14 luglio 2005    

Rapporto-SWG: l'opinione dei cittadini sui Consigli regionali



IN OCCASIONE DELLA III ASSEMBLEA DEGLI ELETTI E DELLE ELETTE NEI
CONSIGLI REGIONALI E DELLE PROVINCE AUTONOME



ESTRATTO DELLA RICERCA
La democracy consiliare
La relazione e il rapporto dei consigli regionali con i cittadini
I consigli regionali. Cittadini e sindaci li vogliono vicini e attenti allo sviluppo e alla politiche per i settori più deboli


Un nuovo ruolo per i consigli regionali. A chiederlo sono i cittadini e i sindaci del nostro paese, che assegnano alle Assemblee regionali un ruolo attivo e importante.
Secondo i mille cittadini intervistati e gli oltre duecento amministratori locali (sindaci, presidenti di Provincia e di consiglio comunale) ascoltati da publica.swg, per conto della Conferenza dei Presidenti dei Consigli Regionali e delle Province autonome e del suo presidente Alessandro Tesini.
I consigli regionali sono una vera e propria potenzialità inespressa del valore aggiunto regionale. Possono essere il motore di una nuova dimensione locale della sfida globale. Ma devono accrescere le relazioni con le realtà locali, con i cittadini, con il sistema delle autonomie locali. Devono comunicare di più e meglio. Devono semplificare il linguaggio. Farsi capire, ma, soprattutto, essere gli strumenti principali che verificano la validità e l’efficacia delle politiche regionali.
Insomma, consigli amici, facili da conoscere e da raggiungere. Assemblee regionali, che sanno parlare ai giovani, che puntano a costruire una nuova classe dirigente locale, che dialogano attivamente con sindaci e presidenti di Provincia, che puntano a costruire e rafforzare le tante identità di cui è composta ogni realtà territoriale.
E’ un ritorno delle assemblee, della politica partecipata, della gente che chiede alla politica di essere alta e virtuosa.


Pensare al futuro
 
Ai consigli regionali i cittadini chiedono anche una cosa in grande: di pensare al futuro e soprattutto alle persone.

In questo genere di domande non va ritrovata tanto una gerarchia puntuale delle valutazioni del cittadino. Sarebbe schematico tradurre i risultati come se, ad esempio, lo sviluppo economico importasse poco agli intervistati. L’elemento chiave va ritrovato, invece, nei segnali che vengono inviati dalla distribuzione delle risposte fornite. Questa offre la possibilità di cogliere un’emergenza soggettiva, una preoccupazione personale, un parlare maggiormente di sè. E si osserva che è la persona a ricevere le maggiori indicazioni; giovani e anziani come individui. Si fa strada una forte soggettività e viene richiesto, in primo luogo, che tutte le azioni tengano conto di questo aspetto.


Le priorità per i consigli regionali secondo i sindaci: sviluppo e welfare


Stimolare la crescita difendere i più deboli


Le priorità legislative segnalate dalla media dei sindaci, sono diretta espressione sia del quadro dell’andamento del paese, sia delle difficoltà che le leggi Finanziarie hanno assestato ai bilanci locali. Per i sindaci le due priorità del paese si chiamano sviluppo e welfare locale. La maggioranza dei sindaci, il 41% si assesta su questi due temi, con la richiesta di un nuovo ruolo e una innovata capacità dei consigli regionali di ripensare e sostenere le politiche sociali, e, al contempo, l’urgenza di fare del consiglio e delle politiche regionali il vero motore di una nuova stagione di sviluppo dei territori. Gli effetti della crisi che attraversa il paese si fanno sentire e i principali stakeholder istituzionali sembrano assegnare una chiara mission ai consigli, puntando la loro attenzione sul tandem crescita economica-salvaguardia e difesa dei settori più deboli.
Esiste poi una triade, composta da lavoro, ambiente e sanità, che mantiene una alta priorità, ma che viene in qualche modo di supporto e funge da completamento alle prime due esigenze.

Migliorare l’informazione ai cittadini


Gli italiani chiedono più informazioni sull’attività dei consigli regionali.
Ma su che cosa vogliono essere informati i cittadini? Il quadro delle risposte riporta alla luce il complessivo status di non informazione contemporaneo. Risulta difficile per i cittadini individuare con precisione su che cosa vogliono avere informazioni e così si rifugiano su un generico “informazioni sulle iniziative e l’attività del consiglio”. Risponde così il 45% degli intervistati. Il dato però è meno generico di quello che può apparire a prima vista. E va interpretato non nel senso di un generico bollettino dell’attività consiliare, ma nella capacità, da parte dei consigli, di attivare e realizzare nuovi canali diretti di informazioni dei cittadini, volti a valorizzare, trasferendo notizie e dati, le singole decisioni e scelte operate dall’assise regionale.


E i canali preferiti per avere informazioni?


