23 aprile 2008    

Forum sul voto del 13 aprile ad Arcavacata


Si è  svolto  nell’aula “Umberto Caldora” dell’Università della Calabria  a cura dell’Osservatorio Politico Istituzionale, istituito presso il Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica, il seminario dal titolo “Elezioni politiche 2008. Riflessioni sul risultato nazionale e sul voto deiUn dipartimento dell'Università della Calabria calabresi”. Il commento “a caldo” dei risultati elettorali è diventato un appuntamento consolidato dell’Università della Calabria con la partecipazione, oltre che di docenti e ricercatori, di rappresentanti dei partiti politici.
I lavori sono stati coordinati dal giornalista Romano Pitaro, direttore responsabile di “Calabria Informa” l’agenzia settimanale di stampa del Consiglio Regionale della Calabria.
Il Prof. Roberto De Luca ha introdotto i lavori presentando alcune peculiarità del voto calabrese, anche se, forse mai come in questa occasione, il voto in Calabria registra tendenze in linea con quanto successo nell’intero paese. Stessa percentuale di aumento dell’astensionismo (la Calabria rimane la regione con il più basso numero di votanti), risultati dei principali partiti abbastanza in linea con la media nazionale tenendo conto che la nuova offerta elettorale in Calabria era abbastanza diversa rispetto a due anni prima. De Luca si è soffermato, poi, sulla diversità del risultato registratosi nella provincia di Vibo Valentia fra politiche e provinciali per effetto della diversità del sistema elettorale e per l’importanza che l’elettore, nella sua scelta, assegna nelle provinciali ai candidati consiglieri provinciali. Ha concluso il suo intervento annotando che l’eccezionale partecipazione dei calabresi alle primarie del Partito Democratico nell’ottobre del 2007 non è stata assolutamente confermata dai voti ottenuti dal partito di Veltroni.
Il Prof. Piero Fantozzi ha voluto dare una interpretazione del cosiddetto “voto utile” che si affianca all’individualismo e alla categoria sociologica del “familismo amorale” (il principio secondo il quale gli individui cercano di massimizzare esclusivamente i vantaggi materiali e immediati del proprio nucleo familiare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo). La campagna elettorale ed il risultato del 2008 ha mostrato prevalere più il meccanismo per la conquista del governo che non un progetto più complessivo per il miglioramento della società.
Il Prof. Antonio Costabile ha offerto una lettura del voto a partire dalla diminuzione della partecipazione elettorale, definendo almeno tre categorie di elettori astensionisti. Costabile ha posto, poi, l’accento sulle trasformazioni del sistema politico in Italia, che vengono confermate anche da una lettura dei dati elettorali. In particolare, l’avvenuto cambiamento della forma partito, attraverso decisioni di un leader, senza alcun processo di partecipazione dal basso.
L'incontro all'Unical sul risultato elettorale 2008Sono poi intervenuti i rappresentanti dei partiti.
Nuccio Novene, senatore uscente e non eletto della Sinistra Arcobaleno, ha incentrato l’analisi della sconfitta partendo dal dato oggettivo che dal 1994 in Italia le elezioni vengono perse costantemente dalla coalizione che governa. Ritiene, fra le altre cose, che nell’instabilità di governo e nell’insuccesso elettorale giochi un ruolo fondamentale il sistema elettorale che non funziona. Il dato omogeneo – negativo – ottenuto in tutte le regioni dalla Sinistra Arcobaleno è la conferma che la campagna elettorale è stata giocata tutta su fattori aventi rilevanza sul piano nazionale con scarsi riferimenti alle situazioni territoriali.
Giacomo Mancini, capolista alla Camera per il Partito Socialista e deputato uscente, ha sostenuto l’incidenza della televisione nell’orientare il consenso e della disparità dei tempi assegnati ai partiti in lizza. Riflettendo sul successo della Lega e sulle conseguenze in negativo che questo risultato potrebbe avere nelle regioni del meridione, Mancini ha fatto appello alle classi dirigenti delle regioni del Sud per stringere alleanze in favore di un nuovo meridionalismo.
Roberto Occhiuto, consigliere regionale e neo-deputato dell’UDC (dovrebbe subentrare ai primi eletti in Calabria), ha parlato delle difficoltà del suo partito di ottenere consenso in questo sistema che ha definito bi-leaderistico, anziché bipartitico, in quanto incentrato non su due partiti, con la loro organizzazione e la militanza della base, ma quasi esclusivamente sui rispettivi leader.
Anche Occhiuto ha manifestato la preoccupazione per le regioni meridionali dell’affermazione leghista, auspicando la formazione di un gruppo dirigente in grado di contrastare il progetto politico del Nord.
Doris Lo Moro, consigliere regionale e neo deputata PD, ha svolto alcune riflessioni sul valore del tempo, fattore che è stato determinante a non consentire la conoscenza e l’affermazione del progetto politico del Partito Democratico. La neo deputata ha riportato alcune esperienze della sua campagna elettorale e ha voluto rimarcare che il dato controverso registratosi a Vibo fra provinciali e politiche è frutto dell’impegno esclusivo dei capielettori – in polemica per la mancata inclusione nei posti utili nelle liste di Camera e Senato - per la competizione provinciale.
La Lo Moro ha concluso il suo intervento dichiarandosi preoccupata del progetto federalista e condividendo la proposta di avviare una seria discussione fra forze politiche diverse sui problemi del Sud.


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