13 novembre 2007    

Interrogazione di Occhiuto (Udc) sul ruolo delle Equipes socio-psico-pedagogiche


Sulla problematica riguardante le figure professionali delle equipes socio-psico-pedagogiche (circa 500 addetti in tutta la Regione tra assistenti sociali, pedagogisti, sociologi, psicologi ed altri lavoratori inquadrati a tempo indeterminato con legge regionale di sanatoria n. 57/90) che  hanno come compito quello di supportare i Comuni nella progettazione e gestione dei servizi sociali,  Roberto Occhiuto (Udc), vicepresidente del Consiglio regionale, ha rivolto un’interrogazione (con richiesta di risposta scritta) al  Presidente della Giunta Regionale e all’Assessore alle Politiche Sociali.Il vice presidente del Consiglio regionale Roberto Occhiuto (Udc)
Il Vicepresidente del Consiglio chiede di sapere  quando verrà attuato il Piano sociale e  dove prenderanno il personale i Comuni della Calabria per garantire ai cittadini le prestazioni e i servizi sociali previsti dalla normativa vigente in materia. Inoltre Occhiuto, rivolgendosi all’Esecutivo regionale, chiede se non si “ ritenga più utile, visto il reale bisogno dei Comuni, di trasferire  il personale delle equipe socio-psico-pedagogiche alle Province a cui la legge 328/2000 assegna specifiche funzioni di coordinamento nell’ambito della programmazione ed attuazione dei servizi sociali e, infine,  se risulta vera l’ipotesi che, tra il citato personale delle equipe socio-psico-pedagogiche , le figure in possesso della laurea, attualmente inquadrati nel ruolo di  funzionari regionali, con il passaggio alle aziende sanitarie acquisirebbero il ruolo di dirigenti”. 
I quesiti posti dall’esponente dell’Udc, muovono da  precise  argomentazioni, ad iniziare dalla previsione della  legge regionale 57/90 (art. 3) secondo cui  “Le funzioni per le gestioni del servizio socio psico-pedagogico sono esercitate nell’ambito del territorio di competenza dai Comuni singoli o associati ai sensi dell’art. 45 del D.P.R. n. 616/1977”.  “A ciò si aggiunga – chiarisce Occhiuto -  che  la legge regionale  n. 23/2003  prevede che “Il personale di cui alla legge regionale  n. 57/90 e legge regionale  n.2/97 è destinato presso le strutture di cui agli artt. 9 e 13 della presente legge” e gli articoli 9 e 13 indicano i Comuni quali titolari delle “funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale, tali funzioni sono esercitate adottando sul piano territoriale gli assetti più funzionali alla gestione, alla spesa e al rapporto con i cittadini, secondo le modalità stabilite dal D.Lgs n. 267/2000”.
E non è tutto. “Infatti - spiega Occhiuto - ultimamente  la legge regionale  n.9 del 2007 (’art. 28)  ha previsto il passaggio delle suddette figure professionali alle Aziende Sanitarie, stravolgendo, così, un impianto legislativo in vigore fin dal 1990, ma lasciando comunque le competenze in materia di servizi sociali sempre ai Comuni. In sostanza, quanto previsto dalla legge regionale  n. 9/2007 (art.28) s’inquadra in un atto di schizofrenia legislativa, per l’evidente contrasto tra la legislazione sui servizi sociali, che assegna le funzioni in materia ai Comuni, e l’orientamento di inquadrare il personale necessario nelle Aziende del sistema sanitario regionale e non, invece, nei Comuni stessi”.
Infine, a supportare la fondatezza dell’interrogazione depositata presso la Segreteria Generale del Consiglio regionale, Occhiuto ricorda che “in passato, l’utilizzo improprio di questo personale è stato oggetto di una indagine del Nucleo regionale di Polizia tributaria della Guardia di finanza, su delega della Procura regionale della Corte dei Conti, che ha accertato, tra l’altro, un danno erariale, quantificato per la sola provincia di Catanzaro in 41 milioni di Euro e che,  a tal proposito, la Corte dei Conti eserciterà le necessarie azioni di responsabilità amministrative e contabili”.

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