7 aprile 2009    

La metropoli? Un'idea nostra (di Giuseppe Bova*)
«E' una risposta alle derive leghiste del Governo»


Ecco l'intervento del Presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova pubblicato dal quotidiano ''Calabria Ora'' lunedì 6 aprile 2009.


Gentile Direttore, in un’epoca dominata dal conformismo, è possibile perseguire un’idea diversa e, secondo noi, più audace delle altre?  Sull’Area Metropolitana dello Stretto, come su ogni altra questione, per nostra formazione politica e culturale, non abbiamo mai avuto la pretesa che ci fosse una sorta di “pensiero unico”. Ma francamente, di fronte ad alcuni articoli pubblicati sul suo giornale, siamo rimasti sconcertati. E, se ce lo consentirà, spiegheremo il perché ai lettori di Calabria Ora. Il Presidente del Consiglio regionale Giuseppe BovaInnanzitutto, siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Sì, perché i primi a parlare di Area Metropolitana e soprattutto a fare qualcosa di concreto siamo stati noi, Su questo tema presentai una proposta di legge cinque anni fa. Ed è stato il Pd della provincia di Reggio Calabria a sollevare, il 29 gennaio scorso, la questione, presentando un apposito emendamento al ddl sul federalismo fiscale. La riforma era già passata al Senato: peccato che della Città metropolitana, in quel documento, non ci fosse alcuna traccia. Quello che abbiamo fatto è sotto gli occhi di tutti: abbiamo lanciato una sfida aperta, in una conferenza stampa, davanti  a decine di giornalisti!
Piaccia o no, noi abbiamo fortemente voluto l’Area metropolitana di Reggio Calabria. D’altro canto siamo sempre stati abituati a raggiungere i più importanti traguardi sfidando il “senso comune”. Ne vuole un esempio? Quando, 24 anni fa, tutti volevano costruire a Gioia Tauro un’enorme centrale a carbone, ad assumersi la responsabilità di organizzare un referendum per contrastare quello scellerato progetto fu proprio chi scrive questo articolo, all’epoca segretario provinciale del Pci. Sa, gentile Direttore, che cosa dicevano alcune autorevoli personalità politiche dell’epoca? Che avremmo voluto “illuminare la Calabria con le candele”. Si sono ricreduti tutti, venti anni dopo.
Al posto di quella centrale a carbone ora c’è il più grande porto logistico del Mediterraneo. Un miracolo che senza quel referendum non sarebbe mai stato possibile.
Oggi l’Area Metropolitana è uno dei pochi rimedi a disposizione per dare una prospettiva di sviluppo a questa terra. Non vogliamo affatto un pennacchio di campanile, né auspichiamo una semplice conurbazione per un agglomerato di case. La nostra visione è un’altra, e ha una linea d’orizzonte molto più ampia.
L’idea che abbiamo è quella di una vasta area urbana, sulle due sponde dello Stretto, che già oggi rappresenta notevoli potenzialità da mettere in rete. L’Area metropolitana, anche dal versante calabrese, dispone di straordinarie risorse naturalistiche, paesaggistiche e culturali. Di un enorme capitale sociale che, nella migliore delle ipotesi, è sotto-utilizzato, quando non del tutto inutilizzato. Di un porto strategico come quello di Gioia Tauro, di uno snodo dei trasporti fondamentale come Villa San Giovanni; di un aeroporto - quello dello Stretto - che dovrà diventare lo scalo privilegiato per tutta l’area. A ciò si aggiungono le nuove prospettive per Saline Ioniche, che potrà e dovrà assumere una funzione chiave in termini di innovazione e ricerca scientifica, grazie al polo tecnologico che affiancherà la filiere del fotovoltaico. Il bisogno di raggiungere questo traguardo era per noi già chiaro cinque anni fa, all’epoca del mio primo progetto di legge sulla Città metropolitana dello Stretto. Ma oggi è diventata un’esigenza imprescindibile, anzi vitale per la nostra area, in un contesto generale dominato dalla cultura “lego-nordista”. In questi anni le condizioni del Mezzogiorno sì sono aggravate e gli equilibri interni del Paese sono diventati ancora più insoddisfacenti.  Una panoramica dell'Area dello Stretto vista da ReggioQuello che ieri per noi era una semplice preoccupazione, oggi si sta trasformando in una legge dello Stato. Le differenze tra Nord e Sud stanno diventando profondissime.
Di fronte a rischi talmente elevati, era necessario dare una risposta subito, temperando gli effetti negativi derivanti dalla riforma sul federalismo fiscale. La nostra risposta è stata l’Area metropolitana. Da qui la nostra “sfida comune” all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Scopelliti al governo nazionale. Nel nostro caso, tuttavia, la proposta partiva dal Pd, che in Paramento è in forte minoranza e per questo l’obiettivo finale non poteva che essere raggiunto in modo bipartisan. D’altro canto, quando si tratta di realizzare grandi riforme istituzionali, come questa, bisogna raggiungere le più ampie convergenze democratiche e politico-istituzionali. Certo, si può anche non essere d’accordo con noi. Ma se non si è a favore dell’Area metropolitana, si ha il dovere di esplicitarne i motivi e soprattutto indicare una valida alternativa di sviluppo per la Calabria e per la nostra area. E’ troppo facile trincerarsi dietro affermazioni demagogiche, ricorrendo alla vecchia paccottiglia del discredito personale. Tanto più se essa, come in questo caso, si fonda su insinuazioni destituite di fondamento, che offendono la verità.
La nostra volontà di raggiungere l’obiettivo dell’Area metropolitana è stato perseguito alla luce del sole, con passaggi pubblici e atti politici trasparenti, senza contrapposizioni di campanile, né accordi sotto banco.
Sorgerà così sullo Stretto una delle capitali del Mediterraneo, capace di dare del tu all’Europa e di intercettare la vitalità dei mercati dei Paesi della riva Sud del Mediterraneo e di quelli del Medio Oriente. Questo è un progetto che si realizza, un’idea vincente che noi rivendichiamo, di cui abbiamo salutato il successo assieme alla cittadinanza reggina.Dovrebbero farlo tutti i calabresi, perché l’Area metropolitana dello Stretto sarà un volano di sviluppo per l’intera regione e per la dirimpettaia Sicilia.


* Presidente del Consiglio regionale
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