20 ottobre 2007    

Mons. Bregantini:«Il sangue di Franco non è stato vano»


La messa in ricordo di Franco Fortugno e di tutte le vittime della violenza e della criminalità organizzata, nella Cattedrale di Locri piena di gente, ha concluso le celebrazioni dedicate al vice presidente tragicamente ucciso. Sulla cui tomba, poco prima, il Presidente Giuseppe Bova, con una delegazione di consiglieri composta da Antonio Borrello, Giuseppe Guerriero, Liliana Frascà, Luciano Racco (presenti Leopoldo Chieffallo e il vice presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Giuseppe Lumia ), aveva reso l’omaggio del Consiglio regionale. Mons. Giancarlo Maria Bregantini Vescovo di Locri
“Il sangue di Franco non è stato vano”, ha detto il vescovo di Locri, Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, nell’omelia celebrata unitamente a Don Ciotti e a Don Crescenzio De Mizio e alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il presidente del Senato, Franco Marini, il vice ministro dell’Interno, Marco Minniti, il vice capo vicario della polizia, Luigi De Sena, i presidenti del Consiglio e della giunta regionale della Calabria, Giuseppe Bova ed Agazio Loiero.
Ha invitato “alla riflessione e a cercare più pace, nel giorno del rinnovato dolore”, Mons. Bregantini, contrapponendo “al cammino che, dopo due anni, è stato compiuto, grazie alla forza dei giovani, alla consapevolezza della comunità, all’impegno della Chiesa”, “la strada che resta ancora lunga”. “Il momento è, perciò, difficile, anche se la direzione è quella giusta”, ha rilanciato Bregantini, che ha ricordato sia la strage di Ferragosto a Duisburg, in Germania, dove furono uccisi sei giovani calabresi sia il collaboratore di giustizia, Bruno Piccolo, teste chiave del processo contro presunti esecutori e mandanti dell’omicidio, morto suicida nella provincia di Chieti dove viveva sotto protezione. “In questa giornata del dolore - ha detto il vescovo - raccolgo anche l’appello della madre di Bruno Piccolo, collaboratore di giustizia coraggioso che, in una realtà come quella di Locri, è stato prezioso. Queste persone non vanno lasciate sole; vanno aiutate, altrimenti sullo Stato vince la mafia. E questo sarebbe tristissimo”.
“Le ragioni, i sentimenti e l’ansia di verità e di giustizia”, sono state ricordate dal Presidente Giuseppe Bova, che, dopo la celebrazione religiosa, è stato invitato dai figli di Franco Fortugno, Anna e Giuseppe, a prendere la parola. Subito il pensiero di è andato a questi due anni che sono passati “e che pesano come macigni, gravano su tutto e dai quali è difficile liberarsi. Due anni che adesso sono appesantiti dalla tristissima vicenda della morte di Bruno Piccolo”, ha rilanciato Bova, sostenendo come “questa morte, che raccoglie sentimenti di umana pietà e di cordoglio per la sua famiglia, faccia riemergere inquietitudine, sospetti e soprattutto la paura che troppe cose diventino oscure e vincano sulla verità che, tutti noi, partendo proprio dall’omicidio di Francesco Fortugno, chiediamo e rivendichiamo fino in fondo. Quella verità che, il 16 ottobre di due anni fa,  ancora sbigottiti ed increduli per quanto successo, gridavamo con forza e che oggi aspettiamo che venga alla luce nella sua interezza. Perché molto è stato fatto, ma molto ancora occorre fare”.
Ed è stato, soprattutto, questo messaggio-invito “a non chiudere gli occhi o girarsi dall’altra parte in una terra nella quale anche il Natale può non essere un giorno di pace”, che il Presidente Bova, con l’emozione di allora, ha voluto trasmettere. 
 

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