13 febbraio 2009    

112 Stagisti scrivono al Presidente Bova: “Contro di noi una campagna denigratoria”.-


I vincitori dei voucher formativi per i migliori giovani laureati dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria hanno indirizzato alla Presidenza del Consiglio regionale una lettera, il cui testo si riporta di seguito integralmente.

Si tratta di una missiva ricca di spunti e di argomentazioni, che i vincitori della selezione hanno inteso diramare in risposta alle recenti, infondate e del tutto gratuite polemiche sulla vicenda.

In calce al documento sono riportate le firme di ben 112 laureati reggini (pressoché la totalità dei vincitori dei voucher della “Mediterranea”): il lungo articolo gode dunque di un’amplissima condivisione e non è il frutto né dell’iniziativa di un singolo, né di presunti e non meglio identificati “comitati” unipersonali o di plastica.

Alla presa di posizione dei laureati reggini sta già seguendo analoga iniziativa di quelli delle altre università calabresi.

A proposito di stage “pieni di soldi e vuoti di formazione”…, a proposito della totale vacuità della formazione impartita ai “superstagisti” del Consiglio Regionale della Calabria…, e soprattutto a proposito di uno studente coraggioso…

… a proposito di tutte queste cose, pare sia proprio giunto il momento che noi stagisti – o, dir si voglia, corsisti del Programma Stages, beneficiari del voucher del Consiglio Regionale della Calabria, cervelli in fuga, o qualsiasi altra più o meno fantasiosa etichetta volta per volta impressaci – esprimiamo il nostro punto di vista su una vicenda di cui in molti, forse troppi, stanno parlando fuorché i diretti interessati.Gli stagisti calabresi nel giorno della consegna dei voucher

A tal fine avremmo per vero gioco facile a richiamare in questa sede le garbate e quanto mai puntuali riflessioni svolte qualche giorno fa dai tre Rettori degli Atenei calabresi coinvolti nell’iniziativa del Consiglio Regionale e racchiuse in una lettera inviata all’On.le Senatore Pietro Ichino, che, come è noto, è senza dubbio il più autorevole sostenitore di quella che è ormai, a ben vedere, diventata un’autentica campagna anti-stages del Consiglio Regionale della Calabria.

Allo stesso modo, poco prima, avremmo potuto senza sforzo accodarci alle esaustive e pregnanti risposte fornite al noto giuslavorista sul nascere della polemica dal Presidente del Consiglio Regionale della Calabria On.le Giuseppe Bova, tra gli ideatori ieri, e oggi tra i più strenui difensori, dell’encomiabile iniziativa che ci vede personalmente coinvolti.

Potendo poi contare su un folto gruppo di validi giuristi (sic! “giuristi”, non semplici laureati in giurisprudenza), avremmo anche potuto decidere di contestare punto a punto la fondatezza delle fragili argomentazioni “in diritto” addotte dal Senatore a sostegno della interrogazione parlamentare dallo stesso presentata lo scorso 15 gennaio ai Ministri del Lavoro, della Funzione pubblica e delle Politiche Comunitarie “sulla vicenda dei super-stage calabresi”.

Avremmo potuto fare tutto questo, indignandoci in particolare per lo sconsolante quadro delineato dal prof. Ichino in uno dei passi maggiormente carichi di significato della citata interrogazione, là dove, nella consueta forma interrogativa indiretta propria di questa tipologia di atti, insinua persuasivamente il dubbio nei Ministri destinatari che “in questa iniziativa si manifesti un antico e mai superato difetto delle politiche del lavoro, praticate da decenni nel nostro Mezzogiorno, … che contribuiscono ad alimentare il circolo vizioso del mercato del lavoro meridionale, tra sovradimensionamento e inefficienza delle amministrazioni pubbliche … sfiducia dei giovani nella possibilità di trovare occupazione nelle strutture stesse e orientamento dei giovani stessi a privilegiare, nelle loro strategie, la ricerca del posto fisso in strutture pubbliche sovradimensionate come unica alternativa all’emigrazione”.

Uno scenario sconfortante, reso ancor più torbido dalla paventata (sempre dal Senatore) possibilità che al termine del biennio si rivendichi da parte nostra il diritto ad una “sanatoria”, per mezzo di cui conseguire una indebita stabilizzazione all’interno delle amministrazioni ospitanti, in barba alle prescritte procedure concorsuali e nel solco di una asserita deprecabile prassi perfettamente in linea con i più risalenti preconcetti in materia di politiche occupazionali praticate nel Mezzogiorno d’Italia.

