VII legislatura
79.
seduta di lunedì 26 novembre 2003
Presidenza del Presidente Luigi Fedele
La seduta inizia alle 12,33
Francesco PILIECI, Segretario
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Francesco PILIECI, Segretario
Legge le interrogazioni e le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tommasi. Ne ha facoltà.
Presidente, colleghi
consiglieri, credo che oggi, in via preliminare,
proprio per poter dare risposte ai cittadini e
agli amministratori
calabresi che stanno solidarizzando con i nostri cugini lucani per quanto riguarda l’individuazione, con un decreto
da parte del Governo, dell’area di Scanzano Ionico come sito unico della ricezione delle scorie nucleari, al primo punto della discussione
vadano poste le mozioni presentate al riguardo – che sono svariate, fra l’altro,
mozione Pacenza, mozione Guagliardi, Tommasi ed
altri – anche perché in questo momento, a Roma, si sta tenendo un’importante
riunione, Conferenza Stato-Regioni dove, a quanto pare, la nostra Regione è assente.
Credo che, se così fosse, sia veramente grave l’assenza
odierna del nostro governo, perché anche alla luce di quanto è emerso alla Camera ieri, anche la nostra
regione è individuata come regione con possibilità di individuazione di siti
per quanto riguarda le scorie nucleari.
Allora, Presidente, ritengo che, in via prioritaria,
oggi si debba discutere di questa mozione e annuncio che consegnerò al tavolo
della Presidenza un progetto di legge per dichiarare denuclearizzata la nostra
regione e per la previsione di misure di prevenzione del passaggio del
materiale radioattivo nel nostro territorio.
E’ chiaro
che il problema delle scorie nucleari è importante, delicato, e noi - così come
bisogna fare - vogliamo affrontarlo, non solo denunciarlo, in modo serio
responsabile, senza strumentalizzazioni che non servono. E’ chiaro, però, che
in questa direzione non possiamo stare in silenzio - come già avviene sul
condono e per quanto riguarda le vertenze lavoro –, ritengo che noi un
messaggio ai calabresi e all’intero Mezzogiorno dobbiamo
mandarlo, Presidente.
Quindi,
insieme con il primo punto di discussione della mozione, le consegno un
progetto di legge che è aperto alla firma di tutti i consiglieri regionali, di
minoranza e di maggioranza, perché va nella direzione di fare chiarezza in
merito all’argomento delle scorie nucleari. Presidente, credo che questa sia
una condizione preliminare per iniziare i lavori di questa seduta.
Intanto,
l’assessore Luzzo mi ha comunicato che stamattina il
Presidente della Giunta è a Roma alla Conferenza, notizia riferite
dall’assessore, quindi l’interesse della Regione sicuramente c’è e non poteva
che essere diversamente.
Il problema
del nucleare, onorevole Tommasi, come interessa lei che fa parte dei Verdi e
tutto il suo gruppo, sicuramente interessa tutta l’opposizione, ma, credo,
anche tutta la maggioranza e tutta la Calabria, quindi il fatto che si discuta
di questo tema in Consiglio regionale sicuramente troverà d’accordo anche la
maggioranza.
Volevo
esporre brevemente quale sarebbe il mio indirizzo per i lavori di oggi,
dopodiché ognuno, se i colleghi sono d’accordo, si potrà determinare. Il fatto
che si debba discutere di queste mozioni al primo punto all’ordine del giorno
per quanto mi riguarda – questo saranno anche i colleghi a deciderlo – non credo
che ci siano problemi, mi auguro che si possa trovare anche un punto di sintesi
per redigere un documento comune di tutto il Consiglio regionale su questo tema
Ancor prima,
però, proporrei di sospendere momentaneamente i lavori del Consiglio per almeno
due ore, per dare la possibilità alla seconda Commissione, di poter portare in
Commissione, dato che l’abbiamo annunciato, il provvedimento che riguarda
l’assestamento del bilancio del Consiglio regionale.
Quindi non
c’è nessuna intenzione da parte del Consiglio di non discutere di questo tema e
poi alla ripresa dei lavori – alle 15,00, se siete d’accordo – potremmo
cominciare con questo argomento e poi continuare col resto.
Prego,
onorevole Leone.
Presidente, volevo solo aggiungere
– e con questo tranquillizzare anche l’onorevole Tommasi – che personalmente, a nome mio e del
gruppo che rappresento, sono già intervenuto su questo
discorso
di Scanzano, fra l’altro un nostro autorevole collega
di partito onorevole Di Sansa si è autosospeso, quindi gli abbiamo dato
anche solidarietà, ma al di là di questo,
riteniamo giusta una posizione e un
documento comune, a questo punto, della Calabria su un fatto così importante,
atteso che i cugini – così come amiamo definirli – della Lucania
hanno, al pari nostro, una vocazione
di questo territorio impostata e improntata al turismo, come del resto noi. Far
conciliare le due cose risulta alquanto difficile, questo dal punto di
vista pratico, ma dal punto di
vista anche della sostanza del provvedimento
non penso che la Calabria o la Lucania siano i
migliori territori, attesa anche la conurbazione,
per ricevere scorie nucleari.
Pertanto, siamo d’accordo sulla discussione, su una proposta di documento unico che
formuleremo, per cui non vedo altre difficoltà al proseguimento, per come ha
illustrato il Presidente Fedele.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiarella. Ne ha facoltà.
Intervengo per aderire
alla proposta del Presidente
e per dire che l’ordine del giorno, così come predisposto, ci sta bene, ma
senza dimenticare che c’è anche la legge sui
servizi sociali. Non vorrei che questo Consiglio poi, ragionando per alcune
cose importanti, dimenticasse le altre, perché se parliamo di gente che vive il
disagio sociale ogni giorno, alla fine non facciamo altro che,
dimenticando tutto questo, determinare una sfiducia nei cittadini che guardano ormai da tre anni a questo
Consiglio, per avere finalmente una riorganizzazione nel settore della politica sociale calabrese.
Allora facciamo quello che dobbiamo fare perché è giusta la
proposta del collega Tommasi, mi va bene
quello che diceva il Presidente, ma che la seduta del Consiglio, ad un certo punto,
non si vada ad aggiornare vuoi per stanchezza vuoi per altre motivazioni,
perché faremmo un torto a chi è interessato, purtroppo, per un disagio sociale
che in Calabria non è un qualcosa che si può sconfiggere facilmente. Diamo un segnale nell’anno
internazionale del disabile.
Ritengo che
questo Consiglio, oggi, lo possa fare, altrimenti è chiaro che noi ci
determineremo di conseguenza, Presidente, perché non andremo via da quest’Aula
se non si approverà la legge sui servizi sociali.
PRESIDENTE
Onorevole
Chiarella, sono perfettamente d’accordo con lei, quindi continuare l’ordine del
giorno significa sicuramente anche questo.
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Pilieci. Ne ha facoltà.
Volevo ringraziare il collega Tommasi,
che comunque è stato più veloce nel prendere la parola su una questione
di grande rilevanza, quindi lo ringrazio, innanzitutto,
nel momento in cui ci invita ad evitare
strumentalizzazioni, perché su un problema così importante mi auguro e sono
certo che non ci siano strumentalizzazioni da parte di alcuno.
Per quanto riguarda la sensibilità, posso dire che ce n’è
in ognuno di noi, tant’è vero che anche
all’interno del Governo mi pare ci sia una discussione abbastanza animata e
proprio in questi giorni si sta parlando di questo problema che interessa tutto
il territorio nazionale.
Per quanto riguarda la mozione, onorevole Tommasi, noi già ne avevamo preparato una nostra che in
questi minuti stiamo rivedendo con la disponibilità di valutare gli stessi argomenti
e cercando, alla fine, di mediare e di presentare un unico documento a firma
dell’intero Consiglio regionale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, rispetto all’indicazione proposta dal Presidente del
Consiglio, faccio fondamentalmente due osservazioni,
la prima sull’esigenza che l’argomento posto venisse discusso nell’immediatezza, e la
seconda circa la sensazione che ho che ci sia ancora un quadro di riferimento
parziale e in proposito vorrei dare all’Aula qualche dato.
Mi fa piacere che ci sia in Aula anche l’assessore
alla sanità.
Caro assessore,
a seguito del blocco totale della viabilità della strada statale ionica cosentina, la 106, dell’autostrada, e delle ferrovie, non so se ha avuto notizie in
merito, se sono arrivate sul suo tavolo, ci sono, per
esempio, diversi comuni calabresi che sono a corto di medicinali e anche presìdi
ospedalieri calabresi che in questi giorni hanno rischiato la disponibilità, per esempio,
dell’ossigeno, oltre al fatto che ci sono migliaia di cittadini che sono
impegnati in iniziative di lotta civile non da
qualche ora o da qualche giorno. Il decreto su Scanzano
è stato emanato il 14 novembre, da giorno 15, quindi
dal giorno successivo e da undici giorni quella viabilità è bloccata.
Guardate, non c’è precedente
di altri conflitti sociali e politici nella
storia né di questa
regione né del Paese, mai così a lungo è
durata una vicenda del genere. Ma che bisogna fare?
Allora, su questo avverto sommessamente
che il ruolo della
nostra Regione è stato inadeguato con alcune posizioni, a volte, equivoche. Ecco perché si impone, Presidente Fedele, l’assunzione
di una responsabilità chiara e formale da parte del Consiglio regionale. Poi,
registro con piacere che c’è un consenso largo e, a maggior ragione, non
capisco perché non si possa formalizzare questo consenso.
Quindi la
invito a mantenere, per come proposto, al primo punto all’ordine del giorno la
vicenda nucleare e, nello specifico, la vicenda del sito di Scanzano
e a discuterne prima della sospensione dei lavori, perché non mi pare che su
questo ci siano difficoltà, si sono espressi anche i gruppi della maggioranza
che hanno manifestato consenso. Addirittura, ieri sera abbiamo sentito che un
partito della maggioranza, nello specifico l’Udc,
tramite il suo Presidente nazionale, ha condizionato la sua permanenza dentro
il Governo alla risoluzione di questa vicenda.
Non capisco
perché ci dovrebbe essere una resistenza in questa direzione, anche perché
apprendo con soddisfazione la notizia dell’assessore Luzzo
che il nostro Presidente, in queste ore, è impegnato nella Conferenza
Stato-Regioni. Oggi potrebbe esserci uno snodo riguardante anche la
responsabilità delle Regioni nel prossimo futuro su questa materia.
Da questo
punto di vista, ne prendiamo atto con senso di responsabilità, avevamo lanciato
un allarme perché, fino a poco fa, non ci risultava che questo fosse realmente
avvenuto.
Presidente,
la invito, quindi, a non sospendere la seduta, a mettere all’ordine del giorno
queste due mozioni che possono, sicuramente e tranquillamente, essere
modificate e integrate dall’Aula e poi ci si rideterminerà.
Prima di
chiudere, vorrei fare un’altra osservazione: lei ha annunciato che, tra qualche
minuto, si dovrebbe riunire la seconda Commissione. Presidente, attenzione,
tutto ciò mi sembra un modo abbastanza anomalo, per non usare altri aggettivi.
Le facevo
osservare, per esempio, che ci sono membri della seconda Commissione che non
sono presenti e che lei ha annunciato il testo soli cinque minuti fa, che lo
vorrebbe tra dieci minuti in Commissione e, magari, tra un’ora in Aula! Mi pare
che sia una procedura fuori non solo da qualsiasi Regolamento, ma anche da ogni
buonsenso riguardante il merito della questione.
Noi non
abbiamo alcuna difficoltà a presenziare ai lavori, ma non potete costringerci a
discutere di cose che ancora, formalmente, non conosciamo perché lei l’ha
annunciata poco fa la variazione di bilancio, deve essere ancora distribuita
nelle Commissioni. Non mi pare possa essere una procedura normale quella di
pretendere di insediare la Commissione sull’assestamento di bilancio tra
qualche minuto, quindi anche su questo la invito a riflettere.
Su
quest’ultimo punto, onorevole Pacenza, prima di passare la parola all’onorevole
Naccarato, vorrei dirle intanto in via informale che tutti avete ricevuto la
documentazione che abbiamo annunciato poco fa, e di aver, quindi, stabilito,
poi, di sospendere la seduta di Consiglio perché si tenga seduta di Commissione
Bilancio, considerando anche l’urgenza del provvedimento, altrimenti non credo
l’avremmo fatto. Ciò proprio per rispettare il Regolamento e per evitare di
fare cose che non possiamo certamente avallare.
Prego,
onorevole Naccarato.
Volevo solo fare
presente, vista la tanta carne al fuoco che è emersa, anche per dare un minimo
di coordinamento, Presidente, se non sia opportuno sospendere un minuto e conferire con i capigruppo presso il banco della
Presidenza per mettere in ordine le idee e poi
confrontarci democraticamente, per come è necessario.
Onorevole Naccarato,
per quanto mi riguarda non ho alcun problema, credo che i colleghi siano d’accordo, quindi sospenderei la seduta in Aula, invitando i
colleghi capigruppo al tavolo della
Presidenza.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Torchia. Ne ha facoltà.
Volevo, ancora una
volta, richiamare
l’attenzione dell’onorevole Presidente, soprattutto, sui modi e sui metodi che
vogliamo utilizzare per mandare avanti i lavori del Consiglio regionale, cioè
dobbiamo metterci d’accordo se consideriamo ancora il Consiglio regionale come
l’Assemblea legislativa della Regione e quindi la principale rappresentanza
elettiva oppure se la consideriamo a livello di un’assemblea di condominio!
Vorrei capire come si fa: oggi si annunzia un provvedimento in Aula,
presentato dalla Giunta il giorno prima, si sospende il Consiglio, si convoca
la Commissione, ma vorrei capire chi
convocherete, considerato che ci sono consiglieri assenti, e quale sia la
validità della Commissione, per poi approvare la variazione di bilancio.
Ritengo che
una cosa del genere neanche in un’assemblea di condominio possa avvenire! Se
poi può verificarsi nel Consiglio regionale della Calabria, ditelo pure, e
diciamo che il Consiglio regionale si è ridotto proprio male.
Due minuti di sospensione della seduta, come chiesto dall’onorevole Naccarato. Chiedo ai colleghi capigruppo di avvicinarsi al banco della Presidenza.
(I capigruppo si portano al tavolo della Presidenza)
La seduta sospesa alle 13,06 è ripresa alle 14,17
Dopo le consultazioni con i colleghi capigruppo, si è addivenuti a questa organizzazione dei lavori: il
Consiglio regionale continua con i punti all’ordine del giorno e al primo punto
vengono inserite le mozioni che riguardano Scanzano Ionio ed i rifiuti speciali, poi si continua con l’ordine
del giorno previsto.
Domani, alle ore 10,00, è convocata la seconda Commissione;
una volta terminati i lavori, a seguire si terrà seduta di Consiglio per
discutere il provvedimento annunciato oggi in Aula come da Regolamento, che riguarda l’assestamento di
bilancio della Giunta.
Oggi continuiamo con l’ordine del giorno già previsto,
aggiungendo al primo punto il discorso
che riguarda i rifiuti nucleari.
Su questo aveva chiesto di intervenire l’onorevole Tommasi.
Ne ha facoltà.
Presidente, prima di intervenire, le chiederei, visto che nell’intervento iniziale – mi è sembrato di capire che lei l’accogliesse – è stato presentato a firma mia e di altri consiglieri un provvedimento di legge per quanto riguarda la dichiarazione di regione denuclearizzata “misure di prevenzione per l’inquinamento proveniente da materiale nucleare”, di annunciarlo in Aula ed interverrò successivamente.
Sì, onorevole Tommasi, lo stiamo registrando, dopo lo annunceremo glielo assicuro.
(Interruzione dell’onorevole Tommasi)
Lo stiamo registrando, è al protocollo.
Allora il primo punto prevede: mozione
unificata delle mozioni nn. 79, 80 e 82 “Sulla individuazione di un sito per la discarica di rifiuti
radioattivi nel comune di Scanzano Ionico”.
Diego Antonio TOMMASI
Presidente, chiedo la parola.
PRESIDENTE
Prego, onorevole Tommasi, ha facoltà
di intervenire.
La situazione che si è venuta a
creare per mancanza di
concertazione tra il Governo nazionale e gli enti locali, e da noi, fra l’altro, in materia di commissariamento dei rifiuti, la mancanza di concertazione ha portato a far sì che nella provincia di Cosenza
impianti di selezionamento o quant’altro venissero rifiutati dalla popolazione.
Credo che questo stesso errore lo
abbia commesso il Governo nazionale e ha commesso, altresì, un altro grave
errore: quello di asserire che era necessario, per una legge del Parlamento europeo, un sito unico per quanto riguarda le scorie nucleari. Anche questo, purtroppo, alla luce di una petizione che stanno portando avanti gli europarlamentari, è un’altra delle notizie diffuse in modo
errato dal Governo nazionale.
Al di là di chiedere il ritiro di
questo decreto, disposto senza alcun coinvolgimento degli enti locali, riteniamo, fra l’altro, che il sito di Scanzano,
che sembra così lontano, è un’area invece che crea grandi problemi e preoccupazioni
sia sotto il profilo ambientale, che, cosa più grave, sotto il
profilo economico alla nostra regione. Mi riferisco all’economia agricola,
tanto fiorente in quell’area contigua alla nostra. E già gravi danni stanno
subendo gli imprenditori lucani, ma anche gli imprenditori calabresi
della Piana di Sibari.
Grande
problema e grande preoccupazione desta a tutto il mondo imprenditoriale del
settore turistico, e le ricadute si stanno già avendo. Questa lotta giusta che
il popolo lucano – a cui va tutta la mia stima, considerazione e vicinanza in questo momento – sta
portando avanti da più giorni, purtroppo sembra un braccio di ferro con il
Governo nazionale, io ritengo che quando un governo che sia di centro-destra o
di centro-sinistra sbaglia deve ammettere le sue colpe senza continuare ad
andare avanti e a penalizzare l’economia di una regione e di un Paese.
Siamo
fortemente preoccupati, Presidente, perché ieri nella Commissione ambiente alla
Camera è venuto alla luce un altro grosso problema, sono stati individuati
altri siti che, guarda caso, riguardano tutti regioni meridionali: uno è stato
individuato a Crotone, un altro in Sicilia ad Enna.
Allora, Presidente, lei da meridionale – anzi le va il mio augurio per la recente nomina di Vicepresidente della Conferenza dei Presidenti – ci dovrebbe spiegare come fa questo Governo, con il federalismo, a produrre un federalismo di questo tipo: le ricchezze e le risorse al Nord, i rifiuti tossici e nucleari al Sud! Cioè è strano - questo è il federalismo solidale? -: noi produciamo e voi smaltite!
Presidente,
credo che su questa partita non possiamo tacere, deve alzarsi forte il grido
della Calabria onesta che sulle questioni ambientali finalmente si muove e
costruisce l’economia di questa regione, di questo Mezzogiorno così
vituperato.
Allora,
Presidente, anche in questa direzione va il progetto di legge che la prego di
annunciare e poi, come è stata utilizzata per via d’urgenza la convocazione
della Commissione bilancio per domani, a nome del centro-sinistra tutto le
chiedo, e lo chiedo anche al collega Senatore Presidente – se è in Aula -, che
venga convocata domani la Commissione ambiente e di registrare questa richiesta
perché domani si possa approvare il provvedimento di legge che già altre
Regioni hanno adottato.
Non significa che non vogliamo affrontare il problema dei rifiuti nucleari, sappiamo benissimo che anche la nostra regione produce rifiuti nucleari, tutti i rifiuti ospedalieri, o la maggior parte, ormai, hanno a che fare con il nucleare. Allora è bene che guardiamo con attenzione a questo che è un problema di oggi, ma è, soprattutto, un problema futuro.
Ritengo che la nostra Regione debba, con un apposito provvedimento, individuare una Commissione d’indagine per censire i siti dove può essere depositato questo materiale, ma deve altresì prendere una posizione forte e ferma per dire che nella Calabria non ci può essere passaggio di materiale radioattivo, di materiale nucleare proveniente da altre parti del Paese.
Questa è sicuramente una misura che ci porta nelle condizioni di non dover diventare legalmente
la pattumiera
del nucleare, perché in conclusione corriamo questo rischio.
Dobbiamo essere consapevoli, perché oggi è Scanzano, ma domani può essere Crotone, come già è emerso
dagli atti parlamentari.
Dobbiamo avere una grande responsabilità tutti, oggi,
dobbiamo tutti insieme essere vicini e solidali con il popolo lucano, ma
altresì essere chiari, prendere posizioni ferme,
per evitare che anche in Calabria si possa verificare una situazione di questo
tipo.
Quindi, visto che sta
rientrando in Aula il consigliere Senatore, gli chiedo, con la stessa procedura
utilizzata per la variazione di bilancio, di
convocare domani la quarta Commissione per approvare questo provvedimento
importante, che va a tranquillizzare e a mettere dei paletti fermi sulla
questione nucleare nel nostro territorio. E’ un elaborato di pochi articoli,
molto chiari e concisi.
Quindi
domani, alle 10,00, è prevista la Commissione bilancio, chiedo al Presidente
Senatore a nome del centro-sinistra di convocare domani la Commissione ambiente
per affrontare questi punti. Domani stesso si esaminerà al primo punto – ed è
una proposta, Presidente, che sto facendo a nome del centro-sinistra – la
proposta di legge per dichiarare la Calabria regione denuclearizzata, al
secondo punto si farà la variazione di bilancio.
Credo che
questa sia una condizione minima per mandare un messaggio chiaro e per dire no
ad una politica di Governo sbagliata per quanto riguarda le questioni rifiuti e
dire sì alla valorizzazione ambientale della nostra regione.
Mi auguro
che questa proposta venga accettata, altrimenti credo che si possa arrivare
anche a soluzioni eclatanti in questo Consiglio, Presidente, e lei sicuramente
è così aperto di idee, pure essendo di Forza Italia, che accetterà.
Non voglio
che lei e il suo gruppo, nel suo complesso, dobbiate stare qui tanti giorni in
Consiglio a fare azioni eclatanti. In ogni caso, la proposta che lei ha
presentato, per quanto mi riguarda – parlo a titolo personale – la trovo
sicuramente interessante, anche la proposta di legge, però non credo ci siano
le condizioni di urgenza per discuterla domani. Il provvedimento adesso verrà
annunciato e sarà assegnato alla Commissione competente, al più presto il Presidente
della Commissione Senatore – che è qui presente – cercherà di portarla in
discussione e al prossimo Consiglio la potremo anche approvare.
La parola
all’onorevole Napoli.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’argomento oggetto del punto in discussione
meriterebbe un’attenta valutazione da parte del Consiglio,
non solo perché Scanzano Ionico è prossimo al confine calabrese,
ma anche per le dichiarazioni che sono state rilasciate in questi giorni e che
suscitano molte preoccupazioni.
