24 gennaio 2008    

Gagliardi (Rif. Com.): «Doveroso discutere sul Piano energetico regionale»


“La produzione energetica in Calabria   è ormai diventata una questione legata al modello di sviluppo. Essa sta assumendo dimensioni tali da travalicare gli aspetti espressamente settoriali, ed è diventata determinante per il futuro della regione”. E’ quanto afferma Damiano Gagliardi, capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale. “Dal Piano Energetico Regionale attualmente in vigore emerge – segnala Gagliardi - che all'epoca della sua approvazione la Calabria esportava energia elettrica in misura del 27% della produzione regionale. Nel frattempo, sono entrate nella fase di esercizio alcune delle centrali termoelettriche a turbogas da 800 megawatt ciascuna, previste dagli accordi di programma sottoscritti dalla Giunta Regionale della precedente legislatura con alcune grandi società produttrici di energia elettrica. Altre centrali delle stesse dimensioni sono nella fase terminale di costruzione. Gli accordi di programma richiamati non sono ancora stati disdetti dalla Regione, anzi – evidenzia il capogruppo regionale di Rifondazione comunista - continuano a costituire la pietra miliare della politica energetica in Calabria: è così che la nostra regione è ormai diventata terreno di conquista per il grande capitale nazionale e transnazionale del settore delle centrali termoelettriche a turbogas.

Il capogruppo regionale di Rifondazione Comunista Damiano GuagliardiDopo l'assalto nel settore del turbogas – scrive ancora Damiano Guagliardi -  si è assistito in Calabria negli ultimi anni alla lievitazione "dell'affare eolico". Le società operanti nel settore, approfittando della carenza strutturale di risorse economico-finanziarie negli Enti locali, hanno esercitato una considerevole pressione su di essi, proponendo ai Comuni introiti apparentemente vantaggiosi in cambio del rilascio dell'assenso all'installazione di parchi eolici. Nell'economia più complessiva degli impianti in questione, tenuto conto che le società godono di provvidenze a fondo perduto in misura del 40% degli investimenti da parte dell'Unione Europea, tali offerte sono assolutamente minimali; tuttavia in virtù della ristrettezza delle risorse di bilancio, agli Amministratori appaiono allettanti. Questa situazione ha portato ad una proliferazione di proposte di installazione di parchi eolici da parte di diverse aziende del settore in molti comuni della Calabria.

Le cifre di tale fenomeno – sottolinea Guagliardi -  sono paradossali. Il Piano Energetico Regionale in vigore in Calabria riporta che il "Libro Bianco" sull'energia dell'Unione Europea ha fissato quale obbiettivo per la copertura tramite fonte eolica del fabbisogno energetico dell'Unione il tetto di 40.000 MW, mentre le indicazioni del Governo italiano puntano ad una potenza installata di 2.500-3.000 MW su tutto il territorio nazionale entro il 2012. Lo stesso Piano Energetico Regionale ha fissato nel 3% dell'obiettivo nazionale il contributo della Calabria. Tradotto in cifre assolute tale obiettivo comporterebbe una potenza installata pari a 90 MW entro il 2012. Ad oggi, risulta che la potenza installata corrispondente ai parchi eolici realizzati in Calabria abbia ormai abbondantemente superato questo obiettivo.

Ma la Calabria è la terra dei paradossi: in una regione che prima dell'assalto del capitale energetico esportava il 27% dell'energia elettrica prodotta, dopo la messa in esercizio delle prime centrali a turbogas da 800 MW ciascuna, sono state rilasciate ad oggi più di 60 autorizzazioni per l'installazione di parchi eolici, pari a circa il 12% delle istanze attualmente presentate in tutta Italia.