Finora non lo abbiamo fatto, o forse non nel modo giusto. Probabilmente perché sin qui era mancata in noi la percezione, che però giorno dopo giorno ha preso sempre maggior forma, di essere nostro malgrado incappati nel bel mezzo di un vorticoso contrasto politico che con gli stages non sembra proprio avere nulla a che vedere.

Conferma sembra ne sia data dal trasversale interessamento recentemente manifestato sulla vicenda anche da parte di personaggi di estrazione politica ben diversa rispetto a quella del Senatore Ichino, che hanno frettolosamente adombrato qualche ulteriore riserva sull’ortodossia dell’utilizzo di un così consistente flusso di fondi comunitari per gli stages calabresi.

Ed allora, vien da chiedersi, siamo proprio certi che dietro l’insistente campagna denigratoria promossa  dall’illustre accademico – con il prezioso avallo di un (leggasi 1) anonimo e sedicente collega – non si nasconda, invece, una più plausibile manovra volta a perseguire ben altri fini, sulla cui natura peraltro sarebbe da parte nostra allo stato quanto meno incauto formulare ipotesi?

Dubbio legittimo, se sol si pone mente alla circostanza che ad essere ingiustamente incriminata è una delle poche iniziative del nostro Consiglio Regionale – non ce ne vogliano gli odierni ed autorevoli rappresentanti dell’Assemblea – su cui si è registrato subito un apprezzamento quanto mai ampio, trasversale e condiviso. Apprezzamento scevro da condizionamenti politici e soprattutto espresso dalla stessa opinione pubblica, grata alla classe politica locale di aver fatto finalmente qualcosa per i giovani di questa regione, impiegando in larga parte denaro sin qui speso per mantenere i ben noti e odiosi privilegi della “casta”.

Ci sia consentito ancora spendere una breve riflessione sui contenuti dell’attività che stiamo svolgendo in seno a questa discussa iniziativa. Non fosse altro per tentare di offrire, a quanti oramai appassionatamente seguono le puntate di questa inedita telenovela dai canali preferenziali dei siti web del senatore e della Repubblica degli stagisti, un’immagine diversa rispetto a quella fortemente falsata descritta da uno “studente coraggioso” partecipante all’iniziativa (così definito sul primo dei menzionati siti). Talmente coraggioso, da fare espressa richiesta di aver garantito il riserbo sulla sua identità, forse temendo il rischio di rappresaglie (siamo in Calabria, no?), o forse più plausibilmente di perdere il compenso mensile di 900 € datoci dal Consiglio Regionale, stante la stridente contraddizione logica tra quanto dal medesimo riferito e la possibilità di proseguire nell’iter formativo che ci attende. Gli stagisti ritirano i voucher

Senza indugiare oltre su questa discutibile presa di posizione, che forse avrebbe dovuto più coerentemente suggerire al suo autore l’opportunità di rinunciare al voucher, onde evitare l’aggravamento delle conseguenze del “danno di formazione, professionale e contrattuale” che egli asserisce di aver subito a causa della frequentazione della fase iniziale del programma, non possiamo allora che ribadire oggi quanto con esemplare chiarezza è stato di recente affermato dai tre Magnifici Rettori delle Università calabresi, nel sottolineare ancora una volta la carica di forte innovatività sottesa a questa esperienza promossa dal Consiglio Regionale. Unica nel suo genere non soltanto nel panorama calabrese ma a livello nazionale, non risultando in atto simili iniziative in nessuna regione d’Italia.

Da parte nostra, in definitiva, si stenta a comprendere le ragioni di un simile accanimento contro l’apprezzabile idea di fondo che anima il Programma Stages, volto in ultima analisi ad incentivare la residenzialità delle giovani e più brillanti intelligenze di questa regione attraverso un percorso strutturato su moduli di formazione e di lavoro presso pubbliche amministrazioni locali.

Qualsiasi altra considerazione rischierebbe a questo punto di apparire superflua, esaurendosi in un inutile doppione delle condivise affermazioni spese dai Rettori in difesa di questo ambizioso Progetto, certamente perfettibile per il futuro, ma integrante al momento una delle poche risorse tangibili cui tanti giovani e validi ragazzi calabresi stanno attingendo per perfezionare il proprio bagaglio culturale e professionale, scongiurando, almeno per ora, il rischio di dover abbandonare la Calabria in cerca di più stimolanti prospettive lavorative.


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