23 novembre 2007    

“C’è una questione energetica in Calabria” di De Gaetano e Guagliardi (Rif. Comunista)


“La produzione energetica in Calabria è ormai diventata una questione legata al modello di sviluppo. Essa sta assumendo dimensioni tali da travalicare gli aspetti espressamente settoriali, ed  è diventata determinante per il futuro della regione”. E’ quanto affermano i consiglieri regionali del partito della Rifondazione comunista, Damiano Guagliardi e Antonino De Gaetano, che hanno presentato un apposito progetto di legge su tali questioni.  Il capogruppo consiliare di Rifondazione Comunista Damiano Guagliardi
“Nel Piano Energetico Regionale attualmente in vigore – scrivono nella relazione di accompagnamento alla proposta di legge, Guagliardi e De Gaetano -  emerge che all’epoca della sua approvazione la Calabria esportava  energia elettrica in misura del 27% della produzione regionale. Nel frattempo sono entrate nella fase di esercizio alcune delle centrali termoelettriche a turbogas da 800 megawatt ciascuna, previste dagli accordi di programma sottoscritti dalla Giunta Regionale della precedente legislatura con alcune grandi società produttrici di energia elettrica. Altre centrali delle stesse dimensioni sono nella fase terminale di costruzione.
Quegli accordi di programma non sono ancora stati disdetti dalla Regione, anzi continuano a costituire la pietra miliare della politica energetica in Calabria: è così che la nostra regione è ormai diventata terreno di conquista per il grande capitale nazionale e transnazionale del settore delle centrali termoelettriche a turbogas.
Dopo l’assalto nel settore del turbogas – affermano i due consiglieri di Rifondazione comunista -  si è assistito in Calabria negli ultimi anni alla lievitazione dell’”affare eolico”. 
Le società operanti nel settore, approfittando della carenza strutturale di risorse economico-finanziarie negli Enti locali, hanno esercitato una considerevole pressione proponendo ai Comuni introiti apparentemente vantaggiosi in cambio del rilascio dell’assenso all’installazione dei “parchi eolici”.
Nell’economia più complessiva degli impianti in questione, tenuto conto che le società godono di provvidenze a fondo perduto in misura del 40% degli investimenti da parte dell’Unione Europea, tali offerte sono assolutamente minimali; tuttavia in virtù della ristrettezza delle risorse di bilancio, agli Amministratori appaiono allettanti. Questa situazione ha portato ad una proliferazione di proposte di installazione di parchi eolici da parte di diverse aziende del settore in molti comuni della Calabria.
Le cifre di tale fenomeno sono paradossali. Il Piano Energetico Regionale in vigore in Calabria riporta che il “Libro Bianco” sull’energia dell’Unione Europea ha fissato quale obbiettivo per la copertura tramite fonte eolica del fabbisogno energetico dell’Unione il tetto di 40.000 MW, mentre le indicazioni del Governo italiano puntano ad una potenza installata di 2.500-3.000 MW  su tutto il territorio nazionale entro il 2012. Lo stesso Piano Energetico Regionale ha fissato nel 3% dell’obiettivo nazionale il contributo della Calabria. Tradotto in cifre assolute tale obiettivo comporterebbe una potenza installata pari a 90 MW entro il 2012. Ad oggi risulta che la potenza installata corrispondente ai parchi eolici realizzati in Calabria abbia ormai abbondantemente superato questo obiettivo.
Il consigliere Antonino De Gaetano (Rif.Com.)Ma la Calabria è la terra dei paradossi: in una regione che prima dell’assalto del capitale energetico esportava il 27% dell’energia elettrica prodotta, dopo la messa in esercizio delle prime centrali a turbogas da 800 MW ciascuna, sono state rilasciate ad oggi 63 autorizzazioni per l’installazione di parchi eolici, circa il 12% delle istanze attualmente presentate in tutta Italia. Considerato che mediamente un parco eolico è costituito da circa 30 torri da 2 MW ciascuna, la Calabria si dovrebbe avviare a produrre circa 3800 MW di energia elettrica da fonte eolica, in pratica dovrebbe superare da sola l’obiettivo fissato per l’intera nazione.
