16 giugno 2009    

Una ricerca con molti elementi utili sull'elettorato calabrese (di Roberto De Luca*)


Quelle che dagli addetti ai lavori sono definite elezioni di secondo ordine – soprattutto riferito all’interesse che rivestono – in Calabria, per molti, sono state solo un test in vista del ben più importante appuntamento del prossimo anno delle regionali. Candidati, in queste elezioni e/o in pectore nelle prossime, si attendevano dei riscontri dalle urne per decidere sulle prossime strategie.La tabella della ricerca Unical con i voti elaborati per province

Considerato che ancora non può ritenersi conclusa la lunghissima transizione del sistema politico italiano per via delle continue trasformazioni dei partiti e degli schieramenti, tentare di analizzare i dati attraverso delle comparazioni diventa operazione abbastanza ardua. Se nel passato era naturale raffrontare i risultati delle Europee, prima, con le precedenti elezioni dello stesso tipo e, dopo, con quelle politiche e le regionali, attualmente una siffatta operazione richiede molta cautela e, soprattutto, un cospicuo beneficio d’inventario. A grandi linee riusciamo, comunque, a determinare alcuni elementi utili a fornirci delle indicazioni sul giudizio degli elettori calabresi in questa consultazione.

In Calabria, il risultato del PDL percentualmente è vicino al dato nazionale, ma 7 punti sotto al dato della circoscrizione meridionale. Il raffronto con le elezioni politiche del 2008 dà ancora più evidenza al risultato negativo del PDL in Calabria. In Italia il partito di Berlusconi arretra di 2,1 punti rispetto alla Camera 2008, in Calabria perde ben 6,8 punti. La provincia calabrese che contribuisce maggiormente a tale risultato è quella di Reggio con 8,9 punti in meno.

Il PD calabrese perde voti in percentuale rispetto alla Camera del 2008 più o meno nella stessa misura che del resto d’Italia, meno 7,2 in Calabria e meno 7,1 in Italia, ma con grande disomogeneità nelle province. A Crotone, la provincia italiana dove il PD registra il maggiore tracollo rispetto alle elezioni precedenti, perde ben 16 punti ma a Vibo Valentia ne perde solo 1,7.

L’Italia dei Valori che quasi raddoppia i consensi in Italia rispetto alla Camera 2008, in Calabria ottiene il 9,1%, dato più alto di ben 5,5 punti rispetto allo scorso anno. Le province di Catanzaro e Vibo fanno registrare i risultati migliori per il partito di Di Pietro (+6,9), mentre a Reggio Calabria avanza solo di 2,9 punti.

Consistente è senza dubbio l’avanzata in Calabria delle formazioni della sinistra nelle due liste “Rifondazione Comunista, Sinistra Europea e Comunisti Italiani” e “Sinistra e Liberta” che complessivamente con il 12,5%, quadruplicano i voti in percentuale ottenuti da “Sinistra Arcobaleno” lo scorso anno. Le due stesse formazioni in Italia ottengono il 6,5% mentre “Sinistra Arcobaleno” alla Camera 2008 aveva ottenuto solo il 3,1%.

Infine l’UDC ottiene, rispetto alla Camera 2008, quasi un punto in più in Calabria, come in Italia, redistribuendo, però, il suo consenso in maniera più omogenea fra le province.

Il risultato calabrese che segue, a grandi linee, la tendenza dell’elettorato italiano e le differenze contenute per i singoli partiti nelle diverse province è senz’altro indicativo di un voto basato sull’opinione nella forma con la quale questa classica tipologia di voto viene recepita dagli elettori. Cioè, non sono stati elementi localistici – se non in maniera molto limitata – a determinare la formazione dell’opinione e, quindi, la scelta dell’elettore calabrese.

Quanto siano stati pochi gli stimoli dell’ambiente – e dei candidati e dei sostenitori dei candidati – in queste elezioni lo si desume anche dalla partecipazione al voto. Rispetto alle precedenti Europee hanno votato validamente, cioè scegliendo una lista e non attraverso scheda bianca o nulla, circa 131.000 calabresi in meno, quasi 200.000 in meno rispetto alle politiche dell’anno scorso. Statisticamente il voto valido in Calabria è andato sotto il fatidico 50% (esattamente il 49,0%), segno evidente del disinteresse verso questa consultazione. Il dato della partecipazione effettiva è ancora più preoccupante se analizzato per province. Balza agli occhi, infatti, il diverso livello di partecipazione fra le province dove si è votato anche per le provinciali rispetto a quelle dove si è votato solo per le Europee. Cosenza e Crotone raggiungono il 68% di partecipanti – una media vicina al dato nazionale – mentre Catanzaro e Reggio si fermano al 46% e Vibo addirittura al 42,8%. Nelle province di Cosenza e Crotone aumentano, però, a dismisura le schede bianche e nulle raggiungendo la percentuale record dell’11% sugli elettori iscritti a votare. Ciò sta a significare che una buona parte degli elettori di Cosenza e Crotone si recano al seggio solo perché votano il loro candidato al consiglio provinciale e non sono per nulla interessati al voto europeo. Se non ci fosse stato l’election day - l’abbinamento, negli stessi giorni, di Provinciali ed Europee - la percentuale dei votanti della Calabria sarebbe stata molto al di sotto del 50%.

