9 settembre 2008    

Med-fest: i giovani, protagonisti della politica


Quattro giorni di riflessioni, dibatti, incontri sulla politica, il Partito democratico, la Calabria, i calabresi, i giovani di questa regione. Sono i punti lungo i quali si è mossa l’iniziativa “Med-fest Mezzogiorno e saperi” organizzata a Reggio dalla componente del Pd  “A testa alta per la Calabria” e che ha visto la partecipazione di Massimo D’Alema, esponente nazionale del Partito Democratico, e leader dell’Associazione Red “Riformisti e democratici”.
Una manifestazione che è stata la più spontanea testimonianza della voglia di protagonismo politico delle nuove generazioni. Giovani proiettati a dare il meglio di sé nella società, nella politica, nell’università, nella professioni. “Vogliamo essere noi gli interpreti del nostro avvenire, sedere ai tavoli che contano “illustrare le nostre opinioni e partecipare così alle decisioni importanti – ha esordito Alessia Zappia, giovane coordinatrice provinciale del PD, affiancata dai rappresentanti della Rete na''Med-Fest'' Mediterraneo e Saperi. Massimo D'Alema risponde alle domande dei giovani del Pdzionale universitaria, e giovani impegnati nel partito. Filo conduttore del Med-fest, infatti è stata l’Università. Gli atenei come luogo d’eccellenza del sapere e della conoscenza, strumenti fondamentali oggi per vincere le sfide della modernità e della globalizzazione. In collegamento telefonico Alessandro Modica, ex presidente della Conferenza dei Rettori italiani, e ministro per l’Università,  nel Governo ombra del Pd. “La situazione dell’Università italiana è assai meno disastrosa di quello che si dice – ha affermato – ricordando che i laureati italiani non sono da meno rispetto a quelli degli altri paese, anzi si dimostrano all’altezza anche all’estero.  “Ci sono tanti problemi, ma c’è anche bisogno di fiducia, e soprattutto di risorse, di riforme e di grandi cambiamenti”.
Due le questioni sollevate dall’ex presidente della Conferenza dei Rettori italiani. Il primo scongiurare il pericolo di tagli previsti dal Decreto Tremonti; il secondo porre in essere una strategia del Pd per affermare il sapere e la conoscenza come “bene pubblico diffuso”, facendo sì che i giovani laureati meridionali non siano costretti a lasciare la propria terra.
Ancora più determinante Massimo D’Alema, “a tutto campo” sui temi della politica nazionale ed internazionale. “Nessuna nuova corrente all’interno del Pd” – ha esordito –  ma l’intenzione di affiancare con contributi, idee e riflessioni, il lavoro ed il percorso di fondazione del Partito. Una volontà ribadita affrontando i tanti tempi emersi nel dibattito: l’università, “oggi in crisi, e tra le ragioni della perdita di competitività del nostro Paese”. Le scelte del Governo: il drastico taglio dell’impegno pubblico per l’istruzione alle nuove generazioni ed il ritorno al passato con il voto in condotta e la reintroduzione del maestro unico. Ed ancora l’Alitalia, il cui risanamento passa dalla socializzazione delle perdite e dalla privatizzazione dei guadagni. La politica contro il Sud, di un governo antimeridionalista a cui nemmeno al destra meridionale riesce ad opporsi.
D’Alema autocritico rispetto a molte scelte del centrosinistra, “con le quali si è operato qualche volta bene, qualche altra meno”, ma anche propositivo nel lanciare l’idea di tutelare fino in fondo gli interessi del Mezzogiorno, nel confronto ormai inevitabile  imposto dalla Lega Nord sul federalismo.
Azione del Pd che non deve esssere dominata dall’assillo di far cadere il Governo, ma da quella di costruire un’alternativa per il futuro. Un partito che “deve essere una costellazione di forme diverse di organizzazione e di partecipazione, fatto di persone vere, basato sulla qualità e sulla quantità delle sue proposte”, ritrovando  i contatti  “che forse  – ha aggiunto - abbiamo perso con il popolo profondo, con quelli che soffrono, lavorano, che non arrivano al 15 del mese: la gente che guarda la tv, la più vulnerabile alla demagogia della destra”. Da qui la necessità di un grande partito, perché "la politica fatta in tanti si fa meglio".
In chiusura, i temi della giustizia e della religione. La riforma della giustizia, che un certo ceto politico interpreta non come risposte alle esigenze dei cittadini e del Paese, ma come una sorta di resa dei conti con la magistratura, per indebolirne l'autonomia e la forza e alla fine, oltre ad un certo ceto politico, si finirà per favorire anche la criminalità organizzata. Nel definire inaccettabile l’uso politico della religione D’Alema ha affermato che il tema della religione e della convivenza tra religioni e civiltà diverse è il grande tema del nostro tempo.-

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