10 marzo 2009    

Galati (Nuovo Psi): ''Inconcepibile: dipendenti sanità privata senza stipendio''


“E’ allarmante apprendere che ci sono lavoratori della sanità privata accreditata  che non percepiscono lo stipendio da più di otto o dieci  mesi. Una situazione del genere, mentre divampa una delle crisi più gravi che il Paese e l’Europa ricordino, non è concepibile”.Il consigliere regionale del Nuovo Psi, Francesco Galati

 E’ quanto afferma Francesco Galati, capogruppo del Nuovo Psi, secondo cui “Continuamente, non  solo nella provincia di Catanzaro ma in tutta la regione  si registrano casi di lavoratori cui le aziende sanitarie private accreditate con la Regione  non corrispondono lo stipendio e  ogni mediazione, persino quella sindacale,  risulta inutile e mortificante   per i lavoratori e le loro famiglie. Ebbene -  puntualizza Galati - è utile ricordare che  nella legge n 24 del 18 luglio 2008 (Norme in materia di autorizzazione, accreditamento, accordi contrattuali  e controlli delle strutture sanitarie e socio sanitarie pubbliche e private) è   inserito, per mia insistenza e recepito da tutti i consiglieri regionali, l’articolo 4 secondo il quale “la mancata o non corretta applicazione dei contratti di categoria comporta la sospensione dei contratti di  accreditamento per le aziende private  per non oltre 2 mesi. La mancata corresponsione nei modi e nei termini di legge, degli stipendi al personale di servizio, comporta l’applicazione di una sanzione pecuniaria correlata al tempo dell’inadempienza fino al massimo di 2/12  dell’importo contrattuale, fatto salvo il rispetto dei termini contrattuali tra le Aziende sanitarie e le aziende private”.

 “In queste situazioni di pura emergenza -  conclude Galati -  è richiesta una vigilanza, da parte della Giunta regionale, che non solo è dovuta, in virtù di una  precisa legge, ma che è decisamente auspicabile  al fine di evitare il possibile formarsi di  zone grigie in cui il lavoratore resta in balia del datore di lavoro. D’altronde, non si comprende perché mai, dinanzi a situazioni di autentica ingiustizia e direi quasi di vessazione nei confronti dell’elemento più debole della catena sanitaria che in questo caso è il lavoratore, le Aziende sanitarie e la Regione tardino a intervenire con la giusta determinazione. Sarebbe ora di porre fine alle autorizzazioni e agli accreditamenti, in alcuni casi privi di requisiti, che  sono concentrati nelle mani di società o persone  le quali non dimostrano volontà e capacità di far fronte agli obblighi di legge, garantendo i diritti dei lavoratori che spesso sono sfruttati sia per ciò che riguarda l’orario di lavoro sia per quanto attiene i pagamenti a volte non conformi ai contratti di categoria”.

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