La televisione, con una particolare valenza dei telegiornali regionali, è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano nell’informare i cittadini sull’attività e sull’operato del consiglio regionale. Da lei i cittadini si attendono un maggior sforzo comunicativo, una più articolata capacità di riportare quanto viene discusso e approvato dalle assisi regionali. I risultati della ricerca, inoltre, portano alla luce quanto la rete non sia in grado, oggi, di sopperire al bisogno di veicolazione dei consigli (solo il 9% richiede notizie attraverso internet). Non solo. Anche i quotidiani, proprio per l’iperflusso informativo e l’ipersaturazione presente nelle nostre società, non appaiono veicoli sufficienti, in grado, da soli, di fare da supporto concreto alla relazione cittadino-consigli.
Su questo fronte appare utile procede verso tre direzioni. La prima è quella di un maggior utilizzo della televisione (sia del servizio pubblico, sia delle emittenti private) per creare nuovi network comunicativi, con trasmissioni tematiche e approfondimenti sulle scelte e le realizzazioni dei consigli. Non si tratta di trasmissioni istituzionali, ma di format pensati e realizzati per veicolare di volta in volta specifiche scelte e le conseguenze per i cittadini. La seconda direzione è quella del mix comunicativo, con una strumentazione autonoma dei consigli, predisposta per l’informazione diretta dei cittadini: internet, newsletter e radio. La terza direttrice e quella del marketing comunicativo del consiglio, con campagne informative volte a veicolare singole decisioni o leggi promulgate.


Le opportunità per i nuovi consigli regionali


I nuovi consigli regionali, si trovano di fronte a 5 opportunità:


1. Una nuova valenza della rappresentatività. Si tratta, per i consigli, di essere il trait d’union e l’interfaccia dei cittadini-elettori tra una elezione e l’altra. Una funzione che si esplica, fra le altre, lungo due strade:
a. la capacità di sorvegliare e indirizzare l’operato dei diversi soggetti del sistema di governo regionale
b. una innovata attività di analisi dei molteplici fenomeni socio-economici che investono i territori
2. Una seconda opportunità è quella di una nuova stagione di azione e coinvolgimento dei giovani. Si tratta di investire sul mondo giovanile locale come giacimento di innovazione, al fine di far emergere e valorizzate quelle energie capaci di facilitare le letture della contemporaneità e le azioni concrete di un riposizionamento complessivo delle nostre società.
3. Una terza opportunità è quella che i consigli incontrano sul fronte delle identità.
Un investimento simbolico per decodificare e codificare le rinnovate identità della molteplici comunità di cui è composta ogni regione. Capitale umano, cultura, fare società, internazionalizzazione, innovazione e processi sociali, possono diventare i circuiti su cui plasmare i profili di realtà regionali capaci di commisurarsi con il mondo e con la pluralità della propria realtà.
4. Una quarta opportunità è quella dell’interazione con sindaci, presidenti di provincia. Molto è stato fatto in questi anni, ma l’obiettivo di fondo di questa nuova stagione del “fare sistema”, dovrebbe essere quello di aumentare in modo marcato l’efficacia e l’efficienza degli interventi sui fattori orizzontali della competizione e l’innovazione. Si tratta di quei fattori che rappresentano la qualità dell’ambiente economico e sociale dei diversi territori, delle infrastrutture materiali e immateriali; del sistema bancario e della finanza; dei servizi reali; del fisco e del funzionamento della pubblica amministrazione.
5. Infine, l’opportunità di una nuova classe dirigente, in grado di affrontare la metaforfosi sistemica cui il nostro paese sta andando incontro. I consigli regionali, non solo con la propria azione, ma nell’interazione con gli altri soggetti istituzionali, sociali ed economici, hanno l’opportunità di operare e di rafforzare i percorsi di formazione e preparazione di una nuova classe dirigente per i territori e per il paese.


NOTA METODOLOGICA


L’indagine è stata realizzata da publica.swg, il dipartimento di Swg Trieste sull’amministrazione pubblica.


PARTE RELATIVA AI CITTADINI


 L’indagine quantitativa è stata condotta mediante sondaggio telefonico CATI (Computer Assisted Telephone Interview), all’interno di un campione di 1000 soggetti maggiorenni residenti in Italia, rappresentativi dell’universo di riferimento in base ai parametri di sesso, età e zona di residenza. I metodi utilizzati per l’individuazione delle unità finali sono di tipo casuale, come per i campioni probabilistici. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’ISTAT. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività̀ rispetto ai parametri di sesso, età e zona di residenza.


PARTE RELATIVA AGLI AMMINISTRATORI LOCALI
 
L’indagine quantitativa è stata condotta mediante sondaggio telefonico CATI (Computer Assisted Telephone Interview), all’interno di un campione di 200 amministratori locali. Il campione è stratificato per zona e ampiezza del comune. I metodi utilizzati per l’individuazione delle unità finali sono di tipo casuale, come per i campioni probabilistici. L’indagine ha comportato, inoltre, alcuni colloqui in profondità con responsabili delle strutture valutative dei consigli regionali.


