25 settembre 2007    

Un impegno assunto un anno fa


.Il Consiglio regionale è stato parte del comitato costituito in West Virginia (Usa) per organizzare la commemorazione del centenario della tragedia avvenuta nel villaggio di Monongah il 6 dicembre del 1907.

Nella tragedia più grave per l’emigrazione italiana persero la vita circa mille persone, tantissime delle quali calabresi provenienti da San Giovanni in Fiore, Carfizzi, Falema, Guardia Piemontese, Strangoli, Castrovillari, Caccuri, Gioiosa Ionica e San Nicola dell’Alto.


E’ stata così mantenuta la promessa, fatta a Padre Everett Briggs, di erigere un monumento in memoria delle vedove di Monongah. Il monumento dedicato alle «Eroine di Monongah»L’anziano prete, scomparso qualche mese fa, alla veneranda età di 98 anni, ma sempre lucidissimo nei ricordi, è stato per una vita il punto di riferimento per tutte le vedove rimaste senza marito e i tanti figli rimasti senza padri dopo l’esplosione della miniera.


Una nuova piazza sarà realizzata nel piccolo villaggio minerario del West Virginia, per ospitare la statua che raffigura una donna con i suoi bambini.


Il monumento sarà intitolato “Alle eroine di Monongah” ed è dedicato alle tante donne di Monongah che dopo la tragedia, improvvisamente, rimaste sole e lontane dai loro paesi d’origine, dovettero affrontare innumerevoli difficoltà “e lo fecero – ha sempre ricordato Padre Briggs - con un alto senso di responsabilità, abnegazione e dedizione ai figli”.


L’adesione al comitato e la decisione di realizzare il monumento sono state la conclusione di un incontro svoltosi nella chiesa di Santa Barbara fra la delegazione del Consiglio regionale , Padre Briggs e il presidente di Eritage Calabria del West Virginia Russel Bonasso originario, tra l’altro, di San Giovanni in Fiore ed autore del primo volume pubblicato sulla tragedia: “Fire in the hole”, che riporta, con puntiglio e ricco materiale fotografico, i commenti di Jay Rockefeller, le testimonianze dei primi soccorritori e le storie delle vittime dopo la tragedia.


La vicenda più toccante eretta a simbolo del dolore che avvinse le mogli dei minatori rimasti uccisi nella miniera, è quella dell’italiana Caterina Davia raccontata da padre Briggs accanto alla sua tomba nel cimitero di Monongah che la delegazione ha visitato lo scorso anno assieme al senatore del West Virginia Roman Prezioso,  il cui padre lavorava nella miniera ma si salvò grazie ad un imprevisto che lo obbligò a non andare a lavorare la mattina dell’esplosione.


Caterina Davia, “simbolo delle eroine di Monongah”, cosi l’ha sempre definita padre Briggs, non si rassegnò mai alla perdita inaspettata del marito e dei suoi due figli nella tragedia del 7 dicembre, cosi per due volte al giorno, col freddo e col caldo, per 29 anni, andò alla miniera con un sacco che riempiva di carbone e che svuotava nel suo giardino, fino a quando la sua casa non fu seppellita dal carbone ed a chi le chiedeva perché lo facesse rispondeva che il suo intento era quello di alleggerire il peso che sovrastava i corpi di suo marito e dei suoi figli e poterli prima o poi riavere con sé.
“Quei minatori attendono ancora giustizia e verità” - è stata da sempre l’invocazione di padre Briggs. “Quelle donne rimaste senza mariti ed abbandonate da tutti ma non da Dio attendono oggi almeno un riconoscimento alla memoria”.


La proposta di Borrello, Guagliardi, Feraudo e Trematerra, d’accordo il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova, di finanziare la realizzazione del monumento, fu accolta con grande soddisfazione da padre Briggs e dal Comitato organizzatore del centenario del quale fa parte anche il figlio del Governatore dello Stato, Joe Manchin IV. Padre Briggs ebbe così modo di commentare: “Grazie alla Calabria si potrà coronare un mio sogno che è anche il sogno di tutti quelli che sono stati coinvolti dalla tragedia di Monongah o soltanto sfiorati e che adesso diventa il sogno di tantissimi: dare un segno tangibile all’umanità del dolore che in questa parte degli Stati Uniti ha lacerato interi nuclei familiari e del sacrificio delle donne di Monongah emigrate dall’Italia e da altre parti dell’Europa assieme ai loro mariti morti in un giorno qualsiasi di circa un secolo fa mentre lavoravano”.



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