13 aprile 2010    

Serve un ''Progetto Calabria'' (di Romano Pitaro)


Ci sono cose, temi, astuzie e sentimenti che attraversano la società italiana e quindi anche la Calabria  che sfuggono, tuttora,  al dibattito politico e persino a quello accademico, spesso schiacciato sulle parole d’ordine della politica. La conseguenza è che non si capisce cosa accade nel/sul    territorio.  Che non è un concetto inventato dalla Lega, la quale ha soltanto il merito di   cavalcarlo  benissimo, naturalmente  nel suo interesse che sovente non è coincidente con quello del Paese. La sede del Consiglio regionale della Calabria

Sfugge al dibattito politico, non guardando a fondo alle dinamiche reali, ai bisogni e alle paure della gente,  cosa accade  nel  sangue e nella carne del Paese.  Questa è la spaccatura più pericolosa con cui le Istituzioni nazionali dovrebbero fare i conti prima che sia troppo tardi. Oggi la politica, specie quella che è nei Palazzi o  è interpretata dai partiti nati dalle ceneri di quelli che hanno attraversato il secolo breve, non solo non ascolta le pulsioni del territorio, ma è come se con esso non volesse avere più  contatti.  Le due società, quella legale e quella reale,  sono come separate in casa, cosicché quella reale si attrezza per conto proprio e manda segnali d’intemperanza.    Il territorio, ignorato dalla politica,  stupisce e fa da sé.  

La Lega che vince e i partiti portanti  dello scacchiere nazionale  che cedono voti  (Pd meno 2 milioni di voti/ Pdl meno un milione) con tutti i preoccupanti  riflessi che questo spostamento di forze produce  nel rapporto Nord/Sud,  ci racconta la crisi dei  partiti nazionali. E ci lascia indovinare un mutamento nell’architettura politica i cui esiti sono al momento ineffabili. L’unica parola d’ordine (al momento non è altro) che dà una lettura al caos italiano, è il federalismo. A cui ci si affida per tenere unito un Paese centrifugo.  

E che i partiti nazionali non abbiano prospettive rosee,  ce lo dice non soltanto l’impennata della Lega di Bossi, ma anche quello che accade in Calabria. Sapete qual è il terzo partito della Calabria? Dopo il Pdl, che si assesta al 26,4, e il Pd al 15,7, il terzo partito è rappresentato dalla lista del presidente Scopelliti,  che consegue un eccezionale 9,9 per cento. Se si sommassero i voti delle altre liste, quelle del presidente Loiero con quella di Callipo e con le sue personali preferenze, avremmo come esito un esercito di calabresi che votano liste «fai da te», al di fuori delle opzioni politiche nazionali. C’è, insomma, un bisogno di partecipazione che non punta più sui  partiti e confluisce in proposte locali, che, a lungo andare, potrebbero anche dare vita a forze consistenti da contrapporre alla Lega  Nord.

In questo senso, il compito del nuovo Presidente della Regione non è affatto agevole. Egli si trova con davanti a sé una Calabria angariata da cento problemi economici e sociali, ma anche un Paese senza una strategia per il governo dell’intero territorio nazionale e senza un’idea forte per affrontare l’eterna questione meridionale. Una politica che vede, alla guida del Governo, una maggioranza in cui la voce grossa la fa una forza radicata nelle aree ricche e che non  nasconde il fastidio per un Sud considerato scialacquone e nullafacente.

Il compito arduo del presidente Scopelliti, cui i calabresi consegnano una enorme fiducia (ma è anche il compito di chi in questa regione non ha smesso di considerare la politica uno strumento per contemperare interessi configgenti e le molteplici opzioni culturali in campo), è quello di ascoltare con attenzione  le scosse sociali  in atto nella  realtà calabrese e tentare di  portarle a sintesi attraverso un’azione di governo che abbia nella legalità il suo punto di riferimento imprescindibile e  sia garante di tutti ma non incondizionatamente.

Resta ferma l’urgenza primaria di dare, nel più breve tempo possibile, una bussola alla Calabria che, al momento,  si muove a tentoni.  Cosa vuole essere questa regione nel Paese, che ruolo nazionale  intende recitare nei tavoli dove si assumono le scelte importanti?  Serve, in breve,  un progetto Calabria per la cui stesura occorrerebbe chiamare il meglio di cui si dispone. Naturalmente non per realizzare un progetto ‘dei sogni’, ma un progetto fattibile  che abbia  una solida base economica e statistica che, prima di altro, incanali dentro coordinate generali le esigenze di lavoro e dello sviluppo.        


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