13 aprile 2010    

Il voto sotto la lente degli esperti (di Roberto De Luca*)


Un risultato così netto tronca ogni polemica del dopo-voto. Non ci sono se e ma che tengano: il centrodestra di Scopelliti probabilmente avrebbe vinto ugualmente se il centrosinistra avesse avuto un altro candidato di nome Callipo o Occhiuto o altri. La scelta prevalente per Scopelliti, diffusa, più o meno omogeneamente, su tutta la regione, misura probabilmente sia un orientamento consolidatosi nel tempo e che, perciò, sarebbe stato impossibile modificare nelle poche settimane della campagna elettorale, sia una valutazione negativa sulla giunta Loiero.Il prof. Roberto De Luca

In Calabria si conferma il principio dell’alternanza di governo. A partire della riforma elettorale del 1995, infatti, le elezioni vengono puntualmente vinte dai partiti che stanno all’opposizione della giunta uscente, forse più per segnare il giudizio negativo sul governo passato che per premiare la proposta elettorale della coalizione vincente.

Nella lettura dei risultati occorre partire dal partito più grande che si afferma da decenni in Calabria, quello del “non-voto”. Aumenta in tutta Italia l’astensionismo in misura preoccupante ed in Calabria la differenza del non-voto rispetto alle precedenti elezioni è più contenuta: in Italia complessivamente un 8,0% si aggiunge agli astensionisti, in Calabria il 4,8%. Una campagna elettorale oscurata in televisione ha sminuito l’importanza della competizione, la cosiddetta “posta in gioco”, producendo maggiore astensionismo. Nelle città e nei luoghi dove le elezioni sono state ritenute importanti, ad esempio nelle città dove si votava per il rinnovo dei consigli comunali, la partecipazione non è venuta meno. La maggiore partecipazione nella provincia di Reggio Calabria – e quella straordinaria nella città capoluogo (70,2%) – unitamente al successo di Scopelliti e delle liste di centrodestra, ci consegnano un indizio sull’identità degli astensionisti “intermittenti” (coloro che non sono abituali astensionisti ma decidono di votare o astenersi a seconda dell’occasione) che potrebbero essere in misura prevalenti elettori dei partiti di centrosinistra.
 

La comparazione dei dati del ciclo elettorale degli ultimi 5 anni conferma la mobilità elettorale, uno dei caratteri costanti del voto calabrese. La coalizione di centrodestra, nella composizione attuale, passa dal 47,3% delle regionali del 2005 al 57,6% attuale. Viceversa, i partiti del centrosinistra retrocedono dal 52,2% delle regionali del 2005 (tale dato è depurato da quello effettivo per avere attribuito l’8,7% dell’Udeur alla coalizione di centrodestra) al 34,8% del 2010, che diventa il 42,4% se aggiungiamo anche i voti dei partiti che sostenevano Callipo. Ma il risultato del 2010 per le coalizioni è abbastanza diverso da quello delle Europee 2009 e delle due elezioni per la Camera del 2006 e 2008. Il raffronto dei risultati, per quanto possibile, dei singoli partiti fornisce una misura ancora maggiore della volatilità del comportamento elettorale dei calabresi.

E anche in queste elezioni si afferma la modalità del voto alla persona. Non tanto quello, più importante, ai candidati presidenti, ma quello ai candidati consiglieri. Scopelliti ottiene, infatti, 22.061 voti in più rispetto alle liste che lo sostenevano, Loiero perde 15.605 voti rispetto alle sue liste e Callipo guadagna 28.282 voti più delle liste che lo sostengono. Complessivamente si tratta di differenze piccole, soprattutto se comparate con quanto avvenuto nelle altre regioni e, in modo particolare, in quelle dove viene utilizzato molto di meno che in Calabria il voto di preferenza ai candidati consiglieri. Da questi dati è impossibile rilevare la percentuale di voto “disgiunto” – voto per una lista e preferenza al candidato presidente di una coalizione diversa – che rappresentava nella campagna elettorale lo spauracchio o l’aspettativa, secondo i punti di vista, per i candidati presidenti e per le coalizioni. E’ certo che il voto disgiunto è stato utilizzato poco dagli elettori e non ha influenzato più di tanto il risultato elettorale. Di certo ancora è che il candidato che è stato penalizzato da tale voto è stato Loiero mentre il maggiore beneficiario è stato Callipo. I casi di “infedeltà” ai candidati presidenti sono molto ridotti e di, converso, la lettura dei dati ci fornisce l’indicazione che siano i candidati presidenti più frequentemente a portare voti alle liste che li sostengono. A parte la considerazione più generale sulle liste di Scopelliti e dal vento dell’alternanza che ha soffiato a loro favore e sui candidati consiglieri, nello specifico il risultato di due liste può essere letto come effetto del voto al candidato presidente. Fra le liste che sostenevano Callipo ha beneficiato del voto al candidato presidente la lista “Io resto in Calabria con Callipo” sul cui simbolo la scritta “Callipo” era bene in evidenza. Dicasi lo stesso per la lista “Scopelliti Presidente, una delle liste di sostegno a Scopelliti, diventata il terzo “partito” della Calabria. L’indice di preferenza (il rapporto percentuale fra voti di preferenza ai candidati consiglieri e voti di lista) per queste liste è stato più basso della media regionale a conferma che l’elettore intendeva votare non per un candidato consigliere della lista (modalità di voto adottata da quasi 9 elettori su 10) ma solo per il candidato presidente.