Le chiedo nuovamente,
onorevole Presidente, di porre in essere le condizioni perché il Consiglio
regionale possa affrontare, con la tempestività
che le questioni meritano, la discussione sulle interpellanze e sulle
interrogazioni, e questa volta lo dico per buoni motivi.
In data 12 novembre del 2001, due anni fa, chi vi parla in
questo momento ha presentato una interpellanza diretta al Presidente della
Giunta e all’assessore all’ambiente, paventando il rischio che il deposito
nazionale delle scorie radioattive e nucleari potesse essere ubicato
nella provincia di Crotone. Nella interpellanza, ben due anni fa si denunciava la
possibilità che la Calabria
diventasse sede nazionale dei rifiuti nucleari. Era stata interessata inizialmente
da ben 351 siti che potevano essere individuati
all’interno del territorio calabrese,
successivamente era stata individuata come regione che poteva ospitare il
deposito nazionale delle scorie radioattive ed
erano
stati indicati, dopo la prima selezione, dei primi 351 siti individuati
in Calabria, tre soli siti tutti nella sola
provincia di Crotone. Questi siti risultavano avere le caratteristiche richieste, stando alle
indiscrezioni filtrate attraverso la stampa, e interessavano il territorio a
nord di Cirò, ma coinvolgevano anche i comuni della
provincia cosentina, Scala Coeli e Campana a cavallo
del fiume Nicà, interessavano il secondo sito i
comuni di Strongoli, San Nicola dell’Alto e Casabona, e la terza area interessava il Pianolo di Isola Capo Rizzuto
estendendosi sino a Mesoraca ed ai Comuni della
provincia di Catanzaro.
Ora si è, in qualche modo, riproposta la questione, il pericolo che possa essere individuato come
sito alternativo a Scanzano
addirittura Crotone. L’assessore alla protezione
civile della Regione Calabria, il dottor Dionisio Gallo, in
una dichiarazione quest’oggi rilasciata e che l’Ansa ha inviato con un lancio
di agenzia questa mattina, annuncia che farà
le barricate se Crotone dovesse essere individuata
come area del sito in alternativa al
sito di Scanzano.
Bene, l’assessore Gallo,
prima di essere assessore alla protezione civile, è stato assessore all’ambiente della Regione Calabria ed io non so se lo fosse
anche nel periodo in cui il dibattito ha
cominciato a crescere anche
nel territorio della sua provincia. Ebbene, questa tardiva,
ma comunque apprezzabile presa di posizione dell’assessore Gallo confligge
con una nota del portavoce del Presidente della Giunta
regionale, il quale con una dichiarazione del 19 novembre scorso
addirittura ipotizza benefici a favore delle aree interessate. Egli dice:
“Occorre conoscere e far
sapere” – questo è un passo della dichiarazione del
portavoce – “poi alla popolazione come si intende scongiurare ogni rischio e quali eventuali benefici al territorio
può portare la collocazione di un sito in quell’area geografica”.
Noi siamo preoccupati delle
dichiarazioni del portavoce del Presidente
della Giunta regionale che, nel corso dei giorni successivi al 19, non sono state né corrette né smentite da
ulteriori dichiarazioni, pure alla luce
delle prese di posizione e delle dimostrazioni che la popolazione di Scanzano
e, complessivamente, del territorio della Basilicata sta mettendo in atto anche
con forme di protesta. Mi chiedo, contrariamente a quanto sostiene il
portavoce, che aggiunge in questa dichiarazione che “non alimentando le
proteste di piazza o con blocchi stradali si ottiene ragione”, come possano
esprimere i cittadini di Scanzano la loro
contrarietà, attraverso quali forme, se non quella della protesta anche
attraverso forme estreme, perché estremo è il rischio a cui quelle popolazioni
e quel territorio vanno incontro.
Ed allora si impone, onorevole Presidente, che la discussione sia più
pregnante e si possa affrontare in presenza o anche in assenza di un solo
esponente del governo regionale la discussione, oggi, su un tema così delicato
che coinvolge la provincia di Cosenza, ma credo tutto il resto delle province
calabresi.
Abbiamo, comunque, necessità di capire, di conoscere la reale volontà
della Giunta regionale sui rischi che abbiamo paventato, che la situazione
oggettiva presenta, perché non possiamo evidentemente affidarci alle posizioni
espresse dal portavoce. Abbiamo bisogno che venga il governo della Calabria in
Aula per dichiarare quali siano le intenzioni su una vicenda particolarmente
seria e che ci deve vedere a fianco delle popolazioni della Basilicata, in
difesa delle ragioni di quel sistema ecologico-ambientale
che potrebbe essere sconvolto e potrebbe provocare ricadute sui territori
viciniori qual è quello della nostra regione, scongiurando, così, che il nostro
territorio possa essere individuato come sito alternativo a questa decisione
assunta dal Governo, peraltro in violazione delle regole che presiedono le
scelte che coinvolgono gli enti locali, attraverso cioè il concerto che pure
dovrebbe essere auspicato e che è stato auspicato dalla stessa Conferenza delle
Regioni italiane.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Mistorni.
Ne ha facoltà.
Presidente, entrare in maniera concreta nell’argomento, porre in essere tutte le motivazioni, le argomentazioni possibili penso sia anche pleonastico, perché se ne sta parlando da dieci giorni a livello nazionale, attraverso i mass media in ogni varia espressione, però ritengo che il Consiglio regionale un momento di approfondimento e di consapevolezza del fenomeno dovrebbe anche assumerlo. E, caro Presidente, non perché vogliamo fare critica fine a se stessa, ma la mancanza assoluta della partecipazione dei colleghi consiglieri è un segno non certo edificante per l’argomento che stiamo trattando. Dobbiamo arrivare ad una mozione. Per esempio, questa mia mozione, Presidente, è stata presentata già il 17 del mese scorso, dopo aver partecipato a delle riunioni di Consigli comunali dell’alto Ionio cosentino, dove si è avvertito già da allora, in maniera forte, la preoccupazione di ciò che, purtroppo, si sta verificando.
Non voglio entrare
nelle argomentazioni inerenti le conseguenze negative che si produrrebbero, perché
sono ormai note, voglio riferire solo due dati sull’argomento.
Già addirittura, parlando della
Calabria, Rocca Imperiale, che è una delle zone più fiorenti per quanto
riguarda alcuni aspetti di qualità dell’agricoltura, ha avuto una flessione
nelle commesse. E ancora non esiste niente, solo il pensiero! Si è ingenerata
nel Nord Italia una fobia che ha prodotto una flessione del mercato per quanto
riguarda alcuni prodotti dell’agricoltura.
Non parliamo, poi, di Scanzano, dove si sono costruiti ultimamente
3 mila posti letto, tant’è vero che alcuni operatori turistici di quel comune
stanno trovando sbocchi a Villapiana, a Montegiordano per poter costruire villaggi che si integrino
con Scanzano Ionico. Ciò è di una rilevanza enorme.
In più,
Presidente – e in questo mi dispiace che manchi l’assessore alla sanità – il
caso è preoccupante perché, da indagini epidemiologiche, si è verificato che
nella zona, ad esempio, in un comune di cui non ricordo il nome, su 40 decessi
annuali, 32 sono morti per cancro – questo è un dato che ci deve far preoccupare
– e questo è attribuito ad alcuni depositi di materiale radioattivo nella zona
di Sibari che hanno provocato questo dato
preoccupante, non solo in quel comune, ma su tutta la fascia ionica.
La presenza
o l’ipotesi di dislocazione di 90 mila tonnellate di materiale radioattivo in
quella zona certamente complicherà e creerà ancora di più queste preoccupazioni e questi
disagi.
Presidente,
l’argomento è serio, dobbiamo affrontarlo, dobbiamo decidere, unificare queste
mozioni presentate ed uscire con un documento unico, chiedendo addirittura – mi
ero permesso di scrivere – la sospensione del decreto, cercando poi delle
soluzioni che devono venir fuori dai dibattiti, dalle istituzioni che sono
chiamate a questo compito.
La mancanza
dei colleghi mi preoccupa e, quasi, vanifica lo sforzo che ognuno di noi cerca
di fare per contribuire a risolvere o, quantomeno, ad alleviare le sofferenze
di questa nostra martoriata regione.
Ritengo,
Presidente, che anche a livello di Consiglio regionale dovremmo essere solidali
con il Consiglio della Lucania, fa partecipi tutte le
rappresentanze nostre, concorrere a questo stato di agitazione, perché le
eventuali scorie o fenomeni radioattivi purtroppo non si esauriscono nel giro
di un anno, ma in migliaia di anni addirittura. Vi sono alcuni isotopi
radioattivi che non si esauriscono a breve scadenza, ma nel tempo. Del resto,
oggi leggiamo un trafiletto del professor Rubbia –
emerito Premio Nobel della fisica – il quale dice: “Andiamoci piano, perché su Scanzano” – lo porta oggi la stampa – “non è stata fatta
un’adeguata sperimentazione, non sono stati fatti adeguati rilievi, per cui si
è stati un po’ troppo superficiali ad indicare un sito che non è stato
supportato da un adeguato studio anche geologico”. Addirittura il professore
parla di uno studio solo orografico in base alle carte, alla cartografia –
questo è grave –, e lo dice un Premio Nobel.
Grazie,
onorevole Mistorni, vorrei ribadire che l’assenza di
alcuni colleghi, benché vera, è dovuta al fatto che abbiamo avuto già in via
informale un’ampia discussione su questo argomento, tanto che poi si è già
addivenuto a un ordine del giorno che approveremo all’unanimità. Tra l’altro è
un ordine del giorno che come Conferenza dei Presidenti delle assemblee dei
Consigli regionali di tutta Italia la mattina di lunedì scorso, a Milano, in
mia presenza, è stato approvato, noi, modificandolo certamente nelle parti che
riteniamo giuste, ma su quella falsariga, lo discuteremo perché corrisponde
alle osservazioni sollevate da tutti ed alle mozioni presentate. Dopo
l’intervento dell’onorevole Occhiuto ve lo leggerò.
Prego,
onorevole Occhiuto.
Signor Presidente, lei ha opportunamente
assicurato che attorno a questa vicenda c’è una comune sensibilità che investe trasversalmente i banchi di questo
Consiglio regionale ed io, per mio conto, siccome tra questi banchi siedo dalla parte della maggioranza, volevo esprimere
questa convinzione
anche ai colleghi della minoranza.
Ci sono questioni che
possono originare anche un dibattito, un confronto serrato, uno scontro fra parti politiche, ci sono altre questioni
che meriterebbero – l’ho detto in quest’Aula
a proposito di altre emergenze, ultimamente, quando si è
parlato di lavoro – un coinvolgimento unanime, al di là delle appartenenze e degli schieramenti. Fare diversamente
potrebbe essere letto come il tentativo di strumentalizzare, per ragioni di
ordine politico e che appartengono agli schieramenti politici, questioni che
investono la vita dei cittadini.
Sulla
vicenda di Scanzano credo che nell’opinione pubblica,
ma anche in quella del ceto dirigente politico del Mezzogiorno, si sia
registrata positivamente un’azione unanime, si è, cioè, deciso – ed
opportunamente – di evitare di dividersi.
Al di là
delle valutazioni che investono, per esempio, la vocazione in termini di
sviluppo di quei territori molto simili ad altri dell’Alto Ionio calabrese e al
di là di altre valutazioni anche di merito storico, perché in questo Paese nel
corso degli anni è sembrato che ci fosse una politica economica che favorisse
altre parti, il nord del Paese, per lo sviluppo industriale e disegnasse,
invece, una vocazione per la produzione agricola, per il turismo nel sud del
Paese, io, giusto in termini problematici, mi chiedo se sia il caso di ragionare
anche su un’altra questione e cioè se è equo che questa parte del Paese, che
non ha avuto coinvolgimento nello sviluppo industriale, ora paghi il prezzo di
uno sviluppo industriale determinatosi in altre realtà.
Questo lo
dico non perché dobbiamo inaugurare, magari partendo da quest’Aula, una sorta
di leghismo al contrario, ma perché credo che su questioni strategicamente
importanti per la Calabria, quando si ragiona nel merito, ci sia la necessità
anche di andare fuori dagli schieramenti. E per Scanzano
è stato fatto. Sono contento di aver letto, oggi, sulla stampa che alcuni
autorevoli esponenti del mio partito hanno minacciato anche di uscire dal
Governo se non si dovesse rivedere ciò che è stato fatto. Ho letto, nei giorni
passati, che anche altri autorevoli esponenti di altri partiti hanno condiviso
questa battaglia che è dei cittadini, prima che della politica.
Credo che
anche in questo Consiglio regionale ci sia la necessità di evitare di
utilizzare questo argomento per individuare delle responsabilità in questo o in
quell’assessore, nel governo regionale, nel Governo nazionale, ma si tratta,
invece, di recuperare le forze per avere la capacità di esprimere una posizione
più autorevole nei confronti della politica nazionale.
Debbo dire
che spesso, anche in ordine a questioni importanti come il federalismo, la
devoluzione, si ragiona con due velocità: si parla di federalismo quando questo
incontra gli interessi del nord del Paese e poi, su questioni come quella di Scanzano, le Regioni non sono investite, la devoluzione dei
poteri e, quindi, delle decisioni non esiste più.
Su questi
argomenti, allora, dobbiamo avere la forza per dire insieme che se la
devoluzione dei poteri e delle decisioni è una categoria della politica, questa
categoria vale nel nord come nel sud del Paese.
Concludo
dicendo che ho grande rispetto del progetto di legge presentato dal consigliere
Tommasi, che non ho ancora letto, ma che immagino sia simile a quello approvato
da altre Regioni, ultimamente proprio dalla Basilicata, oltre che dalla
Sardegna alla quale lui faceva riferimento. Non ho nulla in contrario ad
accelerare una discussione su questo progetto di legge, però non ne farei una
questione di vita o di morte se la discussione si avvia nella prossima
settimana piuttosto che domani, cioè, compatibilmente con quelli che sono i
tempi possibili, credo sia opportuno che questa discussione inizi nella
Commissione permanente, per poi proseguire in Consiglio e vedrà, onorevole
Tommasi, vedrete, onorevoli colleghi della minoranza, che su questi argomenti
che investono la vita dei cittadini, non ci divideremo in ragione delle
appartenenze e degli schieramenti.
PRESIDENTE
La parola
all’onorevole Pacenza.
Capisco non
dico l’inutilità, ma insomma la scarsa produttività, ma siccome nell’ipotesi
del Governo rischio di essere un cittadino nuclearizzato
perché ho la fortuna di vivere a qualche decina di chilometri dal sito
individuato – esprimo, quindi, anche una emotività in più –, Presidente, le
esterno anche un imbarazzo perché, giorno 19, sono stato al Consiglio regionale
della Lucania e se dovessi fare un minimo di
paragone…, ma forse è meglio lasciare stare, perché guardando quei banchi,
potrei dire: facciamo una discussione quasi senza senso. A questo riguardo, vorrei
dire serenamente al collega Occhiuto che io non ho l’ossessione di cercare
l’avversario o, peggio, un tempo si diceva il nemico, però le responsabilità,
quelle sì, perché ognuno di noi ha il dovere di farsene carico.
Su questa
vicenda così drammatica non voglio fare il calendario del mio lavoro degli
ultimi giorni, sono stato anche tra i tanti calabresi che domenica mattina
hanno partecipato alla marcia Policoro-Scanzano e,
insisto, Presidente, c’erano centinaia e migliaia di calabresi perché sulla
vicenda non possiamo fermarci ad esprimere, pure se è sempre utile, una
semplice solidarietà, in quanto nella partita noi siamo coinvolti e non solo
per le cose che richiamava prima il collega Pino Napoli rispetto alle notizie
non solo giornalistiche di stamattina, al percorso degli ultimi anni, ma per il fatto che un’area di
questa regione, dentro questa impostazione del Governo che – anche fino a ieri
sera, ieri mattina, lo sapete, che c’è stato un ultimo incontro a Palazzo Chigi e poi in serata è stata avviata la discussione alla
Camera dei Deputati – ancora insiste a non assumere l’unico atto ad oggi
naturale, quello di revocare il decreto e poi discutere.
Ed io non
rimuovo il problema, ma come si può, vi domando, a distanza di quindici giorni
– lo richiamavo prima e lo ribadisco ancora, Presidente, perché, per esempio,
noi non possiamo anche in questa circostanza esprimere solo solidarietà – non
revocare il decreto?
Io avverto –
si richiamava prima una dichiarazione del nostro assessore alla protezione
civile – per esempio, che la protezione civile regionale si dovrebbe accorgere
che nel territorio di questa regione ci sono centinaia di camionisti fermi da
settimane e che soltanto qualche associazione di qualche piccolo paese si è
fatta carico, per esempio, di portare bevande e cibo. Della protezione civile
calabrese non c’è stata traccia, eppure quei comuni fanno parte di questa
regione.
Ecco,
allora, che non possiamo considerarci soltanto solidali, ma dobbiamo stare nel
merito. E nel merito anche qui continuo ad esprimere una preoccupazione, già
evidenziata dal collega Napoli, ed è questa: ad una mia interrogazione il
Presidente della Giunta regionale ha risposto (è stato fatto da altri per suo
conto, ma a me interessa la funzione politica, non chi si presenta per conto
del Presidente) non esprimendo contrarietà all’ipotesi del Governo nazionale,
addirittura nel terzo capoverso della sua dichiarazione – tant’è che il testo
integrale, quando è arrivato, della dichiarazione del Presidente della Giunta
regionale calabrese, vi posso assicurare, ha lasciato esterrefatto il Consiglio
regionale della Lucania, il quale ha espresso
assoluta incredulità – si dice che si tratta anche di valutare le eventuali
convenienze.
Non so di
quali convenienze si possa parlare quando l’oggetto del contendere sono scorie
nucleari, quindi, avverto un tipo di approccio approssimativo, non uno che sta
nel merito e ritengo che sulla partita dobbiamo trovare una sintesi sicuramente
la più unitaria possibile, ma avendo anche la consapevolezza di stare
nell’argomento.
In queste
ore è in corso la Conferenza Stato-Regioni, c’è già stato in quella sede un
primo orientamento giovedì scorso che ha espresso un parere fortemente negativo
tanto sul metodo seguito quanto nel merito della scelta di quel sito. Io
insisto sul metodo perché mortifica e violenta le autonomie e, nel merito –
stamattina ci sono anche autorevolissime personalità delle scienze e non quindi
solo della politica – va detto che è un percorso
approssimativo, molto, ma molto approssimativo. Su cose come queste non ci può
essere approssimazione, ci deve essere grande trasparenza, rispetto delle
opinioni e certezza nella sicurezza.
Presidente,
ecco perché le chiederei – considerato anche il fatto che ci sono più testi di
mozione, non ultima quella che caldeggiava lei stesso – di rinviare
l’approvazione del documento perché dentro l’ordine del giorno noi non possiamo
che assumere anche un impegno del governo regionale. Le chiedo questo perché mi
pare che il governo regionale non sia nelle condizioni di assumere alcun
impegno, di avere orientamenti, non ultimo se si considera che il Presidente
della Giunta regionale, in queste ore, sta partecipando alla Conferenza
Stato-Regioni, probabilmente nella seduta di domani potremo avere più elementi
per vedere come eventualmente calibrare il testo del nostro documento.
Ritengo che
sia stato opportuno svolgere il dibattito oggi anche per rappresentare
all’intera regione, in particolare alle aree interessate, una vicinanza del Consiglio regionale, ma
le chiederei di fare assumere il documento al Consiglio regionale in una
condizione più completa rispetto a quella di oggi, non ultimo perché ravvedo la
necessità di cercare di produrre una sintesi dei tre testi, perché io insisto
sul fatto che è giusto, sia pur dentro quel percorso delle responsabilità, mantenere un livello di sintesi
il più unitario possibile. Quindi le chiederei di non porre, in questo momento,
in votazione l’ordine del giorno sul dibattito che stiamo concludendo.
Per ultimo, anch’io mi associo alla richiesta del collega Tommasi.
(Interruzione dell’onorevole Tommasi)
Presidente, io ho tentato di argomentare che, per quanto mi riguarda – oltretutto sono firmatario di una mozione assieme ad altri colleghi –, ritengo che su una materia come questa dobbiamo trovare una sintesi rispetto ai diversi testi. Lei ha annunciato anche un testo che lei stesso caldeggia perché è stato già assunto in altro consesso, considerato che dentro la mozione si tratta anche di assumere un orientamento del governo regionale, anche alla luce della discussione che c’è oggi in Conferenza Stato-Regioni alla quale è presente il Presidente della Giunta, ritengo necessario calibrare il documento del Consiglio regionale rispetto appunto ad uno scenario che spero sia in movimento.
Stavo dicendo, per ultimo, di condividere la richiesta fatta dal collega Tommasi anche perché, non per riportare qui esperienze altrui, le vorrei ricordare – è stata, oltretutto, notizia pubblica – che il Consiglio regionale della Lucania, prima di approvare la delibera che autorizza la Giunta regionale ad impugnare il decreto “314” davanti alla Corte costituzionale, ha approvato alcuni provvedimenti, per esempio, in materia antisismica e in materia di traffici nucleari che hanno irrobustito quella proposta.
L’iniziativa di proposta di legge di stamattina sta in questo solco. Se non siamo sordi e muti, dovremmo cominciare a correre ai ripari, a mettere paletti di carattere legislativo che possano impedire, eventualmente, un’invasione anche dentro la nostra regione.
Quindi, considerato che domani sono già convocati una Commissione e il Consiglio, non sarebbe un abuso ipotizzare di calendarizzare anche la quarta Commissione per entrare nel merito e, possibilmente, approvare il disegno di legge che riguarda la dichiarazione di denuclearizzazione della nostra regione.
Collega Pacenza, solo perché probabilmente mi è sfuggito qualche passaggio: se sospendiamo adesso la votazione di questo ordine del giorno, come lei aveva suggerito nel suo intervento, lo destiniamo alla prossima seduta del Consiglio regionale, ma non sono in grado di garantire per la presenza del Presidente della Giunta domani perché sarà a Bruxelles.
(Interruzione dell’onorevole Pacenza)
Sì, ma il Presidente della Giunta ha partecipato alla Conferenza Stato-Regione, quindi…
(Interruzione)
No, per dire – anche
per estrema correttezza, siccome lo so – che il Presidente
della Giunta domani sarà Bruxelles,
se non rientrerà in tempo non potrà partecipare alla seduta, è chiaro che, quindi, in ogni caso,
facciamo slittare a domani l’approvazione…
Franco Mario PACENZA
…su cui si può lavorare per poi…
PRESIDENTE
Vi posso anche leggere il testo unitario, se siete
d’accordo, l’avevamo elaborato insieme, è
sulla falsariga di quello elaborato dai Presidenti dei Consigli regionali.
I colleghi della maggioranza sono d’accordo su questo testo…
Franco Mario PACENZA
… c’è da aggiungere alcune
cose, a mio parere, non in termini di contrapposizione, ma per “raccogliere”
alcune situazioni anche rispetto alla vicenda calabrese.
