3 dicembre 2009    

La piattaforma della manifestazione in tutte le regioni del Sud


La piattaforma della manifestazione in tutte le regioni del Sud

Il Governo nega la crisi! Eppure, centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, di precari, hanno perso negli ultimi mesi il posto di lavoro (-1,1 ml). Soltanto per una parte di loro sono previsti ammortizzatori e tutele sociali. Altri, lavoratori dipendenti e pensionati si vedono ridurre drammaticamente il reddito ed il proprio tenore di vita e chi può mette mano ai risparmi o accende
forme di prestiti o di mutui. Il Governo però continua a negare l'entità della crisi e a spargere parole di ottimismo!

La CGIL respinge le misure del Governo. La Legge Finanziaria 2010 presentata dal Governo è inadeguata, produce tagli e non affronta i nodi della crisi economica che investe il paese ed in particolare le aree del Mezzogiorno. Le misure previste inseguono scelte occasionali e improvvide come il taglio dell’Irap la cui copertura dovrebbe essere garantita dalle entrate previste dalla legge sullo scudo fiscale che per la CGIL rappresenta una scelta vergognosa che regala alle mafie ed agli evasori la prospettiva di far rientrare in Italia, con un’aliquota irrisoria dall’1% al 5%, capitali derivanti dal falso in bilancio e da traffici illeciti. Se tra un condono e l’altro il Governo tutela il riciclaggio dei capitali, evita di tassare adeguatamente i privilegi delle famiglie (10% del paese) che detengono da sole il 45% delle ricchezze accumulate e decide di alleggerire il carico fiscale alle imprese, a pagare nel frattempo sono sempre gli stessi!

Le bandiere della Cgil in piazza De Nava a Reggio Ancora una Finanziaria che non guarda alle priorità del Paese. La Finanziaria 2010 non contiene misure per superare la precarietà del lavoro, per sostenere i redditi, per rilanciare una diversa politica economica, per sostenere i consumi, per il rinnovo dei Contratti dei dipendenti pubblici, per assicurare risorse certe per la scuola, la ricerca, la cultura, per finalizzare risorse verso il Mezzogiorno, per contrastare con efficacia l’evasione fiscale ed il lavoro nero. Solo l’inedito protagonismo delle Regioni, sostenuto dalla mobilitazione della CGIL e da numerose Associazioni sociali, in sede di Conferenza Stato-Regioni, è servito per liberare 4 mld per la sanità per gli anni 2010-2011, altri 3 mld per il 2012, per rifinanziare di 400 ml il Fondo Sociale per la Non Autosufficienza,  e sbloccare di 1,7 mld per FAS e PAR. Ciò nonostante, il tema del finanziamento del Sistema Sanitario e dei servizi per la Non Autosufficienza resta un problema grave i cui costi per l’acquisto privato di servizi grava sul lavoro di cura delle donne e sui bilanci delle famiglie allo stremo per la perdita di potere di acquisto di salari e pensioni.

A pagare è il mondo del lavoro! A pagare il prezzo della crisi resta come sempre il mondo dei lavoratori dipendenti e dei pensionati! Negli ultimi 15 anni ogni lavoratore dipendente ha lasciato al fisco 6.738 € cumulati.

Essendo le retribuzioni nette cresciute meno di quelle lorde, lo Stato ha guadagnato 112 mld tra maggiore pressione fiscale e fiscal drag non restituito. Il reddito disponibile familiare tra il 2002 ed il 2008 registra una perdita annua di circa 1.599 € nelle famiglie di operai, di 1.681 € in quelle con capofamiglia un impiegato, a fronte di un guadagno di 9.143 € per professionisti e imprenditori.
E dire che con il compenso di 100 Top manager si possono pagare i salari di 10.000 lavoratori!
A pagare di più è il Mezzogiorno!  Nel 2007, rispetto al salario netto medio mensile (1.240 €) rilevato da un’indagine dell’IRES-CGIL, un lavoratore del Mezzogiorno guadagna il 13,4% in meno, una lavoratrice il 17,9%, un lavoratore di piccola e piccola impresa il 26,2%
in meno, un lavoratore immigrato, extra UE, il 26,9% in meno, un giovane lavoratore (15-34 anni) il 27,1% in meno del resto del paese. Nel 2008 inoltre solo il 52,8% degli operai e dei quadri di
imprese industriali con almeno 20 addetti nel Mezzogiorno percepisce voci aggiuntive rispetto alla retribuzione minima contrattuale, contro l’83,5% dei lavoratori del Centro Nord. Di contrasto cresce più al Sud che al Nord l’inflazione che nella media annua del periodo 2002-2008 è stata pari al 2,6% al Sud e del 2,1% al Nord.


A pagare è soprattutto la Calabria.  La crisi morde il Mezzogiorno ed in particolare la Calabria:
- 27.000 gli occupati in meno nel rapporto tra II° trimestre 2008-2009 - 35.000 i posti di lavoro a rischio entro l’anno nei vari settori pubblici e privati - -2,7 il tasso di attività 15-64 anni (media nazionale -0,9) - 26% la manodopera irregolare - 12,6% disoccupazione regionale disoccupazione nazionale 7,4% - € 14.524 media PIL pro capite regionale media PIL Centro Nord € 30.278,00
- 5.655 i lavoratori in trattamento di sostegno al reddito - 3.033 il bacino dei percettori degli ammortizzatori in deroga al 30.09.2009  -  - 9% il numero di Comuni con sportelli bancari - solo il 7,8% delle linee ad alta velocità è al SUD, ma tutta in Campania - aumenta al 26,7% la povertà relativa contro il 5,9% del Centro Nord - migliaia i lavoratori immigrati sfruttati e ricattati
Le misure anticrisi finanziate con le risorse per il Mezzogiorno.


Intanto, per coprire il mancato gettito delle entrate per l’abolizione dell’ICI, per fronteggiare la crisi e rilanciare l’economia il Governo è intervenuto attingendo dalle risorse del Fondo per le Aree Sotto Utilizzate. Se all’inizio del 2008 il FAS contava su 64 mld e 379 ml di cui l’85% destinato alle aree del Mezzogiorno ed il 15% a quelle del Centro Nord, con la programmazione successiva il Governo ha sottratto risorse al Sud destinandole ad altri scopi (emergenza rifiuti, ripiano bilanci dei Comuni di Roma e Catania, ecc…). In seguito ai tagli a fine marzo 2009 la dotazione del Fondo era di circa 53 mld, subendo peraltro successive nuove articolazioni di utilizzo.


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