Sono, in genere, le liste di sostegno ai candidati presidenti che rilevano la maggiore frequenza di voti di preferenza individuali, rispetto alle liste di “partito”, proprio perché sono le liste che hanno poco o nulla visibilità come entità collettiva nella campagna elettorale e veicolano i consensi quasi esclusivamente attraverso i candidati consiglieri. L’indice di preferenza complessivo della Calabria si abbassa di poco rispetto al 2005, 84,1% del 2010 e 87,4% del 2005, ma rimane elevatissimo a conferma che per molti elettori il voto che più conta è quello al candidato consigliere. Le affermazioni dei tanti “campioni delle preferenze” del centrodestra, alcuni dei quali si ritrovano in partiti diversi e, in qualche caso, in uno schieramento diverso rispetto al 2005, stanno a significare la prevalenza di un voto di fedeltà o fiducia al candidato prima ancora che ad un partito. Invece, il successo moderato, in fatto di numero di preferenze, dei “campioni” del centrosinistra ed il basso utilizzo del voto “disgiunto” significa che la scelta di Scopelliti e del centrodestra ha spostato voti “personali” dai candidati del centrosinistra a candidati del centrodestra.

I candidati consiglieri determinano, perciò, il successo delle liste “fai-da-te” o di sostegno al candidato presidente ed il conseguente indebolimento elettorale dei principali partiti nazionali. D’altra parte il risultato dei partiti “nazionali” non è immune dall’influenza della presenza in lista di candidati capaci di raccogliere consensi personali. La strategia di “sterilizzare” le liste, completandole con candidati non competitivi per l’elezione, si rivela perdente per il partito e anche per i più votati della stessa lista che, proprio per la presenza di candidati che attraggono pochi voti, otterrà meno seggi. I due principali partiti PDL e PD complessivamente in Calabria ottengono il 42,1% dei consensi, la percentuale regionale più bassa, seconda solo al Lazio dove per le note questioni non era presente nella provincia di Roma la lista del PDL.

Il risultato così netto a favore del centrodestra e la presenza di un terzo candidato presidente ha contribuito probabilmente ad un accentuato rinnovamento del consiglio regionale. Sulla scorta dei dati provvisori sugli eletti, entreranno nell’assemblea regionale 25 nuovi consiglieri, esattamente la metà dell’intera assise. Ai tanti volti nuovi del consiglio non corrisponde, però, un rinnovamento anagrafico. L’età media degli eletti, infatti, si eleva, anche se di un solo anno, raggiungendo quota 51. E fra gli eletti, nuovi o riconfermati, non vi saranno donne. In tale tipo di competizione per la conquista di un posto in consiglio, basata molto sull’individualismo, le donne sono sistematicamente escluse, nonostante la debole tutela normativa della legge elettorale della Calabria che prevede la presenza di almeno una donna fra i candidati in ogni lista provinciale. Proprio l’analisi del voto di preferenza evidenzia la “debolezza” delle candidate: le donne rappresentano il 20,7% dei candidati totali, ma ottengono solo il 3,4% di voti di preferenza! Cioè, molte donne sono candidate solo per un adempimento burocratico elettorale e non per competere per un posto da consigliere.

Anche quest’ultima condizione, nessuna donna eletta in Consiglio, è sintomatica della debolezza del sistema politico e dell’organizzazione dei partiti politici in Calabria. Altri episodi, quali la ritardata scelta del candidato presidente fra i partiti del centrosinistra e le frequenti polemiche personali fra candidati di uno stesso schieramento, segnalano che la crisi dei partiti calabresi è forse più profonda che in altre parti d’Italia. La debolezza dei partiti ha sicuramente contribuito alla sconfitta del centrosinistra, ma può complicare la vita anche allo schieramento vittorioso, rendendo più irto il percorso dell’azione di governo di questa regione, difficile per definizione.


* Osservatorio Politico-Istituzionale Università della Calabria
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