28 luglio 2005    

Bova: “ Contro la ‘ndrangheta non è più tempo di forum ”




INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE - SEDUTA DEL 26 LUGLIO 2005

Il 6 maggio di quest’anno, durante l’insediamento solenne di questa Assemblea, immediatamente dopo il vostro voto e la mia elezione a Presidente del Consiglio regionale, sottolineai come, nel rispetto delle regole dell’Aula e delle prerogative di ciascuno di noi, avrei agito, senza tentennamenti, come garante della volontà del nostro popolo, che il 3 e il 4 aprile scorsi aveva manifestato con nettezza i propri orientamenti.BOVA GIUSEPPE
Mai avrei immaginato però che quell’impegno solenne avrebbe dovuto essere così rapidamente assunto e sottolineato con tanta evidenza a noi stessi e quasi gridato ai nostri corregionali. Mai avrei pensato di doverlo fare perché a distanza di soli 50 giorni da quella data il Presidente della Regione sarebbe stato minacciato di morte. Per ben tre volte in sole ventiquattro ore, con tre diverse missive.
E’ un fatto gravissimo e senza precedenti. Un tassello, l’ultimo, il più grave, di chiaro segno mafioso, diretto contro la massima autorità della Regione; l’ultimo, dicevo, di un crescendo di minacce, intimidazioni, attentati compiuti in Calabria nei confronti di tante e tanti: semplici cittadini, professionisti, imprenditori, sindacalisti, amministratori e uomini delle istituzioni, come i colleghi Doris Lo Moro e Roberto Occhiuto.
E’ un dato che inquieta e preoccupa; che non solo fa gridare che non se ne può più; ma che rivendica a tutti i livelli un cambio di passo, immediato, visibile, sistematico nell’azione a difesa della sicurezza dei cittadini e di contrasto della criminalità organizzata.
Per quanto ci riguarda, cari colleghi, tutti, nessuno escluso, siamo chiamati, oggi, ad esprimere solennemente questa volontà, questa intesa, facendola diventare un vero e proprio patto per la legalità e la sicurezza in Calabria.
Con questo spirito, io ribadisco, assieme a voi, la mia, la nostra piena solidarietà al Presidente della Regione, ad Agazio Loiero, alla sua famiglia.
Così facendo non solo manifestiamo una vicinanza umana vera, che sentiamo nel profondo, ma diventiamo riferimento ed espressione unitaria e forte dei sentimenti e della volontà del nostro popolo.
Da qui, oggi, a nome di tutti noi sottolineo alle autorità inquirenti, assieme alla fiducia che in loro riponiamo, la grande responsabilità che essi hanno nell’individuazione degli autori dei misfatti, per dare sempre più forza e credibilità all’azione di giustizia nella nostra realtà.
Da qui, oggi, richiamiamo noi stessi e tutti i livelli istituzionali della Calabria al massimo protagonismo consapevole e collegiale nella battaglia intrapresa per il rinnovamento civile e la crescita ordinata e giusta della società calabrese.
E’ questo il punto decisivo; anzi, la principale risposta da dare, ancor più a fronte della sfida brutale e senza freni che viene lanciata a tutti noi. Accelerare e rafforzare il processo di rinnovamento; senza indugi né tentennamenti.
Di questo processo la Regione Calabria deve essere perno e momento propulsivo fondamentale sia attraverso un radicale rinnovamento nella conduzione della cosa pubblica che attraverso un ampio e immediato decentramento delle funzioni di gestione. Cinque province, tre università, tre piane, tre parchi, tanto mare e tantissima costa e poi imprese, centri di ricerca, volontariato, sindacato, professioni, 409 comuni: tanti protagonisti, una sola Regione. E’ “un progetto per crescere insieme”: una società giusta e ordinata, la Calabria che vogliamo.
Risponderemo così a chi minaccia per intimorire, per impedire, per bloccare ogni mutamento, che sia le azioni delittuose a tal fine sia gli obiettivi che le sottendono, sono tanto disperati quanto velleitari.
Così, e solo così, si chiama in campo la Calabria che vuole reagire, che sa e vuole fare, investendola di nuove e dirette responsabilità, moltiplicando i centri di resistenza, di contrasto e di iniziativa, accelerando il processo verso una Regione leggera e trasparente, vero sistema moderno, efficiente e competitivo ma giusto e inclusivo.
Una Regione che garantisca diritti forti e veri a chi è più debole, che dia opportunità grandi a chi lo merita, a chi ha talento, a chi rischia in positivo le proprie energie e le proprie risorse, ma che non premia più i furbi, i prepotenti, i soliti noti.
Vogliamo, dobbiamo agire così perché è evidente che la sfida di chi vuole che la Calabria non cambi, resti sempre uguale a sé stessa, espressione di interessi ristretti e retrivi, è andata oltre ogni misura, è arrivata al punto più alto, al Presidente della Regione, voluto ed eletto con tanti consensi dai nostri corregionali e a soli cento giorni da quel voto.
Sembra una di quelle storie paradossali ai confini della realtà, ma è la situazione nuda e cruda che ci troviamo di fronte e cui dobbiamo rispondere per procedere oltre e andare avanti.
C’è questo e poi ci sono tante, troppe emergenze: veri punti di rischio, che se non affrontati per tempo e nella maniera giusta possono comportare lacerazioni e rotture nella società calabrese.
Deve essere; anzi, è un allarme quello che lanciamo.
Lo diciamo alla Calabria, ma non solo; lo manifestiamo al Paese intero.
C’è, oggi, un pezzo d’Italia, la nostra terra, che rischia di essere messo fuori binario, in cui diritti fondamentali ed elementari quali la sicurezza, la libertà di intraprendere, di agire con responsabilità nella conduzione della cosa pubblica vengono fortemente insidiati e messi in discussione.
Non è possibile più indugiare. Le questioni prioritarie sono due.
La prima:
sulla sicurezza dei cittadini e sull’azione di contrasto alla criminalità organizzata, non è più tempo di forum, tavole rotonde o dibattiti aperti. Serve un confronto tra i livelli di responsabilità di governo regionali e nazionali, perché, al di là della diversità di schieramento, ci sia una risposta comune, coordinata, sinergica sul terreno della sicurezza e del contrasto alla ‘ndrangheta.
La seconda:
le minacce di morte al Presidente Loiero sono venute, come dire, al culmine di un attacco sistematico agli uomini delle istituzioni, amministratori, eletti degli enti locali e regionali.
Decida oggi il Consiglio regionale, la Regione di promuovere, anche d’intesa con Anci e Upi, per settembre, una Conferenza regionale degli enti locali, aperta alle forze sociali e imprenditoriali, finalizzata a che il sistema istituzionale calabrese si muova all’unisono con le risposte più forti ed efficaci alla bisogna.
Così la Calabria non viene messa con le spalle a terra; non sta seduta; ma si alza, cammina, si batte, ce la può fare.
Anzi, ce la farà. Noi siamo persone di una terra che richiede la testardaggine necessaria per missioni assai difficili, al limite dell’impossibile. Appunto quella che vogliamo intraprendere; però siamo tanti, siamo assai di più, e soprattutto siamo nel giusto.

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