11 settembre 2009    

Le Primarie conseguenza dell’elezione diretta. Parla il vice presidente del Consiglio Borrello


Dopo la pausa estiva, a qualche giorno dalla ripresa dell’attività istituzionale,  ecco l’analisi della situazione politica in quest’intervista col vicepresidente del Consiglio regionale Antonio Borrello.Il vice presidente del Consiglio regionale Antonio Borrello  Prima dell’interruzione dell’attività  in vista delle vacanze estiva, il Consiglio è riuscito ad approvare  le primarie e una serie di modifiche statutarie. Resta da  mettere mano alla legge elettorale. Secondo il leader di Idv  Antonio Di Pietro, venuto in Calabria,  l’ipotesi di introdurre lo sbarramento al 15 per cento è immorale. Risponde Borrello: “ E’ noto che Di Pietro non le manda a dire, ma nella contrapposizione sceglie di esasperare le posizioni, magari per  tornaconto elettorale, col risultato di fare il gioco della destra. Per stare al punto, però, se si vuole intendere di cosa discutiamo, occorre che anche gli aspetti tecnici vadano inquadrati nel dibattito politico più generale. Dunque: pur essendo il bipolarismo attuale tutt’altro che perfetto, tuttavia io sono convinto che rimanga l’approdo democratico più utile al Paese e ormai le forze in campo sono ben delineate. In questo quadro, piaccia o no, non c’è spazio per soluzioni terze che frammentano il consenso e favoriscono la peggiore destra; se poi subentra anche il sospetto che il terzo polo è agitato per ricattare la coalizione,  magari strumentalizzando qualche galantuomo in buona fede, si capisce bene il rischio che si corre ….. L’antidoto, in questo senso,   non può che essere uno sbarramento coerente con l’impostazione bipolare.

Come considera le vicende della sanità calabrese?

Il centrosinistra, che ha ereditato una situazione scandalosa soprattutto nella sanità, avrebbe dovuto, subito, scovare e certificare il deficit, parlare onestamente ai calabresi, e organizzare un rientro dal debito strettamente legato ad una sistematica e rigorosa riorganizzazione di un sistema al collasso. Invece non c´è stata azione di chiarezza sui conti, anzi si professava ottimismo, e si disapplicavano norme che perseguivano quegli obiettivi.  Questi sono fatti incontrovertibili. Demagogia e improvvisazione nella conduzione della sanità, ecco cosa si è avuto, cui si sono aggiunti i vizi di sempre della politica calabrese. Ormai si impone la sterzata secondo le scelte legislative già decise dal Consiglio regionale, per una riorganizzazione rivoluzionaria dentro regole certe ed inderogabili che investono tutti gli attori. Metterle in atto è l’imperativo categorico per poter affermare che tempo ce n’è voluto, ma non è mai troppo tardi.

Il Governo minaccia il commissariamento della sanità. Un fallimento politico per la Calabria?

Il Governo Berlusconi/Bossi non ha, in generale, le carte in regola quando si parla di Mezzogiorno, e ogni volta che ha affrontato l´argomento sanità l´ha fatto per fini elettoralistici e di parte. Da un Governo che fin dall´insediamento ha sottratto risorse ingenti al Sud ed è posizionato strategicamente nel Lombardo/Veneto, non c´è da attendersi granché. Il Consiglio regionale la sua parte , e non solo in sanità, l´ha fatta tutta, è augurabile che anche sul piano di rientro ci sia il suo coinvolgimento avendo dimostrato che quando è chiamato in causa è capace di esprimersi con intensità e perspicacia. E’ paradossale che, a Roma,si sia federalisti a spada tratta, poi, quando si tratta di assumere scelte, come nella sanità, che salvaguardino il diritto alla salute e l´autonomismo regionalista costituzionalmente previsto, si opti per un neocentralismo che, in questo caso, è sgangherato, sloganistico e privo della benché minima base di serietà e cognizione. Noi dobbiamo finalmente convincerci che con la politica emotiva e spesso schizofrenica non si va da nessuna parte e che non da Roma arriveranno le soluzioni che noi, invece, dobbiamo avere la responsabilità di individuare e percorrere fino alla fine, a costo di sacrifici e impegno. Ma se qualcuno immagina di strumentalizzare le difficoltà della sanità per fini politici sbaglia, perché non si può scherzare con la salute delle persone.