NOTE SULLA RICERCA DI ALESSANDRO TESINI COORDINATORE DELLA CONFERENZA DEI PRESIDENTI DEI CONSIGLI REGIONALI E DELLE PROVINCE AUTONOME  PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA


 “Territori in cambiamento. Le condizioni per un rilancio”



 Potremmo racchiudere in queste poche parole il senso della ricerca, il suo perché, i suggerimenti e gli stimoli che ci offre. Così come, il bisogno di investigare l’immaginario sui Consigli tra i cittadini e gli stakeolder della pubblica amministrazione locale nasce dalla volontà di uscire dal recinto, dal proprio punto di vista istituzionale per comprendere a fondo – nel cambiamento di un sistema istituzionale fortemente accelerato sin dagli anni 90 – le ragioni di un rilancio vero.
Ci siamo chiesti più volte – in questi anni di profonde trasformazioni sociali e politiche – quale debba essere – oggi – il ruolo delle Assemblee elettive. E’ inutile nascondersi dietro un dito. Il fatto che ci si interroghi così spesso sulle Assemblee elettive, ed ancor più su quelle dotate di potestà legislativa come il Parlamento ed i Consigli regionali, significa che siamo in presenza della crisi di un ruolo tradizionale e di ricerca di una nuova missione.
L’investitura diretta degli Esecutivi ha influito sul ruolo delle Assemblee legislative: ciò vale in particolare per quella che in Italia chiamiamo funzione di indirizzo politico, la quale non risulta più dislocata sull’asse Assemblea/governo ma su quella corpo elettorale/governo.
Ma l’elezione diretta dei Presidenti ha solo accelerato processi già in atto e la cui origine va cercata – in Italia ed in Europa – nell’esigenza avvertita profondamente dall’elettorato, agli inizi degli anni 90’, di una maggiore efficacia nella azione di governo.
L’investitura diretta dell’Esecutivo può rappresentare un’opportunità per il rilancio del ruolo dei Consigli regionali, a condizione che non si pretenda di tornare indietro? Io dico di si.
La ricerca sembra confermarlo. Anzi offre molti spunti di azione e di contesto che, da una parte, confortano rispetto alla strada intrapresa in molte Regioni con i nuovi Statuti, dall’altra fornisce interessanti piste di lavoro. Si tratta di individuare possibili risposte, di rafforzare certe funzioni, ridimensionarne altre, interpretarne altre ancora in modo diverso. E’ questa consapevolezza che potrà portare ad usare con tutte le sfumature e l’intensità possibile le funzioni di indirizzo e controllo, e quindi anche la funzione normativa – non a caso messa in evidenza dalla riforma del Titolo V – e quella programmatoria e pianificatoria. Affiancando tutto questo con la cura necessaria per i rapporti con la società, poiché questo rapporto è essenziale al concetto stesso di rappresentanza. I canali partecipatori – la ricerca sembra confortare questo dato – non sono direzionati in via privilegiata verso l’esecutivo, nei confronti del quale hanno la funzione di orientare la rappresentatività della maggioranza verso una più ampia rappresentanza, ma avranno come obiettivo proprio l’organo collegiale – l’Assemblea – che per la sua diversificazione risulta essere il più ricettivo.
Le sette sfide per i Consigli regionali, il quadro delle opportunità.
Non voglio commentare la ricerca, che ha il pregio di farsi leggere bene, e ci accompagna nell’analisi dei dati del sondaggio. Voglio solo cogliere alcuni elementi.
Emerge, sia da parte dei cittadini che degli amministratori locali, la necessità che i Consigli regionali riescano a farsi interpreti del cambiamento. In altre parole svolgano un ruolo attivo, di accompagnamento del sistema regionale nella dimensione globale. Si richiede una capacità di guida, di interpretazione, di coinvolgimento delle istituzioni sul territorio, delle realtà locali. Ciò impone una riflessione sulle strategie istituzionali. Rafforzare il ruolo di conoscenza dell’Assemblea regionale. Aprirsi ad un sistema di controllo, capace di fornire un patrimonio di informazioni continuo a disposizione della “Politica”.
Il rapporto con gli Amministratori locali suggerisce un ulteriore approfondimento. Vanno individuate le soluzioni istituzionali che permettono al sistema delle autonomie di trovare nel Consiglio regionale il luogo proprio della decisione normativa, ma anche della discussione politica a tutto tondo.
I giovani. Capire e farsi capire. Su questo versante le Assemblee legislative possono giocare un ruolo chiave nei processi di accompagnamento alla cittadinanza attiva. Tema, a mio avviso, tornato con forza al centro del dibattito dopo il pronunciamento francese sul Trattato costituzionale europeo. In questo senso va rafforzato, altresì, l’utilizzo degli strumenti che consentono uno scambio bidirezionale di informazioni.
Agli Esecutivi regionali servono assemblee rappresentative forti ed autorevoli, così come alle Assemblee, proprio per esercitare le loro funzioni, servono Esecutivi autorevoli, stabili, efficaci. Un’Assemblea legislativa regionale è forte ed ha un ruolo perché è in grado di assolvere alle sue funzioni: di dare voce con continuità agli elettori fra un’elezione e l’altra; di compiere le scelte strategiche nel rispetto del programma votato dai cittadini; di controllare l’operato di tutti i soggetti della governance regionale;  di far emergere le proposte alternative in campo permettendo ai cittadini di farsi un’idea precisa – il più possibile – sia su chi governa sia su chi è all’opposizione.


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