12 marzo 2008    

Il giornalismo politico: un libro di Rubbettino


Risale al 1803, in Inghilterra, nella Camera dei Comuni, la prima volta in cui dei giornalisti furono ufficialmente ammessi a seguire i lavori parlamentari. E solo nel 1834, sempre in Inghilterra, fu autorizzata la costruzione di una vera e propria press gallery: la prima sala stampa ufficiale che la storia ricordi. Fino ad allora l’impresa di seguire i lavori parlamentari era affidata all’abilità di giornalisti che confondendosi in mezzo al  pubblico erano costretti a ricordare a memoria i vari interventi, visto che era assolutamente vietato prendere appunti. Nulla a che vedere con le attrezzate ed accoglienti sale riservate oggi ai giornalisti all’interno di qualsiasi assemblea legislativa regionale o nazionale che sia. Ed anche in Italia, il percorso non è stato facile. Nel 1848, a Palazzo Carignano, a Torino, sede del Parlamento subalpino, la tribuna riservata alla stampa si presenta fin da subito “assai scomoda”, perché situata troppo vicino agli scranni dei parlamentari, e “affollata di giornalisti che spesso non disdegnano di dire la loro, intervenendo rumorosamente nel corso dei lavori”. 
La copertina del Libro di Prignano, edito da RubbettinoE’ con questi dettagli storici, ma anche con aneddoti, citando fatti e personaggi, appunti personali e riflessioni che Mario Prignano, inviato di politica del quotidiano “Libero”, racconta e spiega il mestiere di giornalista parlamentare, nel libro “Il giornalismo politico”, edito da Rubbettino. Un libro che affronta un tema “sensibile” per definizione, ma che sa essere – come scrive Vittorio Feltri nella sua prefazione – un buon manuale, “utilissimo – precisa – per alcune categorie umane o razze animali”.
Tra questi, i futuri giornalisti, alle prime armi o che bazzicano con costrutto i palazzi della politica cui il libro rivela “regole e trucchi, aneddoti e persino – scrive Feltri - la passione per questo mestiere”. I politici, per i quali “è utile – aggiunge Feltri – conoscere i comportamenti tipici del nemico-amico”.  I “colleghi-gazzettieri”, così definiti da Feltri quelli che lavorano in redazione, incapaci spesso di distinguere tra una “interpellanza” ed una “interrogazione”. I comuni lettori, “messi in condizione finalmente di vedere e capire un po’ meglio quando si trovano a leggere su Camera, Senato e Governo”. E utile persino per direttori dei giornali, per capire – sostiene Feltri - che non tutti sono uguali. Ce n’è di intelligenti e bravi (come appunto Prignano), e di mediocri.  Il direttore di Libero li paragona “agli uccelli che puliscono i denti all’ippopotamo. Stanno sempre sulla sua testa, ne diventano una parte. Una parte della casta. Con benefici minori, ma simili”.
Prignano, che è anche docente di giornalismo politico e parlamentare presso l’Università del Molise, fa del suo libro anche una sorta di breve compendio sul funzionamento del Parlamento, spiegando il significato di termini e tecnicismi che spesso troviamo nella cronaca parlamentare.  E poi, i rapporti, spesso di “confidenza e di complicità” tra politici e giornalisti e la “cattiva stampa” che ne è derivata; la ricerca del “retroscena” che arricchisce di particolari o “sconfessa” le cosiddette “fonti ufficiali”. Infine, “i ferri ed i trucchi del mestiere” sia nella raccolta di notizie, che nelle interviste. Come ammette al termine del libro lo stesso Frignano, “più volte, la figura del giornalista politico e parlamentare emerge in una luce opaca”. E’ un lavoro in cui sono presenti molti rischi. Produrre un’informazione corretta e completa in un ambiente come questo non è semplice: è affascinante, rischioso, difficilissimo. Ma è ancora possibile Il giudizio su un giornalista non deve limitarsi ad un solo articolo, ma ad un arco temporale abbastanza ampio. “La buona fama di un giornalista politico – conclude Prignano – la si conquista agendo con pazienza e guardando lontano, dosando di volta in volta la passione con il distacco; il rischio con la prudenza; la tentazione di condizionare gli eventi, con la semplicità di chi preferisce raccontarli... Perché la verità nel giornalismo esiste, solo che a noi riesce di riferirla solo in parte…”.-
 

 segnala pagina ad un amico
 CHIUDI