19 febbraio 2009    

I due Bronzi di Riace al G8 in Sardegna? (di Cristina Cortese)
La proposta di Berlusconi


C’è una storia più antica che riguarda i Bronzi di Riace, impregnata di mistero, di suggestioni, di silenzio, quelli che, per secoli, hanno vissuto in fondo al mare prima che apparisse la luce. Ma c’è anche una storia più recente, frutto dei tempi che cambiano, in base alla quale i Bronzi, veicolo di promozione turistica, simbolo della cultura magno greca e del marchio italiano, possono, anzi debbono, uscire dal Museo della “Magna Grecia” di Reggio Calabria per viaggiare nel mondo.
Il Bronzo ''B'' esposto al Museo Nazionale di Reggio CalabriaTutto inizia con la bella avventura di un giovane sub romano che balza agli onori della cronaca perché, in una delle sue immersioni, si “imbatte” ad 8 metri di profondità con  due guerrieri che diventeranno famosi in tutto il mondo come i Bronzi di Riace. Era il 16 agosto 1972 quando Stefano Mariottini, immergendosi nel Mar Ionio a 300 metri dalle coste di Riace in provincia di Reggio Calabria, venne attratto dal braccio sinistro di quella che poi sarebbe stata denominata statua A, unica parte delle due statue che emergeva dalla sabbia sul fondo del mare. Per sollevare e recuperare i due capolavori, i carabinieri del nucleo sommozzatori utilizzarono un pallone gonfiato con l'aria delle bombole. Così il 21 agosto fu recuperata la statua B, mentre il giorno successivo toccò alla statua A, che ricadde al fondo poco prima d’essere portata al sicuro sulla spiaggia. La scoperta apparve subito sensazionale; gli studiosi fecero risalire la nascita delle Statue – che secondo alcuni potevano rappresentare Castore e Polluce - intorno al quinto secolo avanti Cristo. Inizio, così, per i due guerrieri una “nuova vita”: da Firenze per una delicata attività di restauro che durò diversi anni, passando al Quirinale dove furono esposti richiamando una marea di gente per arrivare, più belli che mai, dopo l’opera di restauro, alla sede naturale, il Museo della Magna Grecia dove, però, dopo il grande entusiasmo iniziale, i riflettori andarono spegnendosi sempre più. Furono queste le tappe che accompagnarono un ritrovamento eccezionale.

La proposta di Berlusconi
Ed arriviamo ai giorni nostri. La proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi di Il Museo Nazionale della ''Magna Grecia'' a Reggio Calabriaesporre in Sardegna per il G8 i mitici guerrieri riaccende una questione mai chiusa sulla quale, come, d’altra parte succede per le grandi dispute, è forte la spaccatura tra politica, sindacati, associazioni e cittadini. Mentre, sullo sfondo  - e non è cosa da poco - c’è la possibilità concreta che il Museo reggino debba chiudere per restauro e che quindi le statue, così come le altre opere, non potranno essere ammirate dai turisti per lungo tempo. Sarà questa la volta buona per far viaggiare i Bronzi?   E’ giusto chiederselo, visto che i precedenti non sono andati a buon fine.
Il primo tentativo risale al 1998 quando l’allora presidente della Regione Giuseppe Nisticò tentò di avviare la trasferta dei Bronzi per i giochi olimpici; qualche tempo di discussione e tornò il silenzio. Passano quattro anni e nel 2002 Giuseppe Chiaravalloti propone una delibera di Giunta che autorizza la scelta di riprodurre i Bronzi “per una esposizione itinerante in varie città del mondo”. Da quella delibera, che ottiene il solo voto contrario di Giuseppe Scopelliti, allora assessore regionale, nasce un aspro dibattito in Consiglio con una mozione firmata da quattordici consiglieri regionali per ottenerne la revoca. Cosa che riesce al presidente del Centro Studi Bosio, Pasquale Amato, che riceve esito positivo dall’impugnazione davanti al Tar. E a gioire sono tanti, in città, tra cui il prof. Vincenzo Panuccio, presidente degli “Amici del Museo” che, a proposito della delibera, parlò “di un caso di occultismo ai danni dei calabresi”.
La storia, dunque, continua…

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