11 dicembre 2009    

Bova: «Mostra Di Raco paradigma del rapporto tra Consiglio e arte»


Michele Di Raco non ha davvero bisogno di presentazioni.

Il Presidente del Consiglio regionale Giuseppe BovaIl protagonista è lui: in questa esposizione antologica sarà possibile scrutarlo in 157 diverse manifestazioni di sé.

Appariranno così, a quanti si immergeranno in questa mostra, tantissime opere - lo ripeto, ben 157 - tra sculture, grafici e medaglie; sono il filo delle creazioni di oltre cinquant’anni di impegno.

La sua è una scommessa vinta; l’audacia di chi sa davvero andare oltre le pareti protettive del conformismo e dei mestieri sicuri e garantiti. Possiamo senz’altro affermare che con lui si ripete e s’invera il miracolo di dare verso, senso, profonda vitalità alla materia informe e inerte.

In questo senso, il Consiglio regionale assume l’antologica di Michele Di Raco come paradigma del rapporto che vorremmo ci fosse con l’arte delle forme direttamente plasmate dall’uomo. Di più, vorremmo dentro un percorso siffatto sottolineare e valorizzare il talento e il lavoro di chiunque abbia vero senso di sé e li trasferisce nelle proprie attività.

Una scultura di Michele di Raco esposta a Palazzo Campanella Di Raco è assieme testimone e messaggero: testimone nella società di oggi di una creatività vitale e assai stimolante, messaggero di un percorso che intendiamo continuare e proseguire, forse già prima di Natale, con i Bronzi a palazzo Campanella; qui i due Guerrieri verranno restaurati e il restauro non sarà più nascosto e sconosciuto, ma visitato e goduto, assieme al Kouros, ai Dioscuri, al gruppo acroteriale del tempio di Marafioti e ad alcuni sarcofagi di altissimo pregio.

Un siffatto percorso, artistico e culturale, nelle nostre intenzioni, dovrà avere una valenza che, come l’arte di Michele Di Raco, deve andare ben oltre il periodo di durata dell’esposizione: per questo, simbolicamente, vogliamo che abbia continuità nella realtà del Consiglio regionale.

Infatti, sempre nell’area di pertinenza di palazzo Tommaso Campanella, cioè all’interno del giardino che si affaccia su via Cardinale Portanova, a poca distanza dalla Sala Nicholas Green che ospita questa Antologica, verrà collocata, prima che quest’evento si concluda, una grande scultura in bronzo - realizzata proprio da Di Raco - intitolata La Calabria e il mare. Si tratta di un’opera che esprime con vitalità e dinamismo il percorso dell’artista, e svela la sua capacità di interpretare emotivamente la nostra realtà in uno dei passaggi epocali della storia dell’umanità nei territori dello Stretto: dal mito delle sirene, dalle paure ancestrali di eventi terribili e magici, alla scintilla ulteriore di intelligenza che consentì agli uomini di uscire dalla loro precedente condizione di brutalità, assumendo maggiore senso di sé e diventando in grado di provvedere da soli, nel difficile mestiere di vivere, al proprio sostentamento grazie alla caccia e alla pesca.

L’opera di Michele Di Raco diviene così, per un verso, un modo per sottolineare creativamente questo passaggio fondamentale della vicenda dell’uomo, e per l’altro una chiave interpretativa in grado di aiutare soprattutto le giovani generazioni nella ricerca delle risposte agli interrogativi più profondi che le inquietano, senza averne paura o addirittura smarrirsi.

Ma questa è storia prossima ventura; ora godiamoci, assieme a Michele Di Raco, una ad una, le opere della sua lunghissima e assai creativa impresa di vita.


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