17 novembre 2008    

Sanità: Check-up in Consiglio regionale (di Filippo Diano)


Un dibattito “low profile”, che ha preparato il terreno del confronto vero a subito dopo la verifica contabile dell’advisor “Kpmg”, la società chiamata da Governo e Regione a dipanare l’intricata matassa dei conti della sanità calabrese. Una riunione del Consiglio a Palazzo Campanella
Il Consiglio regionale, contrariamente a quanto si pensava fino a qualche giorno prima della seduta, ha mantenuto la barra dritta evitando di scivolare in polemiche tout court  tra chi ha concorso, più o meno, destra o sinistra, a far precipitare nel baratro il servizio sanitario calabrese. Non si è trattato di un’assoluzione d’ufficio, ma l’acquisita consapevolezza che i tagli, quelli che occorreranno, dovranno essere attuati, pena il default di un sistema dilapidato da gestioni a dir poco allegre da parte di direttori generali sui quali la politica avrebbe dovuto esercitare più puntuali controlli.
In Aula, si è persino colta l’impressione che i bilanci pervenuti da Asl ed Asp, dal 2001 in avanti, non sempre rappresentano la foto esatta dello stato di ‘salute’ della sanità. Impressiona la crescita esponenziale della spesa per coprire il costo dei farmaci, della spedalità pubblica e dei laboratori analisi, mentre nulla o poco è stato fatto, ad esempio, per accorciare i tempi di attesa per una risonanza magnetica o un’ecografia. Un quadro che non permette più a nessuno di illudersi che le cose possano restare così come sono.
La compatibilità finanziaria, da ora in avanti, non sarà più ‘variabile dipendente’, a seconda che a Palazzo Chigi sieda o meno un governo ‘amico’.
Il disavanzo di bilancio della sanità calabrese, vista la potenziale entità, potrà essere sanato non con aiuti ‘una tantum’, ma sicuramente necessita di un franco lavoro di ristrutturazione che va fatto soprattutto in Calabria, dalla Regione.
I passaggi sono ineludibili: riorganizzare la spedalità pubblica e privata; segare i rami improduttivi; elevare i controlli sul sistema delle convenzioni.
Si tratta di un lavoro di vero riformismo, che forse potrà costare qualche sofferenza clientelare a livello di territorio, ma servirà a liberare risorse che potranno essere ricollocate per la realizzazione di nuovi e moderni ospedali, per il potenziamento delle tecnologie e per necessari e robusti processi di formazione del personale medico e paramedico. Il futuro si costruisce da oggi.       

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