23 marzo 2009    

Espressioni di gratitudine (di Mons. Antonio Staglianò)


Il testo dell’intervento del nuovo vescovo calabrese, inviato nella diocesi di Nola, pronunciato al termine della Liturgia di Ordinazione Episcopale - Palamilone di Crotone 19 marzo 2009



Sia resa gloria a Dio nel più alto dei cieli perchè compie sulla terra degli uomini le sue meraviglie.  Lo confesso ora: Dio è buono e la sua misericordia è grande nella mia vita in quest’ora. Quest’ora è opera di Dio ed è “solo grazia”. Rispetto all’evento del dono dell’Episcopato, della pienezza dell’Ordine sacro, mi sento e sono infinitamente piccolo, “nulla”: credo però in Dio che dal nulla crea tutte le cose e mi ama e con la sua Provvidenza mi conduce – quale unico reale “buon pastore”- sui pascoli verdeggianti della misericordia, della verità, della carità. Questa Provvidenza – lo dico con le parole del Beato Antonio Rosmini - «Io meditandola l’ammiro, ammirandola l’amo, amandola la celebro, celebrandola la ringrazio, ringraziandola m’empio di letizia. E come farei altramente, se so per ragione e per fede, e lo sento coll’intimo spirito, che tutto ciò che si fa, o voluto o permesso da Dio, è fatto da un eterno, da un infinito, da un essenziale Amore? E chi potrebbe corrucciarsi all’amore? ». Confesso che “Dio è amore”,  Deus caritas est: qui è l’inizio di tutto, come ci ha ricordato Benedetto XVI, il Santo Padre, al quale esprimo la mia filiale e devota gratitudine – nel giorno della festa onomastica - per essersi degnato di nominarmi Vescovo dell’amata e nobile Chiesa di Noto.
L’amore di Dio è anzitutto misericordia che genera e rigenera.
Nel mistero dolcissimo del Padre della misericordia il mio cuore trabocca di gratitudine per il grembo che mi ha dato la vita: sono contento di esserci, di esistere, di vivere. Grazie allora ai miei genitori che con il loro amore coniugale hanno permesso a Dio di amarmi con il dono della vita e in loro – mamma e papà – ringrazio i miei familiari, tutti, per il tempo bellissimo della nostra crescita umana e cristiana, per il loro affetto e la loro vicinanza: sono contento di essere vostro figlio, fratello, amico e sono contento di voi come genitori, fratelli e sorelle e amici.
Sono contento, in particolare, di essere cristiano e di essere prete: perciò ringrazio soprattutto anche l’altro grembo che mi ha donato la fede: la mia parrocchia di origine di Isola Capo Rizzuto e quel fonte battesimale da cui non mi sono mai spiritualmente distaccato, sin da ragazzino, sotto la guida di Mons. Giacinto Scalzi, di venerata memoria, e poi dei Padri rosminiani che mi hanno aiutato a maturare nella fede fino al sacerdozio, il 20 Ottobre 1984. Per questo, un grazie speciale va a quanti mi hanno accompagnato con amorevole cura in quel lungo e straordinario cammino, don Riccardo Alfieri specialmente, così come anche i superiori e i professori dei seminari milanesi di Saronno e Venegono: tutti ringrazio nelle persone, presenti in questa celebrazione, di S.E. Mons. Renato Corti (Vescovo di Novara) e di S.E. Mons. Francesco Coccopalmerio (Presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi). Grazie per essere qui, per tutto quello che mi avete donato. In voi ringrazio tutta la nobile Diocesi ambrosiana – il cui Arcivescovo il Card. Dionigi Tettamanzi, mio professore di morale voglio sa qui salutare -, per l’accoglienza e per la grazia di affetto, di cultura e di testimonianza nella carità che mi ha permesso di ricevere da Dio negli anni della mia formazione al presbiterato, prolungatesi a Roma nel seminario Lombardo.
Da prete ho amato e servito la mia Chiesa diocesana di Crotone-S.Severina: qui sono stato edificato dalla fede di tanta gente, dall’amicizia dei confratelli e dalla guida autorevole dei miei Vescovi: grazie a Mons. Mugione,  del quale ho apprezzato - pur nella sua breve permanenza tra noi – la ricerca della comunione e lo sviluppo delle sinergie pastorali; grazie a Mons. Agostino dal quale ho appreso tanta sapienza e ho ricevuto tanta intelligenza pastorale nel suo lunghissimo e fecondo magistero in mezzo a noi, la cui abbondante grazia ha permesso alla nostra Chiesa locale di esprimere ben quattro vescovi, includendo oltre Mons. Graziani e Mons. Cantafora, anche S.E. Mons. Bregantini, già vescovo di Locri e ora Arcivescovo metropolita di Campobasso. Anche loro ricordo e ringrazio di cuore.
