12 maggio 2005    

Le prospettive e le attese dell’VIII legislatura (di Gianfranco Manfredi)


 

La Regione che verrà, dopo il 4 aprile, sarà quella moderna, aperta, leggera e intelligente disegnata dal nuovo Statuto? Sarà la Regione ‘a rete’, fulcro di un sistema istituzionale che non si sovrappone attraverso forme centralistiche ma, piuttosto, attua permanentemente il metodo della concertazione con i sistemi territoriali locali?
Finita la settima, comincia l’ottava legislatura che dovrebbe concretizzare quella che è stata definita una vera e propria ‘pacifica rivoluzione’ – culturale, politica, sociale ed economica – innescata dalle Nuove Regole scritte nella fase costituente.
Le premesse per una prospettiva ottimistica ci sono tutte. Il nuovo Statuto mette in campo anche impulsi in grado di rafforzare la ricerca dei calabresi in direzione di un processo inedito di presa di coscienza, di stimolo a compiere quel definitivo salto di qualità che metta in grado la Calabria di competere con maggior successo con le grandi sfide che pone la società del Terzo Millennio. Ci sono, finalmente, le basi istituzionali per un processo orientato – dichiaratamente – in direzione di una spiccata valorizzazione delle peculiari vocazioni delle comunità e del territorio, della loro ‘identità’.
Sono stati previsti e definiti strumenti nuovi, mirati a moltiplicare le occasioni dell’agire insieme, intrecciando esigenze di rappresentanza con quelle di partecipazione. Per rendere concreto questo progetto sono state poste, come fondamentali, le regole del decentramento delle funzioni di gestione e della sussidiarietà. Ma si è anche progettato un articolato sistema istituzionale, assai più ricco di quello architettato nella fase costituente della prima fase regionalista.
Col nuovo Statuto entrano, infatti, in campo nuovi organi istituzionali. Alcuni sono inediti. Come il Consiglio Regionale delle Autonomie voluto in funzione di organo rappresentativo delle istanze degli enti locali, un momento importante di raccordo, di consultazione e cooperazione. Come il CREL, il Consiglio Regionale dell’Economia e del Lavoro, una sorta di CNEL regionale, voluto come organo di consulenza, studio e ricerca ‘a mezzo servizio’ tra il Consiglio e la Giunta in tema di politica economica, bilancio e programmazione, sviluppo e mercato del lavoro. Come la Consulta Statutaria, che qualcuno, per assonanza, ha accostato alla Corte Costituzionale, ma che in realtà sarà l’organo di consulenza e garanzia della Regione, deputato ad esprimersi sull’applicazione e l’interpretazione delle norme statutarie, anche nei conflitti con altri organi. Altri organismi, invece, inediti non sono – come il Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni, e la Commissione regionale per le pari opportunità – ma sono destinati a svolgere un ruolo più incisivo e pregnante, appena saranno messi ‘in rete’ con un più ricco sistema istituzionale.
Ecco che emerge, allora, il progetto nuovo dello Statuto. Quello che disegna, insomma, una regione ‘inclusiva’, capace di stimolare e promuovere la partecipazione, che superi i vecchi schemi istituzionali del sistema gerarchizzato, spesso, troppo spesso degenerato in neo-centralismo regionale, in forme d’ingordigia di competenze e attribuzioni. Con i nuovi organi che entreranno in campo si supererà il vecchio schema chiuso, circoscritto al Presidente della Regione, alla Giunta e al Consiglio regionale e verrà favorito e valorizzato un sistema più aperto, con nuovi soggetti istituzionali.
Si dirà: le dinamiche accennate sono ancora in itinere. Si può obiettare: per ora non emerge una nuova classe dirigente in grado di pilotare questo radicale cambiamento. Sono dubbi fondati. E si può senz’altro aggiungere che ancora – purtroppo e con notevoli problemi – l’ordinamento si trova nella delicata situazione di un sistema sospeso tra le vecchie regole, che si sono lasciate alle spalle, e quelle nuove il cui innesto non è immediato e neppure automatico. Anche la legislatura appena conclusa, la settima, aveva esordito, del resto, rinnegando un passato (che aveva tanto segnato la legislatura precedente – la sesta) di risse e scontri, di scollamenti e perenni migrazioni politiche, di crisi a ripetizione e di giunte a gò-gò.
(Poi, però, bisogna pure ammetterlo, nell’ultima legislatura abbiamo registrato cinque giunte in cinque anni. Sia pure sempre con lo stesso Presidente, si sono succedute cinque compagini di governo – in base ai decreti presidenziali n.52 del 18 maggio 2000, n.100 del 7 agosto 2001, n.116 del 7 agosto 2002, n.77 del 30 giugno 2003 e n.113 del 24 settembre 2003 – che, con sostituzioni e rimpasti, hanno visto ruotare intorno al presidente Chiaravalloti in tutto 22 nominativi con l’avvicendamento di 106 cariche assessorili).
è anche sotto tale luce che appare chiaro, allora, perché questa nuova legislatura si carica d’aspettative ma anche di sfide. Una su tutte, sempre quella più alta, lanciata trentacinque anni fa da Antonio Guarasci per la proclamazione del vecchio Statuto, quando auspicò una Regione ‘tutta diretta a costituire un’unica forza democratica, una sola capacità regionale e regionalista, viva e combattiva. Uno strumento contro il privilegio , contro lo sfruttamento, contro l’autoritarismo politico, contro il brutto nostro passato’. ‘Non una Regione – insomma – che esprima la sua storica arretratezza con il clamore meridionale innocuo e rissoso, ma una Regione di rottura con il passato, nei metodi, nei contenuti, nei programmi e nelle scelte’.
Trentacinque anni dopo si tratta, allora, di riprendere quel filo dell’auspicio di Guarasci. E dobbiamo ricordarcelo noi elettori, per primi. Quello che andremo ad eleggere i prossimi 3 e 4 aprile sarà un Consiglio regionale nuovo e diverso non solo perché i consiglieri saranno cinquanta e forse più (il loro numero dipenderà dallo scarto tra le coalizioni e dall’esigenza di assicurare, comunque, alla compagine vincitrice il sessanta per cento dei seggi in Aula). E nemmeno perché gli assessori dovranno essere quasi tutti (tranne un paio al massimo) consiglieri eletti. Questo nuovo Consiglio dovrà connotare la legislatura come quella realizzatrice della Nuova Regione.

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