PRESIDENTE
Sì, ma visto che bisogna
approvarlo domani, la
base di partenza è questa.
Franco Mario PACENZA
Va bene, su questa base si
lavorerà per implementare il testo.
PRESIDENTE
Allora l’approvazione slitta a
domani.
Passiamo all’altro punto
all’ordine del giorno: progetto di legge n. 258/7^ di iniziativa della Giunta
regionale, recante: “Realizzazione del sistema integrato di interventi e
servizi sociali nella regione Calabria ”.
La parola all’onorevole Chiarella,
relatore.
Presidente, devo sottolineare la capacità che questo Consiglio regionale dimostra quando si trattano leggi di un certo livello, soprattutto quando esse incidono profondamente nella rivalutazione del tessuto sociale. Devo dire che la legge all’ordine del giorno ha rappresentato, nel lavoro delle Commissioni, un momento di confronto, di sintesi e di grande dibattito e ha visto il centro-destra e il centro-sinistra lavorare, pur nelle strategie di parte, in un modo profondamente qualificato dal punto di vista politico.
Noi sappiamo che la tematica connessa alle politiche sociali ha subito, nel corso dell’evoluzione storica, profonde modifiche di natura tanto concettuale quanto operativa.
Fino all’entrata in vigore della Costituzione repubblicana e prima dell’avvento delle grandi riforme istituzionali che hanno caratterizzato la storia legislativa del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi, la cornice normativa di disciplina dell’assistenza era definita dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972 (la cosiddetta “legge Crispi”), volta a delineare una funzione più protezionistica delle istituzioni, in capo alle quali erano, pertanto, riconnesse competenze e finalità di sostegno e sollievo alle multiformi situazioni di disagio e bisogno, attraverso un approccio di natura decisamente centralistica che garantiva un costante controllo statale sul corretto perseguimento di finalità considerate di interesse pubblico.
Il riconoscimento costituzionale della libertà dell’assistenza privata introdotto dall’articolo 38, l’istituzione delle Regioni ed il conseguente trasferimento delle funzioni statali di assistenza e beneficenza, nonché il riordino del settore sanitario pubblico e l’istituzione del servizio sanitario nazionale – per citare soltanto alcune delle riforme più significative – hanno determinato la progressiva inadeguatezza di una normativa sempre più chiusa in se stessa e certamente non più rispondente, anche in termini di snellezza operativa, alle attuali esigenze della società.
Dopo l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, ha preso a delinearsi un nuovo assetto dello Stato-ordinamento che, inevitabilmente, ha determinato ripercussioni notevoli sul concetto stesso di tutela sociale.
Il conferimento di competenze normative ed amministrative alle Regioni ha messo in crisi l’assetto centralistico del modello assistenziale previgente, determinando, quindi, con i conseguenti provvedimenti governativi attuativi, a partire dal fondamentale Dpr 24 luglio 1977, numero 616, sino al più recente decreto legislativo 31 marzo 1998, numero 112, la progressiva creazione di una rete multiforme di soggetti erogatori di prestazioni sociali, che ha fatto parallelamente sorgere l’esigenza di proiettare in visione sinergica e propositiva le varie tipologie di sostegno pubblico.
In parallelo all’evoluzione centrifuga sopra descritta, si è inoltre sviluppato un deciso mutamento di tipo ontologico del concetto stesso di prestazione assistenziale, che è progressivamente passato da un sistema di tutela e protezione pietistica delle situazioni di indigenza ad un modello articolato di erogazione di prestazioni e servizi finalizzato alla creazione di un sistema integrato di interventi rivolti all’intera comunità, nell’ottica della sicurezza sociale di tutti i cittadini, a partire dall’analisi delle singole situazioni soggettive.
Il punto finale di tale processo evolutivo deve essere identificato in due tappe fondamentali: da un lato, il nuovo assetto costituzionale emergente dalla revisione dell’articolo 117, che conferma alle Regioni poteri e competenze concorrenti e, secondo una parte della dottrina, addirittura esclusive nell’ambito delle politiche sociali; dall’altro, l’entrata in vigore della legge 22 novembre 2000, numero 328, che ha definitivamente consolidato il superamento di una concezione di tipo assistenzialistico che vede l’intervento pubblico come momento di sollievo e di riparazione di situazioni di disagio, per addivenire ad un moderno concetto di politica sociale ispirato ad un modello di intervento integrato e fondato sulla promozione del raggiungimento di un sistema globale di benessere sociale ed individuale.
I filoni conduttori del modello sistematico delineato dalla legge 328/2000 sono molteplici.
Una prima caratteristica va individuata nella pluralità dei soggetti erogatori delle prestazioni sociali, non più identificabili nel solo attore pubblico, bensì scomponibili in una multiforme gamma di categorie che vanno dagli enti locali agli organismi della cooperazione, alle organizzazioni di volontariato, alle associazioni di promozione sociale, fino a comprendere ogni altra aggregazione di natura pubblica e privata. La seconda specificazione, che alla prima si interfaccia in maniera indissolubile, va identificata nella necessità di un’azione integrata dei vari soggetti sopra elencati che devono commisurare le proprie azioni di intervento all’interno dei confini di una programmazione generale e settoriale articolata sul territorio, secondo i principi di sussidiarietà, cooperazione ed efficacia degli interventi.
La visibile traduzione normativa dei filoni conduttori sopra citati può essere agevolmente rintracciata nell’elenco dei soggetti erogatori delle prestazioni sociali delineato dalla citata legge 328/2000, nell’ambito della quale, accanto agli enti locali e agli altri soggetti pubblici, vengono inseriti nel sistema integrato dei servizi sociali gli organismi non lucrativi di utilità sociale, gli organismi della cooperazione, le fondazioni, gli enti di patronato, nonché gli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi e intese.
La legge quadro nazionale che delinea il nuovo sistema dei servizi sociali consente sia di dotare il Paese di una omogenea strategia di intervento assistenziale, sia di determinare principi e sistemi organizzativi univoci entro cui far operare la legislazione regionale, senza i quali si correva il rischio di attivare sistemi molto differenziati l’uno dall’altro, tali da rappresentare in futuro fonte di ingiustizia sociale.
Il disegno di legge regionale – di cui oggi discute l’Aula dopo un’approvazione all’unanimità nella terza e seconda Commissione – è finalizzato, da un lato, a definire la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali, secondo i principi fondamentali definiti dalla citata legge 328/2000 e dai relativi atti governativi di indirizzo e coordinamento e, dall’altro, a delineare un riordino della legislazione regionale di settore, con una compiuta serie di modifiche ed integrazioni a molte leggi regionali vigenti, nonché con l’abrogazione di numerosi altri provvedimenti legislativi la cui peculiarità risulta superflua, alla luce del quadro sistematico generale connesso all’attuale disegno di legge.
Prima di passare velocemente all’illustrazione sommaria dei contenuti del provvedimento, è opportuno ricordare che il presente disegno di legge riveste il ruolo di legislazione quadro, provvedendo pertanto a delineare funzioni, sistemi e procedure di azione e rinviando a successivi atti di attuazione l’individuazione degli interventi specifici e dei singoli momenti di programmazione.
Il disegno di legge, dal punto di vista della progressione contenutistica, è suddiviso in 6 titoli e 35 articoli.
Nell’ambito della prima parte il titolo I°, nello spirito delineato dalla legislazione nazionale, pone come principi generali la realizzazione del sistema integrato degli interventi e servizi sociali, la sussidiarietà orizzontale e verticale, la cooperazione tra soggetti pubblici e privati, l’efficienza ed efficacia degli interventi, l’autonomia organizzativa garantita agli enti locali ed individua, a titolo di criteri fondamentali, per l’erogazione dei servizi la pari opportunità di accesso alle prestazioni ed ai servizi e la centralità della persona umana quale soggetto primario di riferimento per gli interventi.
Sempre nell’ambito della prima parte, il titolo II° provvede ad identificare il sistema integrato di interventi e servizi sociali, l’accesso ai servizi, i livelli essenziali delle prestazioni sociali e il sistema dei servizi.
Il titolo III° definisce i soggetti del sistema integrato di interventi e servizi sociali, le funzioni della Regione, delle Province, dei Comuni, del terzo settore, le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (Ipab).
Particolare attenzione è inoltre conferita, da parte del titolo IV°, al processo di programmazione dei servizi sociali, del piano regionale degli interventi, dei servizi sociali, del sistema informativo dei servizi sociali, dei piani di zona, i diritti dei cittadini.
Il titolo V° individua i criteri di autorizzazione e di accreditamento e l’Albo regionale delle strutture che gestiscono le attività socio‑assistenziali.
II titolo VI° completa il provvedimento, la norma finanziaria, le norme transitorie che demandano agli strumenti finanziari previsti dal vigente ordinamento contabile regionale il reperimento delle risorse destinate alla copertura degli oneri derivanti dall’applicazione della presente legge.
Ritengo, Presidente e colleghi,
che con l’approvazione di questa legge regionale
nell’anno internazionale del disabile, il governo
di questa Regione, il Consiglio,
la classe
politica regionale rispondano in modo concreto. Viene superato il pietismo che, solitamente,
in questa direzione ha fatto parte di
una certa politica nel passato e, quindi, ci si inoltra con il nuovo anno verso un riordino completo
dei servizi sociali sul territorio, in quanto la Regione assume la funzione di ente programmatore e di
controllo, nel rispetto però delle indicazioni che
provengono dal territorio che attraverso i
piani di zona coinvolgono i Comuni, le Asl, i soggetti associativi e quindi portano sul tavolo della contrattazione
generale e dell’attuazione quotidiana le
problematiche legata a un disagio sociale che non viene più inventato nelle
segrete stanze di un assessore o comunque di un funzionario della Regione Calabria, ma che diventano parte attiva di un
territorio che vuole diventare protagonista.
Ritengo che il Consiglio regionale della Calabria proprio nell’anno in cui in Europa si dà un’attenzione particolare al disabile, quindi, al disagio sociale non poteva scegliere momento politico più alto per esprimere il consenso della Regione, direi anche più democratico.
Non ci poteva essere, infatti, momento più importante qual è quello dell’approvazione di una legge che rivoluziona sul territorio l’attuazione del concetto stesso delle politiche sociali sapendo che si inizia. Non è la fine di un percorso ma l’inizio di un nuovo percorso sociale perché la legge è uno strumento importante, ma è anche il presupposto per avviare pedagogicamente, su tutto il territorio della Calabria, una nuova era dove si passa dal pietismo alla centralità della persona umana, alla concertazione concreta dei vari soggetti del territorio per costruire insieme, per quello che è possibile, una società dove la qualità della vita di ognuno di noi possa essere da tutti i punti di vista salvaguardata.
Vi ringrazio.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, per quanto ci
riguarda abbiamo sistematicamente sostenuto e garantito con la nostra presenza
l’andamento dei lavori su questo disegno di
legge. Al punto in cui siamo, però, c’è la necessità di avere il quadro
di riferimento più completo.
Il collega Chiarella l’ha dato per assodato, ma assodato
non è. Arriviamo a questa discussione dopo tre anni dall’approvazione della
legge quadro nazionale. Questo disegno di
legge non è altro che il recepimento in sede
regionale della legge quadro che porta il nome del ministro proponente, Livia Turco, che da tutti è stata definito un nuovo testo
unico sui Servizi sociali nel nostro
Paese facendo uno sforzo non solo di carattere legislativo, ma fondamentalmente
di carattere culturale.
Si mettono al centro i bisogni, si mette al centro il
cittadino. Una norma complessa per chi ha avuto modo di leggere e di lavorare
sul testo della legge 328 e che si sarà reso conto anche di quanti adempimenti
prevedeva: per dare un quadro temporale, vorrei ricordare che la “328” è stata
approvata nel 2000.
Ecco, io ritengo che sia nostro dovere interrogarci su che cosa
stia avvenendo ora. Noi non approviamo un disegno di legge dentro un percorso e
una filosofia che sta nella stessa traccia, non è così. Quella impostazione di
un sistema integrato, dunque di un sistema organico che tenta di avere un quadro
di riferimento sull’intero mondo dei bisogni e facendo, quindi, anche un lavoro
di coordinamento e di raccordo, oggi dentro l’azione del Governo nazionale non
sta più in quei termini non solo perché c’è stata, per esempio, una
frammentazione anche delle sedi decisionali, ma perché nel frattempo man mano
hanno preso corpo altre impostazioni, quella più significativa, per esempio,
riguarda la partita sugli immigrati.
Mentre nella
“Turco della 328” – e non mi riferisco alla “Turco-Napolitano”
– c’era una certa impostazione, oggi siamo in presenza di tutt’altra cosa.
Mentre nella “328” l’impostazione strategica e culturale assume i servizi e
quindi il ruolo pubblico dentro la costruzione e la erogazione dei servizi,
oggi in tante parti del Paese, ma anche in tanti provvedimenti legislativi e
amministrativi, per esempio, si è fortemente radicato il concetto dei bonus.
Non, quindi,
il servizio al primo punto ma un ritorno indietro nella direzione di voler
monetizzare e, dunque, riportare ad una visione caritatevole del bisogno e
delle diversità. In questa direzione, esprimiamo una preoccupazione, e basta
ricordare quello che faceva in materia di famiglia il libro bianco di Maroni.
Vi è, cioè,
una serie di riferimenti che ci lasciano preoccupati, la “328” tra i tanti
meriti aveva anche la capacità, faceva lo sforzo di mettere insieme gli
obiettivi e le risorse. Dentro la “328” c’erano i riferimenti finanziari con un
percorso in crescendo che vedeva l’aumento, la maggiore o la migliore
disponibilità di servizi ed anche il crescere delle risorse finanziarie.
Che cosa sta
avvenendo invece in questi anni? Anche qui, noi non possiamo rimuoverla dalla
nostra discussione perché è una questione con cui facciamo i conti tutti i
giorni.
Ebbene anche
nella finanziaria prossima come in quella di quest’anno il Governo ha ridotto
il fondo sulle politiche sociali e per noi, guardate, è particolarmente
complicato questo approccio perché rispetto al fabbisogno finanziario partiamo
già da una offerta di servizi che non è la migliore esperienza e lo dico pur
conoscendo gli sforzi fatti in questi anni in questa direzione, soprattutto,
per esempio, con una forte iniziativa dei soggetti del volontariato, del terzo
settore, degli enti locali, di soggetti che si richiamano al mondo cattolico.
C’è stato,
cioè, un fiorire di iniziative che spesso sono state costrette ad operare al di
fuori di qualsiasi pianificazione e programmazione, quindi un punto che io
pongo in modo assai preoccupato perché c’è stata una discussione anche molto
impegnativa.
La normativa
regionale in materia di Servizi sociali fondamentalmente in questi anni aveva
come riferimento la legge 5 dell’87 che era, come dire, in quel contesto
storico e in quella fase, una discreta legge con problemi sicuramente di
procedure e di accesso, di passaggi a volte eccessivamente defatiganti ma aveva
una sua validità ed ha prodotto - perché no? - anche risultati apprezzabili.
Oggi con
questo disegno di legge ricomponiamo l’intero sistema a una sorta di testo
unico in termini legislativi.
Se dovesse
permanere – e già da quando, colleghi, abbiamo approvato in Commissione il
testo ad oggi quella impostazione rispetto alla disponibilità finanziaria è
ulteriormente peggiorata – questa progressione in negativo come riferimento
finanziario, io avverto che anche in questa circostanza rischiamo di fare una
buona legge che però potrebbe non produrre gli effetti sperati.
Nessuno
pensi, per esempio, di scaricare sui comuni, dentro la normativa nazionale - e
quella regionale non poteva che fare altrettanto – tutto l’onere che comportano
i Servizi sociali. I comuni diventano il riferimento principale non solo in
materia di nuovi poteri e di nuove competenze, ma anche di soggetti promotori,
però in una visione non più di carattere municipalistica,
ed è giusto che sia così, perché il riferimento che viene preso a base non è la
singola municipalità avendo come cognizione di quanto è frammentato il sistema
delle autonomie locali calabresi, ma il territorio dei distretti sanitari.
Non
possiamo, infatti, immaginare che per rispondere di queste competenze che
vengono affidate interamente ai comuni ci possano essere risorse comunali. I
tagli che in questi anni sono stati portati ai bilanci degli enti locali spesse
volte hanno messo in discussione quel po’ di servizi che si offrivano.
Allora, c’è
un punto che riguarda la capacità di mettere insieme progettualità,
programmazione e risorse.
In questa
direzione la norma in materia di bilancio istituisce il fondo regionale dei
servizi sociali. Il Governo ha già ripartito tre annualità sulla “328”, quella
relativa al 2001 – c’è stato detto in Commissione – è stata utilizzata per
sanare alcuni contenziosi, non mi pare che sia stata un’ottima scelta e
oltretutto si tratta di contenziosi alcune volte provenienti da altri settori e
nello specifico provenienti dalla sanità e non dai Servizi sociali.
Ecco, sul
2002 ho presentato un emendamento, che a dir la verità non trovo nella
cartella, in cui si chiede che le risorse provenienti dal Governo sul fondo
della “328” facciano parte del fondo 2003.
Nessuno può
pensare che ci possa essere una discussione che riguarda la legge, magari ci si
accapiglia sull’articolo o sul comma e dall’altra parte, e poi – soprattutto
perché anche questa è un’altra anomalia di questa fase – la Presidenza della
Giunta può decidere come allocare le risorse.
Se è così, non
mi pare che possiamo essere d’accordo.
Siccome la
legge impone la costituzione del fondo regionale a cui devono affluire le
risorse provenienti dalla legge 5, dalla legge 45 ecc., questo deve essere il
fondo unico dei Servizi sociali.
Dentro il
fondo unico dei Servizi sociali noi non possiamo che affidare l’unico strumento
regolatore non solo alla norma che prevede – su questo mi sono fortemente
battuto – come debba avvenire il riparto delle risorse, come avviene
dappertutto. Ormai tutti i fondi nazionali o comunitari hanno a base di
riferimento per il riparto la quota capitaria.
Noi dobbiamo affermare principi trasparenti con i quali un amministratore, un cittadino, un’associazione possa sapere perché al suo comune, alla sua associazione, a quel cittadino che ha bisogno possano pervenire ics o ics meno ipsilon euro
Da questo
punto di vista, quindi, abbiamo sostenuto, anche con atteggiamenti e presenze
alcune volte in Commissione determinanti, il percorso di questa legge, però
stiamo in vigile attesa.
Un’altra scadenza importante, oltre a questo del riparto del fondo, è la predisposizione del piano regionale socio-assistenziale. L’approvazione della legge non ci risolve la partita. Certo, è fondamentale avere una norma adeguata che stia dentro i principi della normativa nazionale, avere una norma che salvaguardi alcuni valori dentro la legislazione, però dobbiamo sapere che abbiamo bisogno anche – questo è previsto dentro la norma – in tempi brevi del piano regionale socio-assistenziale, di come vengono applicati i Lea e come mai, per esempio, per tornare all’inizio della discussione - ed anche in questa direzione c’è un ritardo del Governo-, ci sia uno stravolgimento della impostazione originaria.
Stasera,
dunque, mettiamo un primo punto fermo, ma non possiamo considerare chiusa la
partita. E’ uno strumento importante perché decentra il protagonismo, affida al
terzo settore e alla concertazione territoriale un grande valore.
Spero però,
che nelle prossime settimane a partire dal bilancio 2004 questa questione non
sia più residuale perché negli anni passati, per esempio, in materia di risorse
regionali questo settore è andato indietro. Non solo, infatti, non si sono
indicizzate le somme impegnate ma sistematicamente sono diminuite le risorse.
Se dovesse permanere questo orientamento, caro collega Chiarella, avremmo
potuto dire o potremmo dire di aver fatto una buona legge, ma non di aver fatto
fino in fondo tutto il nostro dovere.
Per quanto
ci riguarda verificheremo tra qualche settimana cosa si stabilirà nel bilancio
2004 in questa direzione perché altrimenti la legge è fallita prima di nascere.
Creeremo una illusione senza conseguenze, anzi con una conseguenza: quella di
mortificare le attese e gli entusiasmi che pure dentro questa legge ci sono.
Ci sono
stati tanti soggetti, dal terzo settore al mondo sindacale, che ci hanno detto:
sbrigatevi perché è uno strumento importante per permettere di non far morire i
servizi che già ci sono, perché io prima di pormi l’obiettivo di allargare
servizi, ritengo che sia necessario anche porsi l’obiettivo di salvaguardare
l’esistente. Non ultimo, bisogna avere consapevolezza che in questo settore, in
questa attività, ci sono migliaia di ragazze e di ragazzi che svolgono un
lavoro a volte di natura missionaria, non da dipendenti.
Ci sono
condizioni che non sempre, come dire, possono avere i vincoli e le regole della
dipendenza perché avere a che fare con una persona che ha un handicap non può
essere paragonato ad una catena di montaggio. Noi dobbiamo avere chiare queste
peculiarità e come conseguenza dobbiamo scegliere se vogliamo più opere
pubbliche o più difesa di persone e di persone bisognose.
Qui, per
esempio, si pone un punto molto delicato, non so quale sarà alla fine
l’orientamento della maggioranza,: il rapporto tra il sociale e il sanitario.
Qualcuno
dirà che siamo in procinto di approvare il nuovo Piano sanitario regionale. Io
me lo auguro e anche in questa direzione noi siamo pronti a fare la nostra
parte. Attenzione però, nessuno può pensare di dividere con l’accetta o con una
muraglia il sociale e il sanitario perché si integrano spesso.
Dobbiamo
avere consapevolezza che ci sono contiguità che la norma non può superare o
eliminare. C’è la necessità di creare intrecci, osmosi, interdipendenze e
questa è una responsabilità che sta fondamentalmente nell’esercizio del governo
dei processi.
Certo,
ritengo giusta l’osservazione che le due pianificazioni debbano avere un
momento di contatto. Oltretutto, in questa discussione c’è stata per esempio la
vicenda che riguarda la costruzione della conferenza regionale sociale o della
conferenza socio-assistenziale che si deve incrociare con la conferenza
regionale sanitaria.
Ritengo che
siano oggettivamente interrogativi che hanno una loro integrità e un loro
valore.
Ho finito.
Presidente della terza Commissione, la prego formalmente su questa partita del
fondo di voler procedere agli opportuni accertamenti perché giorni fa vedevo la
pubblicazione di un decreto che impegnava le risorse del 2002, se questo
dovesse avvenire con la stessa metodologia e con lo stesso scopo del fondo
2001, per quanto ci riguarda, saremo nettamente contrari a questa pratica
gestionale.
C’è bisogno
prima di mettere mano alle risorse, di risolvere lo strumento pianificatore.
Prima la
pianificazione e poi le risorse. Se invece qualcuno pensa che il Consiglio
legifera e poi pianifica e qualcun altro gestisce, ritengo che non solo si sia
sbagliato di grosso ma che faccia un grande male non un bene a questa regione.
