6 maggio 2008    

Le elezioni del 2008 in Calabria (di Roberto de Luca*)


Le elezioni politiche del 2008 in Calabria sembrano presentare poche particolarità rispetto al resto d’Italia. Più volte, per descrivere quanto era successo nella nostra regione, siamo dovuti ricorrere al carattere di controtendenza del voto calabrese, ma questa volta i caratteri abbastanza omogenei del risultato, conducono a pensare che siano stati determinanti fattori che non avevano quasi niente a che fare con il sistema politico territoriale.Il Prof. Roberto De Luca - Dipartimento Sociologia e Scienza Politica dell'Università della Calabria
Riferendoci alle vecchie categorie del voto – opinione, appartenenza, scambio – potremmo dire, appunto per l’omogeneità del carattere riscontrato in ogni parte d’Italia, che è stato questo del 2008 un voto di “opinione”, la categoria di voto più mobile, ed il comportamento dei calabresi, per buona parte, sembra sia stato improntato alla valutazione dei messaggi provenienti da una campagna elettorale quasi esclusivamente “nazionale” e permanente.
Un primo elemento di commento del voto calabrese è la quasi identica diminuzione della partecipazione rispetto al dato medio nazionale (meno 3,1). La Calabria continua ad essere la regione dove si partecipa di meno alle elezioni, nonostante in questa occasione si votasse in concomitanza per il rinnovo dei consigli provinciali di Catanzaro e Vibo, per un tipo di elezione, cioè, che riesce a smuovere molti degli elettori “assenti”. In queste due province, infatti, il livello di partecipazione elettorale è stato pressappoco identico alle precedenti elezioni.
Per questa tendenza “nazionale”, i caratteri del voto calabrese sono, dunque, individuabili in pochi aspetti. Tentando una comparazione con quanto era successo nelle precedenti elezioni, con la cautela e tutte le difficoltà che si riscontrano nel volere mettere insieme risultati di partiti presentatisi sotto nomi diversi nonché di confrontare dati ottenuti con sistemi elettorali differenti, il dato calabrese del PDL (aumento di 10,4 punti rispetto alla percentuale ottenuta da FI e AN nel 2006) risulta essere il migliore fra tutte le regioni, mentre l’incremento di PD rispetto ai suoi partiti “fondatori” (+3,1) è risultato vicino alla media nazionale. In effetti l’offerta politica della Calabria nel 2008, più che in altre regioni, era alquanto differente dalle precedenti politiche e ciò poteva far pensare ad una elevata volatilità del voto. Ci riferiamo, in particolare, alla situazione di due anni fa e all’affermazione dell’Udeur che aveva il 4,7%, o alla presenza di più partiti socialisti che complessivamente, fra centrodestra e centrosinistra avevano raccolto circa il 7,5% dei consensi.
La disomogeneità dei risultati delle liste a livello provinciale risente, senza dubbio, delle situazioni passate, pur seguendo il trend nazionale. Così se la provincia di Crotone è l’unica della Calabria dove prevale la coalizione di Veltroni è perché in questa provincia il voto storicamente è stato sempre più orientato a sinistra. Dal fronte opposto, la provincia di Reggio Calabria è quella dove la prevalenza della coalizione di Berlusconi è più marcata per la propensione degli elettori di questa provincia a votare più a destra. Anche questo dato può essere interpretato come la prevalenza del voto di opinione nel senso che, ad una base di elettori di “appartenenza” che non tradiscono nel tempo il proprio partito o schieramento, si è affiancata una elevata percentuale di votanti dalla “fedeltà leggera” che forma la propria decisione, in questo caso, attraverso i temi proposti nella campagna elettorale nazionale.
Per individuare una vera e propria specificità del voto calabrese dobbiamo ricorrere alla comparazione fra provinciali e politiche, svoltesi nella stessa giornata. A Catanzaro nelle provinciali la distanza fra centrodestra e centrosinistra delle politiche rimane stabile, seppure in un’offerta elettorale molto più variegata all’interno delle rispettive coalizioni. E’ a Vibo Valentia, invece, che si registra una vera e propria voragine fra i risultati delle due elezioni. Il centrosinistra, che era stato soccombente rispetto alle politiche, si afferma con un margine nettissimo, assolutamente inimmaginabile se guardiamo i risultati di Camera e Senato. Ma anche a Vibo, ancor più che nella provincia di Catanzaro, erano presenti molte liste all’interno delle due principali coalizioni. Queste liste, ed ovviamente, i candidati al consiglio provinciale che le rappresentavano hanno determinato questo sconvolgimento del risultato che ha destato molte polemiche all’interno del Partito Democratico proprio per la differenza di voti ottenuti dal partito nelle due elezioni. Una lettura dei dati più in profondità, comune per comune, ci fornisce una convincente spiegazione della differenza del voto nella provincia di Vibo. I candidati locali al consiglio provinciale hanno influito sul comportamento “disgiunto” degli elettori: alle politiche il voto di “opinione” nazionale, alle provinciali il voto “locale”, cioè al candidato che si conosce ed al quale si dà fiducia. I