12 giugno 2009    

I dati e gli studi scientifici sui comportamenti elettorali dei calabresi (di Gianfranco Manfredi)
I sociologi nell'urna analizzano le tendenze


Trionfa il Partito del non-voto, sbaragliano gli annulla-schede e gli elettori fedifraghi, quelli che in cabina votano una sola scheda o scelgono due partiti differenti per le Europee e le Provinciali. Finisce, d’altra parte,  al tappeto (ma ancora non è knock-out) il Bipartitismo. Colpito duro, stavolta, quasi una trombatura. La ricerca dell'Unical

Il Pdl dalle urne esce alquanto malconcio: tra le cinque province calabresi quella che più lo ha penalizzato alle Europee è stata Reggio Calabria (-9% rispetto al dato 2008 quando si votò per il rinnovo della Camera). Ma neppure il Pd può cantare vittoria: a voltare le spalle al partito di Francescini è persino quella che una volta era definita la “Stalingrado del Sud”, Crotone (-16%, rispetto al 2008, alle Europee). In cima alla hit-parade, c’è il non-voto: per la prima volta in dieci anni, il numero di elettori, che si sono recati alle urne è stato inferiore al milione. Poi si segnalano i successi dell'Italia dei Valori e l'incremento di consensi per l'Unione di Centro. Ma anche i due raggruppamenti di sinistra hanno ottenuto risultati significativi, addirittura triplicando i loro voti rispetto al 2008 e superando abbondantemente, almeno in Calabria, la soglia del 4%.

Questi dati non escono da infuocate tribune televisive ma dalle ovattate stanze di un centro universitario. Sono statistiche e numeri elaborati scientificamente, insomma. Anche se “a caldo”, hanno l’imprimatur di un autorevole istituto universitario. A pochi giorni dallo spoglio elettorale, e ancora in attesa dei risultati dei ballottaggi, l'Osservatorio politico-istituzionale del dipartimento di Sociologia e Scienza Politica dell'Università della Calabria, ha tenuto, come consuetudine, un seminario con l'obiettivo di analizzare a caldo gli ultimi risultati elettorali in Calabria. Ne emerge un’analisi impietosa dei comportamenti elettorali – non sempre lineari – dei calabresi, ma anche interessanti proiezioni sui prossimi appuntamenti, a cominciare dalle Regionali del 2010.

All'incontro di Arcavacata, giovedì 11 giugno, hanno partecipato il preside della facoltà di Scienze Politiche Guerino D'Ignazio e i professori di Sociologia dei Fenomeni Politici Antonio Costabile, Roberto De Luca e Piero Fantozzi.

Ma qual è l’identikit dell’elettore calabrese che emerge dallo studio? Pieno di complessi: insicuro, incerto nelle scelte e, perciò, estremamente mobile. All’interno degli schieramenti, ma soprattutto tra "il voto e non voto". Tanti, troppi, non hanno neppure ritirato la scheda per le Europee o in cabina hanno espresso solo il voto per le provinciali.La sede dell'Unical ad Arcavacata di Rende (Cs)

Rivela Roberto De Luca: “Addirittura l'11% degli elettori di Cosenza e Crotone ha votato solo per le Provinciali disinteressandosi completamente del voto europeo» . E Antonello Costabile traccia un identikit dell'elettore-tipo attento soprattutto «alla questione sicurezza e all'incertezza del lavoro», problematiche che spiegano in gran parte “il boom di consensi per Lega e Idv».

E ancora. Se per il preside di Facoltà, professor Guerino d’Ignazio, “'accoppiata europee-amministrative ha fatto perdere l’opportunità di ‘pensare europeo’”, il professor Piero Fantozzi ha preso in esame il proliferare delle liste d’appoggio ai candidati alla presidenza della Provincia:”Le tante liste - spiega - sono un vantaggio quando si tratta di rastrellare voti ma costituiscono uno svantaggio al ballottaggio, quando ‘spariscono’ quasi tutti i candidati. Perciò - conclude il professore - vincerà chi saprà conservare il proprio format, il proprio sistema politico-organizzativo».

Alcuni risultati, così come emergono dal responso delle urne e comparati con le precedenti elezioni, meritano un approfondimento. La prima inversione di tendenza, rispetto al dato nazionale, è che in Calabria la coalizione di centro-sinistra, con il 48,2% di preferenze, prevale sulla quella di centro-destra, che si attesta sul 40,4%. Acquista terreno l'Udc col 9,3%. Rispetto alle elezioni dello scorso anno, il centro-sinistra si avvantaggia dei 6 punti percentuali persi, nell’ identica misura, dal centrodestra. Senza tenere conto dell'allora alleato Udc, la coalizione di centro-destra, in Calabria, ha il suo picco più basso nelle regionali del 2005 (28,1%), quando è toccato al centrosinistra dominare con il 60,8%. “Un distacco – osserva De Luca - che si riduce man mano, ma che è aumentato nelle ultime Europee”.

Analizzando, invece, la partecipazione elettorale, in Calabria, balza subito agli occhi che i voti validi sono stati inferiori al 50%, a differenza del 2008 quando il 66,7% dei calabresi aveva espresso voti  validi. (Ma comunque si tratta di dati confortanti rispetto a casi-limite come quello della Slovacchia dove alle Europee – le prime per quel Paese – ha votato appena il 17 per cento degli aventi diritto).

Ma andiamo a vedere la situazione più da vicino. Dall'analisi del voto nelle due province dove si è votato in contemporanea, emerge che a Cosenza non si sono registrate grosse differenze fra Provinciali ed Europee per i due principali schieramenti., mentre a Crotone, dove il centrosinistra era diviso con due candidati alla carica di presidente della provincia (nessuno dei due col simbolo del Pd), si è registrato proprio in questa competizione un consistente aumento di voti nel complesso dei partiti di centrosinistra. Antonio Costabile ha riscontrato, invece, una difficoltà ad analizzare questi dati «considerata la pluralità sfuggente di tipo tecnico-politico (riforme elettorali e cambiamenti di nome, fusioni è divisioni dei partiti), essendo tutto continuamente in movimento.»

Malgrado ciò, lo studioso ha osservato come l'elettorato abbia «premiato proprio quei piccoli partiti che si pensava rimanessero fuori, evidenziando che forse il bipartitismo non è la soluzione che preferiscono gli elettori».

In conclusione il professor Piero Fantozzi ha fornito un focus sulla partecipazione elettorale. «L'interesse politico europeo non si afferma – ha osservato - rimane dentro gli Stati nazionali. C'è un processo di "particolarizzazione d'interesse" che è molto forte e nel contempo, scompare la militanza, si assottiglia. La politica, e quindi la partecipazione politica, diventa sempre meno esperienza e sempre più opinione; il dato del recepire passa così, non attraverso qualcosa di vissuto, ma tramite le soggettività personali».


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