21 maggio 2009    

Chi è Corrado Calabrò


Il Chi è di Corrado Calabrò

L’animo  umano  sfugge allo sguardo più penetrante”. Napoleone, che di uomini s’intendeva,  non aveva dubbi.  Il calabrese Corrado Calabrò, classe 1935,  timoniere dell’Authority per le  comunicazioni,  ne è un  esempio.  Appena lo  ficchi  in un ruolo, oplà!, sguscia via. Non a caso a Roma   dice di sentirsi “come un pesce nell’acqua”. Confessa, però, che la  mattina, quando spalanca le imposte, avverte  un senso di privazione: “Sul momento  non realizzo, ma poi capisco: mi manca il mare, che vedevo dalle finestre di casa mia, a Reggio”.  Corrado Calabrò, Presidente dell'AgcomDove, negli Anni ’40  ha  fatto “studi severi” (laureato in legge a Messina in tre anni e mezzo) grazie ai quali  ha  vinto  più concorsi, fino a quello selettivo al Consiglio di Stato. Luogo di libertà  la Calabria per il giovane

Corrado: “Nelle  vacanze estive facevo una vita da selvaggio, nuotando, uscendo  con i pescatori la notte, andando a caccia. Da ragazzino vivevo solo per parecchi giorni alla settimana, con una dozzina di cani da caccia che circolavano per casa e col fucile carico  accanto al letto”. 


Vita selvaggia, ma con letture furiose: romanzi, storia, poesia, ma anche fisica e astrofisica, “che era la materia che avrei voluto prendere all’Università. Ma mio padre mi disse che le condizioni economiche della nostra famiglia, avevamo avuto un dissesto,  non me lo consentivano”.

Fratello minore di don  Italo,  non un  prete e basta. In trincea accanto ai minori difficili, le ragazze madri, i disabili.  E a muso duro  contro la ‘ndrangheta. Disse una volta : “I mafiosi sono uomini senza onore”.  Ma Calabrò è anche  il  giurista  talentuoso,  presidente del Tar del Lazio,  il giurisperito  accanto a  politici di rango come Aldo Moro a Palazzo Chigi. 

Se però lo pensi di ghiaccio, alle prese con  sentenze  e codici,  hai toppato. Adesso incede il Calabrò poeta mediterraneo. E scrittore capace di scandalizzare.  La sua opera  tradotta in 13 lingue.  Quindici raccolte di poesie e un  romanzo finalista allo Strega.  Che ha fatto sobbalzare dalla sedia  chi lo reputava   potente e pudico    esponente della lobby delle toghe amministrative.  Frasi erotiche  di  “Ricordati di dimenticarla”  hanno suscitato inquietudini. Dietro Alceo, il protagonista ossessionato dal sesso, s’intuisce  lo sguardo divertito  dell’autore  che svela la “mediocrità istituzionalizzata”  della  borghesia romana. E usa il sesso, di cui niente è taciuto, come il  ritorno alle origini.

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