14 aprile 2010    

Quirino Ledda e ''Gli anni in movimento'' (di Gianfranco Manfredi)


Dal ’69 ai primi anni Ottanta: poco più di un decennio. Tumultuoso e vivacissimo. Cruciale, per una regione del Sud più profondo che sognava di cambiare. Che cercava di non piegarsi e di resistere anche eroicamente alla barbarie devastante - politica, sociale, affaristica, mafiosa - che incalzava, paracadutata dall’esterno e che premeva, violenta ed efferata, per risalire dai suoi recessi più reconditi.


 La copertina del Dvd ''Gli anni in movimento'' di Quirino Ledda


 



Formidabili quegli anni...Foto (di Carlo Elia, Sergio Ferraro e Roberto Scarfone) e sequenze in “Super 8’; dovute in grandissima parte all’impegno appassionato di un leader sindacale e politico sensibile come Quirino Ledda, ce li restituiscono intatti, in tutta la loro freschezza. Ragazzi e (tante) ragazze, tutti volti puliti, sguardi limpidi e intensi; uomini e anziani, e donne, schiere di donne fiere e dignitose, tante col costume tradizionale. La meglio gioventù, insomma, la Calabria indomita e le sue belle bandiere.


 


 


Dal’69 ai primi anni Ottanta: sono trascorsi pochi decenni. Eppure, mentre scorrono le immagini, basta poco per avvertire che sembra passato un secolo. Ecco un carro trainato da buoi, qualche falce, un po’ di zappe e altri di quegli attrezzi che ormai si vedono solo nei musei della civiltà contadina. Ecco quel ragazzo che ora è un importante onorevole, quegli altri tre, anzi quattro, che ora insegnano all’Università, quell’altra avvocato di grido, quei due, vispi e snelli, ora giornalisti sulla via della pensione. E poi i tanti che, purtroppo, non ci sono più.


 


 


Anni decisivi e struggenti - la preziosa raccolta di filmati lo testimonia - di sogni, progetti e delusioni, di profonde rotture col passato ma anche di epocali aperture. Vedere e rivedere questo documento conferma la sensazione netta che quegli anni hanno inciso molto più di altri periodi nella nostra vita, Il tempo trascorso da allora suggerisce un nostalgico Come eravamo... Ma l’occasione è utile per confrontarci con quello che eravamo ieri per cercare di capire meglio quello che siamo diventati oggi.


 


 


Questo documento audio-visivo (rigorosa ed esemplare anche la scelta della colonna sonora) offre, infatti, immagini che emozionano e commuovono, miracolosamente sottratte all’oblio, ma consente al tempo stesso di scrutare più a fondo, dentro i processi e i fenomeni di allora e dentro quelli di oggi.
 


 


 


 


Quelle campagne e quelle piazze gremite (pensiamo solo al corteo che sfila a Rosarno, così radicalmente diversa dalla Rosarno dei ghetti e dei raid proposta dalle cronache recenti) erano tappe di altrettante, epiche battaglie di progresso che sollecitano la memoria e ci impongono di riflettere. E’ d’obbligo farlo, anche per le scene di cruda, terrificante, violenza che propone l’attentato subito da Ledda: “sfregio” sinistro e, insieme, cupo antefatto delle ferocia mafiosa che si abbatterà 23 anni dopo su un altro vicepresidente del Consiglio regionale, Franco Fortugno.


 


 


Grazie, Quirino, Carlo, Sergio e Roberto, a voi e a quanti hanno collaborato per realizzare questo denso, inestimabile documento. Tutto da vedere e far vedere, per ritrovare un senso nella frammentarietà della vicenda politico-sociale calabrese e per ripensare alla crisi dei valori e riflettere su ideali, modelli e metri di giudizio.


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