12 maggio 2005    

Un nuovo Patto tra cittadini ed istituzioni (di Giuseppe Bova*)


 

L’INTERVENTO DEL NEO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA GIUSEPPE BOVA DURANTE LA SEDUTA DEL 6 MAGGIO “ Signor Presidente della Giunta, signori colleghi della Giunta e del Consiglio, io vorrei fare un saluto che dia l’inizio in qualche maniera a questa legislatura. Con questa seduta si è avviata formalmente l’ottava legislatura regionale. Non a caso tutti noi abbiamo ripetuto dentro quest’Aula con l’urna e con la scheda quanto tanti e tanti cittadini della nostra terra hanno voluto e determinato, liberamente e consapevolmente, con il voto del 3 e 4 aprile scorso. Da quel voto, da quella volontà sovrana ciascuno di noi trae la pienezza del proprio mandato e la responsabilità delle proprie funzioni. A me si è voluta dare la funzione di garantire e di assecondare dentro quest’Aula quanto la volontà del popolo sovrano ha voluto e richiesto nel pieno rispetto delle prerogative di ciascuno. E’ un grande onore di cui, con sincerità, vi ringrazio. Ma contemporaneamente ancora di più è una responsabilità assai gravosa, pesante per chiunque. Comunque lo è fortemente per me per cui chiedo esplicitamente a tutti e a tutte, alle diverse espressioni del Consiglio innanzitutto ai colleghi consiglieri sostegno e aiuto. Il compito è assai arduo. La Calabria soffre contemporaneamente di troppe emergenze a partire da una presenza pervasiva ed insopportabile di prevaricazioni, violenze, azioni delittuose e di matrice mafiosa. In contemporanea rimane altissimo il numero dei disoccupati e dei precari in presenza di un’alta mortalità aziendale. Poi quasi un terzo delle famiglie vivono con un reddito sotto la soglia di povertà. Malgrado questo, però, la Calabria non si è persa d’animo ed ha espresso con radicalità e nettezza il proprio orientamento e rivendica un profondo ed immediato mutamento di rotta. Ciascuno di noi, eletti dal popolo, deve sentire come vero e proprio imperativo morale il dovere di dare risposte concrete ed efficaci ad aspettative sacrosante privilegiando le motivazioni etiche del nostro impegno, accingendosi con fiducia ai nuovi compiti alimentando la speranza e la voglia di futuro. Nel voto dei calabresi questi fiducia, questa speranza, questa voglia di futuro ci sono: da lì le radici, le ragioni e le energie per tentare di risalire la china. Da lì la necessità e la richiesta di un vero e grande cambiamento. Il nostro impegno dovrà essere visibile, sistematico ed ordinato. A tutti dovrà risultare chiaro quanto faremo e che scelte opereremo, con quali modalità e in che tempi. Attenzione, però, il voto esprime certo una radicalità e scelte nette di cambiamento ma indica contemporaneamente l’orizzonte e la rotta del cambiamento. Per anni si è discusso e deciso anche da noi immaginando che il futuro che i calabresi – come del resto gli italiani sognavano – fosse quello del successo personale, dell’arricchimento ad ogni costo, di una società a misura del più forte. E’ stata la miserevole traduzione nostrana in chiave iper-liberista e leghista del cosiddetto “sogno americano”. Oggi esso è anche qui da noi in netto declino, ricordate il mito della frontiera che prometteva il benessere materiale in cambio del sacrificio, del duro lavoro, della disponibilità a mettere a rischio tante, troppe cose. Oggi anche negli Stati Uniti meno persone lavorano e sempre di più ma sono pagati sempre di meno. Il tempo non basta mai e le speranze in un futuro migliore sembrano dissolversi. Non si può più far finta di nulla o ricordarsene solo per sottolineare quanto anche in questa direzione le parole di Giovanni Paolo II siano state profetiche. Vedete, nel voto dei calabresi, in quello degli italiani, quelle “profezie” si manifestano, vivono, rivendicano nuove scelte e nuovi indirizzi. C’è l’emergere per lo meno in germe di un nuovo sogno radicalmente diverso che mi consento di chiamare il “sogno europeo”. Già oggi gran parte dei cittadini europei gode di maggiori protezioni sociali, di una più lunga aspettativa di vita, di una migliore istruzione, di più tempo libero, di un minore degrado e di una minore povertà. Per progredire oggi l’Europa si propone di privilegiare le ragioni dello sviluppo sostenibile, della ricerca, della conoscenza, della integrazione sociale, della responsabilità collettiva, di una grande apertura ai paesi extraeuropei del Mediterraneo improntata ai valori della pace e della non violenza. Una nuova e ardita visione del futuro all’altezza delle sfide poste dalla società globale in alternativa a vecchie, affannate, utopie e frontiere. A questo la maggioranza dei calabresi ha fatto riferimento avendo consapevolezza che il vecchio mondo, la vecchia Calabria non ci sono più. I tentativi di questi anni per costruire una Calabria moderna si sono rivelati fallaci e dannosi e per realizzare una modernità vera e giusta i soggetti protagonisti devono essere davvero tantissimi. Come dire - mutuando Corrado Alvaro – oggi molto più di ieri i calabresi vogliono essere parlati nel senso di comunicare, entrare in relazione, attraversare la crisi da protagonisti senza abbandonare il retaggio dei