13 luglio 2007    

Occhiuto (Udc):''Politica regionale incapace di andare avanti''


“La politica regionale sta sprofondando in un baratro e rischia di seppellire sotto le sue macerie ogni speranza di sviluppo per la Calabria. Ogni giorno è una pena e l’improduttività della Regione si somma alla crescente sfiducia dei cittadini verso le istituzioni”.
E’ la secca  affermazione di Roberto Occhiuto (Udc), vicepresidente del Consiglio regionale che spiega: “La verità è che è  fallito clamorosamente il progetto di cambiamento del centrosinistra, che tante attese ha suscitato alle ultime elezioni regionali, cosi  lo scenario che oggi è  davanti agli occhi dei calabresi è quello di un gruppo dirigente prigioniero della propria debolezze e di insanabili contraddizioni. Non c’è una maggioranza, non c’è un progetto, ci sono solo infinite polemiche tra spezzoni del centrosinistra che recitano tutte le parti in commedia: sulla sanità, sulla questione dei costi della politica e ora persino sul Crel”.Il vice presidente del Consiglio regionale Roberto Occhiuto (Udc)
 Occhiuto non si ferma alla critica nei confronti del centrosinistra: “Non c’è ancora, però, a dire il vero, neanche una proposta alternativa del centrodestra che accenda entusiasmi e attese. Ciascuno, allora, guardi nel proprio partito per verificare se ci sono  le condizioni per esprimere un’iniziativa politica che si sforzi di recuperare il deficit di fiducia e di legittimazione che investe la politica regionale, perché così non si può proseguire e si rischia di confermare l’idea che di tutte le erbe si possa fare un fascio.”
 Dal centrodestra all’Udc il passo è breve. Propone Occhiuto: “L’Udc, che è il primo partito del centrodestra calabrese, si assuma la responsabilità nel prossimo dibattito congressuale del 22 luglio di avviare una nuova fase nel rapporto tra maggioranza e minoranza e tra centrodestra e cittadini. L’Udc che immagino e che io  vorrei dopo il Congresso regionale, è un partito capace di sviluppare proposte alternative sui contenuti ed in grado di interpretare la voglia di cambiamento della regione, in sostanza un partito  in grado di denunciare le malefatte del centrosinistra, ma anche di proposta. Per questo presenterò all’assemblea dei delegati un documento che impegni il segretario regionale a riproporre agli alleati la mozione di sfiducia che non firmarono qualche mese fa e, nel caso non fosse possibile raccogliere le firme necessarie dei consiglieri regionali, a raccogliere in tutti i comuni della Calabria le firme di cittadini per chiedere al presidente  Loiero ed al centrosinistra calabrese lo scioglimento del Consiglio regionale per manifesta incapacità di governo”.
 Finisce l’esponente dell’Udc: “A mio avviso, oggi  la politica calabrese non ha più  la forza di andare avanti. Non tanto per le inchieste giudiziarie che occupano le cronache giornalistiche degli ultimi due anni ed alle quali guardo con l’atteggiamento garantista  di chi appartiene ad una tradizione politica che nel decennio scorso ha rischiato di essere annientata dal giustizialismo degli altri, ma perché non mi pare  ci siano più la serenità e il vigore necessarie per dare energia all’azione politica ed amministrativa. Davvero non serve alla Calabria un Presidente della Regione privo di legittimazione, coinvolto negli equilibri di coalizione in quanto capo di un partito,  che non ha accanto a sé un Parlamento regionale che possa essere autorevole e reattivo,  né  serve alla Calabria la prosecuzione di una legislatura che, oggettivamente,  non ha la forza interna e neppure le motivazioni per affrontare i problemi dei calabresi e risolverli.  La difesa dell’ Istituzioni, anche da attacchi a volte iniqui  che non separano la politica dalle responsabilità individuali dei politici, è sì un atto necessario, ma la ‘debolezza’ della politica, tema tornato  d’attualità,  rischia di  diventare l’occasione per esasperare i rapporti tra i poteri dello Stato fino a rendere in Calabria  irriconoscibile la democrazia.  Né ha senso invocare uno spirito di casta per eludere problemi con i quali occorre fare i conti. A meno che non si voglia, per davvero, costruire un muro tra la politica e la società civile e allora si commetterebbe un grosso errore, perché se generalizzare le accuse non è utile,  neanche lo è  eludere le responsabilità”.

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