3 dicembre 2007    

Abramo (An): «E’ una soluzione alle questioni interne dei partiti»


Il consigliere regionale del Gruppo Misto Sergio  Abramo“A distanza di quasi tre anni dalle elezioni del 2005, non è più possibile, da parte di chicchessia, poter rinnovare oggi all'ennesimo governo regionale il credito concesso allora all'esecutivo appena eletto. La nuova Giunta, infatti, sembra essere più una soluzione alle questioni interne dei partiti e dei 'territori' politici che una risposta seria ai problemi dei cittadini calabresi”.
E’ quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale Sergio Abramo, che aggiunge: “Troppi  i ‘se’  e troppi i ‘ma’, troppi gli equilibrismi e troppa la politica politicante, al punto che finiscono fuori gioco assessori che lo stesso presidente dichiara essere stati bravi e innovativi nella loro passata azione di governo. Insomma, non c'é segno di autentica novità, e la cosa non è sfuggita neppure a componenti significative della stessa maggioranza, ma soprattutto non mi pare ci siano obiettivi e percorsi precisi e definiti per dare risposte ai calabresi, se non le consuete buone intenzioni, nel mentre sullo sfondo rimane, seria, affannosa, la preoccupazione di mettere una pezza al calo di consensi che questo modo di governare accumula giorno dopo giorno, tra i cittadini e le forze sociali e produttive della nostra regione. Ma sulla base di che cosa, questa nuova Giunta può sperare di mettere una pezza al modo con il quale finora è stata governata la Calabria? Come riparare ai quasi tre anni di perenne conflittualità interna alla maggioranza e alla conseguente, scarsissima produttività dimostrata dagli organi regionali, tanto la Giunta quanto il Consiglio? Come può sperare di incidere nel poco tempo che è ormai rimasto, sugli indicatori economici che vogliono la Calabria all'ultimo posto di qualsiasi graduatoria e sempre più distante non solo dal Paese ma anche dall'intero Mezzogiorno? 
Come si può ormai incidere efficacemente su un sistema-regione che non riesce a produrre sviluppo, ricchezza e occupazione creando finalmente politiche coerenti e strategiche?”.
“Dal 2005 - afferma Abramo - non c'é emergenza, tra quelle che si trascinano da anni, che abbia avuto risposta e che oggi abbia una qualche prospettiva di soluzione. Non esiste un piano sociale vero, se non quello elaborato in solitudine e senza concertazione dal governo regionale e per il quale gli stessi sindacati dubitano che vi sia copertura finanziaria. Non c'é un piano per la salute vero, se non quello approvato dalla giunta e che, paradossalmente, sarebbe così innovativo da aver costretto il presidente Loiero a togliere la delega all'assessore Lo Moro. Non c'é un vero Por, ma solo documenti preliminari, sui quali non vi è ancora traccia di un serio confronto e di una seria programmazione di merito. Ma davvero si pensa, per esempio, di poter uscire dalla deriva della disoccupazione, così: semplicemente stabilizzando i precari?. La stabilizzazione è un diritto dei lavoratori, ma se ad essa non si accompagna nient'altro, il sospetto è che davvero il governo regionale non pensa affatto alle prossime generazioni ma più semplicemente, pensa solo e soltanto a recuperare qualche consenso, alla vecchia maniera e con gli antichi metodi”.
“Da una giunta di fine legislatura, da questo ennesimo giro di boa - prosegue Abramo - ci saremmo aspettati almeno di conoscere magari pochi e qualificanti punti programmatici che indicassero gli obiettivi su cui puntare e i percorsi precisi per raggiungerli. I calabresi, invece, hanno dovuto per la terza volta accontentarsi delle consuete argomentazioni espresse, come al solito, in perfetto politichese. Siamo a tre quinti della legislatura e questo, i miei corregionali lo sappiano, è lo
scenario, nonostante i numeri incredibili con cui gli elettori avevano designato la maggioranza e il presidente al governo della Regione. Se questi sono i fatti, quando verrà il momento di giudicare, gli elettori, calabresi non potranno che bocciare senza appello questa serie di governi regionali e la maggioranza che li ha sostenuti, perché né gli uni né l'altra hanno fatto il loro dovere nei confronti della nostra regione”.
 

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