In particolare a Lei Ecc.za Rev.ma, Mons. Graziani, prima confratello e collega di insegnamento all’Istituto teologico Calabro e da alcuni anni mio Vescovo, rivolgo un ringraziamento sovrabbondante, perché ha voluto associarmi più direttamente all’esercizio del suo ministero di governo nella nostra Diocesi, nominandomi Vicario episcopale per la cultura (esperienza che mi risulterà ora preziosissima), ma anche per come ha desiderato spendersi per la preparazione gioiosa di questa ordinazione episcopale: Lei ha voluto e saputo “pensare in grande” in un dono che ha suscitato tanta donazione. Perciò,  in Lei ringrazio anche quanti con spirito di dedizione hanno lavorato per costruire la bellezza di questo evento.
Ora che sono Vescovo, inserito nella successione apostolica, vivo in modo speciale la comunione fraterna con tutti i Vescovi del mondo, nella collegialità episcopale, non solo effettiva, ma anche affettiva. Estendo il mio ricordo grato ai confratelli Vescovi: a Mons. Mondello, Presidente della Conferenza episcopale calabra e agli Ecc. mi Vescovi della Calabria, con i quali ho avuto la gioia di collaborare nei lunghi anni del mio servizio pastorale come docente nel Seminario Teologico Regionale S. Pio X e spesso, più da vicino, in occasione di Convegni o incontri per i quali sono stato invitato nelle varie Diocesi della Regione. Grazie per la vostra paterna vicinanza.
A Mons. Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo e Presidente della Conferenza episcopale siciliana e agli Ecc. mi Vescovi della Sicilia, qui presenti, i quali dal primo momento mi hanno manifestato affetto e fraterna amicizia. Grazie. Tra i Vescovi siciliani, non più per ora operante in Sicilia, mi è doverosamente piacevole ringraziare S.E. Mons Mariano Crociata, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, nonché mio illustre predecessore nella Chiesa Netina e al momento Amministratore Apostolico: a Lei, cara Eccellenza, apprezzato ed amato Pastore, penso di esprimere a nome dei fedeli dell’intera Diocesi la più viva gratitudine per il Suo Ministero episcopale svolto con passione e dedizione. La mia speranza è di potermi fare subito spazio nel cuore del popolo netino come Lei ha saputo fare in appena un anno. Per questo chiedo ora e sempre le chiederò vicinanza e aiuto.
Ringrazio, altresì, i numerosi Presuli amici qui convenuti da varie parti d’Italia (Mons. Fisichella, Mons. Semeraro, Mons. Orofino, Mons. Nolè, Mons. Todisco, insieme a Mons. Corti e Mons. Coccopalmerio,  Mons. Bregantini …………..); la vostra presenza mi ricolma di letizia poiché esprime ancor più visibilmente la communio episcoporum della Chiesa cattolica, della Chiesa universale. Un grazie particolare al Vescovo di Butembo Beni, S.E. Mons. Melchisech Sikuli della repubblica democratica del Congo con cui Diocesi esiste un ventennale gemellaggio con la Chiesa locale di Noto: grazie di cuore per la sua presenza. Avremo modo di sviluppare la nostra amicizia nelle spirito della solidarietà e della mutua carità che lo Spirito suscita in ogni dove per il bene della Chiesa. Il mio ringraziamento sentito vada a tutti quelli che pur non essendo di persona oggi qui, sono vicini nella preghiera. In particolare i Cardinali Giordano (Arcivescovo emerito di Napoli) e il Card. Norberto Rivera Carrera (Arcivescovo di Città del Messico), la cui presenza era certa da tempo, ma che per diversi imprevisti all’ultimo minuto non hanno potuto essere qui.
Infine a Lei, Card. Camillo Ruini, desidero esprimere la mia incommensurabile gratitudine. Grazie Eminenza, perché oggi per mezzo dell’imposizione delle mani e con l’invocazione dello Spirito Santo mi ha ordinato Vescovo. La Sua presenza è per me motivo di grande letizia e onore. Nei lunghi anni in cui Ella mi ha dato la possibilità di collaborare più da vicino con Lei per il progetto Culturale della Chiesa Italiana, ho avuto modo di sperimentare la passione e lo zelo che Vostra Eminenza nutre per la Chiesa, la Sua raffinata intelligenza, l’amore per la verità, ben evidenziato nel Suo motto episcopale, Veritas liberabit nos , come pure il Suo instancabile lavorio per la ricerca di una adeguata opera di evangelizzazione inculturata della nostra Chiesa italiana, allo scopo di rispondere alle molteplici sfide del nostro tempo, per comunicare il Vangelo in un mondo che cambia di continuo.