Invece, noi
abbiamo bisogno di pianificare e organizzare una rete integrata di servizi
secondo lo spirito della legge, di avere, cioè, la capacità di creare un
sistema in cui la partecipazione alle risorse sia di tipo trasversale, a cui
devono partecipare anche soggetti locali e soggetti fruitori sulla scorta,
certamente, delle disponibilità e delle possibilità al concorso delle risorse.
Solo in questo modo possiamo aprire una nuova fase dentro il pianeta dei
servizi sociali calabresi. Insisto nel dire che lì ci sono professionalità ed
esperienze importanti e positive, ci sono tante energie, c’è però bisogno di
mettere mano ad un grande processo di riorganizzazione e pianificazione.
Stasera
mettiamo un primo tassello, spero che nelle prossime settimane e soprattutto
nei prossimi mesi si possa continuare con questa visione solidaristica
e non caritatevole dei Servizi sociali e si possa segnare uno sforzo positivo e
coinvolgente di tutti gli attori e di tutti i soggetti che concorrono a questo
vasto ed importante pianeta.
PRESIDENTE
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Pilieci. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, la legge che oggi il Consiglio regionale
si appresta ad approvare assume una importanza fondamentale per la nostra
Regione. Tratta di principi e di organizzazione dei Servizi sociali che
cambiano profondamente la prospettiva e l’impostazione che finora si è avuta
riguardo ai problemi di chi vive in condizioni di difficoltà sociale, di
disagio e in condizione di disabilità.
Già da
alcuni anni la nostra Regione avrebbe dovuto dare attuazione alla legge
nazionale sulla realizzazione del sistema integrato di interventi e Servizi
sociali. Tuttavia il lavoro lungo e laborioso trova oggi compimento in termini
più che positivi.
Siamo ad una
svolta epocale nell’ambito dei Servizi sociali e delle politiche di intervento
a favore delle categorie più bisognose del sostegno della intera società ma
penso soprattutto che sia mutato anche il quadro sociale e culturale in cui la
legge si cala.
Oggi, cioè,
per fortuna, nella nostra Regione c’è una attenzione particolare da parte di
molti giovani verso il settore del sociale e l’impegno nel volontariato.
Un’attenzione che è impegno nel sociale in forma organizzativa e che risponde
anche ad una esigenza di creare una migliore qualità della vita.
Il settore
privato, l’iniziativa delle associazioni impegnate nel sociale trova nel testo
un ampio margine di azione, che forse nel giro di pochi anni potrà dare una
svolta in quei settori che finora hanno vissuto solo di interventi episodici e
molto riduttivi.
La mia viva
preoccupazione riguarda tuttavia non già l’approvazione della legge in sé
quanto il lavoro che dovrà esserci dietro la sua concreta attuazione. La Giunta
ha nel settore di competenza professionalità molto valide che deve valorizzare,
a cui deve affidare l’importante compito di recepire il nuovo impianto
normativo per dargli immediata esecuzione.
I problemi
che la normativa lascia aperti, onorevole relatore, sono tanti come tanti sono
i campi su cui intervenire con precise direttive di attuazione.
In altre
parole, non basta la legge, è necessario che da essa nascano iniziative
concrete da parte, soprattutto, del settore privato che trovino nell’apparato
amministrativo non ostacoli o ostruzionismi ma compartecipazione e risposte ai
tanti problemi che non mancheranno di presentarsi.
La Giunta e
l’intero apparato amministrativo regionale ma anche province e comuni dovranno
fare un lungo lavoro per dare concretezza a quello che noi oggi stiamo
approvando. Penso che questa sarà la vera e ulteriore sfida di questo governo
regionale e della maggioranza.
Per far
questo penso che il primo passo importante riguardi l’informazione e la
diffusione delle novità normative, strumento per realizzare innumerevoli
iniziative che non hanno finora potuto trovare realizzazione.
Bisognerà
trovare la forza di dare ampio spazio e diffusione alla legge ed al sistema di
diritti e riconoscimenti che essa prevede. Si tratta di una legge che deve
essere portata a conoscenza dell’intera realtà regionale, senza perder di vista
che la conoscenza delle norme e dei diritti della nostra regione non è l’ultimo
dei problemi. Vanno trovate le sedi più opportune per informare i cittadini,
per far conoscere i nuovi meccanismi di intervento e di aiuto pubblico ma
soprattutto per far comprendere la centralità che assume l’iniziativa privata
nelle nuove politiche di intervento dei servizi per la persona e per la
famiglia.
Spero che
saranno reperite risorse da destinare a questa finalità; mi piacerebbe, inoltre,
che vi fosse l’impegno della Giunta a venire in Consiglio a breve ed informare
lo stesso sullo stato di attuazione della legge. Sarebbe un bell’esempio di
giusto raccordo tra Giunta e Consiglio regionale.
Un settore
che mi auguro potrà trovare nella legge piene garanzie di sostegno è quello dei
servizi alle persone in condizioni di disabilità
gravi. Le iniziative in atto in molte Regioni che hanno già dato attuazione
alla legge quadro del 2000, numero 328 paiono trovare apprezzamento e
rispondere adeguatamente ai bisogni dei disabili.
Sostenere il
disagio di persone in situazioni di handicap psichico-fisico
attraverso percorsi programmati tra strutture di volontariato ed enti pubblici
penso sia alla base della nuova legge e che l’amministrazione regionale attenta
a questi temi, non mancherà a breve di seguire l’esempio delle altre realtà
regionali.
E’ questo
l’augurio, ma è anche la speranza che una legge così fondamentale per il
cambiamento della Regione in un settore particolarmente delicato possa dare una
risposta concreta ai tanti problemi aperti del mondo e del disagio sociale.
PRESIDENTE
La parola
all’onorevole Senatore.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, grazie all'importante contributo di noi tutti, il Consiglio regionale della Calabria, con la riforma dei Servizi sociali ed assistenziali della Regione Calabria, in attuazione dalla Legge 328/2000, che oggi è in procinto di essere approvata, segna un altro tassello fondamentale dì questa settima legislatura.
La scelta "federalista", l'assunzione della regia degli interventi sociali da parte degli enti locali, quelli cioè più vicini al cittadino, d'ora in poi, per essere vincente, dovrà misurarsi e realizzarsi sempre più con una maggiore qualificazione.
I servizi sociali sino ad ora non hanno mai avuto un alto grado di visibilità e di riconoscimento sociale. Essi, cari colleghi, sono percepiti purtroppo solo se la persona è coinvolta in situazioni di bisogno. Negli ultimi anni, i servizi sociali sono stati oggetto di una profonda riforma e modernizzazione, con particolare attenzione ai costi, a un miglior coordinamento nella fornitura dei servizi e alla capacità di risposta alle esigenze degli utenti.
Personalmente penso che, in un quadro più generale, il passo in avanti fatto quest'oggi in materia di servizi sociali dimostri a noi tutti quanto sia necessario affermare la cultura di una maggiore qualità nei servizi pubblici, in una diretta relazione con la ricerca di nuovi modelli di amministrazione che pongano il cittadino al centro di nuovi, diversi rapporti con l'ente pubblico e con le prestazioni di cui esso dispone in materia di servizi sociali.
Grazie a questa legge nei sistemi dei servizi alla persona, le strutture organizzative ed i processi di lavoro dei cittadini calabresi avranno d'ora in poi caratteristiche specifiche superiori.
Ma questo nuovo "prodotto socio‑assistenziale" dipenderà da un insieme di fattori multidimensionali che lo determineranno.
Un aspetto cruciale, infatti, dipenderà dal fatto che il sistema d'erogazione avverrà attraverso una pluralità di soggetti che si potranno identificare in produzione di servizi erogati direttamente dal sistema pubblico, e quindi, con gestione diretta e da servizi erogati con gestioni indirette e ancora, attività di sostegno, promozione, informazione autonomamente svolta dalle organizzazioni di volontariato. Ancora attività di produzione svolta con modalità imprenditoriali dalle cooperative sociali, che tuttavia si configureranno come interlocutori rilevanti e privilegiati degli enti pubblici.
E’ evidente, d'ora in poi, quanto con questa legge la presenza produttiva del volontariato, soprattutto di quello attivo in campo sociale e sanitario, sia ancor più necessaria e prioritaria, proprio per mettere a frutto quell'esperienza maturata negli anni e contribuire a far affermare pienamente i bisogni di chi ha necessità di essere sostenuto ed accompagnato.
Dopo l'approvazione di questa legge sarà compito del governo regionale e dei suoi uffici programmare nuove azioni e progetti di promozione e dì integrazione sociale, che valorizzino l'associazionismo e la cooperazione collegata al terzo settore e alle organizzazioni non‑profit.
Noi conosciamo benissimo quanto gli effetti di uno sviluppo economico incidano nella crescita sociale di una comunità, ma sappiamo anche che lo sviluppo economico da solo non risolve automaticamente i problemi dell'emarginazione sociale e civile e dei settori più deboli della società. Al contrario, la diffusione collettiva del benessere rende sempre più macroscopiche le differenze sociali. I fattori determinanti per una reale promozione e interazione sociale dovranno essere, allora, le scelte delle amministrazioni locali in materia di fiscalità, welfare e servizi sociali, le politiche di assistenza e di tutela dirette alle persone anziane, ai disabili ed agli immigrati. E ancora di sostegno all'economia sociale con incentivi per lo sviluppo del terzo settore, all'inserimento lavorativo e alla riqualificazione professionale delle fasce deboli del mercato del lavoro, alle misure per favorire l'occupazione, l'imprenditorialità, le pari opportunità ed infine le politiche sanitarie locali e la cooperazione, anche quella transnazionale.
Questa legge permette tutto ciò, ma da solo lo strumento non serve.
Sarà nostro dovere, allora, continuare ad aiutare tutti gli attori pubblici e privati che saranno coinvolti da questa legge a sviluppare politiche di assistenza e di tutela a livello territoriale, che considerino realmente le esigenze della persona e che siano soprattutto eque e materiali.
Chiedo allora, in questa Assemblea, signor Presidente, di istituire un Osservatorio regionale, con articolazioni territoriali, della povertà e del disagio sociale che aiuti a stendere e ad analizzare il bilancio della spesa sociale, che si occupi di monitorare la situazione e le iniziative in corso, e che conduca studi e ricerche per elaborare nuove proposte.
All'uopo ho presentato in questa sede un emendamento all'articolo 11, lettera b) che recita: dopo le parole “Servizi sociali”, inserire le parole "e delle condizioni di povertà e del disagio sociale”.
Ai Comuni capofila che predisporranno i Piani di zona infine, chiedo che, sulla base delle strumentazioni previste da questa legge, nonché dalla legge 142/90, si possa verificare la fattibilità di una gestione seria, organica ed unitaria dei servizi in merito alle scelte di una nuova politica assistenziale e di una maggiore protezione sociale. Senza dimenticare l'importanza di realizzare dei piani di comunicazione, educazione ed informazione per l'uso dei servizi sociali ed assistenziali.
Chiedo ancora di inserire come ultimo comma il seguente emendamento all'articolo 38: "Tutte le disposizioni della presente legge che riguardino o coinvolgano strutture, organizzazioni, attività, prestazioni, personale, compiti delle Aziende sanitarie del Servizio sanitario regionale si applicano successivamente all'entrata in vigore ed attuazione nonché in stretta armonia con le disposizioni della pianificazione sanitaria regionale e, comunque, non possono determinare oneri finanziari per il suddetto servizio ove non rientrino nell'ambito delle tipologie di assistenza, dei servizi e delle prestazioni previsti dai livelli essenziali di assistenza del Servizio sanitario".
Tutto ciò per evitare che l'articolo 10 della presente legge possa creare confusioni e interpretazioni sbagliate.
In particolare, l’articolo 10 del presente progetto di legge in esame a mio parere nell'affrontare e definire le problematiche connesse al cruciale problema dell’integrazione tra servizi sociali e servizio sanitario si limita a stabilire che" la Regione favorisce l'integrazione tra il sistema sanitario e quello sociale". Ma tralascia di specificare che in esecuzione dell'articolo 3 septies del Decreto legislativo 229/99 è stato emanato con Dpcm 14 febbraio 2001 uno specifico "atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie" che influisce direttamente sugli aspetti relativi all'integrazione tra il sistema sanitario e quello sociale, con particolare riferimento alla definizione della tipologia delle prestazioni da garantire – articoli 2 e 3 del Dpcm 14 febbraio 2001 - ai princìpi di programmazione e di organizzazione delle attività – articolo 4 Dpcm 14 febbraio 2001 - ed ai criteri di finanziamento – articolo 5 Dpcm 14 febbraio 2001 -.
Lo stesso articolo 10, così per come formulato nel progetto di legge in esame, introduce e definisce, ai fini dell'integrazione tra Servizio sanitario e Servizi sociali, specifiche ed analitiche tabelle nelle quali sono indicate prestazioni e relativi costi che a mio parere risultano in palese contrasto con quanto disposto dall'atto d'indirizzo e di coordinamento sopra richiamato e che nella sostanza pongono a carico del Servizio sanitario tipologie di prestazioni e correlati oneri finanziari che non trovano corrispondenza nelle tipologie di prestazioni socio‑sanitarie definite dai livelli essenziali di assistenza sanitaria e dai conseguenti provvedimenti applicativi già adottati dalla Giunta regionale, né trovano copertura finanziaria nella disponibilità del Fondo sanitario regionale che è direttamente correlato ai Lea.
Concludo, signor Presidente, con un plauso a noi tutti e con l’augurio sincero per un disinteressato lavoro di concertazione e di realizzazione di opere sociali valide e di servizi seri ed innovativi che migliorano la vita di tutti i cittadini di questa Regione. Grazie.
PRESIDENTE
Voglio chiarire che tutti gli emendamenti presentati dall’onorevole Mario Albino Gagliardi si intendono ritirati per come aveva lui stesso accennato la volta scorsa.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 8.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 9.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 10.
(E’ approvato)
All’articolo 11 è stato proposto emendamento a firma del consigliere Senatore che ha facoltà di illustrarlo.
Signor Presidente, lo dicevo prima nella mia relazione
introduttiva. Credo che sia opera meritoria se inseriamo questo emendamento
“all’articolo 11, lettera s), dopo la parola Servizi sociali” inserire “e delle
condizioni di povertà e di disagio sociale”.
Ho già spiegato prima le ragioni.
PRESIDENTE
Parere del relatore? Favorevole. Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 11 per come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 12.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 13.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 14.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 15.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 16.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 17.
(E’ approvato)
All’articolo 18 è stato presentato emendamento a firma dell’onorevole Pacenza, che così recita “Al termine della lettera a) comma 2 dell’articolo 18, aggiungere “Entro trenta mesi dall’approvazione della presente legge la Giunta regionale in riferimento all’articolo 15 della legge numero 328/2000, previa concertazione con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative approva uno specifico progetto obiettivo per l’assistenza alle persone anziane non autosufficienti da realizzare in tutti gli ambiti zonali con il concorso dei comuni singoli o associati.
Il progetto costituisce anticipazione del piano sociale regionale.
La Giunta determina nel fondo sociale regionale la quota di risorse finanziarie da destinare alla copertura degli oneri derivanti dal progetto.
Le risorse individuate sono finalizzate in prima istanza alla realizzazione e al potenziamento della rete delle attività di assistenza domiciliare integrata (Adi)”.
L’onorevole Pacenza ha facoltà di illustrarlo.
Questo emendamento riguardava l’ipotesi di prevedere la possibilità, anche alla luce di quello che è avvenuto nella scorsa estate, di un piano stralcio accelerato sulla condizione della terza età.
PRESIDENTE
Parere del relatore? Contrario.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ respinto)
Pongo in votazione l’articolo 18.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 19.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 20.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 21.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 22.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 23.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 24.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 25.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 26.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 27.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 28.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 29.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 30.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 31.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 32.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 33.
(E’ approvato)
All’articolo 34 è stato proposto emendamento a firma dell’onorevole Pirillo che così recita “All’ultimo rigo del punto 2 dell’articolo 34 dopo la parola “sperimentali” sostituire il punto con una virgola ed aggiungere “e per finanziare l’aggiornamento e la formazione degli operatori pubblici e privati”.
L’onorevole Pirillo ha facoltà di illustrarlo.
Non ho fatto in tempo
a predisporre un emendamento, però vorrei chiedere soprattutto al relatore se
sia possibile differenziare il punto 2 dell’articolo 34 quando parla del 10 per cento
al settore politiche regionali per realizzare progetti
innovativi e sperimentali.
Vorrei distinguere il 10 per cento in due: 5 per cento,
destinato ai comuni costituiti in unione, cioè per favorire la possibilità di
far costituire i comuni in unione, l’altro 5 per cento aggiungendo “e per
finanziare l’aggiornamento e la formazione degli operatori pubblici e privati”.
PRESIDENTE
Su questo emendamento, onorevole Occhiuto?
Solo per segnalare alla Presidenza che c’era un emendamento che recava la mia firma presentato nella precedente riunione del Consiglio regionale, sempre all’articolo 34, per prevedere che il criterio per ripartire fondi ai comuni non fosse semplicemente quello del numero degli abitanti ma anche riguardasse le estensioni territoriali. Ci sono dei comuni che hanno una estensione territoriale estremamente maggiore rispetto ad altri e che hanno anche dei costi per l’erogazione dei Servizi sociali più alti.
Perciò, c’era un emendamento che inseriva questo ulteriore criterio a quello del numero degli abitanti, cioè in ragione del numero degli abitanti e dell’estensione territoriale.
PRESIDENTE
Parere del relatore sull’emendamento Pirillo?
Favorevole…
Egidio CHIARELLA, relatore
Presidente, un attimo perché stiamo valutando la proposta del consigliere Pirillo.
PRESIDENTE
Allora pongo in votazione l’emendamento 3496 a firma dei consiglieri Occhiuto ed altri.
(E’ approvato)
I relatori stanno ancora esaminando l’emendamento a firma Pirillo.
(Interruzione)
Sull’emendamento
Pirillo, ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto.
Ne ha facoltà.
Presidente, credo che possa essere recuperata anche parte della proposta dell’onorevole Pirillo nella direzione di stabilire una forma di premialità per i comuni che gestiscono in maniera integrata i Servizi sociali, pur nel 90 per cento delle quote destinate.
Mi permetterei quindi di sub emendare l’emendamento Pirillo – se l’onorevole Pirillo è d’accordo – nella direzione di prevedere come criterio, oltre al numero degli abitanti e all’estensione territoriale, anche una sorta di forma di premialità per i comuni che si costituiscono in unione dei comuni.
Poi, in sede di coordinamento formale credo che questa norma possa essere scritta in maniera più appropriata. Sempre all’interno del 90 per cento.
Fermo restando, però. che il 10 per cento, l’ultimo rigo venga emendato “per finanziare l’aggiornamento e la formazione di operatori pubblici e privati” aggiungendo dopo “sperimentali” togliendo “progetti innovativi” “progetti sperimentali per finanziare l’aggiornamento e la formazione di operatori pubblici e privati” lì resta il 10 per cento.
Egidio CHIARELLA, relatore
Consigliere Pirillo, per “la formazione” c’è già un settore
regionale che fa formazione…
Mario PIRILLO
Quello è un altro tipo di formazione. La formazione professionale che fa capo all’assessore Aiello è una cosa, questa formazione professionale è invece del Presidente della Giunta regionale, quindi è altra cosa.
PRESIDENTE
Parere del relatore?
Egidio CHIARELLA, relatore
Contrario. E’ importante che l’ente superiore abbia almeno un 10 per cento a disposizione per non mortificare la possibilità di realizzare progetti di un certo tipo.
PRESIDENTE
Credo che forse non vi siate ben capiti. Se volete chiarire bene il punto…
Francesco GALATI, relatore
L’onorevole Pirillo parlava del 10 per cento che rimaneva alla Regione. Se di questo 10 per cento il 5 per cento lo diamo ai comuni, ne resta un altro 5 per cento alla Regione che è poco. Se invece quello del…
Mario PIRILLO
…la percentuale rimane sempre il 10 perché il primo 5 per cento finisce nel 90 per cento.
Egidio CHIARELLA, relatore
Onorevole Pirillo possiamo aggiungere allora “per progetti
innovativi, sperimentali e formativi”…
Mario PIRILLO
No. Allora prevedere “il 10 per cento al settore politiche sociali della Regione per realizzare progetti sperimentali e per finanziarie l’aggiornamento e la formazione degli operatori pubblici e privati”.
Egidio CHIARELLA, relatore
I relatori cercano di realizzare progetti innovativi, sperimentali e formativi. Ritengo che si possa…
PRESIDENTE
Onorevole Pirillo, mi sembra che sia una posizione buona.
Mario PIRILLO
Non è la stessa cosa, perché io prevedo la formazione degli operatori pubblici e privati, poi innovativi vuol dire tutto e niente, lo sapete meglio di me.
Poi fate come volete, avete la maggioranza.
PRESIDENTE
Comunque mi sembra una proposta che potrebbe anche essere accettata…
Onorevole Pirillo, è giusta la sua motivazione, è importante, quindi riteniamo valida la sua osservazione. In fondo, però, noi non crediamo allo spirito della proposta scrivendo che con quel 10 per cento vengono realizzati progetti formativi. Cioè, non siamo al di fuori del suo pensiero. Lo riteniamo valido.
Mario PIRILLO
Mi scusi, onorevole Chiarella. Intanto resta il 10 per cento perché il 5 per cento…
Egidio CHIARELLA, relatore
…che dobbiamo destinare ai comuni costituiti in Unione finiscono nel 90 per cento, quindi rimane il 10 per cento.
Secondo me, quando parlate di progetti formativi si parla in generale. Io invece intendo finalizzare i progetti formativi agli operatori pubblici e privati del settore.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tommasi. Ne ha facoltà.
Presidente, sull’articolo 34 al comma 2, credo che sia opportuno, anche per il ruolo che riveste il Consiglio regionale – mi rivolgo al relatore – inserire “il fondo regionale sociale è ripartito annualmente dalla Giunta regionale secondo i seguenti criteri”.
Dico “il fondo regionale… sentito il parere vincolante della Commissione competente”. Credo che in questo modo sicuramente andiamo verso una direzione accettabile…
PRESIDENTE
Onorevole Tommasi, lei voleva aiutare, ma mi sembra che stia complicando un poco…
Diego Antonio TOMMASI
Io non volevo aiutare, volevo aiutare a ricercare una via d’uscita…
PRESIDENTE
Questa materia non è “Verde” quindi sua, del suo gruppo, forse qualche altro componente sta seguendo questo aspetto e in questo momento non c’è e forse le sta sfuggendo…
No, Presidente, io le dico molto chiaramente che questa materia del sociale il mio gruppo la segue molto attentamente, sulla ripartizione del fondo del 90 per cento, che dovrebbe andare per come previsto dalla legge nazionale in una certa direzione, ritengo che un controllo del Consiglio regionale, dell’apposita Commissione competente non sarebbe cosa sbagliata.
