1 luglio 2009    

Astensionismo ''intermittente'' e voto di opinione in prospettiva delle regionali (di Roberto De Luca*)


Il secondo turno di elezioni ed il secondo election day hanno reso ancora più evidenti alcuni dei caratteri del voto calabrese. La geografia del non voto nella nostra regione nei referendum e nelle Europee nonché la mancata partecipazione degli elettori al turno di ballottaggio per le provinciali forniscono degli spunti di riflessione sui comportamenti elettorali nella nostra regione, che non sono certo unici rispetto al modo come si vota in gran parte del Meridione.

In generale il richiamo dell’elettore a recarsi alle urne è generato, oltre che dal senso civico, dall’importanza dell’elezione, importanza che può essere anche molto relativa e valutata secondo i parametri del singolo elettore. I dati sulla partecipazione (scarsissima) a questi due turni elettorali in Calabria ci suggeriscono proprio questo: molti cittadini non hanno trovato sufficienti motivi per esprimere una preferenza verso un partito, un candidato, oppure un quesito referendario.

Il primo dato sulla poca propensione al voto dei calabresi è quello delle Europee. Le province dove non si votava in contemporanea per il rinnovo dei consigli provinciali fanno registrare fra le più basse percentuali di votanti di tutta Italia. Cosenza e Crotone avrebbero ottenuto analogo risultato in fatto di partecipazione se non avessero trovato gli elettori di queste due province il buon motivo per recarsi alle urne nella presenza dei 38 candidati sulla scheda per la provincia di Cosenza e i 30 candidati sulla scheda di Crotone. Il numero debordante di liste, e candidati, nelle due province ha avuto perlomeno il merito di rendere meno appariscente l’astensionismo calabrese poiché i tanti candidati in competizione per il consiglio hanno spinto verso i seggi elettorali una buona percentuale di elettori che hanno votato anche per le Europee. Le Provinciali, perciò, hanno fatto da traino alla partecipazione alle Europee. Ad ulteriore conferma di quanto sia stato importante il voto per le provinciali, dobbiamo annotare che le schede bianche e nulle alle Europee per le province di Cosenza e Crotone hanno superato il 10% - dato veramente straordinario – mentre nelle altre province le schede non valide sono rimaste sotto la soglia fisiologica del 4%.

Il voto provinciale, nel turno di ballottaggio, ha influito anche sulla partecipazione ai referendum. La Calabria questa volta non ha la percentuale di votanti più bassa fra le regioni – anzi la sua percentuale di votanti è addirittura superiore alla media nazionale – grazie alla concomitanza del secondo turno di provinciali che hanno interessato più del 45% dei suoi elettori. Anche per la consultazione referendaria le tre province che non erano interessate al ballottaggio fanno registrare percentuali di votanti fra le più basse d’Italia. Addirittura nella provincia reggina, Africo e Platì, comuni che sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, si segnalano per la percentuale di votanti prossima allo zero, che pure avevano partecipato nella norma alla precedente consultazione Europea.

Infine, l’astensionismo fatto registrare nel secondo turno delle provinciali: più di venti punti in meno a Cosenza e 21 punti a Crotone. Apparentemente è una percentuale elevata di elettori che non si sono recati a votare nel secondo turno. Più realisticamente il calo di votanti al secondo turno per la scelta del presidente della provincia di Cosenza e Crotone è nella media di tutte le altre province. Lo stesso calo di votanti, anche se non con la stessa intensità, si registra al ballottaggio per l’elezione del sindaco. La scelta nel secondo turno si riduce a due soli candidati e schieramenti, si semplifica e seleziona, in concreto, anche l’elettorato. Chi non ha interesse ad operare una scelta - vuoi perché non è in competizione il candidato o il partito votato al primo turno, vuoi che nessuno dei due candidati convince l’elettore – non va nemmeno a votare.

Al fondo di questa analisi sulla poca partecipazione dei calabresi in questa tornata elettorale ritroviamo quei caratteri che fanno apparire estremamente mobile il voto calabrese, come è apparso, ad esempio, nel ballottaggio di Cosenza rispetto al primo turno delle provinciali. Da una situazione numerica di quasi parità di voti fra i due candidati, grazie all’apparentamento della coalizione di centrodestra con l’UDC di Occhiuto, si passa alla netta prevalenza del candidato di centrosinistra Mario Oliverio con circa il 14% in più di voti.

Proprio ciò che è successo a Cosenza conferma che nelle elezioni la presunta somma aritmetica dei voti non torna quasi mai nel conteggio effettivo e che ogni elezione determina in molti elettori una scelta che può essere influenzata da più fattori, essendo soprattutto diversa l’offerta politica. In primis la scelta può essere condizionata dal parterre dei candidati, prescindendo da valutazioni più squisitamente politiche e di partito. Nel ballottaggio della provincia di Cosenza, quasi del tutto scomparsi gli oltre 1.300 candidati del primo turno, sono rimasti due soli aspiranti alla presidenza della Provincia. E la gran parte degli elettori che sono ritornati alle urne ha scelto soprattutto facendo una valutazione dei due candidati e di cosa rappresentavano. Non molto dissimilmente da quanto fanno gli elettori nel resto d’Italia in questo tipo di consultazione.

