20 aprile 2009    

Il ricordo del Consiglio regionale di una desaparecida calabrese (di Romano Pitaro)


Un mazzo di fiori per Angela Aieta. La desaparecida d’origine calabrese, assassinata dai militari nell’ Argentina  della Guerra sporca, è  stata ricordata con una cerimonia pubblica   promossa dalla delegazione del Consiglio regionale in Argentina,  dai tre  figli e da esponenti di  associazioni impegnate sul fronte dei diritti civili.
La cerimonia si è svolta  nella piazza “Angela Aieta”  (nel popoloso quartiere ‘Costitution’ dov’è ubicata la stazione ferroviaria più importante della metropoli sudamericana) che Buenos Aires ha dedicato alla  vita di una donna dalla tempra  forte,  emigrata da Fuscaldo - un borgo calabrese in provincia di Cosenza -  che finisce torturata e assassinata dai militari argentini, mentre un altro suo figlio, Salvador Jorge Gullo (cui il partito della Presidente della Repubblica Cristina Fernandes de Kirchner ha da poco dedicato   una sezione)  si aggiunge alla lunga  lista dei desaparacidos.La delegazione del Consiglio nella piazza dedicata ad Angela Aieta
Angela Aieta  fu sequestrata clandestinamente dai militari nella sua casa in via Cachimayo a Buenos Aires il 5 agosto 1976. Aveva 55 anni.  Di recente i suoi aguzzini sono stati condannati all’ergastolo in Italia.   
La delegazione del Consiglio (Borrello, Amendola,  Censore e  Feraudo),  il responsabile per l’America Latina della  Uil/Italia Josè Tucci,  i figli  della donna assassinata - uno dei quali, Dante Gullo,  è un noto    deputato nazionale  del Fronte della Vittoria,    un formazione politica   sorta dalle ceneri del   Partito Giustizialista di Peron -    e   Angela Boitano, la   presidente delle madri degli scomparsi d’origine italiana che ha perso due figli in quegli anni cupi, hanno  deposto  al centro della piazza intitolata alla desaparecido calabrese  un mazzo di fiori o osservato un minuto di silenzio. 
Con l’intento di “non dimenticare mai”  le vittime della Guerra sporca (30mila)  in cui sono rimasti coinvolti moltissimi italiani,  la delegazione dell’Assemblea legislativa   calabrese, prima di altri incontri a Buenos Aires dove vive  oltre il 30 per cento dei 40 milioni di argentini di cui 12 milioni d’origine italiana,  ha voluto onorare  la memoria dei desaparacidos e ricordare un periodo buio del Paese ( 1976 – 1985)   durante il quale  le garanzie costituzionali sono state abrogate.
Il figlio di Angela Aieta,   l’on.  Dante Gullo, dopo aver sostenuto che “ La Calabria è una  terra cui tutti noi siamo fortemente  legati e   che ringrazio per la sua costituzione di parte civile nel processo”, ha chiesto ai quattro consiglieri regionali “che la  vicenda di mia madre e la sua storia  siano  ricordate, soprattutto nelle scuole, ogni 24 marzo (il giorno del golpe militare) . L’Italia e la Calabria che è la regione dove mia madre è nata,  debbono sapere cos’è accaduto quì e che fine ha fatto una sua figlia che ha opposto resistenza alla tirannide in difesa della libertà e della democrazia”.  
Per Angela Aieta,   emigrata in Argentina assieme ai genitore  e finita  torturata e assassinata dai militari, la  Regione Calabria e la Provincia di Cosenza  si sono costituite parte civile nello  storico processo aperto in Italia per restituire giustizia, dopo trent'anni, a tre desaparecidos italiani. Il processo si è concluso con  la condanna -  irrogata  dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma il 24 aprile 2008 e confermata dalla prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione -    di Alfredo Ignacio Astiz, l'ex intoccabile tenente della Marina argentina, e di altri  gerarchi argentini: Jorge Eduardo Acosta,  Jorge Raúl Vildoza, Antonio Vañek e Héctor Antonio Febres.
Una delle tre vittime per cui si è tenuto il processo  era  Angela  Aieta,  sequestrata dai militari   perché madre di uno dei capi dell'opposizione alla dittatura: Dante Gullo (oggi deputato),  detenuto senza mai un processo per ben otto anni e otto mesi, dal 1975 fino al ritorno della democrazia. Angela Aieta  fu torturata per mesi.
Ricorda il figlio: "Mia madre era una calabrese che ha tenuto duro,  pensate che quando la riportavano dalla sala delle torture, secondo il racconto di   un’altra  sequestrata,  e  la rimettevano per terra  legata e bendata,   invece di lamentarsi rincuorava l’amica  dicendole : 'Coraggio, siamo ancora vive'. D’altronde, grazie al suo silenzio sono state salvate tantissime persone. Fu gettata viva da un aereo in uno dei voli della morte e oggi il nostro dovere è di non dimenticarla”.”
I consiglieri regionali si sono impegnati ad assumere le iniziative più adeguate per far conoscere in Calabria la storia di Angela Aieta, ad incominciare dalle scuole.
Ha commentato il vicepresidente Borrello: “Su questa dolorosissima vicenda un apprezzamento  va alla Presidenza della Repubblica dei kirchner, Nestor e Cristina, perché l’Argentina ha  ratificato la Convenzione sull’imprescrittibilità dei crimini di guerra e lesa umanità delle Nazioni Unite e perché il Parlamento ha votato la  legge che dichiara nulle le due leggi del Punto final e dell’Obietencia debita, ossia gli obbrobri giuridici con cui nell’86 e nell’87, sotto la pressione dei militari del tempo, era stata sancita l’impunità per migliaia di killer responsabili di un bagno di sangue”.
 Il consigliere Amendola ha aggiunto:  “La storia argentina  riguarda milioni e milioni di italiani tra cui tantissimi calabresi e noi oggi esprimiamo soddisfazione per i segni di ripresa che si avvertono nel processo di verità e condanna dei responsabili”. E Censore: “Oggi abbiamo compiuto un gesto di grande nobiltà verso una donna coraggiosa che ha onorato l’Argentina democratica e la nostra regione. In Calabria la lezione di questa donna deve essere da monito per le nuove generazioni”.  Per   Feraudo: “ Dopo la costituzione come parte civile nel processo della  Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Calabria e della Provinia di Cosenza, le scuole calabresi devono  far conoscere ai nostri ragazzi l’esperienza di vita e di morte di una donna che ha sofferto tanto e pagato un prezzo altissimo”.

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