Allora quello che dice il collega Tommasi e che ritengo importante nella filosofia è superato dal fatto che il fondo sociale passa già dalla Commissione competente e quindi qui si tratta solo di una numerazione per quanto riguarda l’assegnazione.
C’è solo da vedere come integrare invece la giusta osservazione dell’onorevole Pirillo. Quella dell’onorevole Tommasi è superata nei fatti, nel testo stesso della legge. Grazie, onorevole Senatore.
Cosa dice l’onorevole Pacenza? Va bene, Presidente Fedele, accogliamo…
PRESIDENTE
Non avevo dubbi che alla fine del ragionamento l’onorevole
Pirillo vi avesse convinti…
Egidio CHIARELLA, relatore
Aggiungiamo “formazione degli operatori sociali”… aggiungendo “organizzare progetti innovativi e sperimentali…”…
PRESIDENTE
Allora, onorevole Pirillo, ci dovrebbe consegnare il testo comunque dell’emendamento....
Mario PIRILLO
Mi complimento con lei, Presidente, che è un vero politico e legge negli occhi dei consiglieri. D’altra parte il Presidente deve far pure questo.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’emendamento Pirillo all’articolo 34.
(E’
approvato)
All’articolo
34 è stato presentato un altro emendamento a firma dell’onorevole Chiarella.
Egidio CHIARELLA, relatore
Non è un mio emendamento, è venuto fuori dalla Commissione bilancio per meglio specificare il capitolo di spesa del fondo.
PRESIDENTE
L’Upb 620102, questo sì. Pongo in votazione l’emendamento col parere favorevole del relatore.
(E’ approvato)
Sempre all’articolo 34 è stato presentato emendamento a firma del consigliere Pacenza.
Franco Mario PACENZA
Era quello sul fondo, Presidente. Io chiedo di assommare al fondo 2003
anche le risorse rinvenienti dal fondo 2002 perché le
quote provenienti dal Governo nazionale sono state
comunque assegnate alla Regione…
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’emendamento Pacenza col parere favorevole del relatore.
(E’ approvato)
Chiedo all’onorevole Pirillo, di voler consegnare il testo dell’emendamento in modo che venga definito senza coordinamento poi dopo.
Pongo in votazione l’articolo 34 per come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 35.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 36.
(E’ approvato)
All’articolo 37 è stato presentato emendamento a firma del consigliere Senatore.
Raffaele SENATORE
Chiedo scusa, io questo lo ritiro.
PRESIDENTE
Allora l’emendamento all’articolo 37 è ritirato.
La parola all’onorevole Vescio.
Signor Presidente, credo che lei come Presidente del
Consiglio sia stato il destinatario di una missiva da parte del dirigente del
personale regionale.
Su questo articolo, così come è stato formulato, il
dirigente del personale esprime delle perplessità
e anche in sede di Commissione noi lo avevamo formulato per approfondirlo nella
veste così come qui compare, ma eravamo rimasti che doveva essere oggetto di
successivi approfondimenti.
Quindi si tratta di verificare se questo articolo possa far
parte di un provvedimento più complessivo, così come era stato preannunciato
dall’onorevole Pirilli o se quella discussione che poi successivamente in sede di Commissione non è stata fatta voglia
essere proseguita qui in quest’Aula.
Ci eravamo detti che lo formulavamo in questo modo e successivamente lo avremmo rivisto.
Comunque, mi corre l’obbligo di dire che mi è stata
recapitata questa nota del dirigente del personale nella quale si esprime
perplessità.
Egidio CHIARELLA, relatore
Presidente, diamo lettura di questa nota.
La lettera che ha inviato il dottore Bonura al Presidente della terza Commissione recita così. “Facendo seguito alla nota, ecc., con la quale si metteva in evidenza la necessità di acquisire il parere dell’assessorato al personale sulla questione delle équipe socio-psico pedagogiche si precisa che il dipartimento competente, organizzazione del personale non ha dato alcuna risposta. Interpellato per vie brevi si è venuto a conoscenza che è in preparazione un provvedimento legislativo che risolve definitivamente l’annoso problema.
Per quanto sopra appare opportuno stralciare dalla proposta di legge l’articolo che riguarda il personale delle équipe socio-psico pedagogiche”.
D’altra parte è nell’ “omnibus” che andremo a discutere in Commissione fra qualche giorno che si potrà affondare questa questione, credo, quindi, che non si possa approvare questo articolo in questo momento. D’altra parte anche gli interessati non vogliono un articolo così perché vorrebbero che fosse garantita la loro posizione già acquisita presso gli enti presso cui hanno svolto la loro funzione.
C’è quindi necessità di discutere ed approfondire anche nel loro interesse la loro posizione e quindi formulare un articolato che meglio garantisca anche questo personale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Borrello. Ne ha facoltà.
Intervengo su questo argomento perché ricordo più che bene la discussione che si è svolta in Commissione sul problema di cui ci stiamo occupando. Siccome è necessario che le cose ce le diciamo tutte e per intero, voglio ricordare che la discussione è stata molto lunga, la materia sviscerata in tutte le sue sfaccettature, su questo problema si è parlato per ore, in una condizione di dibattito che, sostanzialmente, vedeva contrapposte due posizioni.
Quali erano le due posizioni in campo? Secondo alcuni, era giusto che questo personale continuasse a svolgere le proprie attività per competenze e mansioni diverse da quelle per le quali era stato assunto o, meglio, passato a tempo indeterminato presso la struttura della Giunta regionale.
L’altra posizione richiamava alla memoria
di tutti i colleghi come si è pervenuti alla costituzione
di questo nucleo di personale dipendente, che nasce – lo voglio ricordare anche
qui – per svolgere attività inerenti funzioni di natura medico-psico-pedagogica, quindi con
un compito ben individuato, a favore di quegli enti che sono chiamati ad
erogare questo tipo di servizi sul territorio, che poi però, purtroppo, per
fatti legati anche e soprattutto ad una sorta di acquiescenza, se non altro,
dei diversi esecutivi che negli anni si sono succeduti, è stato chiamato a
svolgere funzioni importanti su un settore altrettanto delicato; oggi si
ritrova a svolgere mansioni e funzioni del tutto diverse e soprattutto di
carattere squisitamente amministrativo.
La
discussione che ne è nata è stata anche vivace, si è approfondito il problema,
fino a quando la Commissione – voglio ricordarlo – all’unanimità convenne sulla
necessità che partiva dalla considerazione che la Regione si spogliava di
queste competenze e quindi trasferiva funzioni, competenze, risorse e anche
personale agli enti locali, tant’è che la previsione dell’attribuzione del 90
per cento di risorse ai Comuni nasce proprio da questa impostazione di
strategia politica e quindi ne consegue in maniera automatica, a mio giudizio,
il fatto che il personale da trasferire
agli enti locali, perché potesse soddisfare questo tipo di esigenze in
materia di servizi sociali, non potesse che riguardare quella categoria di
personale che per questi motivi era stata chiamata con una legge regionale ad
hoc. Questo era il punto e su questo terreno finale la Commissione – se
dovessi ricordare male, qualcuno mi può correggere – ha deciso che questo
dovesse essere il percorso.
Ora è chiaro che un Consiglio regionale che si trova a trattare materie delicate come questa, non può, a mio giudizio, in nessun modo essere condizionato da chi è interessato e non già da esigenze di carattere normativo, legislativo, costituzionali, se volete, e, secondo me, in questo nella nota che ha letto il collega Galati c’è una macroscopica travisazione dei fatti da parte del dirigente che l’ha redatta, perché non si può condizionare un Consiglio regionale non già sulle norme che va a deliberare, ma per tutelare interessi particolari, perché poi – parliamoci chiaro – ce lo vogliamo dire perché questo personale – ed è un andazzo sin qui registrato che comprendo probabilmente - può far comodo sul piano anche dell’attività lavorativa, però non è possibile immaginare che in questa Regione, dove purtroppo sono successe cose anche, se volete, molto più gravi di queste e dove purtroppo forse continueranno a registrarsi, un Consiglio si siede, letteralmente rinviando ad altri provvedimenti. “Omnibus” e non “omnibus” di cui, ripeto, si parla nei corridoi di questo Consiglio, ma di cui noi consiglieri ancora non siamo in possesso.
(Interruzione)
No, Presidente, il provvedimento circola, e anche qui dovremmo andare a vedere perché all’esterno del Consiglio si muovono alcune situazioni e si verificano alcune condizioni di cui i consiglieri, non sono informati forse, tranne quelli della maggioranza, ma qua, grazie a Dio, il diritto della parità lo rivendichiamo tutti, se è informato un consigliere di maggioranza di un provvedimento, è giusto che lo sia anche il consigliere di minoranza, ma questo appartiene ad altra cosa.,
Ed allora non si dovrebbe dare adito o prendere per
buona la necessità di cedere alle pressioni di coloro i
quali sono interessati a questo provvedimento,
perché evidentemente non intendono
assolutamente passare alle dipendenze dei Comuni per svolgere quelle funzioni per
le quali sono stati assunti; cioè a dire questo personale si trova lì per
svolgere mansioni medico-psico-pedagogiche, e nessuno
può immaginare che qualcuno di questi, perché riesce a trovare anche un avallo
in Consiglio regionale, potrà diventare dirigente della Regione Calabria.
Perché questo è il dato; l’obiettivo è cercare di inserirsi nei meandri di
questa macchina elefantiaca della struttura regionale per assumere anche ruoli
di dirigenti di settore o quant’altro o di servizio.
Questo non
può essere perché, così facendo, certamente premieremo molti, ma altrettanto
certamente non saremo nelle condizioni di garantire dei servizi che sul
territorio sono assolutamente necessari e imprescindibili.
Ecco perché,
Presidente, non sono d’accordo al rinvio ad un successivo provvedimento, più o
meno aleatorio, di un problema di questa portata, salvo che i colleghi
consiglieri che ieri in Commissione hanno votato all’unanimità questo
provvedimento, non ammettano oggi stesso di avere sbagliato, che sono più
interessati non a fornire alla Regione Calabria e alla Calabria norme che
interessano i calabresi, ma ad accettare e a deliberare norme che interessano singole persone,
singoli soggetti o singole categorie. Che qualcuno, però, questo lo dica, abbia
il coraggio di dirlo, senza menare il can per l’aia, sostenendo che c’è da
rivedere poi un “omnibus”.
E che
c’entra l’ “omnibus” con la legge 328! Ma voi vi siete posti il problema, una
volta che viene approvata questa legge, quali effetti può produrre? Cosa
possono fare questi Comuni, se non sono in condizioni neanche di avere il
personale preposto a questa attività? A meno che non si dica anche qui, per
l’ennesima volta, che comunque il compito del Consiglio regionale finisce nel
momento in cui approva una legge. Che poi quella legge riesca ad esplicare
effetti sul territorio e sui calabresi o no, è un fatto assolutamente
secondario.
Questa è
un’impostazione che è non accettabile, Presidente, quindi invito tutti i
colleghi ad elevarsi un poco rispetto a questi problemi e ad immaginare che qua
dentro non si fanno gli interessi di singole categorie, ma dei calabresi, che
in questo caso significa consentire ai Comuni di essere nelle condizioni di
erogare servizi che attualmente non espletano e non riescono ad erogare per
mille e uno motivi, a partire dall’accentramento che continua a voler mantenere
la Giunta regionale, la Regione, la maggioranza in generale.
PRESIDENTE
Grazie, onorevole Borrello per il suo ragionamento.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiarella. Ne ha facoltà.
L’intervento dell’onorevole Borrello è sicuramente condivisibile nelle sue linee essenziali e la Commissione ha approvato chiaramente questo articolo. Lo ha fatto con serenità ma questo, il fatto stesso che oggi si stia discutendo per rendere il testo ancora migliore il più possibile, non significa tornare indietro o rimangiarsi alcune cose, perché altrimenti non capisco cosa significhi venire in Consiglio regionale, se non riflettere su uno dei punti direi delicati di tutto l’impianto.
Presidente e colleghi, sicuramente la lettera ufficiale che il 4 novembre 2003, il dirigente generale vicario del dipartimento obiettivi strategici ha mandato al Presidente della terza Commissione ci fa ragionare e ci fa riflettere.
Proprio in funzione di
tutto quello che diceva l’onorevole Borrello
in riferimento a questo personale della Regione, proprio perché non si vada ad
occhi chiusi a dare competenze o mansioni che non rispondono ad un disegno diciamo più pertinente e più esplicativo
dei ruoli e dei profili che poi questo personale dovrebbe avere all’interno del
comune, noi riteniamo che si debba riflettere nel settore specifico per dare
più forza alla stessa legge che ha bisogno, chiaramente negli enti locali e nei comuni, di un personale che abbia
dei ruoli precisi.
Proprio perché siamo alla vigilia della
riorganizzazione complessiva del personale, come è stato pubblicamente
annunciato dall’assessore Pirilli, quindi non è un qualcosa che detiene la maggioranza come suggerimento o come provvedimento,
noi di maggioranza non abbiamo alcun
provvedimento, ma abbiamo delle dichiarazioni ufficiali dell’assessore Pirilli secondo le quali entro la fine
dell’anno verrà presentato ufficialmente un provvedimento che andrà ad incidere in quelle sacche del personale
per meglio migliorarne l’indicazione che viene dal basso e che la Giunta ha già approvato e che quindi verrà
sicuramente in prima Commissione, che io ho
l’onore di presiedere, per un esame di merito assieme a tutti i colleghi.
Ritengo che la sede idonea per meglio specificare
il futuro del personale delle équipe socio-psico
pedagogiche in relazione anche all’approvazione di questa legge sia proprio il
provvedimento che la Giunta ha già approvato
nelle sue linee essenziali e che verrà prossimamente in prima Commissione.
Proprio seguendo questo percorso, Presidente, riteniamo di metterci al riparo da
possibili accuse o da osservazioni che possano intervenire a favore di questo o
quell’altro comportamento che potrebbe – secondo quello che si è detto – essere
vicino ad aspirazioni di singoli appartenenti a questo tipo di personale.
Non è assolutamente così. Vogliamo invece che
questo personale sia riconosciuto nelle proprie funzioni e sia con un
provvedimento ad hoc assegnato agli enti
locali esplicando al meglio il dettame principale di questa legge.
Riteniamo, quindi…
…che l’articolo 37 vada abrogato.
Presidente, c’è una proposta di abrogazione?
La facciamo nostra, come relatori la proposta di abrogazione…
PRESIDENTE
Non avevo dubbi dopo l’intervento dell’onorevole Borrello che condividiamo pure noi.
Quindi l’articolo 37 viene ritirato…
Presidente, un articolo, non è che si ritira. Ci deve essere una proposta formale di abrogazione che io ancora non ho sentito.
L’onorevole Galati, ha
detto: come relatori facciamo nostra la proposta di abrogare l’articolo 37.
Antonio BORRELLO
Ma di chi è la proposta? Chi l’ha fatta? C’è un emendamento? Mi fate vedere una copia dell’emendamento, per favore?
PRESIDENTE
Un attimo solo. C’è un emendamento protocollo n. 3503 che era stato presentato dall’onorevole Senatore che ha ritirato…
Chiedo la parola, Presidente.
PRESIDENTE
Ne ha facoltà.
Mi dispiace molto intervenire in questa sede e in questi termini perché le cose che avevamo stabilito in Commissione e anche nel gruppo di maggioranza erano esattamente secondo la linea di intervento che avevamo fatto prima e a cui altri colleghi si sono collegati.
Io ho presentato questi emendamenti che ho ritirato, semplicemente perché in qualche modo mi si era detto che c’era non so che cosa… per rivedere le posizioni.
Oggi come oggi, che ancora non c’è l’“omnibus” né altri provvedimenti legislativi, ritiro l’emendamento perché abrogando l’articolo 37 si verrebbe a creare comunque un vuoto legislativo e istituzionale per cui questa gente, una volta approvata la legge, non saprebbe a quale ente apparterrebbe.
Oggi dobbiamo quindi approvare - questo per la parte che posso rappresentare – l’articolo 37, e poi ci sarà una legge successiva che lo modificherà, vorrà dire che faremo successivamente una valutazione.
Ma stasera non solo ho ritirato l’emendamento, ma sono favorevole a votare l’articolo 37.
Antonio BORRELLO
Non c’è emendamento, quindi, Presidente.
Allora l’articolo 37 rimane così per come è nel testo.
I termini sono questi, l’emendamento
presentato dall’onorevole Senatore è stato ritirato. Ha chiesto di parlare il
relatore, onorevole Chiarella
Presidente, scusi, andiamo per ordine e arriviamo alla conclusione come vuole il Consiglio.
Allora i relatori Galati e Chiarella
hanno fatto proprio, o meglio hanno scritto di proprio pugno un
emendamento – se aspettate due minuti lo scriviamo con la nostra
penna… - visto che è stato ritirato. Abbiamo detto che lo facciamo nostro per
non riscriverlo.
Presidente, nei condominii si può fare questo, non in Consiglio regionale. Io contesto la modalità e la forma, non c’è una proposta di emendamento abrogativo dell’articolo 37.
Egidio CHIARELLA, relatore
Lo presentiamo in questo momento.
Antonio BORRELLO
Non è accettabile, Presidente.
PRESIDENTE
Onorevole Chiarella, non è rituale.
Egidio CHIARELLA, relatore
Quindi non possiamo far nostro l’emendamento?
PRESIDENTE
In questo momento no, perché era stata presentato dall’onorevole Senatore che l’ha ritirato quindi diventa un problema anche per la stessa maggioranza.
Egidio CHIARELLA, relatore
Possiamo sentire il parere del governo?
PRESIDENTE
Il parere non c’è perché l’emendamento non c’è più, di conseguenza il parere su cosa lo diamo?
Egidio CHIARELLA, relatore
Prendiamo atto che la maggioranza del Consiglio va nella direzione del mantenimento dell’articolo 37.
PRESIDENTE
Come?
Egidio CHIARELLA, relatore
Dico che prendiamo atto che il Consiglio regionale vuole che l’articolo 37 rimanga in questo modo.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’articolo 37.
(E’ approvato)
Come vedete, con la discussione si raggiunge il risultato.
All’articolo 38 è stato presentato emendamento a firma Senatore, che ha facoltà di illustrarlo, brevemente ed in modo chiaro.
Grazie, troppo gentile. L’avevo già illustrato nella mia relazione introduttiva e la ragione per la quale ho presentato questi emendamenti è che sicuramente in perfetta buona fede si vuol confondere quella che è l’integrazione socio-sanitaria con una qualche cosa che a mio avviso no dovrebbe essere prevista, proprio nello spirito della legge stessa che vuole che ci sia una distinzione netta tra le prestazioni erogate in sanità e quelle sociali.
Ragion per cui, le prestazioni previste in alcuni articoli, nella fattispecie nell’articolo 10, sono in realtà prestazioni sanitarie che con questa legge noi non possiamo assegnare ai comuni che sono poi i veri gestori della legge sociale.
PRESIDENTE
Prego, onorevole Chiarella.
Il sottoscritto è contrario a questo emendamento; sono d’accordo su una riflessione dell’onorevole Pacenza, quando, giustamente, prima nel suo intervento sottolineava l’integrazione che ci deve essere tra la sanità e la parte sociale. Quindi, lo spartiacque non può essere la cancellazione di fondi che vanno a favore di alcune categorie sociali che si trovano in condizioni di disagio di alto livello.
E’ proprio in questa integrazione che lo spirito della legge va invece sottoscritto ed alimentato attraverso proprio l’applicazione – così come è stato esplicato – dell’articolo 10 della stessa legge, è stato già approvato e quindi ritengo che questo articolo sia fuori luogo proprio perché noi, Presidente Fedele, al momento in cui abbiamo approvato delle tabelle, abbiamo approvato l’articolo 10 che recita proprio e sottolinea l’integrazione tra sanità e sociale. Questo articolo va ad indebolire nella sua complessità il disegno della legge stessa.
E’ come se noi
facessimo un qualcosa che non ha niente a che vedere col mondo sanitario. Sono
due mondi a parte, due situazioni diverse, non c’entra la sanità col disagio
sociale, non c’entra con i dializzati o con patologie particolari che hanno
bisogno di un sostegno economico: troppe volte noi abbiamo forzato togliendo
dei fondi in direzione delle classi più deboli e di alcune malattie che
purtroppo quando gravano anche sulle condizioni sociali e deboli dei nostri
calabresi portano a disfunzioni enormi.
Da questo
punto di vista ritengo, per quel che mi riguarda, che non faccio un passo
indietro ma annuncio, caro Presidente, che se si dovesse procedere in questa
direzione, per protesta il sottoscritto occuperà l’Aula del Consiglio regionale
ad oltranza, anche aspettando il giorno di Natale.
PRESIDENTE
Onorevole
Chiarella, apprezzo il suo intervento forte, ma non credo che sia il caso di
occupare l’Aula. Nel caso dovesse succedere, per il suo sostentamento
provvederò io personalmente.
La parola all’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che non ci sia
contraddizione alcuna tra l’argomento prospettato dal collega Senatore che ha
presentato questo emendamento e quello che poc’anzi prospettava il relatore,
onorevole Chiarella, nel senso che proprio per favorire una reale integrazione
tra il sistema socio-assistenziale della Regione e quello socio-sanitario, è
necessario che alcune norme contenute nella legge producano effetti insieme
alle norme contenute nel prossimo piano sanitario.
Per la verità, credo che la questione contenuta anche sul
piano sostanziale non abbia titolo a porgersi perché stiamo parlando di un
insieme di norme che sono inerenti al Piano sanitario, che da qui a qualche settimana dovrà vedere la luce.
Quindi, voglio dire che si tratta non di rimandare sine die l’applicazione di alcune parti della legge, così come pure
sulla parte relativa ai finanziamenti non si dice niente di strano quando si
sostiene che tutto ciò che non ha attinenza col Servizio sanitario regionale non può essere finanziato dal Servizio
sanitario regionale. Anche perché altrimenti
ci faremmo davvero la guerra tra poveri in questa Regione, cioè metteremmo
contro i pazienti, i malati e gli invalidi.
Siccome credo che non ci sia alcuna divergenza, forse c’è probabilmente
una difficoltà anche di comprensione della questione, vorrei, onorevole
Presidente, ascoltare anche il parere del governo in ordine a questa questione,
che dicevo non mi pare assolutamente sostanziale perché di fatto rimanda
l’applicazione di alcune norme da qui a qualche settimana, proprio per
realizzare l’obiettivo di un reale e più efficace coordinamento e di una reale
e più efficace integrazione tra le azioni di politica sanitaria e quelle di
politica socio-assistenziale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’assessore Luzzo. Ne ha facoltà.
Intanto, penso che vada fugato ogni dubbio e ogni possibile equivoco sulla posizione che si sta dibattendo e sul senso dell’emendamento. Credo che vada dato atto alla Commissione tutta del grande sforzo che è stato messo in opera a fronte di problemi così delicati quali sono quelli sociali e quelli che afferiscono poi a particolari categorie che sono individuate nell’articolo 10 di questa norma.
