e giusto per dimostrare che la Calabria è territorio off limits, sottratto alle nostre responsabilità, fuori dalle prerogative, dai poteri e dalle garanzie dello Stato italiano.
La sfida è diretta, innanzitutto, alla politica e alle istituzioni: chiunque, in qualsiasi momento, può essere colpito e annientato!
Simbolicamente, i colpi delle armi risuonano come rintocchi di morte per la normalità, la sicurezza, la stessa vita democratica e civile delle nostre comunità.
Non c’è bisogno, qui, di richiamare le tante intimidazioni, i tantissimi attentati, i ferimenti e le uccisioni; non debbo ricordare a voi le minacce a Callipo, al Presidente Loiero, alla Lo Moro, ad Occhiuto, ad Aiello. Non è più tempo di analisi o di riunioni interminabili e senza sbocchi. Cosa deve succedere ancora? Quale altra vittima innocente deve pagare con la vita, prima che si risponda colpo su colpo, non dando tregua alcuna all’agire malavitoso?
Per questo vi abbiamo chiamati, per i figli di Franco, per tutta la nostra gioventù, per il futuro della nostra terra, noi, voi, uomini della Calabria che vuole dare di sé un’altra immagine e un’altra sostanza, non più terra di confine, ma Regione con un fortissimo senso del dovere, che garantisca i diritti ed offra grandi e vere opportunità a chiunque lo voglia e lo meriti.
Avvertivamo ieri sera, mentre andavamo a Locri, un dolore sordo, percepivamo la solitudine in cui versa tanta gente onesta; tutto rischiava di apparirci buio.
Oggi vediamo voi, ci sono i gonfaloni delle nostre comunità; ci sono, portati da altri calabresi con orgoglio e fierezza, i colori dell’Italia. Da qui, prima di tutto, un messaggio: tutti uniti manifestiamo alla Calabria che, malgrado tutto, malgrado questo momento, noi siamo Italia e che impegneremo tutte le nostre energie per esserlo davvero e per tutto quello che di straordinariamente positivo c’è nella vicenda di questo Paese e in questa parola magica.
Sappiamo che oggi è a Reggio il ministro dell’interno, onorevole Pisanu, a presiedere il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, cui è invitato il Presidente Loiero. Il ministro è già stato qui da noi in Consiglio regionale; saremmo onorati di una sua partecipazione, per quanto breve, alla nostra Assemblea di oggi.
A lui vorremmo comunicare un messaggio breve e chiaro: il Comitato per l’ordine pubblico di oggi non deve e non può essere l’eccezione; per tutta una fase, per tutto il tempo che sarà necessario, ci dovrà essere, sulle questioni dell’ordine pubblico e della lotta alla mafia in Calabria, un fortissimo, inedito, sistematico coordinamento tra Stato e Regione delle iniziative di prevenzione e di repressione, una sorta di Conferenza permanente tra Stato e Regione sull’ordine pubblico e la sicurezza in Calabria.
In questo quadro, alla luce della straordinaria gravità della situazione calabrese, noi facciamo appello al Presidente Ciampi, chiediamo di essere ascoltati da chi è l’espressione e la garanzia massima dell’unità del Paese.
La Calabria vuole essere Italia, la Calabria è Italia. A volte non lo cogliamo, l’immagine con cui ci si dipinge, troppo spesso, è tutta negativa, tutta nera, troppo negativa e troppo nera per essere vera.
L’onere di dare della Calabria l’immagine giusta, e gradualmente sempre più positiva, prima di tutto è responsabilità nostra, di tutti noi, di chi è stato chiamato a questo compito dalle nostre comunità.
Al Capo dello Stato chiediamo di non essere lasciati soli. Siamo sicuri che lui continuerà a farlo, sostenendoci.
L’augurio è che tanti altri italiani, a partire da quanti hanno grande responsabilità, anche nella formazione dell’orientamento di fondo della comunità nazionale, lo seguano e ci aiutino. Noi anche a questo dobbiamo accingerci tutti assieme”.
 

* Presidente del Consiglio Regionale della Calabria
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