11 giugno 2008    

Federalismo: dove quando perché (di Romano Pitaro)


il giornalista Romano PitaroA Governo fatto e, giustamente, applaudito per lo spirito decisionista esibito a Napoli, è giunta  l’ora “della madre di tutte le riforme”: il federalismo fiscale.  Supergarante la Lega,   ma il tema   è sentito nella parte produttiva del Paese. Non a caso Emma  Marcegaglia l’ha rilanciato nel suo discorso da presidente degli imprenditori. 
 In sintesi: il Nord non intende sobbarcarsi più i costi di un Sud sprecone e inefficiente.  I ritardi storici e il credito   che il Sud  vanta nei confronti del Paese ricco non sono  baggianate,  ma   moneta oggi  non spendibile. Né c’è in giro l’autorevolezza che servirebbe per parlare del Sud in maniera culturalmente corretta.  
 La proposta della Lega è nota. Più o meno, è quella contenuta nella legge del 19 giugno 2007 approvata dalla Lombardia (Nuove norme per l’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione) e inviata al Parlamento, dove è stata assegnata alle Commissioni riunite (Bilancio e Finanze) di Camera e Senato. Attenzione: la legge lombarda è stata  approvata   dalla Lega e da tutto il centrodestra, compreso il Gruppo misto,   con l’astensione di Ds, Margherita, Verdi,Ulivo e Unione;  unici contrari Rifondazione  e Comunisti italiani. Il progetto di legge che Bossi, ministro delle Riforme,  ha annunciato è ispirato da quella legge.
Lex tremenda,  visti  i numeri,  per le spalle disgraziate  delle aree depresse dell’Italia meridionale. Esempio: la trattenuta il loco dell’80 per cento dell’Iva, il 15 per cento dell’Irpef statale e l’intero gettito delle accise sulla benzina, delle imposte sui tabacchi e quelle sui giochi. Chi produce la ricchezza se la tiene   e chi consuma più di quanto produce s’arrangi.
Che fare  per non restare sfracellati?  Confidare nella temperanza di molti leader del centrodestra come  il presidente  Fini che, in più occasioni,  ha auspicato sì il  federalismo ma  solidale, o nella capacità del centrosinistra dialogante d’ influenzare i processi  su cui vigila la Lega? Dopo il voto del 13 aprile, nel dibattito nazionale  l’idea più in voga  è  che il federalismo fiscale non deve avere l’obiettivo di affossare il Sud,  ma    può costituire  una straordinaria occasione del Paese  per qualificare la spesa, riorganizzare i poteri centro/periferia e rinvigorire il concetto di responsabilità; oppure può trasformarsi, se il decisionismo del Governo lo militarizza la Lega, come ha osservato  Stefano Folli sul Sole 24 Ore, “ un colpo alla coesione nazionale”.
 Resta da vedere il ruolo che il Sud intende avere in questa partita capitale.
Di sicuro gli appelli all’Europa per salvare  il Mezzogiorno dalle insidie del Nord egoista non servono.  Chi ha già organizzato una prima seria  reazione è la Svimez.  Senza farsi impressionare, ha già fatto sapere che la legge lombarda  “presenta rischi di incostituzionalità”, perché mina il principio  dell’uguaglianza dei cittadini dovunque essi risiedano; e, in questo caso, la differenza di trattamento, che potrebbe derivare dall’esercizio dell’autonomia degli Enti territoriali, provocherebbe  differenze di trattamento. Per la Svimez lo Stato deve assicurare sia alle Regioni ricche che a quelle povere le  risorse sufficienti a “finanziare integralmente la funzioni loro attribuite”.
Ma se l’idea del centrodestra, come ha La bandiera del Federalismo italianorilevato            Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, è quella di  decidere (vedi immigrazione) anche   a dispetto  dei principi costituzionali, perché la situazione è grave e il popolo chiede soluzioni ai problemi,  il federalismo di matrice leghista non si lascerà imbrigliare. D’altronde, secondo uno degli studiosi  che animano il sito Internet  La Voce.Info,  Massimo Bordignon, l’interpretazione della Svimez  dell'articolo 119 della Costituzione  “renderebbe di fatto non solo impossibile il federalismo fiscale, ma incostituzionale ogni autonomia di qualunque tipo attribuita agli enti locali”.   L’economista, in verità, non cede al federalismo bossiano e chiarisce che gli enti territoriali di governo dovrebbero essere  finanziati sulla base del principio del fabbisogno (spesa necessaria) per le funzioni che investono diritti fondamentali di cittadinanza, gli stessi attribuiti alla legislazione esclusiva dello Stato dalla lettera m dell’articolo 117: sanità, istruzione, assistenza. Le restante funzioni dovrebbero essere finanziate  sulla base del principio della capacità fiscale. Sbaglia la Lombardia, perché propone un’attribuzione delle risorse senza chiedersi cosa queste dovrebbero finanziare, e perché propone un vincolo alla perequazione interregionale (il 50 per cento della capacità fiscale media), senza chiedersi se il vincolo sia compatibile con il finanziamento delle funzioni fondamentali di tutti gli enti territoriali. Ma sbaglia anche, scrive Bordignon,  la  Svimez “perché nella sua difesa aprioristica degli interessi degli enti locali del Sud finisce con il sacrificare anche gli spazi di autonomia essenziali a questi, come a tutti gli altri”.
Punti di vista e basta? Vedremo. Questa è però   la giusta  modalità per affrontare  un tema  spinoso. Capire sul piano tecnico gli effetti di ogni ipotesi.  Perciò c’è  bisogno  d’ attrezzare le competenze di cui il Sud dispone e vedere di riposizionarlo. Oggi il Sud non tira. Di alcune sue aree come la Calabria si preferirebbe tenersi alla larga. Ma non si può attendere inerti  la capitolazione. Allora la domanda è: davvero  non si riesce a mettere intorno a un tavolo, per esempio in Calabria, la politica d’ogni livello e colore (insieme alle  forze sociali )  con   i professori delle nostre Università,  perché si lavori a una proposta  da  giustapporre   a quella lombarda? Che consenta di dire al Sud: va bene il federalismo, ma con la proposta leghista per noi non ci sarebbe scampo, viceversa con la nostra  (eccola qui!)  è possibile coniugare   le esigenze del Nord con quelle del Sud. Forse basta proporlo quel tavolo.   Consentirebbe,  fra l’altro, di focalizzare meglio, dal basso e con più vigore, gli interessi collettivi di una regione su cui si sta scatenando un micidiale  attacco d’indifferenza. 

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