Devo comunque fare necessariamente delle precisazioni. Il testo che oggi si sottopone alla vostra valutazione, presentato dall’onorevole Senatore, non fa altro che rinviare l’attuazione di alcune disposizioni già approvate che non si mettono in discussione. Mi pare che l’onorevole Senatore così come l’onorevole Occhiuto e così come tutto, per la verità, il Consiglio regionale abbiano votato a favore dell’articolo 10.
La proposta che oggi viene formulata con l’emendamento è riferita ad un differimento di attuazione di queste norme, alle verifiche che saranno conseguenti al Piano sanitario regionale.
Ma anche se questo non facessimo, non avremmo risolto comunque il problema perché questa disposizione dell’articolo 10 al momento, vi assicuro, è solo virtuale. Dire che ci sono 70 miliardi disponibili per un trasferimento dalla sanità al sociale è una operazione che è solo virtuale.
Non credo che i
consiglieri Chiarella e Galati abbiano voluto far questo. Ritengo che invece,
così come tutto il Consiglio, abbiano realmente
voluto finanziare queste prestazioni ma che vanno finanziate così come vogliamo
tutti, una volta verificato il Piano sanitario, quale sarà – lo dico pubblicamente – il piccolo ospedale
inutile da chiudere che costa 70 miliardi l’anno. O più che da chiudere – mi
correggo – da riconvertire, è un lapsus freudiano.
Quindi fino alla riconversione di una serie di strutture
che costano miliardi, e spesso sono inutili, noi oggi non potremmo anche se
volessimo trasferire una lira dalla sanità ai Servizi sociali. Sapete che con
grande difficoltà, il 2003 chiude nel patto di stabilità e non vorrei che
questa legge concorresse con qualche altro nostro
scivolone umano a far sì che nel 2004 usciamo di nuovo dal patto di stabilità.
Quindi, sono a favore dell’emendamento Senatore confermando
la piena disponibilità e il pieno impegno del governo regionale a farsi carico
della concreta integrazione socio-sanitaria, che avremmo dovuto realizzare, per
la verità, approvando in Consiglio un piano socio-sanitario.
Stiamo andando in parallelo e mi auguro che queste
parallele alla fine convergano – come qualcuno di antica memoria diceva – per
far sì che poi l’integrazione si realizzi veramente, onorevoli Galati e
Chiarella, e non in modi invece sempre paralleli con due rette che non si
incontreranno mai e che vi assicuro non porteranno ai risultati che questa
legge vuol conseguire e che noi tutti vogliamo contribuire a che si conservi.
Quindi, concludo dicendo che mi esprimo a favore
dell’emendamento Senatore e confermando la volontà di tutti di dare attuazione
a queste norme nel momento in cui, con il riordino del settore sanità,
recupereremo risorse utili a queste finalità. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Presidente, non c’è dubbio che questo sia un passaggio molto delicato. Da più mesi ci siamo augurati che i due strumenti di programmazione si potessero incrociare: l’approvazione della legge “328” con l’approvazione del Piano sanitario. Per più tempo si è sperato in questa direzione.
Riconosco che la pianificazione sanitaria è fondamentale per far in modo che l’incrocio
possa avvenire, ma per stare al testo dell’emendamento leggo proprio al primo
capoverso “tutte le disposizioni della presente legge che concernono e
coinvolgono strutture sanitarie vengono…” mi pare che questa sia una
espressione che rischia di vincolare quelle attività che già sono in essere nel
rapporto fra sociale e sanitario.
Ritengo, che si possa trovare un equilibrio in cui elementi
aggiuntivi possano trovare recupero all’interno, poi, del Piano
sanitario tenendo fermo che, comunque, si
approvino e poi hanno una sorta di entrata in vigore, ma questa espressione mi
sembra eccessivamente restrittiva rispetto anche all’esistente perché in questo
modo, se io fossi un direttore generale direi: siccome tutte le attività socio
sanitarie sono rinviate, non applico nessun tipo di intervento perché la norma
mi permette di uscir fuori da questo versante.
Quindi, mi permetterei di trovare dentro questa
rappresentazione una disposizione che fosse meno rigida rispetto al testo
predisposto, facendo riferimento, Presidente, a quello che richiamava, per
esempio, lo stesso assessore Luzzo che era un po’
l’articolo 10 e che era un elemento che fa un po’ da cornice.
Credo sia una
osservazione abbastanza pertinente, in ogni caso.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Senatore.
Ne ha facoltà.
Sono assolutamente
d’accordo, per cui l’emendamento
stesso può essere modificato togliendo già di per sé la parola “tutte” e
diciamo semplicemente “le disposizioni della presente legge…” ecc.
Questo per dire che, comunque, c’è
una consapevolezza ed una necessità di voler in ogni caso la legge sui Servizi
sociali.
Se ci fermiamo un attimo possiamo
concordarlo.
Sospendiamo per un minuto, così possiamo concordarlo in modo che
possa essere accettato anche dagli onorevoli Chiarella e Galati.
C’era stata una proposta di mediazione sull’emendamento del
collega Senatore dove al secondo capoverso la parola “tutte” veniva eliminata e
rimaneva così “le disposizioni di cui all’articolo 10 della presente legge che
concernono o coinvolgono strutture ecc.”. Quindi la parola “tutte” viene
eliminata e si aggiunge dopo la parola “le disposizioni di cui all’articolo
10”.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Galati. Ne ha facoltà.
Presidente, io dico che così come è stato modificato l’emendamento, è la stessa identica cosa nella sostanza, perché si rinvia
all’approvazione del Piano socio sanitario regionale l’attuazione di queste
norme.
Mi auguro
che il Piano socio sanitario regionale venga approvato al più presto possibile,
anche se credo che passerà del tempo, questo lo dico tra parentesi perché
ancora non abbiamo fatto neanche una riunione in prima Commissione per parlare
di Piano socio sanitario.
Ma questa
norma, se così dovesse essere approvata, lo voglio dire, caro Presidente,
svuota completamente la legge che noi andiamo ad approvare questa sera, e non
sono d’accordo quando si dice: ma dobbiamo spendere 50 o 60 miliardi in più. Il
bilancio della sanità è di 5 mila 500 miliardi.
Anche se
dovesse essere vero questo, 50 miliardi in più che cosa sono di fronte a 5 mila
500 miliardi? E, poi, come facciamo – mi rivolgo ad alcuni consiglieri della
minoranza, che mi pare siano pure contrari – questa integrazione “socio” e
“sanitari” se non si prende anche qualche soldo dal bilancio della sanità? Per
cui, Presidente, sono contro questo emendamento.
PRESIDENTE
Parere del governo?
Egidio CHIARELLA, relatore
Presidente, ho chiesto la parola. L’avevo ceduta per anzianità all’onorevole Galati.
PRESIDENTE
Prego, onorevole Chiarella, ne ha facoltà.
Gli amici della sinistra sull’articolo 37 hanno sottolineato la non coerenza dei relatori. L’articolo 37 è stato approvato alla unanimità in Commissione bilancio e in terza Commissione sanità, nell’atteggiamento propositivo dei relatori che rimandavano ad un provvedimento come l’ “omnibus” sul personale che ritenevamo il provvedimento idoneo per suggellare il futuro di questo gruppo particolare del personale della Regione Calabria.
Rispetto a questo nostro intendimento e ragionamento ci si diceva che si andava contro una approvazione alla unanimità e che quindi in questo modo si andavano a privilegiare comportamenti personalistici di questo o quell’altro gruppo del personale.
Non capisco perché, poi, parte della maggioranza e parte della minoranza, cambia totalmente nel momento che andiamo a discutere dell’articolo finale, quindi dell’emendamento Senatore.
L’articolo 10 è stato approvato all’unanimità, così come per la parte finanziaria non ci sono stati rilievi di questo livello né da parte del governo, né da parte di consiglieri della maggioranza o della minoranza, fino all’altro giorno.
Abbiamo il Presidente Fedele, al quale io riconosco un
equilibrio di fondo importante, che nell’altra seduta regionale
ha demandato alla seconda Commissione la possibilità
di entrare in merito su questo articolo.
Io le dico, caro Presidente, che in quella direzione dove
si poteva fare anche questo tipo di ragionamento non c’è stato nessun rilievo,
ma è passato all’unanimità anche in sede di Commissione bilancio.
Allora, mi dovete spiegare perché un atteggiamento relativo
all’articolo che riguardava le équipe socio-psico-pedagogiche
da parte dei relatori poteva sembrare di favore a qualcuno. Un atteggiamento
diverso, vostro ora, su questo articolo invece non è a favore di qualcuno. Io
dico che è a favore di un modo di agire che non va nello spirito centrale della
legge che nella integrazione tra socio e sanitario trova il suo livello più
forte.
Ora non mi si può venire a dire stasera che non abbiamo più
70 miliardi e che non li abbiamo mai avuti. Siamo stati un anno e mezzo in
Commissione e mai questo rilievo è stato sollevato da alcuno altrimenti,
sicuramente, noi non saremmo potuti arrivare a questa decisione.
Qui non c’è chi è a favore o a sfavore del disagio sociale
o meno, perché io non mi permetto di dire che il sottoscritto o il consigliere
Galati siamo più sensibili degli altri colleghi, perché qui non si gioca a
questo livello la partita. Quindi sia lontano da noi questo livello di
discussione che è anche offensivo e presuntuoso.
Nell’anno internazionale del disabile, questo Consiglio
regionale deve dare un segnale forte. Ci sono qui i dirigenti e i funzionari
del bilancio, ci si veda insieme e si capisca come bisogna intervenire in
questa direzione. Questa non è demagogia, ma concretezza di un atto politico.
Per quel che mi riguarda, e so di parlare a nome del gruppo
di Alleanza nazionale, sul sociale vogliamo
giocarci una partita importante alla quale invitiamo gli amici della
maggioranza e della minoranza, perché il sociale non può essere appannaggio di
questa o di quell’altra forza politica ma fa parte, secondo me, di quella
cultura di base che ogni politico della Regione Calabria, proprio per come
questa regione vive un disagio a 360 gradi, deve avere come parte integrante
del suo Dna.
Ecco perché ritengo che un segnale vada dato, è uno sforzo
particolare, è sicuramente un fatto che non sta nella decisione di questo o
quell’altro consigliere, ma nella più alta qualificazione della politica che un
Consiglio regionale intende darsi.
Dico Consiglio regionale perché al di là di una
responsabilità della maggioranza che viene prima della responsabilità di tutto
il Consiglio regionale, sia chiaro che c’è anche qui, stasera la possibilità di
trovare il modo come uscire all’esterno su un problema e su una questione che,
a mio avviso, appartiene alla classe politica nella sua interezza nella massima
assise della politica della nostra Regione.
Ecco perché
io ritengo che non possiamo usare due comportamenti diversi. Su alcuni articoli
approvati alla unanimità ci avete richiamato al rispetto di quello che si è
fatto e su un articolo così importante che riguarda le classi sociali più
deboli dove si vede l’effetto concreto e non solo l’effetto filosofico di
questa legge, stranamente l’approvazione alla unanimità dello stesso articolo
viene messa in discussione.
A questo
punto, io non ci sto, lo dico anche al consigliere Borrello che giustamente ha
sottolineato i comportamenti che abbiamo avuto in Commissione.
Siamo
praticamente allo stesso livello. C’è stata l’unanimità su questo articolo in Commissione
bilancio, ma anche in terza Commissione. Non ci sono stati rilievi del governo
e non c’è stato nessun rilievo a nessun livello politico possibile.
Questo è il
quadro per come noi oggi abbiamo in fondo guardato e poi licenziato fino a
questo punto l’articolato della legge sui Servizi sociali.
Ritengo che
questo Consiglio, se dovesse snaturare la stessa legge e interrompere l’effetto
dell’articolo 10 e soprattutto dovesse rinunciare a dare un segnale concreto a
favore delle classi più deboli della Calabria, rinuncerebbe veramente ad un
momento storico che secondo me gli appartiene tutto e che deve far suo questa
sera.
Quindi io
sono anche disponibile, ed in questo ritengo di interpretare anche il pensiero
dell’onorevole Galati, anche a vederci ancora, di sospendere la seduta ma di
arrivare alla fine ad una formulazione definitiva che non vada ad inficiare la
legge proprio nella sua essenzialità. Che si basi sulla integrazione tra socio
e sanitario e, poi, su elementi concreti di intervento sulle classi più deboli
della Calabria.
Se noi
questo non dovessimo fare, sicuramente come dice l’onorevole Bova avremmo
approvato un grande “manifesto” della politica sociale che sicuramente io non
andrò a sottoscrivere.
PRESIDENTE
La parola all’assessore Luzzo.
Per come ho già anticipato, non vorrei che tutto questo adesso diventasse una divisione tra chi vuole la tutela delle classi più deboli e chi la tutela degli ammalati anch’essi classi più deboli.
Io non vorrei fare questo discorso perché non v’è dubbio che il fondo sanitario nazionale è destinato a particolari situazioni che, peraltro, sono anche contenute nel Dpcm che periodicamente individua quali sono le prestazioni a carico del sistema sanitario – cioè i Lea –, sapendo che le attività sociali vanno riferite al fondo sociale e non al fondo sanitario.
Con l’articolo 10 mi pare si sia detto chiaramente che queste prestazioni sono al 100 per cento a carico del fondo sanitario regionale.
Noi stiamo solo, responsabilmente come governo, rappresentando all’Aula l’opportunità che queste disposizioni siano riferite all’approvazione del Piano sanitario regionale solo in presenza della quale approvazione sapremo quali sono le risorse che riusciremo a dirottare sulla parte sociale.
Quindi, al momento, mi sembra questa una discussione senza un fondamento, tant’è vero che sul principio siamo tutti d’accordo e stiamo dicendo che oggi queste prestazioni individuate, come riferimento, sul Fondo sanitario regionale non trovano possibilità di essere in questo momento accolte. Anche all’invocazione della integrazione socio-sanitaria che tutti vogliamo perseguire, daremo in quella l’occasione risposta compiuta, ma sempre partendo dal presupposto che le prestazioni sanitarie vanno sul fondo sanitario e tutto ciò che non lo è va o sul fondo sociale o sul bilancio regionale.
Quando l’onorevole Chiarella dice che sarà uno sforzo del Consiglio perché sul bilancio della Regione si recuperino i fondi, mi pare che sia un appello che non vada non tenuto in considerazione.
Per non allungare troppo anche la discussione che potrebbe ingenerare, secondo me, fraintendimenti che non si vogliono creare, confermo l’esigenza che si vada avanti sull’emendamento Senatore così come modificato alla luce anche di indicazioni che sono venute da interventi che si sono susseguiti e che non spostano la sostanza del problema, ma la rendono, addirittura, ancor più praticabile perché rimanda al momento di verifica delle effettive risorse l’attuazione di queste norme.
PRESIDENTE
Non ci sono altri interventi quindi su questo emendamento…
Presidente, chiediamo altri cinque minuti di sospensione per definire bene l’emendamento e per dare un segnale all’esterno che non sia un rinvio pretestuoso ma sostanziale.
PRESIDENTE
Due minuti di sospensione, onorevole Chiarella, per meglio definirlo qui al tavolo della Presidenza.
La seduta riprende.
(Interruzione)
Onorevole Pacenza, poiché abbiamo riformulato, anche col
contributo dei colleghi dell’opposizione, questo emendamento, lo vorrei
leggere.
Il secondo capoverso inizia così “le disposizioni di cui
all’articolo 10 della presente legge si applicano successivamente all’entrata in vigore del Piano sanitario
regionale. E’ fatta salva comunque
l’applicazione delle richiamate disposizioni se con reperimento delle risorse
necessarie a carico del bilancio regionale”.
Pongo in votazione questo emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 38 per come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la norma finanziaria.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso per come
emendata.
(Interruzione)
Per appello nominale? Prego, onorevole Borrello, faccia la
chiama.
Antonio BORRELLO, Segretario
Fa la chiama.
Il mio voto è favorevole. Intervengo solo per dire che, alla fine, è prevalsa la ragione e che, comunque, l’articolo 38, nel modo in cui è stato emendato dà concretamente la possibilità – per scelta politica, chiaramente – di intervenire, con l’articolo 10, in favore di quelle classi più deboli che, chiaramente, sono la base su cui interviene l’impalcatura generale della legge.
E’ una legge completa che, sicuramente, recepisce la legge Turco, ma in cui vi è, anche, la volontà politica del Consiglio regionale della Calabria di avviare con il nuovo anno un tempo diverso e nuovo nel campo dei servizi sociali, dove tutti siano protagonisti a livello locale e dove la Regione avrà il compito di programmare e di controllare nello stesso tempo, quindi di armonizzare il lavoro del territorio.
E’ una bella pagina della politica regionale nell’anno internazionale del disabile e ritengo che dobbiamo essere tutti soddisfatti.
Antonio BORRELLO, Segretario
Prosegue la chiama.
Credo che questo sia
un momento importante per la Regione Calabria,
anche questa volta il lavoro svolto oggi dal Consiglio -
un Consiglio che più volte viene additato come
un organismo che non opera, che non lavora - ha dato
dimostrazione di come si vuole fare politica e di come si vuole applicare la Costituzione italiana ed i diritti seguendo un principio di
solidarietà.
Condivido
appieno tutte le preoccupazioni del collega Chiarella, ma mi sembra che, alla
fine, si sia aperto uno scenario che prospetta una certa tranquillità per il
mondo del sociale.
Insieme a
questo progetto di legge - che è, poi, il recepimento
di una legge nazionale – è importante accelerare l’iter di un altro progetto di
legge di grande interesse – che, se non erro, ha presentato il collega Occhiuto
-, quello sulla famiglia, che credo sia fondamentale per il proseguimento di
questo nuovo iter che si sta portando avanti nella Regione Calabria.
Il
coinvolgimento delle famiglie nelle politiche sociali è una cosa fondamentale.
Credo che
questa legge, come peraltro tutte le altre, si avvii – dopo vediamo, da qui ai
prossimi mesi, in fase di prima applicazione, se tutto quello che il
legislatore ha deliberato oggi va bene - verso un percorso che fa, veramente,
guadagnare quel terreno che in questi anni avevamo perduto e i ritardi
accumulati.
La carta dei
servizi, i livelli di prestazione garantiti, credo ci mettano nelle condizioni
di poter guardare e far avere a queste famiglie bisognose, che hanno grossi
problemi, un futuro migliore nella nostra regione.
E’
fondamentale il ruolo del Piano sanitario di cui ad oggi, finita una serie di
audizioni, ancora non vediamo praticamente il costrutto. Da un lato, la
maggioranza dice che è pronto, ma dall’altro non vediamo assolutamente fatti
concreti per arrivare alla discussione - non dico all’approvazione - del Piano
sanitario.
In questo
progetto di legge noi vediamo, anche, un coinvolgimento delle istituzioni
locali e questa è una cosa che ci fa enormemente piacere e ci fa guardare con
entusiasmo verso lo stesso.
Quindi, il
voto dei Verdi è favorevole, fermo restando che, insieme alla enunciazione
dell’articolo 38, ci siano fatti concreti, onorevole Chiarella, e questo lo
verificheremo al prossimo bilancio.
PRESIDENTE
Grazie, onorevole Tommasi, chiaramente parlava, anche, a nome del suo gruppo, ovviamente.
Prosegue la chiama.
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 27. Hanno risposto sì 27.
Pertanto il progetto di legge 258/7^ Servizi sociali, è approvato alla unanimità.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
(Hanno risposto sì
i consiglieri Aiello P., Amendola, Basile, Borrello,
Chiarella, Dima, Fedele, Fortugno, Gagliardi, Galati, Incarnato, Leone,
Mangialavori, Mistorni, Nucera, Occhiuto, Pacenza,
Pezzimenti, Pilieci, Pirilli, Pirillo, Senatore, Talarico, Tommasi, Tripodi P.,
Vescio, Vilasi)
Legge un seguito di comunicazioni.
(E’ riportato in allegato)
Presidente, chiedo la parola.
Prego, onorevole Chiarella, ha facoltà di intervenire.
Presidente, vorrei che si richiamassero in Aula due
proposte di legge dell’onorevole Pirillo e degli onorevoli
Fedele, Vilasi e Chiarella, relative alla istituzione
di due giornate particolari dedicate alla memoria.
Il primo progetto di legge numero 458/7^ riguarda le
vittime della mafia, quindi: “La giornata della legalità”; l’altro è il numero
465/7^ e riguarda “La giornata regionale della memoria contro il terrorismo in
ogni sua forma”.
Sono due disegni di
legge che già sono stati annunciati in Aula e ritengo che, per il loro
contenuto, possano essere approvati per dare un segnale all’esterno, in questo
momento delicato della politica nazionale ed internazionale.
PRESIDENTE
L’onorevole
Chiarella ha presentato molto bene questi due progetti di legge - che credo
siano nell’interesse generale -, uno proposto dall’onorevole Pirillo, l’altro
dagli onorevoli Fedele, Vilasi
e Chiarella, si tratta solo di istituire un giorno della memoria per queste due
occasioni particolari.
Pongo in
votazione l’inserimento all’ordine del giorno.
(Il
Consiglio approva)
Diego Antonio TOMMASI
Chiedo scusa, Presidente, sono inseriti all’ordine del giorno in quale punto?
PRESIDENTE
Al terzo punto, dopo i Servizi sociali.
Diego Antonio TOMMASI
Chiedo perché non si capisce bene, non vorrei si eludesse il secondo punto all’ordine del giorno.
PRESIDENTE
No, sono inseriti al terzo punto.
Si passa alla
trattazione, quindi, del progetto di legge
numero 458/7^, di iniziativa del consigliere Pirillo, recante: “Istituzione
giornata regionale per la legalità”.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in
allegato)
Si passa alla
trattazione del progetto di legge numero
465/7^, di iniziativa dei consiglieri Chiarella, Fedele, Vilasi,
recante: “Istituzione giornata regionale contro ogni forma di terrorismo”.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in
allegato)
Credo siano
due provvedimenti di legge importanti, non tanto per il contenuto in sé, ma per
il segnale che danno su questi temi sicuramente di grande importanza.
Il successivo punto riguarda l’ordine del giorno a firma del consigliere Tommasi sul condono edilizio.
Giuseppe PEZZIMENTI
Chiedo la parola, Presidente.
PRESIDENTE
Ne ha facoltà.
Presidente, vorrei chiedere di inserire all’ordine del giorno una mia mozione, presentata stamattina, in ordine all’abolizione dell’intercity Reggio Calabria-Bari.
E’ una mozione che avevamo già annunciato all’inizio della seduta.
Il consigliere Pezzimenti ha chiesto che la mozione presentata da lui stamattina in Consiglio regionale e relativa alla soppressione di un treno intercity Reggio Calabria-Bari, trattando di una problematica urgente, venga inserita all’ordine del giorno.
