28 luglio 2005    

“ La Regione deve produrre atti e fatti “ (di Roberto Occhiuto*)







Nel cuore dell’ ultima polemica sulle spese eccessiva da parte delle Regioni, ho sollevato il  “caso”  dei superconsulenti del presidente Loiero che dovrebbero essere equiparati ad assessori. Una contraddizione lampante. Molto più grave in quanto ROBERTO OCCHIUTO non rientra soltanto nel capitolo dello sperpero di risorse,  ma riforma lo Statuto regionale. Ossia quella Magna Charta di recente approvata e che dovrebbe durare, se non per 30 anni,  magari  un lustro.

 Tuttavia non è solo questo il punto che mi induce a fare alcune riflessioni. Sono anch’io soddisfatto dell’accordo tra i Presidenti delle Regioni italiane circa lo sblocco del federalismo fiscale che sancisce, come è stato annotato dalla stampa nazionale, “ la piena responsabilità di tutti non solo sulle entrare ma anche sulle spese “. L’accordo introduce il fondo di  perequazione per i servizi essenziali  dopo l’entrata in vigore dell’autonomia finanziaria per ogni regione. Le Regioni ricche, in sostanza, esprimono condivisione “ perché non si dà per acquisito che chi ha avuto di più avrà sempre di più per legge”,  mentre  per quelle meridionali (specie per noi) l’accordo  rende nuda la sfida che hanno dinanzi: la capacità di autogestirsi, di porre fine alla finanza allegra e di iniziare una ristrutturazione profonda della loro macchina burocratica, ponendo fine alle consulenze improduttive ed agli incarichi assistenziali. Tutto ciò ci carica, come ceto politico regionale, di specifiche responsabilità alle quali non possiamo più sottrarci.  Una cosa è certa: la Regione non può reggersi solo su un piano di comunicazione, deve produrre atti e fatti concreti.

Negli ultimi giorni,  abbiamo assistito ad una sarabanda di posizioni, il più delle volte demagogiche,  espresse dal presidente Loiero – le ultime sulla riduzione del numero dei consiglieri o  sull’abolizione delle auto blu di cui hanno dato notizia i giornali nazionali e che francamente non comprendo cosa vogliano significare -  circa l’eccesso di spese  da parte delle Regioni denunciato dal comitato nazionale dei Ds .  

 Abbiamo assistito a reazioni, in Calabria,  che sono andate oltre, a mio avviso, i limiti della legittima difesa e tentato, anziché di  cogliere lo spirito innovativo del messaggio di fondo, di annullare il problema. Come se le Regioni  non necessitassero di una riforma strutturale  e  di una ridefinizione della loro identità.

 Il richiamo dei Ds da una parte e  il messaggio del presidente Casini circa l’esigenza di prestare più attenzione alle economie regionali e di non cedere, a tal proposito, ad accordi trasversali, avrebbero avuto bisogno di tutt’altra attenzione da parte di chi oggi ha responsabilità di governo regionale. Forse  il presidente Loiero, preso da un’eccessiva un’ansia di promuovere la sua immagine,    non ha colto l’essenza del problema sollevato anche in relazione ai  rischi che corrono le Regioni meridionali nella disputa nazionale.  

 Rischi che  concernono la capacità della Calabria e delle altre regioni dell’Italia del Sud di presentarsi, con autorevolezza, al tavolo delle trattative per la modulazione delle risorse nazionali nel frangente in cui il passaggio dal riparto delle risorse su base storica al fondo perequativo diventa di stringente attualità.

 Su questi temi di sostanza io credo che le forze politiche calabresi dovrebbero esprimere una sensibilità maggiore e prepararsi, unitariamente, a fronteggiare i tentativi messi in atto dalle Regioni ricche per scrollarsi di dosso il “ peso” che le Regioni del Sud ai loro occhi rappresentano.

 Noi non possiamo smarrire le nostre energie in polemiche di piccolo cabotaggio o nelle esaltazioni provinciali di accordi frutto di un lungo dibattito e  che non salvano nessuno che non voglia salvarsi. Dobbiamo, viceversa, a maggior ragione dopo l’accordo tra le Regioni,  attrezzarci per far comprendere al Paese che noi sappiamo bene quali sono le nostre strutturali debolezze, i nostri punti critici, ma che stiamo, responsabilmente, lavorando per risalire la china, per dotarci di apparati moderni ed efficienti con cui affrontare le sfide dell’economia globale, che stiamo introducendo nel nostro sistema-Regione elementi di qualità e d’innovazione tali che nell’arco di un quinquennio rimuoveranno le sacche d’assistenzialismo e di “vecchio” che ci rendono ormai impresentabili sullo scenario nazionale ed europeo.

 Solo se sapremo innescare questi processi virtuosi -  ed al momento in Calabria purtroppo,  oltre alle chiacchiere e alla spartizione di incarichi nulla si sta facendo in questo senso -  potremo stoppare certe tendenze isolazioniste delle aree ricche del Nord e ad affermare, inequivocabilmente, che il federalismo fiscale, non per noi di centrosinistra o di centrodestra, ma per noi calabresi e meridionali anzitutto, è possibile soltanto se è solidale e perequativo.

 Noi non vogliamo attestarci su posizioni d’immobilità, come le reazioni del presidente Loiero ai richiami nazionali sulla buona gestione delle risorse lasciano supporre. Sono convinto che la stragrande maggioranza di calabresi sia per il cambiamento e il rinnovamento di  antiche abitudini figlie di un periodo storico superato. Perciò sostengo che dobbiamo cogliere la sfida che ci è stata lanciata  per riformare la nostra macchina organizzativa e renderla, gradualmente -  ma in maniera decisa -  efficiente e moderna.

 Apriamo, dunque, su questi temi un dibattito e, magari a polemiche sopite, con consapevolezza tentiamo, in Calabria, di evitare divisioni sul nulla e di rendere compatibile la questione morale con il coraggio delle scelte.   

* Vicepresidente del Consiglio regionale
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