24 giugno 2008    

Alcune proposte per un buon Piano sanitario (di Antonio Borrello*)


“La sanità è la sfida decisiva per il centrosinistra. Direi per la Calabria tutta visto il vento che tira nel Paese. Qui, come si diceva in altri tempi, o si vince o si muore. Soprattutto oggi  che il nostro sistema sanitario è al collasso,  e  non solo per le  note vicende di malasanità, né soltanto  per una spesa  fuori controllo, ma  soprattutto per l’assenza di strategie operative che dovrebbero, finalmente, sostituire i  “libri dei sogni” lasciatici in eredità dalle maggioranze delle scorse legislature; veri e propri Piani sanitari  rimasti sulla carta perché non in grado  d’ innescare  azioni efficaci, in  tempi certi, con  supporti finanziari ben definiti.Il vice presidente del Consiglio regionale Antonio Borrello (Misto)
 La sfida che abbiamo di fronte è  quella di costruire  non uno strumento qualsiasi, ma un Piano sanitario  innovativo. Capace di riqualificare i servizi, stabilire le  regole fondamentali che debbono essere trasparenti ed efficaci. Sono questi gli obiettivi da perseguire, con grande determinazione, se vogliano  restituire credibilità alle Istituzioni e fiducia ai cittadini calabresi nella politica.
 Razionalizzazione della spesa, eliminazione di sprechi, primato della persona, sono stati gli slogan  che hanno alimentato, finora,  un carteggio sulla  sanità pressoché illusionistico, anziché declinare gli interventi necessari al raggiungimento degli obiettivi. E’ davvero aleatorio ritenere, pertanto,  che oggi possa essere sufficiente l’accorpamento delle Aziende, la centralizzazione degli acquisti, i protocolli d’ intesa con le varie associazioni, per arrestare  l’emorragia di risorse che dissangua un sistema ormai non più capace di  assicurare livelli di assistenza accettabili e su cui grande è lo scetticismo.
 A mio avviso, il tempo è più che maturo per compiere lo sforzo di riflettere in profondità,  e assumere decisioni che guardino non solo agli aspetti di natura economica, ma all’esigenza di migliorare, sul piano qualitativo, la performance di un settore che, metodologicamente,  sia in grado di accoppiare gli orientamenti teorici con gli scenari organizzativi, dentro uno scenario di standard verificabili  sull’assistenza erogata e sui risultati ottenuti.
 Si tratta di mettere assieme un mosaico abbastanza complesso, sapendo che la qualità dell’assistenza sanitaria altro non è  che  il miglioramento delle condizioni di salute dell’assistito sulla base dello stato di salute attuale, delle conoscenze e delle risorse disponibili. Sono, quindi, tre le dimensioni su cui concentrare l’attenzione: umana,scientifica ed economica;  e, a secondo del  grado d’ interazione delle tre dimensioni, avremo, o non avremo,  l’ottimizzazione dell’intero impianto organizzativo del sistema sanitario. Ben  sapendo che la qualità dell’assistenza si sostanzia nell’accessibilità ai servizi, nella loro equità, nella tempestività, nella sicurezza e, infine, nell’assicurare efficienza producendo il  meglio con le risorse disponibili. E qui entriamo nel campo minato dei disavanzi.
 Occorre partire da un principio: per  l’Azienda che registra il disavanzo scatta il meccanismo del dissesto finanziario, con tutte le conseguenze che ne derivano, a partire della destituzione del management fino all’obbligo di un autonomo piano di rientro. Pertanto non è più derogabile organizzare un  capillare e rigoroso  sistema  di controlli di gestione, sia interno alle aziende sia  mediante un puntuale settore ispettivo della Regione  che sia  composto da soggetti esterni alla realtà calabrese a cui sia affidato  l’onere di verificare, periodicamente,  attraverso un sistema informativo centralizzato  e visite ispettive,  dove e come  vengono erogati tutti i servizi sanitari prestati agli assistiti ( regolarmente muniti di apposita tessera magnetica):   dalla medicina di base alla farmaceutica, dalla diagnostica strumentale alle analisi cliniche, dal ricovero alla durata delle degenze.
In conclusione, occorre che il Piano della Salute sancisca strategie operative finalizzate:
al potenziamento dell’offerta dei servizi territoriali puntando alla riorganizzazione distrettuale in termini di efficienza e di qualità delle prestazioni, allo scopo di realizzare, a rete, un sistema di salute in grado di contrarre quanto più possibile la domanda di ospedalizzazione;
alla ridefinizione dell’offerta ospedaliera, orientata ad un’assistenza appropriata al paziente grave, privilegiando il day hospital  e il day surgery e assicurando garanzie  alle emergenze-urgenze, non solo cardiologiche;
al potenziamento dei servizi di prevenzione individuale e collettiva;
all’efficienza dell’impiego delle risorse mediante l’uniformità degli strumenti di rilevazione delle informazioni, sia rispetto al governo del sistema sia ai dati economico-finanziari delle varie aziende.
Per fare tutto ciò, serve un Piano non fumoso e “indeciso a tutto”,  ma   concreto,  efficace, fatto di scelte a monte, di risorse certe, di controlli veri, di una nuova cultura della sanità che deve, naturalmente, deve coinvolgere l’intera società civile e le sue più autorevoli rappresentanze

* Vicepresidente del Consiglio regionale
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