Questo è quanto chiede l’onorevole Pezzimenti.
Diego Antonio TOMMASI
All’ultimo punto…
PRESIDENTE
Dopo la discussione della mozione richiesta dall’onorevole Tommasi che è stata già annunciata.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Prego, onorevole Tommasi. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, so che la
questione condono non riveste grande importanza, vedo un grande fermento.
Presidente
Fedele, ora le spiego perché parlo a nome del mio gruppo. Lei conosce bene il
Regolamento, quando si composero i gruppi nel 2000 il gruppo dei Verdi era uno
dei pochi – anzi, erano tre o quattro – ad avere le caratteristiche richieste
dal Regolamento del Consiglio regionale, in quanto aveva sia un partito
nazionale che un gruppo al Senato.
PRESIDENTE
Per questo
solo a lei posso dire in nome del suo gruppo, quindi, come vede, siamo in
perfetta sintonia.
Presidente, così la chiariamo, perché qualcuno può non capire mentre io e lei giochiamo su questa cosa.
Il segretario generale, dottore Cannizzaro, chiese al Senato l’autorizzazione per fare un gruppo.
La pregherei, quindi, quando parla del gruppo dei Verdi di sottolinearlo bene, perché ha tutte le caratteristiche per fare un gruppo.
PRESIDENTE
Certamente, terremo conto che quando parla lo fa a nome suo e del suo gruppo che ha tutte le caratteristiche previste dal Regolamento per essere un monogruppo.
Ho voluto precisarlo, Presidente.
PRESIDENTE
No, è giusto lei lo dica ed io lo voglio ribadire perché tra l’altro è la verità.
C’è il rischio che possa esserci qualche giornalista che scrive e magari riporta delle cose strane, quindi, è bene che si riportino alla verità le cose, Presidente.
Anche per questo parlo a nome del gruppo dei Verdi, Presidente.
Quando presentammo questo ordine del giorno ancora non si riusciva a capire bene questo decretone, questa finanziaria, che strada prendesse e auspicavamo che il buon senso facesse recedere da questo malsano gesto il Governo Berlusconi.
Se qualche collega ha fretta di andar via, può anche andare.
Mi riferivo a lei, onorevole assessore Dima, dato che è di una zona molto colpita dall’abusivismo e il suo camerata di partito, il sindaco di Rossano, sta conducendo una battaglia…
Va bene che non ci possiamo chiamare più camerati, ma compagno proprio no.
Sta conducendo una battaglia per abbattere le ville a Rossano costruite in modo abusivo e non so come farà da qui a breve, dopo che ne avrà abbattuto oltre 100, a far capire a quei poveri disgraziati che adesso avrebbero potuto avere il condono.
Presidente, credo che le statistiche parlino chiaro,
la nostra regione è ai primissimi posti, mi sembra ci superi solo la Campania
come abusivismo edilizio. Abbiamo, anche, dopo 31 anni, varato una legge
urbanistica regionale che prevede, in un
articolo, la rottamazione degli edifici abusivi costruiti e che consiste
nell’acquisire gli stessi per ridare splendore alle nostre bellezze ambientali. Di questo
articolo mancano ancora le linee guida e il regolamento.
Vede,
Presidente, noi stiamo combattendo una battaglia contro un qualcosa che
comporta aver del coraggio. Questo Consiglio regionale ha istituito una
Commissione antimafia che va a controllare l’illegalità e il fenomeno mafioso.
Credo che,
così facendo, noi andiamo a penalizzare la stragrande maggioranza dei cittadini
calabresi che rispettano le leggi. Se non diamo un segnale forte e duro, un
segnale che dica che nella nostra Regione si vuol cambiare pagina, sicuramente
andremo a premiare l’illegalità.
Ritengo non
sia volontà del Consiglio regionale dare questo messaggio ai calabresi onesti,
che sono tanti. Non possiamo far pensare che basta costruire qualcosa, tanto
poi arriverà il Berlusconi di turno. Vi spiego: in
questo momento batte Nicolazzi due a uno, perché il
primo condono lo fece Nicolazzi, gli altri due Berlusconi.
Credo ci sia
un grosso problema - quindi, al di là della questione della illegalità, al di
là della questione morale - che ha ripercussioni finanziare sulle
amministrazioni locali, perché gli introiti di questo condono arriveranno allo
Stato. E, dopo, bisognerà vedere quanti ne arriveranno, perché, se andiamo a
esaminare tutto quello che è stato introitato nel condono che fece Berlusconi, con quelle stesse somme non sono riusciti
nemmeno ad abbattere il 10 per cento dell’edilizia abusiva costruita in
Sicilia.
Noi abbiamo
dei dati incredibili.
Al Comune di
Reggio Calabria, all’ufficio per i controlli sull’abusivismo edilizio, vi sono
due impiegati che si occupano con la consueta abnegazione di denunziare ogni
illegalità. E vi sono i cinque carabinieri del nucleo ecologico operativo
comandati dal tenente Spadaro - ognuno vale per 20 e
gira tra torrenti e valloni - però non riescono a superare l’innumerevole burocrazia
che c’è dietro ogni abuso edilizio.
Noi non
possiamo, caro Presidente e cari colleghi, essere esterrefatti, costernati,
piangere quando succedono tragedie tipo quella di Soverato.
In quei momenti, in questo Consiglio, si voleva fare di tutto e di più, ma alla
fine poche sono le cose che abbiamo portato avanti.
Oggi ci
troviamo a dover andare a sanare grosse opere, perché non è un condono
minimale, ma un condono di 750 metri cubi per mono-abitazione,
per più abitanti si può condonare un palazzotto di quattro piani, che è tanto.
Credo che
sia necessario, da parte nostra, mandare un messaggio forte non tanto a Berlusconi - del quale mi interessa tanto quanto, tanto gli
italiani se ne sono accorti e da qui a quando ci saranno le prossime elezioni
si sapranno regolare, è bene che abbia governato così, ha fatto vedere tutta la
sua valenza -, quanto a quei calabresi onesti che ci sono nella nostra regione.
Dobbiamo far
capire che la Calabria cambia rotta, che vuole far valere le leggi che emana a
cominciare dalla legge urbanistica. L’altro giorno abbiamo avuto un ottimo
incontro con l’assessore Mirigliani. in cui sono
state presentate, finalmente, le linee guida, sulla legge urbanistica, quindi,
un plauso va a questo assessore che in poco tempo è riuscito a recuperare un
terreno difficile, perché fare urbanistica in una Regione dove l’illegalità è
diffusa, non è facile, e dove a volte facendo urbanistica ci si scontra con
poteri politici. Anche in questa legislatura abbiamo avuto casi eclatanti e mi
auguro che con l’applicazione delle linee guida queste cose non abbiano più a
verificarsi, perché hanno messo in discussione i pareri dei comitati tecnici
per fare poi un parere che è tutto politico.
Queste sono
le cose che dobbiamo far cambiare in questa nostra regione, se vogliamo davvero
risalire la china, se vogliamo davvero preparare le nuove generazioni per una
regione che abbia le carte in regola perché l’abusivismo edilizio è sintomo di
inquinamento marino, di dissesto idrogeologico, di erosione delle coste.
Noi queste
sono le cose che dobbiamo combattere e perciò chiedo una posizione di netta
contrarietà alle intenzioni del Governo, di dare immediatamente attuazione alle
linee guida e al Regolamento per quanto riguarda la rottamazione degli edifici
condonati, per come è previsto dall’articolo 37 della legge urbanistica, se non
vado errato. Questa è una aggiunta che facciamo, Presidente, all’ordine del
giorno…
PRESIDENTE
Onorevole
Tommasi, la invito a concludere, perché altrimenti, con tutto il piacere che
posso avere di ascoltarla, rimarremmo solo io e lei.
Lo so,
Presidente, che purtroppo – mi auguro che i giornalisti scrivano anche questo –
su un argomento così delicato, sul quale ci sono sindaci di destra e di
sinistra che conducono battaglie ed ho citato il sindaco di Rossano, c’è
l’assoluta disattenzione dei colleghi del Consiglio regionale. Disattenzione
del centro-destra e del centro-sinistra.
PRESIDENTE
Onorevole Tommasi, le chiedo scusa. Vedendo il suo ordine del giorno che abbiamo letto insieme anche ai colleghi…
C’è un’aggiunta Presidente, credo che questa cosa non le farà sicuramente piacere. Mi auguro che faccia piacere agli altri, ma non a lei.
Al quarto comma dove
si dice “esprime” aggiungere “di dare mandato alla Giunta
regionale per la formalizzazione e l’adozione degli atti di competenza
necessari all’attuazione delle disposizioni contenute nella legge urbanistica,
che ho già citato, e di attuare tutte le iniziative possibili per far recedere
il Governo dall’intendimento assunto”.
Credo, Presidente, che questo sia un atto che è il minimo
che noi come consiglieri - e non parlo né come forza ambientalista né come
centro-sinistra -, anche calabresi, possiamo fare per salvaguardare
quelle centinaia di migliaia di cittadini che aspettano la loro brava licenza
edilizia, il loro permesso per costruire e che non fanno abusi per una seconda
e terza casa o abusi edilizi in forma economica, proprio di investimento,
dobbiamo far capire che la Regione su questi princìpi è ferma.
Capisco che
lei, Presidente, possa avere delle difficoltà politiche perché il Governo è di
centro-destra e, quindi, lei lo deve difendere. Ma se i Governi sbagliano
possono essere di centro-destra o di centro-sinistra e per quello che mi
riguarda in questo momento, per l’abusivismo edilizio e per la illegalità
diffusa che c’è nella nostra Regione, questo è, se noi l’accettiamo, un
provvedimento totalmente sbagliato.
E’ sbagliato
nei confronti dei cittadini e degli amministratori che dovranno sobbarcarsi
migliaia di euro, centinaia di migliaia di euro, per opere di urbanizzazione
che saranno a carico degli enti pubblici.
Sappiamo
benissimo che gli enti pubblici sono addirittura arrivati a spegnere le luci
per risparmiare dopo questa Finanziaria. Sappiamo perfettamente che non sarà
possibile collegare queste case alle reti fognarie. Dobbiamo cercare - tentare
all’inverosimile, come hanno fatto altre Regioni - di fare in modo che questo
provvedimento non sia applicato perché solo così, solo con questo tentativo che
facciamo, non diciamo che possiamo arrivare ad una soluzione, ma quanto meno
diamo un segnale forte di cambiamento di rotta in questa regione, senza
permissivismi e senza consentire a qualcuno di cominciare da domani a lavorare
perché ci possa essere, fra 4 anni, un nuovo condono.
Riteniamo
che la Regione Calabria debba crescere in funzione della legge urbanistica che
è stata approvata un anno e mezzo fa, Presidente. Solo in questa logica potremo
presentare la nostra Regione come la California d’Europa, presentandola con una
valenza ambientale che merita, davvero, di essere preservata per le nuove
generazioni.
Sono queste
le cose che ci possono garantire un futuro ed una immagine degna di questo nome
della nostra terra.
Pertanto,
Presidente, le chiedo che venga inserita all’ordine del giorno questa richiesta
alla Giunta e gli atti conseguenziali li
verificheremo in corso d’opera.
PRESIDENTE
Ho letto il
suo ordine del giorno e – colleghi della maggioranza – le stavo per evidenziare
che - lo dico lo stesso, ma credo che dopo quanto ha aggiunto sia pleonastico
-: se si eliminasse il punto numero 1 del suo ordine del giorno e aggiungendo
ciò che lei ha detto adesso, non credo che la maggioranza avrebbe difficoltà ad
approvare questo ordine del giorno.
Presidente, se tolgo il punto numero 1 e il numero 4, non presentiamo per niente l’ordine del giorno.
PRESIDENTE
Non il numero 4, ma solo quell’aggiunta…ho capito, pongo in votazione questo emendamento per come illustrato dall’onorevole Tommasi.
(Il Consiglio non approva)
Diego Antonio TOMMASI
Presidente, non ha dato la parola neanche a Pacenza.
(Interruzione)
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pezzimenti. Ne ha
facoltà.
Giuseppe PEZZIMENTI
Presidente, visto che non c’è il numero legale chiederei…
Presidente, ci dica la verità, lei alle ore 18 del 26 novembre ci ha voluto prendere in giro! Noi ne prendiamo atto. È più logico che, se non ci sono i numeri, lei dica che non si può fare la discussione, ma non può assolutamente agire in questo modo.
PRESIDENTE
Non aveva chiesto la parola…
(Interruzione)
Intanto non ha la parola, onorevole Tommasi…
Diego Antonio TOMMASI
Presidente, quanto meno abbia il buon senso di non mettere ai voti con sei persone. Perché è una vergogna.
PRESIDENTE
Richieda il numero legale.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Senatore. Ne ha facoltà.
Chiedo scusa, anche perché credo siamo tutti un po’ stanchi. Mi sembra sia opportuno che questo ordine del giorno venga rinviato a domani, tanto più che c’è seduta, quindi, possiamo porre ai voti domani le cose che riteniamo.
PRESIDENTE
Ma abbiamo già votato, onorevole Senatore.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pezzimenti. Ne ha
facoltà.
Presidente, in considerazione del fatto che non c’è il numero legale, chiederei che la mia mozione fosse inserita al primo punto dell’ordine del giorno di domani.
PRESIDENTE
Se non si discute, è già all’ordine del giorno.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, dato che, tutto sommato, nella seduta
odierna si è fatto un discreto lavoro, vorrei evitare che, alla fine, ci possa
essere una caduta che faccia anche smarrire l’orizzonte in cui stiamo operando.
Vedo e saluto con piacere anche il fatto che, tra i banchi
della Giunta, ci sia l’assessore all’urbanistica, anche perché era stato
stimolato in questa direzione lunedì mattina in Commissione in occasione della
presentazione delle linee guida.
Dal momento che stiamo discutendo di una vicenda molto
delicata con risvolti ed interessi che non si fermano né a questa consiliatura né a questo governo regionale, ma che hanno un
impatto particolarmente delicato e che avranno ricadute negli anni, io la riinvito – dato che è stato fatto prima da un consigliere
di maggioranza – a trasferire questo ordine del giorno nella seduta di domani -
e non mi interessa il primo, il secondo o il terzo punto, perché rischia di
essere fatta una graduatoria che non serve – per lo svolgimento di una
discussione adeguata al problema.
Perché alcune volte facciamo discussioni su fatti minimali
e, su una vicenda come questa, non mi sembra che ci si possa rinchiudere nel fatto
se siamo in cinque, o in quattro o in sei.
Il collega Tommasi l’ha illustrato, noi l’assumiamo, e mi
sembra sia giusto e doveroso che ogni gruppo si esprima…
PRESIDENTE
Onorevole Pacenza, posso essere perfettamente d’accordo con
lei che domani si possa ridiscutere di questo tema e di questo problema e, personalmente, non ho niente in contrario, ma non si potrà rivotare l’emendamento
già votato.
(Interruzione)
Vuol dire che domani ne presenterà un altro, predisponete
un altro ordine del giorno, non c’è problema, ma quello è stato già votato e
non può essere più ritirato.
Che poi domani debba continuare la discussione, per quanto
mi riguarda, non ho nulla in contrario, anzi.
Presidente, io non sono innamorato dei testi, oltretutto tranne la lettura del collega, non ho avuto modo, nemmeno, di guardarlo nel merito.
A me interessa il messaggio e l’orientamento politico che può assumere il Consiglio regionale. Quindi, la pregherei – non mi interessa, ripeto, il testo –, di verificare se si possa dare mandato al firmatario di depositare un altro testo che non sia quello già votato, con l’orientamento che, domani, dentro l’ordine del giorno - e io non insisto sul primo o secondo, non mi interessa - ci sia anche questa discussione.
PRESIDENTE
Infatti, ho detto che è possibile presentare un altro ordine del giorno che non sia proprio lo stesso perché è stato già votato e non può essere più portato in Aula.
Franco Mario PACENZA
Una determinazione del Consiglio regionale della Calabria è importante su questa materia…
PRESIDENTE
Domani metteremo all’ordine del giorno anche quest’altro ordine del giorno che predisporrete…
Possiamo dare mandato al collega Tommasi di depositare un testo che sia più largo e anche meno rigido - mi posso permettere di usare questo termine? – rispetto al testo votato per riproporre una discussione?
PRESIDENTE
Onorevole Pacenza, io infatti ho detto che, anche a nome della maggioranza - con la quale mi sono sentito -, se ci fosse proposto un testo più condivisibile, noi saremmo disponibili a votarlo.
Franco Mario PACENZA
Quindi, diamo mandato di fare questo lavoro, anche per avere la possibilità di sentire l’orientamento di questo governo regionale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Senatore. Ne ha facoltà.
Solo per un minuto, anche in qualità di Presidente della Commissione ambiente, nella quale si è ampiamente discusso - presente anche l’assessore all’urbanistica, oltre che l’assessore all’ambiente - su questo aspetto, volevo sottolineare come un problema di tale importanza non possa essere considerato semplicemente del collega Tommasi, ma sia un tema su cui il centro-destra si è fortemente impegnato, anche in Calabria.
Mi sembra giusto quindi, signor Presidente, che la proposta dell’onorevole Pacenza possa essere accolta per discutere e anche - perché no - dibattere su un punto che può, in qualche modo, essere qualificante per il Consiglio regionale stesso, peraltro senza pensarla necessariamente alla stessa maniera.
PRESIDENTE
Siamo perfettamente d’accordo, quindi, domani all’ordine del giorno inseriremo anche questo argomento e si continuerà la discussione.
Convocazione della prossima seduta
Il Consiglio è quindi convocato domani, a seguire dopo
la riunione della seconda Commissione che avrà
inizio alle ore 10,30.
La seduta termina alle 18,10
Hanno chiesto congedo i consiglieri Bova, Fava, Tripodi Michelangelo, Rizza, Chiaravalloti, Gallo.
(Sono concessi)
Sono stati presentati
alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa della Giunta regionale:
“Disposizioni per la variazione al bilancio annuale 2003 e pluriennale 2003/2005 della Regione Calabria (Legge Finanziaria) ‑ (delibera G.R. n. 889 del 17.11.2003) (P.L. n. 466/7^)”
E’ assegnato alla seconda Commissione – Sviluppo economico.
(Così resta stabilito)
“Variazione al bilancio annuale di previsione della Regione Calabria per l'anno finanziario 2003 e bilancio pluriennale per il triennio 2003/2005 (art. 23, comma 1, della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8) ‑ (delibera G.R. n. 892 del 17.11.2003) (P.L. n. 467/7^)”
E’ assegnato alla seconda Commissione – Sviluppo economico.
(Così resta stabilito)
Omnibus – (delibera G.R. n. 885
del 17.11.2003) (P.L. n. 470/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica
istituzionale.
(Così resta stabilito)
Sono stati, inoltre, presentati alla Presidenza i seguenti
progetti di legge di iniziativa dei consiglieri:
Incarnato – “Riconoscimento e sostegno dell'Associazione Onlus "Accademia delle Serre" Rende (Cs)” (P.L. n. 464/7^)
E' assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta stabilito)
Fedele, Chiarella, Vilasi – “Istituzione della giornata regionale contro ogni forma di terrorismo” (P.L. n. 465/7^)
E' assennato alla prima Commissione – Politica istituzionale - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta stabilito)
Basile – “Riconoscimento e sostegno dell’attività dell’Avis – Sezione provinciale di Vibo Valentia” (P.L. n. 468/7^)
E' assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta
stabilito)
Tommasi, Pirillo, Torchia, Borrello, Morrone, Incarnato, Pacenza, Amendola, Mistorni – “Dichiarazione della Calabria Regione Denuclearizzata. Misure di prevenzione dall'inquinamento proveniente da materiale nucleare radioattivo. Monitoraggio salvaguardia ambientale e della salute dei cittadini” (P.L. n. 469/7^)
E' assegnato alla 4^
Commissione – Politica ambientale.
(Così resta stabilito)
Omnibus ‑ (delibera G.R. n. 885 del 17.11.2003) (P.L. n. 470/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale, con nota n. 41 del 5.11.2003, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione 2003:
Deliberazione Giunta regionale n. 800 del 28.10.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 801 del 28.10.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 802 del 28.10.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 803 del 28.10.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 804 del 28.10.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 805 del 28.10.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 806 del 28.10.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 807 del 28.10.2003
I signori Bitonti Giovanni, Bitonti Pasqualino, Gallo Pasquale, in data 14 novembre 2003 prot. n. 3543, hanno presentato una petizione popolare ai sensi dell'art. 41 dello Statuto concernente il "diritto alla salute".
La petizione di che trattasi è assegnata alla terza Commissione – Servizi sociali - ai sensi dell'art. 95 del Regolamento interno del Consiglio.
Il dirigente del Settore legislativo della Giunta regionale ha comunicato che, in data 19 novembre 2003, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali che sono state pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria, supplemento straordinario n. 3 del 21 novembre 2003:
1. Legge regionale 19 novembre 2003, n. 20, recante: "Norme volte alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori impegnati in lavori socialmente utili e di pubblica utilità";
2. Legge regionale 19 novembre 2003, n. 21, recante: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 26 giugno 2003, n. 8, recante: "Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per l'anno 2003 ‑ art. 3, comma 4, della legge regionale n. 8/2002)";
3. Legge regionale 19 novembre 2003, n. 22, recante: "Modifiche alla legge regionale 13 maggio 1996, n. 8, recante: "Norme sulla dirigenza e sull'ordinamento degli uffici del Consiglio regionale".
Il Presidente della Regione ha emanato il Regolamento n. 8, recante: "Disciplina dei procedimenti per il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio di infermità o lesioni contratte dal dipendente e per la concessione dell'equo indennizzo".
Il Regolamento di che trattasi è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria, supplemento straordinario n. 7 del 14 novembre 2003.
La seconda Commissione consiliare, nella seduta del 19 novembre u.s., ha espresso parere favorevole a maggioranza, ai sensi dell'art. 1 della legge regionale n. 3/2003, sul Regolamento attuativo recante: "Misure a favore dei consorzi garanzia Fidi in agricoltura ‑ Regolamento attuativo legge regionale 26.2.2003, n. 3" (Parere n. 68).