Possiamo leggere questo dato sulla scarsa propensione alla partecipazione elettorale dei calabresi in prospettiva delle prossime elezioni regionali, una consultazione che sembra essere più “interessante”, rispetto alle Europee e Provinciali, per i calabresi. Il sistema elettorale, con il voto di preferenza ai candidati al consiglio regionale delle liste provinciali, offre, infatti, a molti elettori uno di quei buoni motivi per recarsi ai seggi. Per avere la misura dell’interesse che i calabresi nutrono verso l’elezione regionale rileviamo che il voto effettivo (cioè quello che considera i voti validi e tiene conto anche dei molti iscritti delle liste elettorali che non parteciperanno mai all’elezione in quanto residenti permanentemente all’estero), in Calabria, in occasione delle consultazioni regionali, si avvicina moltissimo a quello delle altre regioni.

Una buona parte degli astensionisti “intermittenti” (che scelgono, cioè, di non andare a votare di volta in volta secondo le circostanze), nelle regionali, perciò, ritorna ai seggi. Molti degli elettori che non hanno votato in questa occasione potrebbero ritornare ad esprimere la loro preferenza politica se, valutando l’offerta elettorale, riuscissero a trovare le ragioni per compiere il diritto-dovere del voto.

Quello degli astensionisti “intermittenti” e/o “regolari” in Calabria è, perciò, un grande partito che ha la particolarità di non essere sostanzialmente schierato, ma decidendo individualmente di andare o non andare a votare, a volte, può determinare l’esito delle elezioni. Anche il turno di ballottaggio di Crotone e Cosenza – compiendo una eccessiva semplificazione analitica sugli spostamenti, e sui flussi, da uno schieramento all’altro ed assumendo, cioè, come stabili gli orientamenti degli elettori del primo turno – ci dimostra la potenzialità del partito degli astensionisti: sarebbe bastato, in entrambi i casi, ai candidati perdenti riconfermare i voti ottenuti – con gli apparentamenti - nel primo turno per vincere le elezioni.

La mobilità del voto registratasi ampiamente anche in questa elezione, come si può riscontrare dai diversi risultati fra le due elezioni che si sono svolte in contemporanea (Provinciali ed Europee a Crotone e a Cosenza) nonché dal turno di ballottaggio rispetto al primo turno, è effetto sia di quell’elettorato astensionista “intermittente”, sia dell’elettorato che valuta e sceglie a seconda della proposta e della complessiva offerta elettorale.

Partendo dall’assunto che il voto calabrese è molto mobile, leggere ed addizionare i numeri di queste elezioni quale modalità per trovare la strategia per vincere le prossime elezioni regionali risulta un mero esercizio aritmetico e molto meno politico. Chi si propone di vincere le elezioni regionali del prossimo anno, dovrebbe, invece, tentare di convincere con una buona proposta sia gli elettori “intermittenti”, sia la maggioranza degli elettori di “opinione” che decidono di volta in volta. E considerata la tendenza dell’elettorato meridionale a scegliere più le persone che i partiti è evidente che una buona proposta è quella che si basa su buoni candidati.

 

Tab.1 - Partecipazione elettorale Europee 2009, Camera 2008, Regionali 2005 - Calabria per province




Elezione


Elettori


votanti


% votanti su elettori


voti validi


% voti validi su elettori


Calabria


Eur 09


1.780.317


995.713


55,9


871.574


49,0


Cam 08


1.588.392


1.134.314


71,4


1.063.215


66,9


Reg 05


1.845.431


1.188.237


64,4


1.126.350


61,0


Catanzaro


Eur 09


331.893


153.226


46,2


139.714


42,1


Cam 08


293.568


226.285


77,1


209.007


71,2


Reg 05


341.183


224.831


65,9


210.484


61,7


Cosenza


Eur 09


660.623


451.862


68,4


380.554


57,6


Cam 08


587.283


413.218


70,4


390.734


66,5


Reg 05


681.985


437.600


64,2


414.930


60,8


Crotone


Eur 09


141.957


96.649


68,1


81.708


57,6


Cam 08


133.614


86.713


64,9


81.778


61,2


Reg 05


151.074


90.374


59,8


85.710


56,7


Reggio Cal.


Eur 09


485.006


225.199


46,4


207.047


42,7


Cam 08


441.375


303.123


68,7


287.219


65,1


Reg 05


504.534


334.659


66,3


320.592


63,5


Vibo Val.


Eur 09


160.838


68.777


42,8


62.551


38,9


Cam 08


132.553


104.975


79,2


94.477


71,3


Reg 05


166.658


100.773


60,5


94.050


56,4


 

* Osservatorio Politico-Istituzionale Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica Università della Calabria

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