risultati per singolo comune danno, infatti, delle provinciali una mappa, oltrechè diversa dalle politiche, anche difforme, per molti aspetti, dal complessivo risultato della provincia. I candidati locali riescono, infatti, a far confluire sulla loro persona - a prescindere dal simbolo sotto il quale si presentano, ed erano presenti simboli di partito del tutto nuovi che ottengono percentuali più alte rispetto alle liste presenti nelle politiche - consensi che sono tanto più numerosi soprattutto in assenza in quel comune o in quel collegio di candidati concorrenti altrettanto popolari. Anche la provincia di Catanzaro risente dell’influenza di candidati particolarmente forti sul territorio - come attestato da alcuni picchi registratisi dalle liste in alcuni comuni - ma complessivamente, e solo per una combinazione ed ovviamente grazie al maggiore radicamento sul territorio di candidati di centrodestra, il risultato delle provinciali non è molto dissimile a quello delle politiche. L’effetto nelle elezioni provinciali deriva soprattutto dal sistema elettorale che, a differenza del “porcellum”, dà visibilità ai candidati e spazio al voto alla persona e, ovviamente, da situazioni storicamente definite, a Catanzaro il colore politico della giunta uscente era di centrodestra, a Vibo di centrosinistra. Questa lettura dei dati, d’altra parte, corrisponde al carattere di continuo riposizionamento che si registra da un po’ di tempo fra gli elettori, e non solo calabresi, che nella loro scelta “utile” valutano l’offerta di quella specifica elezione. Ciò spiega sia gli enormi spostamenti di voto nella nostra regione ad ogni elezione, sia la constatazione, come in questo caso, del voto disgiunto fra politiche e provinciali.Studenti nel Campus Universitario di Arcavacata
Altra considerazione che viene spontanea fare, che conferma il peso dei candidati nella determinazione del risultato nelle provinciali, è che la numerosità delle liste (buona parte delle quali non identificabile con i partiti presenti nelle politiche) nella coalizione incide sul risultato complessivo. A Catanzaro il centrodestra può contare su 8 liste ed il centrosinistra su 6. A Vibo la coalizione di centrodestra raccoglie solo 6 partiti rispetto agli 11 del centrosinistra. Nel sistema elettorale per la provincia sembrerebbe prevalere l’equazione più liste, quindi più candidati, uguale a più voti.
Riguardo al risultato del PD in Calabria, che, come abbiamo visto, in percentuale è vicino alla media nazionale anche in termini di incremento rispetto al risultato di due anni fa, occorre sottolineare che va molto al di sotto delle aspettative di coloro che avevano letto l’eccezionale partecipazione dei calabresi alle primarie dell’ottobre 2007 quale importante segnale di forza della nuova formazione politica. In campagna elettorale Veltroni aveva affermato che per vincere le elezioni occorreva moltiplicare per 5 il numero dei partecipanti alle primarie. In Calabria, in teoria, la moltiplicazione dei voti del popolo delle primarie è stata solo dell’1,6, la più bassa d’Italia. Alle primarie, in Calabria, attraverso quel sistema elettorale, non si era scelto solo il segretario del nuovo partito ma l’occasione era servita a far confrontare le varie anime della formazione che si accingeva a soppiantare i precedenti partiti. La lotta, tutta interna e fra esponenti politici di rilievo, aveva spinto verso i seggi delle primarie, su sollecitazione dei grandi elettori, anche tanti calabresi che in questa occasione, evidentemente, hanno optato per liste diverse dal PD.
Questa annotazione sul voto del PD ci riconduce ai possibili effetti dei sistemi elettorali. I risultati dei partiti in competizione possono variare sensibilmente se l’opinione che si forma l’elettore è basata su aspetti più generali della politica o sul giudizio e sul rapporto che ha con i candidati in lizza. In Calabria, come in molti altri territori, soprattutto del meridione, verrebbe da dire che la grande distinzione tipologica fra i sistemi elettorali non è più fra proporzionale e maggioritario, ma fra sistemi elettorali con scelta a favore di candidati locali e sistemi senza opportunità di scegliere i candidati. La bassissima percentuale della partecipazione al ballottaggio della provincia di Catanzaro rispetto al primo turno conferma sia lo scarso interesse “politico” che gli elettori assegnano alla competizione locale, sia la maggiore propensione dei cittadini a votare per un candidato anziché per un partito e due candidati soltanto, come nel ballottaggio, possono non interessare i più.
Ripensando alle dinamiche ed agli effetti dei sistemi elettorali verificati attraverso i risultati, questa tornata elettorale, oltre che per rinnovare la rappresentanza, potrebbe essere stata utile alla politica calabrese alla ricerca di indicazioni per un sistema elettorale regionale che possa contribuire al miglioramento dei rapporti fra cittadini, partiti, politica ed istituzioni.

* Osservatorio Politico-Istituzionale
Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica – Università della Calabria
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