L’amore di Dio è verità nella carità
Nel cristianesimo la verità nasce e rinasce sempre dalla carne, perché la verità è una persona, Gesù Cristo, e in Lui si è data la mondo nella carne del suo dono, spinto fino all’effusione del sangue, fino alla morte per amore. Perciò, chiunque cerca la verità dischiude il suo cuore a vivere nella carità. Il linguaggio della carità è decisivo per la credibilità della fede nelle società odierne che soffrono di mancanza di solidarietà, di prossimità e di cura, a fronte di tanti bisogni che richiederebbero maggiore amorevole vicinanza. Della carità però si deve dire come il Rosmini che ha “tre forme” e non una sola: è una in tre forme, reale, intellettuale, morale. Insomma non si tratta solo di dar da mangiare (anche e non bisogna dimenticarlo mai): è necessario soprattutto orientare le intelligenze verso la verità, contro lo smarrimento e le vertigini amaramente presenti specie nei giovani e soprattutto convincere tutti che è importante fare il bene e evitare il male, essere giusti e onesti etc. etc.
Nella contemplazione della verità nella carità voglio ringraziare tutti i miei confratelli sacerdoti, i diaconi e i religiosi e le religiose che quotidianamente si spendono per la grazia del Vangelo: le loro fatiche siano ricolmate dalla gioia della speranza che il Signore interviene e libera e salva,  nel tempo opportuno. Ringrazio i colleghi dell’Istituto teologico calabro e i seminaristi della Calabria, ricordando che lo studio e l’insegnamento della teologia è un segmento prezioso e insostituibile dell’azione pastorale della Chiesa tertio millennio ineunte. La nostra fede è fides quaerens intellectum e senza l’intelligere rischia di essere nulla, comunque infeconda: coltivate l’intelligenza della fede per permettere al popolo santo di Dio di maturare nell’esperienza credente. Una fede matura “anche perchè pensata” è oggi attesa avendone bisogno come il pane e forse più del pane. In questa speranza saluto e ringrazio tutti i fedeli laici, qui presenti e in particolare quanti ho avuto modo di conoscere e di amare lungo tutto il cammino del mio servizio pastorale come vice parroco in Cattedrale e a S. Rita, nella mia parrocchia originaria di Isola Capo Rizzuto e in quella – amatissima – di Le Castella, nella quale per nove splendidi anni sono stato parroco, in solidum con don Fortunato Morrone.
Amiamo la verità e nella verità dialoghiamo per il bene dell’uomo, per la dignità dell’umano nell’uomo: ringrazio e rivolgo il mio deferente saluto a tutte le autorità qui presenti, civili e militari, di ogni ordine e grado, in modo particolare il Prefetto di Crotone, il Signor presidente della regione Calabria, il Presidente della Provincia di Crotone, così come anche tutti gli amici onorevoli del Parlamento, i rappresentanti delle Istituzioni, il sindaco di Crotone e il Sindaco di Isola Capo Rizzuto e  tutti gli altri sindaci che mi hanno onorato con la loro presenza. In voi saluto e guardo già ai colleghi nei territori netini – saluto il Presidente della Provincia di Siracusa, qui presente-, con i quali sicuramente lavoreremo in sinergia per il bene della nostra comunità civile e nel rispetto reciproco dei ruoli.

Basta così. Per ognuno di voi avrei voluto dire qualche parola di affetto e di ringraziamento. Mi perdonino quelli che ho dimenticato. Tutti sappiate d’essere presenti nel profondo del mio cuore e delle preghiere mie e di quanti pregano per me, in modo speciale le contemplative carmelitane del monastero di Crotone e le benedettine del monastero di Ghiffa in Verbania, senza dimenticare due Vescovi defunti che nel mistero dell’angelo custode sento molto vicino al cammino della mia vita, Vincenzo Savio (che fu vescovo di Belluno) e Cataldo Naro (che fu Arcivescovo di Monreale): grazie Signore per la loro amicizia.
Ora però guardo al futuro e vedo a voi, popolo netino, convenuto numeroso qui a Crotone – sacerdoti e fedeli laici - per gustare “quanto è buono e soave il Signore”. Vi ringrazio per la vostra vicinanza e affido il mio ministero episcopale alla Vergine Santa, regina degli Apostoli, venerata a Noto con il dolce titolo di “Maria scala del paradiso”. Sia Lei il mio sostegno e la Stella luminosa del cammino della nostra amata Chiesa di Noto. San Giuseppe, vir justus, i Santi Apostoli Pietro e Paolo, columnae ecclesiae e San Corrado ci proteggano e ci aiutino ad essere sempre testimoni di Cristo, Via, Verità e vita.
Allo scopo vi lascio ora con le stesse parole con cui verrò a ritrovarvi il 2 Aprile 2009, giorno del mio ingresso a Noto, iniziando il mio ministero pastorale tra voi. Sono le parole del servo di Dio Giovanni Paolo II, della cui morte proprio quel giorno ricorre il quarto anniversario: «Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Si, solo lui lo sa».


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