Perché la  sanità è il buco nero di questa Regione?

Gli scranni riservati alla Presidenza nell'Aula consiliare Francesco FortugnoPerché anzitutto rappresenta una fetta cospicua del bilancio, sarebbe però limitante pensare che solo lì si registri inadeguatezza di governo. Il problema è che un certo tipo di regionalismo, per come si è venuto profilando nei decenni, è al capolinea, e che l´utilizzazione della sanità pubblica, da parte di tutti, persino da parte di chi opera nella sanità privata, per fini  diversi dalle risposte da fornire all´utenza, è in coma irreversibile. Improvvisamente i nodi, accumulati in oltre 30 anni, sono venuti al pettine e la politica oggi è alle prese con quei nodi cui nessuno può sfuggire. Dobbiamo cambiare metodologia nell´approccio al governo della sanità pubblica, premiare il merito, evitare che i responsabili della salute dei cittadini debbano pagare pedaggi politici, sapere che l´organizzazione di ogni Azienda sanitaria è frutto di una programmazione regionale meticolosa che guarda alla qualità dei servizi erogati , a costi e benefici, al rigore nella disamina dei bilanci, a controlli capillari e inflessibili. Tutto questo il Consiglio lo ha già indicato nei dettagli , si tratta ora di trasferirlo in sede attuativa e ad oggi l’unica occasione che resta è proprio il piano di rientro che per poter essere ritenuto credibile deve contenere strategie  capaci sia di impedire ulteriori sforamenti, che di assicurare  qualità e appropriatezza delle prestazioni.

L'on. Doris  Lo Moro chiede perché non è stato approvato dal  Consiglio il piano
Sanitario approvato dalla giunta a metà 2007 quando lei era assessore alla Sanità. Cosa risponde?


Per tre anni l´on Lo Moro è stata autorevole assessore della Giunta presieduta dall´on Loiero, non io. Certe volte persino i fatti più evidenti si vorrebbe cancellare. Nei tre anni di Assessorato Lo Moro, e a seguire Spaziante le chiedo: cos´è cambiato? Nulla. Neanche la percezione dell´immenso debito nascosto é stata possibile. In realtà si è perso tempo in chiacchiere e in un nullismo amministrativo che ha badato esclusivamente al galleggiamento senza assumere decisioni, scelte; anzi diverse scelte di direttori generali,  Aziende e Dipartimento, si sono rivelate fallimentari , innescate in un turbinio di turn-over  inquietante, sui quali è stata sempre  rivendicata la paternità della scelta. Perché non approvato il Piano nel 2007? A parte il fatto non irrilevante che è stato superato da invalicabili provvedimenti nazionali e che non si è mai capito perché è arrivato in Consiglio dopo 2 anni e mezzo , ma come si fa a considerare riforma della sanità  un documento astratto e privo di cifre (i numeri erano forniti da uno staff dirigenziale che se non ricordo male è finito sotto inchiesta) che  non teneva conto del disastro finanziario, che non dava certezze, che non modificava  un modello organizzativo inefficiente, che non badava all’abbattimento dei tempi di attesa, dove l’istituto dell’accreditamento continuava a navigare nel mare magnum  della discrezionalità, che non interveniva sui meccanismi di controllo e verifica, che, insomma, al di là della Casa della Salute,peraltro vagamente delineata, non portava a riforme strutturali e durature? Insomma ho la presunzione di affermare che quanti hanno diretto il Dipartimento della Salute, si chiamino Lo Moro o Spaziante, dovrebbero evitare di parlare senza avere l’umiltà dell’autocritica e,soprattutto, senza scaricare su altri le responsabilità.

Cosa sta accadendo nel Pd?

