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13 gennaio 2009
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Quando il Presidente ebbe 5 in condotta...
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“Indimenticabile nei miei ricordi è il corso Mazzini di una volta, perché poi è stato incomprensibilmente sventrato. Lì c’era il Galluppi e di fronte il bar “Guglielmo”, nelle cui salette interne si rintanavano gli studenti che avevano marinato la scuola”. Il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà sul filo della memoria rievoca cosi la Catanzaro della sua adolescenza: “Il bar Guglielmo era, comunque, meta obbligatoria di tutti non appena suonava la campanella, quasi un tutt’uno con la scuola. Al bar ci si dava un contegno non consentito a scuola. Ci atteggiavamo a superuomini, con scherzi simpatici ma non mancavano le bravate da bulletto di quartiere. Soprattutto si cercava di far colpo su ragazze di altre classi mentre con le compagne non c’era speranza: ci conoscevamo troppo bene. Lì si decidevano gli scioperi per il riscaldamento, per la palestra, per le aule o per altre piccole rivendicazioni. Una volta occupammo un’aula per solidarietà con un’altra classe che era priva di professori titolari ed andava per mezzo di supplenti. Un signore, che fece finta di essere un capitano dei carabinieri,ci spiegò che, se non fossimo tornati spontaneamente nelle nostre aule, sarebbero stati guai seri. Dopo cinque minuti, a capo chino riprendevamo il normale corso delle lezioni. Poi di colpo, venne il 1969. Nel resto del mondo c’era già stato il ’68. Io frequentavo il secondo liceo nella sezione A. Il prof. Morello non riusciva mai ad interrogarmi in matematica, dato che avevo sottratto il numero corrispondente al mio nome dalla sua “tombola” delle interrogazioni. Ricordo la professoressa Scalzo, di scienze naturali che mi dava buoni voti quando la squadra di pallacanestro vinceva;, c’era il temibile prof. Procopio che faceva tradurre dal greco in latino. Una volta gli dissi che Creusa era la moglie di Penelope, avevo inteso male un suggerimento e non vi dico la faccia che fece! Nel ’69 ricordo che presi un bel 5 in condotta al secondo trimestre. Eppure non c’erano note sul registro, né avevo avuto sospensioni. D’altronde non ero stato più “cattivo”, in classe, di tanti altri che avevano riportato ottimi voti. Non si pensi però che io fossi un leader del movimento. Era, dunque, la legittima punizione per un sovversivo? Un avvertimento? E’ vero. Gridavamo “Potere operaio, potere studentesco”, ma a Catanzaro gli operai non c’erano, e, in fondo, chiedevamo molto meno di quanto i decreti delegati, qualche tempo dopo, avrebbero concesso. Quando, per motivi di lavoro, ho studiato gli “anni di piombo”, ho capito che non traevano origine dal ’68. Sicché adesso, con l’incarico che ho, dopo avere svolto funzioni di prestigio, debbo dire francamente che di quel 5 in condotta non mi vergogno affatto”.
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