In una comparazione di risultati di un più lungo periodo, per diversi tipi di elezione, e con lo sguardo rivolto a quelle che potrebbero essere attualmente le coalizioni nel consiglio regionale, notiamo quanto il voto per i due principali schieramenti è mobile. Il centrodestra che l’anno scorso aveva quasi 4 punti in più dei partiti di centrosinistra in queste elezioni si ritrova indietro di ben 8 punti rispetto al centrosinistra. Vale a dire che rispetto alle elezioni della Camera dello scorso anno il centrodestra perde 6 punti che vengono guadagnati dai partiti di centrosinistra.

Ma c’è da rilevare, in questa serie storica che ha molti inconvenienti delle aggregazioni di partiti postume, la stabilità dell’UDC – in questo accorpamento di sigle partitiche tenuto neutrale rispetto ai due principali schieramenti - a partire dalle elezioni del 2004 e con un risultato che è molto al di sopra delle medie nazionali.

Un breve commento alle elezioni “diverse” che si svolgevano in contemporanea alle Europee. Nelle provinciali di Cosenza non ci sono sostanziali differenze nelle percentuali di voto dei due principali schieramenti fra le due elezioni. L’anno scorso nell’election day a Vibo si era registrato, invece, un voto completamente diverso fra provinciali e politiche.

A Crotone dove i partiti del centrosinistra erano in campo divisi nelle provinciali con 4 candidati i risultati fra le due elezioni sono differenti. I partiti del centrosinistra, per il paradossale effetto delle divisioni interne alla coalizione, ottengono alle provinciali circa 10 punti in più sulle Europee. I partiti del centrodestra ne perdono 7 di punti. E’ evidente a Crotone che si è trattato di due elezioni le cui scelte sono state determinate da fattori diversi. Se guardiamo i risultati della provincia di Cosenza con maggiore dettaglio, andando ad analizzare quanto è successo nei singoli comuni, troveremo quelle differenze fra le due elezioni – e, in qualche caso, veramente macroscopiche - che si evidenziano per Crotone. Cioè, anche a Cosenza le due elezioni sono state diverse; solo che in questa provincia le differenze riscontrate a livello comunale quasi si annullano nel dato complessivo.

Le differenze di voto fra Provinciali ed Europee, che si nota in maniera più decisa nei singoli comuni, è anche l’effetto delle molte “liste di bandiera” che erano state allestite a sostegno dei principali candidati. Cosenza detiene il record in queste elezioni con 38 liste, di cui ben 15 a sostegno di ciascuno dei principali candidati alla presidenza, e Crotone non è da meno con le sue 30 liste complessive. Di queste liste a Cosenza, solo 2 riescono a superare la soglia del 10% mentre 20 rimangono sotto il 2% e a Crotone una sola lista supera il 10% mentre 11 rimangono sotto il 2%. Queste cifre suggeriscono che tanti candidati e tante liste non sempre sono redditizie per gli schieramenti ed un minor numero di simboli sulla scheda elettorale forse avrebbe agevolato l’elettore nella scelta.

In conclusione, chi si aspettava dal voto indicazioni per il prossimo appuntamento delle regionali è stato parzialmente deluso. I caratteri del voto dei calabresi sono stati confermati da queste elezioni. E’ la vicinanza del candidato, l’opinione che l’elettore ha del candidato, a determinare, in molti casi, la scelta dei cittadini. Ed i candidati delle Europee, fatto salvo il successo dei candidati nei loro territori d’appartenenza, erano e sono sembrati agli elettori molto distanti.

Il dato più rilevante che emerge dal voto è proprio la mancanza di una scelta o, addirittura, un rifiuto a partecipare, come i dati sull’astensionismo e sul voto valido impietosamente ci mostrano. Tanto per avere una dimensione più reale di quanti pochi siano stati gli elettori che hanno espresso il loro voto, citiamo i dati assoluti relativi ai due principali partiti: il PDL passa da 438.000 voti nel 2008 a 304.000 nel 2009, il PD da 346.000 a 221.000, vale a dire il numero corrispondente di partecipanti alle primarie di partito del 2007, quando si votò in una sola giornata ed in un numero molto limitato di seggi.

Un potenziale elettorato, misurabile in un 20% circa di cittadini calabresi, quindi, non ha trovato neanche in questa consultazione dei buoni motivi per recarsi alle urne o, se lo ha fatto, lo ha fatto solo parzialmente. Quello degli astensionisti – senza fare alcuna distinzione sulle motivazioni che determinano un siffatto comportamento elettorale - in Calabria, e non solo nella nostra regione, è un partito consistente che può determinare l’esito di ogni competizione elettorale. Quindi, se indicazioni ci si aspettava da questo voto, proprio la scarsa partecipazione ci suggerisce che i prossimi schieramenti che si formeranno ed i partiti che saranno pronti a scendere in campo per la conquista della Regione dovranno fornire dei buoni motivi per convincere gli astensionisti intermittenti e non – ma anche i partecipanti più attivi – ad operare delle scelte. E, confermando che il voto alla persona è la principale opzione dell’elettore, partiti e schieramenti in primis dovranno inserire nelle loro liste candidati di riconosciuta capacità, possibilmente tenendo lontano dalla partita e dagli elettori quei “campioni delle preferenze” che nella loro rincorsa al voto individuale non sono molto attenti né al rispetto delle leggi dello Stato né alla questione morale.


Roberto De Luca



* Osservatorio Politico-Istituzionale Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica Università della Calabria
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