I parchi eolici non sono impianti a basso impatto ambientale. Si tratta di impianti costituiti da decine di torri di 80 metri di altezza, pari all’altezza di un palazzo di 30 piani, dotati di 3 pale rotanti ciascuna di oltre 30 metri di  lunghezza. Le tre pale azionano il rotore di un generatore di energia elettrica della potenza di circa 30 MW. Questo tipo di generatori sono macchine delicate e pericolose: basti pensare che in un “uovo” gigantesco di qualche metro di diametro posto in cima ad una torre di 80 metri si sviluppa una potenza pari a quella prodotta da una piccola centrale ad olio combustibile. Un’avaria al sistema di controllo degli apparati può portare ad una esplosione gigantesca distruttiva del generatore e della torre. L’azione di disturbo di detti impianti sulla flora, sulla fauna, sugli insediamenti antropici e produttivi, e in genere sul territorio, è tutt’altro che trascurabile. Il paesaggio viene deturpato; la collocazione dei pali e della rete dei cavi da adibire alla raccolta ed adduzione dell’energia elettrica comportano interventi devastanti sul suolo e sul sottosuolo con alterazioni sia di carattere geomorfologico che idrogeologico. Insomma, data la delicatezza del territorio calabrese, sia sotto il profilo paesaggistico che geomorfologico ed idrogeologico, la nostra regione sarebbe la meno idonea all’installazione di questo genere di impianti. A ciò si aggiunga la lontananza  della nostra regione dai siti di consumo dell’energia prodotta che comporta l’ulteriore illogicità,  a causa delle dispersioni lungo la rete di adduzione. Ciò nonostante, siamo di fronte ad una quantità di richieste e di autorizzazioni rilasciate davvero abnorme”.
La ragione di tale paradosso è da ricercare nel vuoto normativo che caratterizza la Calabria. L’attuale Giunta Regionale ha adottato con la Delibera n° 55  del 30/01/2006 gli “Indirizzi per l’inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale”. Tali indirizzi sono assolutamente carenti in quanto si limitano semplicemente a segnalare i siti dove non si possono realizzare impianti a causa di vincoli “ope legis”, coincidendo essi con le aree protette dalla legge o per motivi ambientali o per motivi idrogeologici. Di fatto, si possono realizzare impianti eolici sul resto della regione, ed è quanto sta avvenendo con grave danno al territorio ad alle popolazioni.
Altrettanto paradossale è che in una regione che avrebbe tanto bisogno di risparmiare  dal punto di vista dei consumi, soprattutto per un fatto di economia,  non esista una normativa finalizzata alla regolamentazione ed all’incentivazione degli impianti eolici di piccole dimensioni finalizzati alla produzione destinata all’autoconsumo.
In conclusione, i parchi eolici già realizzati o in corso di costruzione sono più che sufficienti per il contributo che la Calabria intende dare al “Sistema Paese”;  essi  sotto il profilo dello sviluppo e dell’occupazione non danno alcun contributo alla nostra regione, ed è quindi indispensabile porre un freno alla ulteriore installazione di impianti di grandi dimensioni. E’ invece auspicabile  una normativa  finalizzata alla regolamentazione ed all’incentivazione degli impianti eolici di piccole dimensioni finalizzati alla produzione destinata all’autoconsumo.
Per le ragioni sopra esposte si propone l’approvazione del presente Progetto di Legge Regionale”. Nel progetto di legge sottoscritto dai consiglieri del gruppo del partito della Rifondazione comunista, si chiede il divieto di costruzione  “di impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica costituiti da batterie di generatori la cui potenza installata complessiva sia superiore ad 1 MW; l’approvazione di un apposito regolamento sulla materia entro 180n giorni dalla data di approvazione del progetto di legge, la revoca delle autorizzazioni alla costruzione sul territorio della regione Calabria di impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica costituiti da batterie di generatori la cui potenza installata complessiva sia superiore ad 1 MW, i cui lavori di realizzazione non siano ancora materialmente iniziati alla data di entrata in vigore della legge”.

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