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14 settembre 2009
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Il ''volo'' di Wenders e di Angela Aieta (di Romano Pitaro)
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Il “Volo” di Wim Wenders racconta storie di dolore. Un “ciak, si gira!” sulla metafora sanguinolenta dell’emigrazione/ immigrazione. La Calabria e la sua generosità finiscono in un cortometraggio di sicuro successo. Lo vedranno milioni di persone, e capiranno di più. La fuga per fame e per disperazione non è solo un concetto sociologico, un testo di scienza dei mutamenti demografici o di economia global ad uso di studenti prodigio. E’ lacrime e sangue. Che scolano senza argini fino a diventare fiume/ mare/ oceano. Capiranno di più, le persone che vedranno gli otto minuti del regista tedesco, quando lo sguardo gli s’ incollerà allo schermo e a stento riusciranno a riprenderselo. Per esempio: quant’è stupida l’idea della Lega sull’immigrazione e il tentativo di restringerla a questione di ordine pubblico. E quant’è misero un Paese che non sa come neutralizzarla. Criminalizzare l’immigrazione è idea culturalmente scellerata, estranea al corpo della democrazia italiana ed alla sua Costituzione. Forse è vero che la Lega è altro da noi. Su questi temi è certamente estranea alla storia vissuta dagli italiani ed efficacemente riassunta in un libro di Gian Antonio Stella (L’Orda) il cui sottotitolo è fulminante: “Quando gli albanesi eravamo noi”. Perciò chi dice che la Lega ha delle ragioni sbaglia. La Lega nutre paure ancestrali e ci gioca come il diavolo con le pentole. I suoi pensieri “deboli” sono infinite paure. Stanno capitando brutte cose in questa Italia, sui temi dell’immigrazione cose addirittura orride: uno scandalo evangelico e la violazione arrogante dei principi costituzionali a difesa della vita. La persona umana è fatta a pezzi e buttata a mare (ma dov’è finita la pietà?) come paccottiglia col consenso di chi difende a spada tratta il feto e si genuflette nelle chiese. Un male di cui l’Italia deve liberarsi, ecco come appare la Lega; altro che reato la clandestinità! La povertà confinata nel codice penale è obbrobrio antropologico, ancorché giuridico. E pone seri problemi a chi sta accanto ai leghisti più scatenati e non li accomiata su due piedi. A me il Volo di Wenders fa venire in mente tanti altri Voli, che ci riguardano. Di gente che per varie ragioni “libertà va cercando”. Quelli dei milioni di meridionali volati via e mai più ritornati. Non è stato solo uno sfracello sociale per il Sud, ma un gigantesco sequestro d’umanità intraprendente i cui vuoti si riscontrano nelle mille nostre defaillances quotidiane. In particolare, però, penso a un altro Volo. Quello di Angela Aieta, la coraggiosa desaparecida calabrese, imprigionata all’Esma di Buenos Aires dai generali durante la guerra sporca, assassinata con un Volo. Lanciata - cosi in Argentina hanno ucciso una generazione intera (30 mila persone) tra il 1976 e il 1986- da un elicottero della famigerata marina nel mar della Plata. Anche lì la trama ha come protagonista una profuga. Quella donna, Angela di 55 anni, a cui Buenos Aires ha di recente intitolato una piazza, era un’emigrante calabrese che scappava dal latifondo e dall’inedia. Cercava una vita più dignitosa e s’è imbattuta non nella Lega di Bossi (ma che differenza fa?), bensì nella ferocia dei militari. Incontrandoli, non ha voltato la testa dall’altra parte. L’ha alzata, perché ha creduto in un mondo più giusto, e il mostro gliel’ha tagliata. Poteva tradire, hanno detto i testimoni al processo ( i suoi aguzzini sono stati condannati da un tribunale italiano il 24 aprile del 2008). Dopo che l’hanno sequestrata, il 5 agosto del 1976, poteva ritornarsene sana e salva a casa, ma non l’ha fatto. La sua umanità le ha insegnato che senza dignità non si vive in libertà. Finisce torturata e assassinata, mentre un altro suo figlio, Salvador Jorge Gullo si aggiunge alla lunga lista dei desaparecidos e l’altro figlio, Dante, all’epoca dei generali laeder dei giovani peronisti, è sbattuto in galera senza un motivo ed oggi è un deputato che non smette di chiedere giustizia. Il Volo di Wenders, in realtà, non inventa alcunché, senza nulla sottrarre alla sua grandiosità artistica. Nella storia dell’umanità i Voli sono milioni. E non si sradicano mai. E’ quando si dimenticano che riemergono con sorda virulenza . In realtà, il Volo degli ospiti nei borghi della Calabria provenienti da un mondo affamato, sono il simbolo di un unico tragico Volo: il Volo di tutti gli emigrati del mondo indigente che bussano alle porte del mondo opulento, dove ancora c’è gente che non ha imparato la lezione della storia. Dove ancora c’è chi crede di poter fare tabula rasa della storia, per fondare “piccole patrie” chiuse da cui sboccano egoismi infami e grettezze inaudite.
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