25 novembre 2008    

L'intervento del vice presidente Antonio Borrello


COLLOQUI NEWYORCHESI DI CULTURA SCIENTIFICA ITALIANA

LINX XXI

Commemorating the centenary of the Strait of Messina Earthquake 1908-2008

Scientific seminar on emergency management



COMMEMORAZIONE DEL CENTENARIO DEL TERREMOTO DELLO STRETTO 1908-2008



“One hundred years after the Strait of Messina Earthquake:

Emergency Management from Solidarity to Efficiency”


The response of public Institutions

to the strategic challenge of emergency management



New York, November 20th 2008 – Italian Academy at Columbia University

1161 Amsterdam Avenue (at 116th Street), New York, NY 10027

 

Saluto dell’On. Antonio BORRELLO

vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria


Signore, signori, illustri relatori e Autorità tutte,

porgo il saluto del Consiglio regionale della Calabria che ha accolto con convinzione l’invito a questo importante convegno internazionale. Propone, oltre la doverosa rievocazione, una rilettura  critica del terremoto dello Stretto,  con rigore scientifico e impegno civile. Pone, a ragion veduta, al centro del confronto il “che fare” sul terreno dell’emergenza e rivolge una particolare attenzione  al ruolo delle istituzioni pubbliche per la protezione civile.L'Intervento di Antonio Borrello alla Columbia University

 Siamo perciò – l’intero Consiglio e il presidente Giuseppe Bova che qui rappresento – particolarmente grati al Console Generale, ministro Francesco Talò, che ha sollecitato la presenza della nostra Assemblea. Questa iniziativa quantomai opportuna, in una sede prestigiosa quale l’Italian Academy, rappresenta per noi un’occasione di grande interesse, sia per riconfermare i legami di amicizia e reciprocità tra i popoli, sia per rinnovare quello spirito di solidarietà e mutualità che si manifestò un secolo fa sulle rive devastate dello Stretto e ha costantemente caratterizzato, via via intensificandosi, i rapporti col popolo d’America.

            La memoria del 1908 è indelebile per i calabresi. Anche perché la catastrofe sismica del 28 dicembre è stata, un secolo fa, l’epilogo di un’inquietante escalation di spaventosi terremoti che si erano abbattuti sull’intera regione nell’arco di meno d’un quindicennio. E’ bene ricordare, infatti, che l’evento di cui celebriamo il centenario era stato preceduto da ben tre terremoti che seminarono lutti, sangue e devastazioni.           

             Era il 16 novembre 1894 quando violente scosse telluriche sconvolsero le province di Reggio e Catanzaro, con centinaia di vittime e interi quartieri e paesi distrutti. E il ventesimo secolo cominciò ancora peggio: l’8 settembre 1905 un sisma ancora più violento colpì l’area centrale della Calabria mettendola a soqquadro. Scomparvero interi comuni e villaggi: Martirano, alcuni quartieri di Nicastro e Pizzo, Parghelia, Nicotera. Non era finita: giusto due anni dopo, la sera del 23 ottobre del 1907, la terra calabrese torna a tremare annientando Ferruzzano e circa duecento vite umane.   

             Questi eventi tragici apparvero, tuttavia, irrilevanti dopo il flagello del 28 dicembre di un secolo fa.  La concatenazione di scosse telluriche d’inaudita intensità e del maremoto provocò un’ecatombe: Reggio, Messina e altri 164 comuni vennero distrutti. Il conto delle vittime, certo approssimato per difetto, raggiunse quota 20.000 solo sul versante calabrese. Una catastrofe, insomma, che arrivò a suscitare addirittura l’idea delle fine storica dei principali centri colpiti: davanti a quel “mare di rovine” alti gradi militari avevano infatti concepito l’insano progetto di un bombardamento con le artiglierie per avviare la ricostruzione in altri siti.

             Eppure, come documentano le foto d’epoca che abbiamo portato qui oggi, dopo il terrore e lo smarrimento sono cominciate faticosamente la ricostruzione e la rinascita. Quell’immane tragedia  richiamò l’attenzione dell’opinione pubblica e dell’azione di governo sull’estremo lembo dello Stivale. Anche aiuti e solidarietà internazionali, visto che la Marina Americana fu una delle prime forze ad intervenire in soccorso delle popolazioni colpite. Quelle tante baracche di legno, frutto dell’amicizia americana, russa, norvegese, svizzera, le proponiamo come preziosa testimonianza di una provvisorietà che rappresenta una fase importante della storia del riscatto sociale, economico e civile della Calabria.

            Siamo un popolo dal territorio fragilissimo, che ha saputo però riaffermare la sua presenza e il suo ruolo con dignità, volontà e tenacia diventate proverbiali per i calabresi. Anche perché tante, forse troppe volte, proprio in queste qualità abbiamo dovuto confidare nel corso della nostra antica quanto tormentata vicenda storica.

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