Considerato che mediamente un parco eolico è costituito da circa 30 torri da 2 MW ciascuna – evidenzia Damiano Guagliardi - la Calabria si dovrebbe avviare a produrre circa 3800 MW di energia elettrica da fonte eolica, in pratica dovrebbe superare da sola l'obiettivo fissato per l'intera nazione. I parchi eolici non sono impianti a basso impatto ambientale. Si tratta di impianti costituiti da decine di torri di 80 metri di altezza, pari ad un palazzo di 30 piani, dotati di 3 pale rotanti, ciascuna di oltre 30 metri di lunghezza. Le tre pale azionano il rotore di un generatore di energia elettrica della potenza di circa 30 MW. Questo tipo di generatori sono macchine delicate e pericolose: basti pensare che in un "uovo" gigantesco di qualche metro di diametro posto in cima ad una torre di 80 metri si sviluppa una potenza pari a quella prodotta da una piccola centrale ad olio combustibile. Un'avaria al sistema di controllo degli apparati può portare ad una esplosione gigantesca distruttiva del generatore e della torre. Inoltre, l'azione di disturbo di detti impianti sulla flora, sulla fauna, sugli insediamenti antropici e produttivi, e in genere sul territorio, è tutt’altro che trascurabile. Il paesaggio viene deturpato; la collocazione dei pali e della rete dei cavi da adibire alla raccolta ed adduzione dell'energia elettrica comporta interventi devastanti sul suolo e sul sottosuolo con alterazioni sia di carattere geomorfologico che idrogeologico. Insomma, data la delicatezza del territorio calabrese, sia sotto il profilo paesaggistico che geomorfologico ed idrogeologico, la nostra regione sarebbe la meno idonea all'installazione di questo genere di impianti. A ciò si aggiunga la lontananza della nostra regione dai siti di consumo dell'energia prodotta, che comporta l'ulteriore illogicità delle dispersioni lungo la rete di adduzione. Ciò nonostante, siamo di fronte ad una quantità di richieste e di autorizzazioni rilasciate davvero abnorme.

La ragione di tale paradosso – prosegue Guagliardi - è da ricercare nel vuoto normativo che caratterizza la Calabria.

L'attuale Giunta Regionale ha adottato, con la Deliberazione n° 55 del 30/01/2006, gli "Indirizzi per l'inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale". Tali indirizzi sono assolutamente carenti in quanto si limitano semplicemente a segnalare i siti dove non si possono realizzare impianti a causa di vincoli esclusivamente "ope legis", coincidendo essi con le aree protette dalla legge o per motivi ambientali o per motivi idrogeologici. Di fatto, si possono realizzare impianti eolici su tutto il resto della regione, ed è quanto sta avvenendo con grave danno al territorio.

Altrettanto paradossale – aggiunge Guagliardi - è che in una regione che avrebbe tanto bisogno di risparmiare dal punto di vista dei consumi, soprattutto per un fatto di economia, non esista una normativa finalizzata alla regolamentazione ed all'incentivazione degli impianti eolici di piccole dimensioni finalizzati alla produzione destinata all'auto-consumo.

Per tali ragioni – dice Guagliardi - in data 11 luglio ’07 presentava, presso codesta spettabile Presidenza, un Ordine del Giorno recante ad oggetto “Moratoria di nuovi impianti eolici in Calabria”, ma che tale istanza non riscontrava interessamento alcuno.

Il Gruppo Consiliare Regionale di “Rifondazione Comunista” in data 21 luglio ’07 depositava, presso la Segreteria dell’Assemblea del Consiglio Regionale, il P.L.R. n. 242/VIIIa recante “Disposizioni urgenti per la regolamentazione della costruzione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte eolica in Calabria”, allo stato non ancora esaminato dalla Commissione Consiliare competente. Considerato che dalla stampa locale si è appreso, in questi mesi, che circa una decina di procedure per l’esecuzione di lavori relativi alla realizzazione di parchi eolici in Calabria sono attualmente oggetto di indagini da parte della Magistratura, e che da notizia di stampa, ci sarebbero indagati nelle inchieste sull’eolico due Dirigenti della Regione Calabria, il sottoscritto interroga i sigg. Presidenti del Consiglio e della Giunta Regionale per sapere se non ritengono opportuno affrontare, nel merito del problema sollevato, la discussione in Consiglio Regionale”.

 

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