valori che ad essa hanno resistito con quel passo lungo del calabrese che ha ancora molto da camminare. Per ciò necessita che la Regione, per quanto ci riguarda il Consiglio regionale, diventino riferimento, quasi una stella polare della buona politica per una nuova Calabria senza alcuna concessione a vecchi e superati archetipi dell’agire politico ed istituzionale. La vera novità sarà innanzitutto quella di portare ogni cittadino, associazione, impresa, comunità al governo della Regione capovolgendo le vecchie logiche e le divisioni tra campanile, figli di un regionalismo più che logoro, neo-centralista e burocratico. Non a caso, il programma del Presidente Loiero ha come titolo ed asse strategico “un progetto per crescere assieme” e trova in un radicale decentramento delle funzioni il suo cardine fondamentale. Che senso ha in una situazione siffatta la polemica e la divisione sul terreno del “ma di dove è l’assessore?”. La scelta di fondo è un’altra e diventa quella di rafforzare e stimolare la ricerca e l’impegno in direzione di una forte valorizzazione delle peculiarità della comunità e territorio calabrese e della loro identità mirando a definire soluzioni e dentro regole condivise possono esaltare il senso di sé, di ciascuna e di ciascun cittadino, di tutti e di tutte. L’innovazione è assai radicale. Da un lato la stabilità dei governi, la loro durata di legislatura, il ruolo del Presidente della Regione come espressione della volontà popolare. Dall’altro la scelta di utilizzare la risorsa stabilità in direzione di quella che gli anglosassoni chiamano governance, cioè un governo efficace ed efficiente della cosa pubblica. Così in maniera coordinata, programmata e concertata avendo come bussola il principio di sussidiarietà, i centri di decisione e di attuazione delle scelte saranno davvero tanti: province, città metropolitane, capoluogo, unioni e consorzi tra comuni e così via, espressione di una Calabria multipolare aperta. La Regione del futuro prossimo si limiterà a tenere per sé le funzioni di indirizzo, delle grandi scelte strategiche e di controllo. Perché questo funzioni occorrerà adottare leggi, farle diventare un vero e proprio sistema in armonia con l’indirizzo di fondo ispirato a principi di cooperazione che abbiano come perno centrale la cultura della comunità attraverso le quali la Regione non rinuncia a svolgere un ruolo redistritibutivo sul piano economico e sociale al fine di intervenire sugli squilibri esistenti nelle diverse parti del territorio. Sembra complicato ma non è così. Tutto gira attorno a tre parole chiave: apertura, coesione, conoscenza. La prima riguarda il passaggio della Calabria da come è ad un sistema locale aperto e competitivo, espressione di una società coesa e aperta e dei princìpi che la ispirano. La seconda riguarda la capacità di dare un marchio di eccellenza alle proprie produzioni e ai propri servizi. La terza è di farla immettendo in ogni cosa un di più di conoscenza e diventa così il vero valore aggiunto del nuovo marchio “Calabria”. In quest’ambito la crescita e la qualità della ricerca e del sistema universitario calabrese diventano fattori decisivi così come la promozione e la regolazione di un nuovo sistema locale delle comunicazioni è parte vitale ed indispensabile di siffatta prospettiva. Ho tentato di delineare non solo un piano di lavoro ma di lanciare a ciascuno di noi la grande sfida di lavorare ad un nuovo patto tra calabresi, tra cittadini, istituzioni, partiti, sindacati, associazioni, enti, autonomie e sensibilità di questa Regione. Attenzione, nessuna confusione. Il compito di governare spetta alla Giunta, al suo Presidente. Su tali questioni, anche in Consiglio le posizioni della maggioranza e della minoranza sono definite e garantite dalle leggi e dal mandato popolare. Ma c’è un terreno che è al di fuori e al di sopra di tale impegno e riguarda un nuovo progetto di società e l’espressione istituzionale di un progetto siffatto. Questo riguarda tutti e si potrà realizzare solo se il livello di consapevolezza, di adesione e partecipazione sarà assai ampio e convinto. Vi chiedo di perdonarmi per la durata – forse troppo lunga – del mio saluto però inaugura la nuova legislatura, ma non si tratta per la Calabria né di una situazione né di una legislatura qualsiasi. Auguro buon lavoro a Loiero, alla nuova Giunta, nuovo Consiglio. Ci aspettano giorni e settimane assai impegnative e faticose. A tutti auguro un “in bocca al lupo”. Per me vorrei attraversare i momenti e l’impegno che mi attendono con la serenità e l’operosità di mia madre. La ricordo ancora tutte le sere… …coricarsi per ultima, uno sguardo ai cari perduti, l’attenzione premurosa verso i figli che dormivano, alla fine il segno della croce e poi il riposo della persona di buona volontà, prima di riprendere il mattino dopo, un giorno dopo l’altro. Ed ora davvero tutti al lavoro per la Calabria che vogliamo, puntuali ed ordinati in maniera che Reggio Calabria, la Calabria, tutti e tutte capiscono che qui ci si è rimboccati le maniche e si lavora per il bene comune.
* Presidente del Consiglio regionale della Calabria

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