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24 giugno 2008
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Sanità pubblica: intervista al Prof. Martelli (di Romano Pitaro)
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A lezione di sanità … pubblica “Va bene signora, l’aspetto la prossima settimana”. Il professore chiude così la conversazione con una paziente che telefona da Rosarno. Dice: “Se facessimo ogni cosa con la stessa tenacia con cui ci si attacca alla vita appena c’è un problema, stia sicuro che la società sarebbe diversa”. Sgobba 14 ore al giorno il direttore del Dipartimento malattie polmonari, la scrivania colma di fascicoli e la finestra spalancata anche col freddo. Entrano giovani dai camici lindi armati di block notes nella stanza, lesti a prendere appunti quando il professore parla. Fuori, in attesa, un gruppo di persone giunte da più città italiane. Anche dalla Calabria professore? “Il Sud, lo sappiamo, ha tante malattie e di quelle curabili con il bisturi in questo reparto ne conosciamo molte. Avete un’emigrazione sanitaria enorme, ma lungi da me entrare nelle cause delle fughe”. Questo spazio di sanità sembra essere un Istituto privato. Oleati i meccanismi burocratici, rapida la comunicazione tra operatori. Uno spazio in cui la competenza non è stato presa a pedate. Al primo squillo di telefono si risponde con garbo, annotando il “caso” su un taccuino. Per poi sottoporlo al professore e fissare l’appuntamento. “Il tempo qui è qualcosa che vale più del denaro, perché ha a che fare con la vita. Ci sono situazioni che, se prese per tempo, si risolvono. Altrimenti è la fine”. Eppure qui, dove la sanità funziona, niente è privato. Addirittura questo autorevole “camice bianco” che ascolta con attenzione il racconto di ogni paziente, è un teorico del sistema pubblico. L’ospedale è il San Camillo/Forlanini. Nella Roma ladrona c’è una sanità, in questo caso incarnata da un medico del Sud, che colloquia alla pari con la migliore sanità d’ Europa. Lui, il professore, 64 anni, segno zodiacale pesci, è Massimo Martelli. Romano a tutti gli effetti ma calabrese “doc”, figlio di calabresi e innamorato perso della Calabria: “Torno quando posso, le Serre credo siano un luogo per certi versi magico. A Torre di Ruggiero c’è un agriturismo che appartiene a una mia sorella, Marina, un incanto! Ed è lì che mi piace trascorrere in estate qualche giorno. Niente di speciale, ma le passeggiate tra i boschi e sono un balsamo per la mente”. Professore scusi, quando elogia il pubblico intende dire che la sanità o è pubblica o non è? “Ascolti, io non intendo essere ideologico, rifletto e chiedo : se la sanità rende nel privato, perché non dovrebbe rendere anche nel pubblico?” Non fa una grinza il ragionamento. Componente il Consiglio nazionale della sanità, Martelli è uno degli esponenti più intransigenti dell’antica virtù pubblica della sanità. Convinto dell’idea che il pubblico può essere sinonimo di efficienza, il suo lavoro spiega più delle sue parole. Ogni giorno, all’alba, dalle 6 alle 8 visita gratis: “Chi sta male vive nell'ansia, non può aspettare. Vuole una risposta immediata. Avere la mano chirurgica felice è una fortuna. Un pò come per un artista. In parte è merito tuo, in parte è un dono. Allora devi dare qualcosa agli altri”. Il medico come amico? “Esatto. Spesso il medico non capisce fino in fondo che ha davanti a sé non soltanto una malattia ma una persona umana che porta davanti a noi la sua battaglia individuale per la vita. Se il medico vede il paziente nella sua integrità riesce ad aiutarlo. E poi molti mali gravi non sono incurabili. Le statistiche dimostrano che i si possono curare, purché presi in tempo”. Ed è proprio contro la tirannia del tempo e le lentezze della burocrazia che Martelli lotta da una vita e non si dà per vinto se non quando entra in sala operatoria. Sempre disponibile, anche “fuori servizio”. Scruta le analisi di pazienti pronti a pagare qualsiasi cifra pur di avere un aiuto. E molti restano sbalorditi quando chiedono: quanto le debbo? perché la risposta è: niente! Viene da dire: anche questa è la sanità pubblica, bellezza. Spesso le patologie che arrivano da Martelli finiscono in sala operatoria. Nella partita per la vita, il professore è dalla parte dei pazienti fino in fondo. A conclusione dell’anno Martelli ha visitato 3600 pazienti; fuori orario più 2500 persone. “Nessuno aspetta più di 48 ore per parlare con me”. Sembra di sentire un marziano. Come funziona? “Semplice, basta telefonare in reparto e prendere un appuntamento. L'intervento in sala operatoria è garantito in 15-20 giorni al massimo”. Accanto a lui c’è una squadra che definisce straordinaria. A cominciare dagli infermieri, che si sono adeguati ai suoi orari: “Sono infermieri e medici che amano il loro lavoro. Sono orgoglioso di lavorare in un’azienda ospedaliera che perde qualche ticket, ma guadagna in umanità, solidarietà e prestigio. Ho creato un gruppo tecnicamente valido. Molti sono cresciuti alla mia scuola. Unico neo, non tutti hanno la mia stessa disponibilità. In un anno operiamo 1300 pazienti. Sono sempre pronto a dire di sì”. Martelli definisce quella italiana tra le migliori sanità del mondo. “Non c'è niente di più sicuro dell'ospedale Anche il medico migliore riesce ad esprimere il meglio in una struttura ospedaliera. Sono un liberale, ma il sistema pubblico è intoccabile quando parliamo di salute”. Per questo, ha espresso apprezzamento per la riforma Bindi “in quella parte in cui si sforza d’ introdurre nella gestione l’efficienza, la qualità e la redditività di una azienda moderna, ma ho espresso anche la mia profonda riserva quando non si prevede di tagliare ogni possibilità che ai vertici di queste aziende giungano manager di emanazione politica”. Ed ecco l’ingorgo. Spesso, però, il pubblico genera malasanità. “ Il problema non è il pubblico in sé, ma è che sul pubblico continua a pesare il rischio di lottizzazioni. Il problema più grave è quello che manager, direttori sanitari o amministrativi, ora sono prevalentemente di emanazione politica. Chi dirige l’azienda deve invece essere in grado di fornire risultati e rendere produttive le aziende”. Martelli rammenta che le Aziende ospedaliere hanno dimensioni ragguardevoli, il Forlanini ha un giro di 500 miliardi di euro l’anno, “ perciò i manager debbono essere i migliori sul mercato”. La scelta dei dirigenti deve essere affidata a concorsi rigorosissimi, è questo che intende? “Ogni volta che finisce il mandato dei manager, purtroppo e dappertutto, si rinnoverà il balletto delle scelte gradite ai politici. Ma altrettanto importante, perché il pubblico funzioni, è investire massicciamente in tecnologia e darsi una politica d’incentivazione per tutte le persone che lavorano negli i ospedali. Si tratta di dare un segnale anche al singolo, e prevedere la partecipazione agli utili per tutto il personale, infermieri compresi». Arguta lezione di sanità, grazie professore. Ma prima di lasciarci: verrebbe a lavorare in Calabria se qualcuno la chiamasse? Sguardo circospetto di chi conosce la sanità calabrese ma su cui non intende esprimere giudizi, “anche perché ho tanti amici che ci lavorano”. Lapidario, il professore, ma non omissivo: “In questo momento solo per organizzare qualcosa di realmente funzionante”.
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