Occhio a Fini. Questa forse è una delle poche novità su cui non è superfluo riflettere dopo il weekend elettorale e le performance del Governo. Occhio al Presidente della Camera non perché dica bestialità. Ma perché non c’è più politicamente.
Nel quadro degli interessi di geopolitica nazionale, di sicuro Fini vivo e vegeto nell’agone politico, opporrebbe, come è già successo, una strenua resistenza all’invasività spregiudicata della Lega.
L’impressione è che l’uomo che ha inventato An e reso affidabile la destra in Italia, si stia smarrendo. Acuendo così la solitudine del Sud. Fini non si sta sporcando le mani in politica per via, pare di capire, del rispetto dovuto al suo ruolo istituzionale. Ma il suo consumarsi per intero nella sfera delle idee, è un male per l’Italia di queste anni difficili.
L’assenza di Fini e il “lasciar fare” di un politico che ha maturato un’alta concezione costituzionale e laica della politica e dei rapporti tra i poteri, crea nel centrodestra una voragine. Lo induce a plasmarsi di variabili i cui esiti a volte sono inquietanti. E lascia il Mezzogiorno alle intemperanze della Lega, la quale spazia indisturbata in una maggioranza che senza Berlusconi si scioglierebbe come neve al sole, ma che è decisamente orientata dai diktat leghisti, la cui lettura dei rapporti Nord/Sud è a dir poco sconfortante.
Il silenzio “politico” di Fini è un vero spreco di energie utili alla società. Sicché mentre la Lega primeggia, lui esterna sulla bioetica ed i referendum, apprezza Berlinguer e sottolinea la centralità dell’Assemblea legislativa. Pensieri nobili, che i media giustamente rimarcano, ma insufficienti se l’obiettivo è quello di costruire in Italia una forza di centrodestra nel solco della Costituzione e dei valori fondanti la Repubblica tra cui l’unità del Paese, che oggi anzitutto significa ridurre il divario Nord/Sud.
Allora è bene che Fini chiarisca. Altrimenti continua ad alimenti introno a lui speranze prive di concreti ancoraggi. Perché delle due l’una: o Fini è sconfitto inesorabilmente ed ha scelto deliberatamente di rivestire l’unico ruolo che gli si consente ( quello del saggio che indica – assieme al pensatoio di FareFuturo - la via giusta al centrodestra e che il centrodestra ignora sistematicamente ) o Fini, conscio di aver commesso errori fatali nel passaggio da An al Pdl, che hanno consegnato per intero il centrodestra a Berlusconi e alla Lega, medita di rientrare nel dibattito vero appena coglie l’inciampo estremo di Berlusconi.
Ma se Berlusconi non molla neppure dietro le cannonate di Giuseppe D’Avanzo e di buona parte della stampa italiana sul suo privato/pubblico (forse la vera causa della frenata del Pdl di sabato e domenica ), il presidente Fini, se non vuole gettare al vento decenni di lavoro, non ha che una scelta da compiere e in fretta: scendere al più presto dall’aulico scranno...