15 gennaio 2010    

Il mondo agricolo della Piana tra speculazioni e globalizzazione (di Gianfranco Manfredi)


Il caso-Rosarno? La rivolta degli immigrati africani e gli scontri con la popolazione residente sembra rappresentare solo un effetto dell’impatto dei fenomeni globali sulla realtà locale. Ci sono anche altri contraccolpi dirompenti. Come quello che segnala Ilaria Campisi, giovane imprenditrice agricola alla guida dell’Unione provinciale agricoltori (Confagricoltura) di Reggio Calabria: “Ma si sa in giro - dice - che proprio a due passi da Rosarno sbarcano ogni giorno il succo concentrato d’arance brasiliane, il nostro maggior concorrente, che al porto di Gioia Tauro arriva a 1,20 euro al chilo, cioè 50 centesimi in meno rispetto al costo di produzione locale?”

L’esponente del mondo agricolo calabrese non cerca di sviare il problema dei neri disperati, schiavizzati per 25 euro al giorno negli agrumeti di Rosarno e dintorni. “Non mi sognerei neppure - afferma con nettezza - di glissare su una questione così grave e seria e perciò dico subito che per me le leggi dello Stato così come i diritti umani, sono da rispettare fino in fondo e senza tentennamenti”.

“Certo - aggiunge - i casi di sfruttamento illegale ci sono, eccome. Ed evidentemente esistono imprenditori che non si fanno tanti scrupoli nel reclutare e retribuire la manodopera. Ma, mi chiedo, come mai qui va in tilt sistematicamente il sistema dei controlli? Chi è chiamato a vigilare dov’era? Che ha fatto finora?”. “L’impressione - prosegue Ilaria Campisi- e che Rosarno sia una di quelle, come dire?, ‘sacche di tolleranza’ che ritroviamo in altre aree simili dello stesso Mezzogiorno, penso al Foggiano, al Salernitano, allo stesso Crotonese”.

Ma che succederà adesso, negli agrumeti della Piana rosarnese, con la cacciata dalla zona dei braccianti africani a buon mercato?

“La raccolta degli agrumi ormai è agli sgoccioli - risponde la rappresentante degli imprenditori agricoli - e, secondo le necessità, verrà sicuramente reclutata altra manodopera, qualcuno già parla di romeni in arrivo.”

C’è anche chi ipotizza soluzioni “ad hoc”, come i contratti territoriali di solidarietà, magari con ammortizzatori sociali per riportare ordine e legalità al settore...

“Guardi, io personalmente penso che certe ipotesi valgono solo se non fanno perdere tempo. Noi imprenditori abbiamo bisogno di soluzioni rapide, snelle ed efficaci. Meglio adeguare i controlli e gli uffici del lavoro, siamo già sommersi dalle carte e dagli impegni e gli adempimenti burocratici...”

E cosa pensa della proposta di Luca Zaia, il Ministro delle Politiche agricole, che propone un’etichetta etica sui prodotti agroalimentari, per certificare che non provengano da situazioni di sfruttamento?

“Potrebbe essere utile soprattutto per combattere la concorrenza sleale delle produzioni di alcuni Paesi del Terzo mondo. Ma siamo sicuri che oggi, con la crisi economica, molti consumatori cerchino i prodotti eticamente più corretti? In ogni caso sono certa che anche il made in Italy agroalimentare è vincente sul terreno della qualità. Pensi che il nostro succo d’arance calabresi viene usato come additivo ‘miglioratore’ di quello che arriva dal Brasile”.-

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