12 maggio 2009    

Sulla sanità la politica si gioca tutto (di Antonio Borrello*)


Sulla sanità la Calabria  si gioca  la propria credibilità. A tal punto che l’esito di questa partita sarà, secondo come finirà, l’inizio di un nuovo regionalismo o la fine di un’intera classe politica. A mio avviso,  le prese di distanza di una parte politica, circa eventualità responsabilità, sono ingiustificate, persino suicide. La sanità costituisce la sfida più alta che la politica, senza distinzioni, deve fronteggiare. L’Aventino non assolverà  questa Il vice presidente del Consiglio regionale Antonio Borrello (Pd)opposizione di centrodestra  neanche dinanzi al fallimento più cupo. Non perché il

centrodestra sia responsabile, negli ultimi anni, di scelte puntuali, ma perché il flop della sanità non inizia nel 2005; e perché, osservazione non irrilevante,  dal 2005 in avanti, compresa l’ultima seduta del Consiglio regionale in cui il Pdl ha preferito disertare, non si ha notizia di una proposta, un’idea, un progetto ascrivibile al centrodestra.  La politica non si riduce a interpretare una parte del copione assegnato il giorno delle elezioni, ma esige che chi ha ricevuto un mandato,  in maggioranza o all’opposizione, impieghi il tempo lavorando nell’interesse della Calabria attraverso i mezzi che lo Statuto  mette a disposizione di ogni consigliere. Le fughe, poi, sono atteggiamenti, spiace dirlo, d’irresponsabilità, perché non aiutano né a uscire dalla crisi né a ridare alla Calabra una prospettiva. Se poi tra i fuggitivi vi sono anche ex assessori regionali dei tempi in cui i debiti erano nascosti sotto il tappeto,allora l’errore è anche sospetto.

Dopo le decisioni assunte dai Governi Prodi  e Berlusconi  che hanno imposto l’obbligo del rientro da un disavanzo che, per quanto riguarda la Calabria, è stato certificato in oltre  2 miliardi di Euro, era  evidente che una copertura “tecnica” del disavanzo, non solo non avrebbe  reso credibile il Piano di rientro, ma avrebbe lasciato ai calabresi un sistema sanitario senza futuro.

La sanità non è solo numeri e cifre, ma un sistema che deve essere governato, anche quand’è in crisi, e la crisi impone già  una riflessione anche per quando il sistema tornerà alla normalità. Ed è ciò che, con intento propositivo, abbiamo fatto noi. Assumendoci l’incarico di irrobustire la strategia del rientro finanziario con alcune idee-forti. Sarebbe stato, d’altronde,  indice di poca serietà politico-istituzionale defilarci dall’ impegno di rinvigorire la proposta della Giunta regionale per puntualizzare   regole rigorose e dare più certezza alla domanda di  una salute “normale”.

L’attività emendativa, perciò, a partire dalla norma per effetto della quale sono riconoscibili solo i debiti che abbiano a supporto atti amministrativi, ha  interessato, oltre al Polo Oncologico, anche le aree  dove la spesa ha raggiunto vertici da capogiro: ospedaliera, farmaceutica, diagnostica, personale. E ciò,  sia in funzione del contenimento dei costi che di una più efficace strategia per  innalzare la qualità dei servizi, introducendo, per la prima volta nella storia della Regione, rigidi sistemi di controllo interno presso le Aziende (Servizio ispettivo di verifica e controllo) ed esterno (Autorità  per il sistema sanitario) presso il Consiglio regionale. I flussi che scaturiranno dai controlli determineranno premialità per le efficienze e severissime sanzioni per le inadempienze.

Solo attraverso la scelta di ridisegnare l’adeguatezza  delle prestazioni da erogare in quei settori nevralgici dell’intero sistema, (in primis la sistematica verifica delle cartelle cliniche, delle prescrizioni dei medici di base, dei pediatri di libera scelta e di quel che segue)  è possibile perseguire obiettivi virtuosi, per cui, a nostro avviso,  non era da cestinare un modello dove:  a)L’ospedale aveva smarrito la prerogativa di “luogo per acuti” e i pronto soccorso erano diventati veri e propri ambulatori di base; b) La spesa farmaceutica è ben oltre il tasso programmato del 14% ( in alcune aziende supera il 23%); c)La diagnostica strumentale e di laboratorio registra tempi di attesa biblici e ritmi di crescita incontrollata; d) Le dotazioni organiche sovradimensionate, il ricorso al lavoro flessibile, soprattutto su versante amministrativo, hanno collassato le Aziende, impegnate più a macinare clientela che a produrre servizi.


Essere intervenuti su queste criticità( il Regolamento d’uso dell’ospedale, per esempio,  non esiste in nessuna Regione, ma istituirlo in Calabria era indifferibile) ha significato, nelle more del Piano sanitario, porre le basi per guardare con maggiore fiducia ad un sistema sanitario che ingoia ingenti  risorse ( 3 miliardi e 300 milioni di euro annui), produce debiti indecenti, non garantisce servizi soddisfacenti e costringe i calabresi a curarsi fuori spesso per patologie “ordinarie”.

Il centrosinistra rispetto al “caso” sanità,  sapeva bene che questa era la condizione calabrese, perciò  il non avere voluto, fin dall’inizio della legislatura, dotarsi di  un modello organizzativo rivoluzionario, è stato un errore che ha aggravato una situazione notoriamente deficitaria . Il Pdl, al contrario, non solo ha fabbricato quasi per intero un deficit attribuibile ad anni di governi regionali del centrodestra ( sono piene le cronache dei giornali delle denunce del centrosinistra  circa il poderoso debito accumulato fino al 2005 quale  logica conseguenza di  bilanci delle Aziende sanitarie  frutto di  marchingegni tecnici per nascondere la montagna di debito che si andava accumulando   non registrando le fatture, spostando agli esercizi successivi la competenza o, addirittura, costringendo i creditori a ricorrere a decreti ingiuntivi e pignoramenti presso terzi , e, quindi, fuori da ogni contabilità ufficiale), ma con la sua evanescenza politica ed istituzionale in questa legislatura,  e quindi realizzando un’opposizione inesistente, ha privato la politica della dialettica maggioranza/opposizione che è imprescindibile per un buon risultato amministrativo.

Pertanto non la fuga dall’Aula è l’autoassoluzione per i suoi sbagli, ma la partecipazione, nel rispetto del suo ruolo, al dibattito che sarà ancora più intenso nei prossimi giorni.  In questo senso, la posizione assunta dall‘UDC è paradigmatica: pur votando contro, ha deciso di partecipare al confronto, ben sapendo che sulle drammatiche questioni in discussione è doveroso non abdicare al ruolo istituzionale, ma svolgere appieno  la propria parte. Infine, specie nel lustro Chiravalloti, mai noi dell’opposizione, neanche dinanzi a  bilanci drogati, mai ci siamo sottratti al confronto, per rispetto del mandato ricevuto, per rispetto dell’Istituzione, per rispetto dei cittadini calabresi, per rispetto della politica che non può, specie nella sanità, muoversi a slogan e frasi fatte, ma ha necessità, prima di conoscenza, e poi di idee, ragionamento, impegno sistematico.

* Vice presidente del Consiglio regionale
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