12 giugno 2009    

Il Sud, Fini e la Lega (di Romano Pitaro)
Il punto di vista


Occhio a Fini. Questa forse è una delle poche  novità su cui non è superfluo   riflettere dopo il weekend elettorale   e le performance del Governo.  Occhio al Presidente della Camera  non perché dica bestialità. Ma perché non c’è più politicamente.  

Nel quadro degli interessi di  geopolitica nazionale, di sicuro Fini vivo e vegeto  nell’agone politico, opporrebbe, come è già successo,   una strenua resistenza all’invasività   spregiudicata della Lega.  La sede dell'Europarlamento a Strasburgo

L’impressione è  che l’uomo che ha  inventato An e  reso  affidabile la  destra  in Italia,  si stia smarrendo.  Acuendo così  la solitudine del Sud.  Fini non si sta sporcando le mani in politica per via, pare di capire,   del rispetto dovuto al suo   ruolo istituzionale. Ma  il suo consumarsi per intero nella sfera delle idee, è un male per l’Italia di queste anni difficili.  

L’assenza di Fini e il “lasciar fare”  di un politico che ha maturato un’alta  concezione costituzionale e laica  della politica e dei rapporti tra i poteri,  crea nel centrodestra una voragine. Lo induce a plasmarsi di variabili i cui esiti a volte sono inquietanti. E lascia il Mezzogiorno  alle intemperanze della Lega, la quale spazia indisturbata  in una  maggioranza che senza  Berlusconi si scioglierebbe come neve al sole, ma che è decisamente  orientata  dai diktat leghisti, la cui   lettura  dei rapporti Nord/Sud  è a dir poco sconfortante.

Il silenzio “politico” di Fini è    un vero spreco di energie utili alla società.  Sicché  mentre  la Lega primeggia, lui esterna sulla bioetica ed i referendum,  apprezza  Berlinguer e  sottolinea  la centralità dell’Assemblea legislativa. Pensieri nobili,  che i media giustamente rimarcano,  ma insufficienti se l’obiettivo è quello di costruire  in Italia una forza di centrodestra nel solco della Costituzione e dei valori fondanti la Repubblica tra cui l’unità del Paese, che oggi anzitutto significa ridurre il divario  Nord/Sud.

 Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei DeputatiAllora è bene che Fini chiarisca. Altrimenti continua ad alimenti introno a lui speranze prive di concreti ancoraggi.  Perché delle due l’una: o Fini è sconfitto inesorabilmente  ed ha scelto deliberatamente  di rivestire  l’unico ruolo che gli si consente ( quello  del saggio che  indica – assieme al  pensatoio di FareFuturo - la via giusta al centrodestra e che il centrodestra ignora sistematicamente )  o Fini, conscio di  aver commesso  errori fatali  nel passaggio da An al Pdl,  che hanno consegnato per intero il centrodestra a Berlusconi e alla Lega, medita di rientrare nel dibattito vero appena coglie l’inciampo estremo di Berlusconi.

Ma se Berlusconi non molla neppure dietro le cannonate di Giuseppe D’Avanzo e di buona parte della stampa italiana sul suo privato/pubblico  (forse la vera causa della frenata del Pdl di sabato e domenica ), il presidente  Fini, se non vuole gettare al vento decenni di lavoro, non ha che una scelta da compiere e in fretta: scendere al più presto  dall’aulico scranno...


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