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14 luglio 2005
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“Qualificare la governance regionale” (di Giuseppe Bova*)
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In molte Regioni a statuto ordinario la trama fondamentale del nuovo ordinamento è già tessuta. La Calabria è una di queste: dopo il nuovo Statuto è in vigore, come primo atto della nuova legislatura, anche il nuovo Regolamento. Per completare il quadro mancano, in Regione, due assi importanti dell'iniziativa istituzionale del prossimo futuro. L'una riguarda una prerogativa dell'Esecutivo, cioè il trasferimento delle funzioni ai livelli subregionali; al sistema delle autonomie in primo luogo. C'è già la legge regionale, la numero 34/2002; è stato costruito nei giorni scorsi un tavolo, in modo tale che rapidamente tutte le implicazioni contenute nella stessa diventino operative. L'altra riguarda direttamente l'iniziativa consiliare. Devono essere predisposti gli articolati, al fine di una rapida e puntuale approvazione in Consiglio delle leggi di previsione statutaria riguardanti il Consiglio delle Autonomie, quello per l'Economia e il Lavoro, la Consulta dei Garanti. Riteniamo di concludere questo impegno entro il 2005, in maniera da dare compiutezza a tutto il progetto fin dall'inizio del 2006. Ora, così, non solo la legge costituzionale, ma lo Statuto e il Regolamento definiscono e puntualizzano le diverse prerogative tra Presidente, Esecutivo, Assemblea. Questa, in Calabria, attraverso la previsione di corsie preferenziali, potrà licenziare almeno quattro leggi al mese, comprendendo in questi tempi anche la necessaria verifica sulla loro qualità. Al contempo la discussione sarà resa più trasparente e pubblica attraverso il question time e la ripresa televisiva diretta. Ho letto invece e mi sono dispiaciuto molto che saremmo stati, come dire, impegnati a potenziare il parco macchine blu della Regione. Mi rincresce dover sottolineare qui come, nel caso portato alla ribalta, si sia utilizzato un cliché tanto facile quanto ingiusto. Infatti, malgrado il Consiglio calabrese sia passato da 43 a 50 eletti, quanto detto sopra, oggi si realizza con 21 strutture che affiancheranno Gruppi e Commissioni, quando prima, nella passata legislatura, erano 30. In definitiva si lavorerà meglio con il 30 per cento di strutture in meno. In questo c'è in nuce l'ispirazione di un Regolamento che da all'Assemblea più strumenti per approfondire e verificare ma, al contempo, snellisce e rende più rapidi i tempi di ogni decisione, senza sacrificare, in alcun modo, il confronto democratico. Più in generale si è avviato un processo che differenzierà sempre più le funzioni tra i diversi livelli istituzionali regionali. Ritengo, a questo proposito, condividendo la filosofia che ispira la Conferenza nazionale, che sarebbe sbagliato attardarsi ancora sui temi di un confronto tutto interno sui poteri del Presidente della Regione e le prerogative dell'Assemblea. La risposta, in questo caso, è nelle mani del Parlamento che potrà risolvere definitivamente la querelle, affrontando e risolvendo i nodi quali determinatisi con l'ultimo comma dell'articolo 126 della Costituzione novellata. Ci sono, invece, temi e sfide più che attuali che debbono avere, almeno secondo noi, assoluta priorità; ma che, al contempo, rivendicano una riflessione coordinata e sistematica tra le diverse realtà regionali. Ad esempio, tutta la frontiera dei diritti, a partire da quelli dell'infanzia, e le prerogative che deve avere la figura del Garante, fino a ieri patrimonio esclusivo dei sistemi istituzionali di tipo anglosassone. O, ancora, le politiche per i migranti, intrecciando la risposta alle contraddizioni di oggi (come nel caso dei centri di permanenza temporanea) ad una sapiente e coordinata utilizzazione delle normative e delle risorse europee a questo destinate, comprese quelle per il periodo 2007/2013. Sono, a nostro parere, temi decisivi su cui misurare e qualificare la nuova governance regionale. In pari luogo ci sembra di assoluto rilievo la questione sul come avviare una riflessione comune ed una grande iniziativa in ciascuna regione sui temi dell'innovazione e della ricerca, al fine di produrre un nuovo impianto legislativo regionale e relazioni di qualità in grado di aumentare l'efficienza e la competitività dei sistemi regionali. Contribuiremmo così a dare, dal basso, una formidabile opportunità al sistema Paese, oggi così travagliato ed inghiottito dentro una crisi strutturale e senza precedenti. Proprio per questo mi consento una proposta, partendo dal presupposto che l'Italia, il nostro Paese, ha bisogno di una grande coesione e di una fortissima unità. Sono del parere che l’Assemblea delle elette e degli eletti indirizzi un appello al Parlamento perché decida di stralciare, dall'ipotesi di riforma in atto, tutta la parte di rilievo costituzionale del progetto di Devolution, decidendo così di licenziare quella "ordinaria", collegata, cioè, alla necessità di chiarire i punti controversi della legislazione concorrente, riferiti all'articolo 117 della Costituzione novellata.
* Presidente Consiglio regionale Calabria |
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