Troverei tutto in parte molto naturale perché  quando si è sotto congresso è logico che il contrasto sia incandescente, resto deluso quando registro che il dibattito, invece che sulle cose da fare si sviluppa, ahimè,  su una  contrapposizione tra persone  che in qualche caso sembra dettata più da insoddisfazioni per obiettivi non corroborati che da vere valutazioni di merito.
Io penso però che il Pd, o parte di esso, non possa diventare altro rispetto all´esperienza di governo guidata da Loiero; e lo dice uno che non è stato assessore e che nella maggioranza si é sempre posto criticamente non verso la persona, ma più responsabilmente verso i metodi ed indicando  strumenti , a mio giudizio, più idonei per aggredire le questioni.


Oggi, se non vogliamo che vinca una destra priva di una leadership amministrativa affidabile per rimettere in carreggiata la Calabria con tutti i suoi problemi, dobbiamo fare squadra e non regalare alla destra populistica e parolaia carte vantaggiose. Dobbiamo essere consapevoli che il Pd e i suoi dirigenti costituiscono una risorsa indispensabile per governare la Calabria al meglio. Mi fa accapponare la pelle pensare che la Calabria possa essere governata da una destra che non ha idee, non ha competenze, ha già dimostrato ampiamente  di non essere all’altezza del compito, e gli uomini che ha a disposizione sono per gran parte quelli del 1995 e del 2000. Col massimo rispetto per tutti penso proprio che, mi scusi il dialetto, “ ‘da petra pumice sucu non ‘ndi nesci”.

Lei sta con Loiero o contro?

Io mi schiero, scusi la presunzione, con la Calabria e con chi vuole cambiarla seriamente e non attraverso  slogan ripetitivi. Il dibattito è positivo solo se non continua a ricercare la rissa, come purtroppo sta avvenendo e senza essere sfiorati dal pensiero se questo tipo di esternazione possa interessare cittadini diversi dagli addetti ai lavori, che sono la grandissima parte del popolo calabrese, e che guardano al PD  non come ad una federazione di micropotentati , ma come ad  una forza aperta anzitutto alla gente, ad un partito insomma,  in grado di restituire pathos alla politica.    Ecco perché la fase del congresso  serve a legittimare la guida del partito sempre che  il dibattito si sposti finalmente su programmi, idee, analisi di ciò che è stato fatto e non fatto in questi 5 anni, perché e dove si è sbagliato. 

Lei è stato il primo a  presentare un progetto di legge per l’introduzione delle primarie. Cosa risponde a chi  muove osservazioni  politiche e tecniche?

Anzitutto le primarie non sono state pensate per blindare il presidente Loiero, come qualche malalingua asserisce. Esse  rappresentano la logica conseguenza del sistema di elezione del Presidente, rispetto al quale mi ero già espresso con voto contrario in aula .
Non ho dubbi che in questo quadro le primarie siano l’unico strumento di democrazia e di garanzia per la partecipazione.


Qual è l´orrore democratico più pericoloso che spesso è stato denunciato più volte? Lo stacco tra rappresentanti e rappresentati; il cittadino si sente preso per i fondelli se deve votare deputati e senatori scelti da poche persone.

Idem per la Presidenza della Regione. Se elezione diretta deve essere, è ineludibile che l’indicazione avvenga attraverso una vera partecipazione popolare. D´ora in avanti il calabrese non dovrà votare un candidato deciso a Roma. Potrà scegliere di votare un
Presidente che apertamente si sarà misurato con una platea di elettori e che quindi non potrà più essere il risultato di accordi la cui entità e finalità sfuggono al controllo democratico. Questo è il messaggio delle primarie, primarie vere, però, non quelle artefatte o manipolate ad usum delphini. E qui non ci sono limiti alle candidature, chiunque può proporsi e  misurarsi.


Chi le contesta deve spiegare, però, con maggiore accortezza e con argomentazioni un po’ più convincenti, non solo perché a suo avviso  ci sarebbero incongruenze tecniche  ma perché assume il principio che la scelta del candidato alla Presidenza debba essere fatta senza alcuna trasparenza democratica e senza il coinvolgimento dei cittadini.


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