Borrello. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla sanità. Per sapere – premesso che:
con nota a firma dell’organizzazione sindacale Cisl Medici di Vibo Valentia apparsa sulla stampa locale sono state segnalate incongruenze e omissioni da parte del management aziendale nei confronti del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl n. 8 di Vibo;
in particolare viene denunciata una costante disattenzione verso un Dipartimento che assume una indiscussa centralità all'interno dell'intera organizzazione sanitaria, tant'è che risulta essere l'unico Dipartimento le cui complesse attività sono disciplinate per legge e non rinviate a qualsiasi autonoma discrezionalità aziendale che pure esiste per le altre strutture organizzative;
invece, presso l’Asl di Vibo Valentia è l'unico Dipartimento privato inopinatamente del Direttore a distanza di diversi mesi dal pensionamento del precedente titolare;
continuare a lasciare quella struttura senza una guida compromette seriamente un'attività peculiare e decisiva in un ambito gestionale molto problematico e delicato;
stando alla predetta nota si è determinata una condizione di disagio fra tutti gli operatori che, malgrado gli sforzi e il costante impegno, non sono materialmente in grado di ovviare ad una presenza indispensabile per una ottimale conduzione della struttura, costretta ad accusare approssimazioni ed incertezze;
è lontana da ogni propria immaginazione l’idea che l'indifferenza verso una questione cose importante possa mai essere legata alla ricerca di possibili equilibrismi tra le forze politiche di maggioranza che ne ritardino oltre ogni logica la definizione -:
se non ritengano di intervenire con l’urgenza che il caso richiede affinché chi di competenza proceda a colmare una gravissima lacuna che ha inevitabili ripercussioni sull’incolpevole utenza e che mette in seria discussione la stessa credibilità del management aziendale.
(483; 14.11.2003)
Pacenza. Al Presidente della Giunta regionale e agli assessori al turismo, ambiente e agricoltura. Per sapere – premesso che:
con provvedimento del Consiglio dei Ministri è stato individuato a Scanzano Jonico il sito nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari;
il sito individuato si colloca al centro del Golfo di Taranto che è solo a pochi chilometri dal territorio calabrese;
la realizzazione dell'impianto sconvolgerebbe l'intera area ionica e quindi anche territori significativi dell'alto ionio calabrese;
l'intera area fonica trova ormai da anni nel turismo e nell'agricoltura le principali attività economiche;
ancora di recente sono stati attivati investimenti significativi in entrambi i comparti anche con risorse pubbliche tese a potenziare e migliorare sia gli standards dell'offerta turistica che attività agricole di altissima qualità;
la costruzione del centro nazionale di stoccaggio nucleare, di fatto produrrebbe uno stravolgimento dell'attuale eco‑sistema ed una desertificazione umana e produttiva;
dopo le prime ore dalla devastante notizia, segnate da incredulità e smarrimento, da giorni si assiste ad una forte iniziativa sociale, istituzionale e di massa tesa a far ritirare i propositi del Governo;
da subito decine di sindaci di comuni calabresi si sono mobilitati assieme ai sindaci lucani, al governo regionale lucano, alle forze sociali e produttive, partecipando attivamente e con forte preoccupazione contro la scellerata ipotesi del Governo;
mentre ‑ da subito ‑ ha espresso la sua netta contrarietà il governo regionale lucano, annunciando anche azioni clamorose, lo stesso governo regionale pugliese ha espresso successivamente la sua contrarietà, è preoccupante il silenzio del governo regionale calabrese che ‑ nei fatti ‑ è territorialmente cointeressato -:
quali iniziative intendono assumere tese a contrastare la decisione del Governo circa la costruzione del centro Nazionale di stoccaggio nucleare a Scanzano Jonico.
(484; 17.11.2003)
Borrello. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
che con atto del Dirigente del Settore del Provveditorato è stata bandita la gara a procedura ristretta per l'affidamento del servizio di vigilanza degli uffici regionali di Catanzaro per un importo annuo posto a base di gara di Euro 950.000,00 Iva esclusa e per un periodo di 4 anni prorogabile;
non è dato conoscere se è stata data alcuna forma di pubblicità al predetto avviso al fine di assicurarne la maggiore diffusione possibile;
dall'esame del bando di gara emergono preoccupanti perplessità in ordine ad una serie di curiose e singolari prescrizioni che sarebbero in stridente contrasto non solo con le norme vigenti, ma anche con le segnalazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, e più precisamente:
a) richiesta di un fatturato spropositato pari al doppio dell'importo posto a base di gara;
b) richiesta di un numero di dipendenti in servizio in ciascun anno del triennio precedente non inferiore a 60;
c) richiesta di analogo servizio svolto presso un unico utente e per un importo non inferiore a 600.000,00 euro più Iva;
d) richiesta di documentazione bancaria comprovante le capacità dell'Azienda partecipante con integrazione di particolari categorie non previste dalla legge;
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha più volte osservato in ordine ai punti sopra indicati che è assolutamente illegittimo subordinare la partecipazione alle gare al raggiungimento di un certo livello di fatturato marcatamente sproporzionato rispetto all'ammontare della prestazione;
la stessa Autorità ha anche osservato che l'esigenza di verificare la capacità economico‑finanziaria di un'Azienda non può provocare un indebito allargamento del novero delle cause di esclusione già tassativamente indicate dal legislatore;
inoltre, le prescrizioni di cui alle lettere b) e c) del precedente terzo capoverso danno l'impressione di tradursi in un evidente, macroscopico ed inequivocabile tentativo di discriminazione nei confronti di alcune Aziende a favore di altre o, comunque, di ridurre il numero dei partecipanti;
ulteriori ed inquietanti perplessità emergono ponendo a confronto l'avviso di gara di cui trattasi con il bando posto a base del precedente contratto, oggi a scadenza -:
1) quale diffusione è stata data all'Avviso di gara oggetto della presente interrogazione e più precisamente su quali quotidiani regionali e nazionali è stato pubblicato e quando;
2) se non ritiene di intervenire autorevolmente e con l'urgenza che il caso richiede ‑ il termine di scadenza per la presentazione delle offerte è previsto per il 21 c.m. ‑ affinché, nell'ambito del principio di autotutela demandato alla Pubblica Amministrazione, provveda all'annullamento dell'Avviso di gara per gravissime violazioni di norme nazionali e comunitarie nonché di circolari dell'Autorità garante della concorrenza.
Si riserva, infine, di inoltrare la presente interrogazione alla competente Magistratura affinché valuti se sono ravvisabili estremi di reato penalmente rilevanti.
(485; 18.11.2003)
Pirillo. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:
la decisione del Consiglio dei Ministri di individuare nel Comune di Scanzano Jonico il deposito di scorie nucleari e radioattive ‑ avvenuta, peraltro, senza alcun confronto preventivo con le istituzioni e le comunità locali ‑ cozza platealmente con la vocazione agricola e turistica di una significativa area del Mezzogiorno d'Italia, minandone irrimediabilmente le prospettive di crescita e sviluppo;
appreso da fonti autorevoli che la scelta di Scanzano come sito per la messa in sicurezza dei rifiuti nucleari non è stata preceduta da una valutazione di impatto ambientale che, anche nell'ottica di una necessaria comparazione, individui il sito maggiormente rispondente a criteri di sostenibilità ambientale e scientificamente solidi;
considerato che Scanzano dista pochi chilometri dal confine con la Calabria e le comunità dello jonio cosentino ‑ allarmati per le nefaste conseguenze che ne potrebbero derivare ‑ si sono già mobilitate, chiedendo a gran voce la revoca del provvedimento;
rilevato che esistono da tempo segnali preoccupanti ‑ suffragati dal modo e dal metodo con cui si è voluta gestire tale questione ‑ che vanno in direzione della riproposizione di una logica perversa che vorrebbe il Sud pattumiera del Nord -:
se non si ritiene opportuno attivarsi con assoluta urgenza – di concerto col Presidente della Regione Basilicata – presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per ricercare soluzioni alternative alla localizzazione del sito nazionale in provincia di Matera che appare come atto autoritaristico destinato a penalizzare aree già deboli ma legittimamente protese alla costruzione di un futuro di sviluppo.
(486; 19.11.2003)
Tommasi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:
la legge regionale n. 10 del 14/07/2003 recante: "Norme in materia di aree protette" prevede degli adempimenti di carattere propedeutico da parte dell'esecutivo regionale per l'applicazione delle disposizioni in essa contenute;
all'art. 49 è fatto obbligo alla Giunta regionale di istituire le aree protette, entro e non oltre 90 gg. dall'entrata in vigore della presente legge e che tale termine è abbondantemente trascorso atteso che la legge in esame è stata pubblicata sul Bur il 16 luglio 2003;
l’adempimento di all' art. 49 è di fondamentale importanza per l’applicazione della legge sulle aree protette e per l'avvio di una fase di programmazione e gestione di tutto il territorio in special modo degli ambienti e degli ecosistemi da salvaguardare e tutelare;
la corretta e tempestiva applicazione delle disposizioni in essa contenute consentono di porre fine ai ritardi e alle lacune legislative che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare l'intero settore con disfunzioni, danni ambientali e pesanti ricadute negative anche nei settori turistico ed economico di questa regione;
la normativa regionale
in materia di aree protette oltre ad essere indispensabile strumento di tutela
e salvaguardia ambientale è elemento propedeutico
per l'avvio di qualsiasi politica ambientale e per l'attuazione di programmi
territoriali improntati alla valorizzazione del territorio e all'adozione di
standard di riferimento europei -:
di conoscere i motivi che hanno impedito alla Giunta di provvedere all'adempimento di cui all'art 49 della legge n.10/2003;
di sapere se la Giunta regionale abbia, nel frattempo chiesto "il parere vincolante alla Commissione competente" sancito dall'art 49 al fine di istituire le arre protette;
la competenza all'istituzione delle aree protette sia avocata a sé dalla Commissione Ambiente per approdare al successivo esame del Consiglio regionale, così come disposto dal comma 2 dell'art. 49.
(488; 25.11.2003)
Amendola. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con delibera di Giunta regionale n. 3453 del 26 ottobre 1999 è stato avviato un progetto pilota di istruzione e formazione tecnica superiore ‑ livello Europeo IV;
tale progetto si è articolato anche in un corso di formazione professionale destinato a creare la figura professionale di "esperto in logistica aeroportuale";
a tale corso, tenuto presso la Sacal SpA di Lamezia Terme, hanno partecipato ben 25 persone impegnate dal mese di novembre 2000 al mese di gennaio 2002;
considerato l'alto profilo professionale da formare, il corso è stato costituito da 1800 ore di formazione di cui 400 ore di stage presso l'aeroporto di Lamezia Terme e 200 ore presso gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino;
lo scalo aeroportuale lametino rappresenta la più importante struttura a livello regionale nello specifico settore trasportistico non solo delle persone ma anche delle merci;
la Regione Calabria ha sottoscritto un'Intesa per il trasporto merci via cargo tra il Porto di Gioia Tauro e l'aeroporto di Lamezia Terme nel quadro più ampio dell'Accordo siglato per l'utilizzo dell'interporto di Gioia Tauro come intermodale a quello di Lamezia Terme per la logistica;
per il porto di Gioia Tauro come previsto nel citato Protocollo d'Intesa viene individuato come snodo aeroportuale proprio lo scalo di Lamezia Terme, costituendo, di fatto, un'asse privilegiato nella movimentazione delle merci tra le due realtà calabresi;
l'istituzione del corso di formazione professionale è stato quanto mai opportuno per fornire personale qualificato per le esigenze organizzative della Sacal in tema di gestione del traffico delle merci -:
per quale ragione, anche in virtù di quanto sopra esposto, nessuna delle 25 persone che hanno ultimato il corso di "esperto in logistica aeroportuale" è stata assunta o impiegata presso la Sacal Spa;
se risponde al vero che, invece delle persone formate attraverso lo specifico corso di formazione, altre persone sono state assunte per essere impiegate nelle stesse mansioni configurando una circostanza singolare e priva di logica nell'ottica di utilizzare personale qualificato nelle attività in espansione dello scalo, mentre si rivela come indicativa del modo di gestire le assunzioni da parte del presidente e del CdA di Sacal Spa;
se la Sacal Spa ha elaborato una programmazione da rendere pubblica relativamente al fabbisogno annuale e pluriennale di personale considerato che si tratta di una società per Azioni che è partecipata da numerosi Enti pubblici calabresi e per la quale dovrebbero valere, se non altro dal punto di vista etico, gli stessi obbligatori criteri di informazione di questi ultimi;
se non si ritenga che, al contrario, una condotta di tenore opposto come quella che la Sacal Spa sta conducendo non autorizzi a supporre che la gestione del personale sia effettuata in maniera non trasparente e, quindi, palesemente clientelare.
(489; 25.11.2003)
Pirillo. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai lavori pubblici. Per sapere – premesso che:
nel comprensorio della Comunità Montana "Sila Greca" di Rossano, nei giorni 9 e 10 settembre 2000, un nubifragio di vaste proporzioni accompagnato da venti impetuosi causava notevoli danni ed allagamenti all'intero territorio della Comunità montana "Sila Greca";
in seguito all'O.M. n. 3081 del 12/09/2000, la Prefettura di Cosenza ed i Sindaci dei paesi interessati dall'evento calamitoso invitavano i cittadini danneggiati a presentare le istanze per la valutazione e il risarcimento dei danni subiti;
con l’O.M. n. 3112 del 12/03/2001, i Sindaci ‑ che già in precedenza avevano acquisito le istanze dei cittadini ‑ invitavano gli stessi al ritiro della documentazione per rispedirla alla Regione Calabria ‑ assessorato ai lavori pubblici, che ne avrebbe curato l'istruttoria;
da notizie ufficiose, si apprende che la Regione sembrerebbe orientata a rigettare ‑ sia le istanze di quei soggetti che, pur avendo subito i danni alluvionali non possono dimostrare il possesso della partita Iva o l'iscrizione alla Camera di Commercio ‑ che, tutte quelle altre richieste di risarcimento danni alluvionali pervenute successivamente alla data del 14 maggio 2001, ciò rappresentando una ulteriore ed ingiustificata beffa a scapito dei malcapitati cittadini;
la contraddittorietà e la lacunosità delle istruzione impartite, circa la documentazione da produrre ‑ comprovante i danni subiti (fatture, perizie giurate, autocertificazione, fotografie, partita Iva ecc.) nonché i controlli effettuati con notevole ritardo (estate 2003) ‑ hanno ingenerato confusione e costernazione agli utenti con la perdita di fiducia nei riguardi della Istituzioni -:
quali iniziative sono state adottate per dare una concreta e ragionevole soluzione alle situazioni di disagio e confusione evidenziate;
se le disposizioni impartite, circa la documentazione da produrre ‑ fatture, perizie giurate, autocertificazione, partita iva, ecc. ‑ hanno ingenerato confusione anche negli uffici regionali preposti all' istruttoria delle pratiche causando, in tal senso, ulteriori ritardi nell' effettuazione dei sopralluoghi;
se il Governo regionale non ritiene opportuno intervenire per fare chiarezza su una situazione che si configura altamente penalizzante nei confronti di tutti quei soggetti (anziani, pensionati, piccoli proprietari, lavoratori par.time ecc.) danneggiati dall'alluvione che, pur non avendo la partita Iva o l'iscrizione alla Camera di Commercio, con la loro presenza ed il loro lavoro assicurano il mantenimento della stabilità idrogeologica del territorio.
(482; 11.11.2003)
Naccarato. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
alcuni organi di stampa hanno riportato con grande evidenza, corredandola con documentazione fotografica, la notizia ‑ rivelata dal capogruppo di minoranza in Consiglio comunale di Fiumefreddo Bruzio, ing. Antonio Giliberti ‑ che una discarica per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in località Ferrauto del Comune di Fiumefreddo Bruzio, ubicata a poche centinaia di metri dall'acquedotto Ferrera, sta creando vivo allarme poiché vi è un rischio molto serio e reale che venga inquinata direttamente la struttura che rifornisce l'acqua potabile non solo ai cittadini di Fiumefreddo Bruzio ma anche a quelli di altri Comuni limitrofi;
centinaia di cittadini hanno da tempo denunciato tale preoccupante situazione che del resto è riscontrabile da chiunque anche per il continuo andirivieni di mezzi addetti al trasporto della spazzatura ben superiori a quelli previsti e perciò probabilmente provenienti da altre località -:
quali urgenti misure il Presidente della Giunta regionale intende assumere per accertare la veridicità dei fatti sopra descritti con la massima urgenza e rigore a tutela della salute di migliaia di cittadini;
quali tempestivi interventi si intendono porre in essere, richiamando alle proprie responsabilità anche le autorità locali competenti, affinché si ponga subito rimedio a tale angosciosa situazione che desta vivissimo allarme per le evidenti implicazioni che investono la salute, il benessere e la qualità della vita di tutti i cittadini.
(487; 20.11.2003)
Premesso che:
il Consiglio dei Ministri ha individuato il sito per la discarica di rifiuti radioattivi derivanti in gran parte dallo smantellamento di centrali nucleari, dismesse per volontà popolare, nel comune di Scanzano Jonico (Matera);
detto comune è situato in prossimità dell'Alto Jonio Cosentino, territorio a vocazione prevalentemente turistica e agricola, con produzioni di alte specialità;
considerato che le scorie di materiale radioattivo producono effetti deleteri a causa delle continue emissioni di radiazioni per centinaia di anni con il fischio, tutt'altro che trascurabile, della propagazione e contaminazione delle popolazioni ivi residenti e non, oltre ai possibili danni ai terreni ed alle falde acquifere;
constatato che le Regioni meridionali, ed in particolare la Calabria, sono già di per sé penalizzate dalla mancanza di infrastrutture adeguate, insediamenti industriali e da una insufficiente attenzione del Governo sulle prospettive di lavoro e di sviluppo (si veda “finanziaria” in corso di approvazione);
ritenuta giusta e legittima la mobilitazione delle Amministrazioni locali di un vasto territorio lucano e calabrese, delle varie popolazioni interessate che vedono vanificate le possibilità di sviluppo nel settore agricolo ed in quello turistico e dell'intero Consiglio regionale della Basilicata che si è convocato in seduta straordinaria a Scanzano Jonico;
considerato che in Scanzano Jonico si sono già realizzate numerose strutture ricettive alberghiere, ed altre sono in torso di realizzazione, stabilendo fattivi collegamenti con alcuni paesi dell'Alto Jonio Cosentino, tali da consentire tassi minimi di disoccupazione pari a quelli delle regioni più fortunate del nord;
già nella zona, come emerge da dati epistemologici, vi è una forte incidenza di mortalità per patologie tumorali, e la presenza di depositi di tale natura aggraverebbe in maniera incontrollabile la casistica delle stesse;
infine, si registrano nella zona di Scanzano Ionico, Policoro, Nova Siri e la limitrofa Rocca Imperiale, flessioni di mercato su vari prodotti agricoli di notevole pregio a seguito della ingiustificata, almeno per ora, psicosi indotta da un evento annunciato e non angora avvenuto;
tanto premesso impegna
il governa regionale nella qualità del Presidente e degli assessori, ad intraprendere tutte le iniziative necessarie ‑ sospensione del decreto legge ‑ per scongiurare in tempi brevi il proposito del Governo nazionale di indicare la zona di Scanzano Jonico sito per il deposito del materiale radioattivo;
di raccordarsi con i rappresentanti istituzionali delle altre Regioni meridionali e più direttamente interessate;
di riferire in Consiglio regionale della precaria situazione che si è determinata ai danni del Mezzogiorno, al fine di concordare azioni sinergiche fra tutte le forze politiche, nell'interesse di tutte le popolazioni amministrate.
(79; 18.11.2003) Mistorni
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
la decisione del Consiglio dei Ministri di individuare nel Comune di Scanzano Ionico il deposito di scorie nucleari e radioattive ‑ avvenuta, peraltro, senza alcun confronto preventivo con le istituzioni e le comunità locali ‑ cozza platealmente con la vocazione agricola e turistica di una significativa area del Mezzogiorno d'Italia, minandone irrimediabilmente le prospettive di crescita e sviluppo;
la scelta di Scanzano Ionico ‑ avvenuta senza la necessaria comparazione con altri siti ‑ non appare rispondente a criteri di sostenibilità ambientale e di sicurezza;
considerata la particolare vicinanza geografica con la Calabria, ed in particolare con i comuni dell'alto jonio cosentino già mobilitatosi per le nefaste conseguenze che ne potrebbero derivare;
rilevato che esistono da tempo segnali
preoccupanti ‑ suffragati dal modo e dal metodo con cui si è voluta gestire tale questione ‑ che vanno in
direzione della riproposizione di una logica perversa che vorrebbe il sud
pattumiera del nord;
impegna
il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi con assoluta urgenza ‑ di concerto con il Presidente della Regione Basilicata ‑ presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiedendo il ritiro del provvedimento che appare come atto autoritaristico destinato a penalizzare aree deboli, ma legittimamente protese alla costruzione di un futuro di sviluppo.
(80; 19.11.2003)
Il Consiglio regionale della Calabria
Esprime sdegno e riprovazione per l’attentato che ha provocato la morte di 19 nostri connazionali avvenuto il 12 novembre 2003 a Nassiriya;
condanna ogni atto di terrorismo contro civili e militari impegnati in azioni umanitarie e per la pace;
afferma l'imprescindibile dovere di reagire contro ogni attacco terroristico, quale dovere morale di ciascuna Nazione libera e democratica;
manifesta vivo cordoglio alle famiglie delle vittime, partecipando al dolore che ha unito sotto l'unica bandiera della Pace e della Solidarietà tutto il Popolo italiano;
invita il Governo italiano ad intraprendere ogni utile iniziativa per affermare e ribadire l'impegno per la pace e contro il terrorismo. Sollecita ogni opportuna iniziativa per verificare l'effettiva situazione politico‑militare nel territorio iraqueno a causa del continuo verificarsi di atti di guerriglia contro le forze militari impegnate nella ricostruzione del sistema democratico, civile, economico e sociale in Iraq;
impegna la Giunta regionale a destinare per un biennio a ciascuna famiglia delle 19 vittime dell'attentato terroristico 15.000 euro, quale simbolico contributo di solidarietà della nostra Regione.
(81; 19.11.2003) Pilieci
Il Consiglio regionale della Calabria
vista la grave situazione venutasi a determinare nel Mezzogiorno ed in particolare nell'area metapontina, a seguito dell’incredibile decisione del governo, approvata senza la preventiva consultazione delle Autonomie locali come previsto dalle norme vigenti, per l’individuazione del sito per la raccolta di scorie nucleari nel comune di Scanzano;
premesso che tale scelta, se attuata, colpirebbe al cuore l’economia già debole del Sud a partire dall'area interessata, con gravi ricadute sulla stessa Calabria per il blocco delle attività turistiche e commerciali, nonché sulla salute delle popolazioni calabra e lucana;
considerato che già in data 10.12.2003 veniva depositata una mozione con richiesta di trattazione urgente, mai portata in discussione, attraverso la quale si chiedeva al Consiglio regionale della Calabria di rendersi sensibile ai problemi del territorio della Sibaritide e del Pollino, e di convocare una seduta straordinaria dei lavori dell'Assemblea regionale da tenersi nello stesso territorio per affrontare le problematiche del medesimo;
ritenuto che il territorio della Sibaritide cosentino è già duramente provato per effetto dell'interramento di circa quindicimila tonnellate di ferrite di zinco nei comuni di Cassano e Francavilla, e che la popolazione del comprensorio, gli enti locali e gli operatori economici, in particolare dell'agricoltura o del turismo, sono già allarmati per le annunciate costruzioni di due centrali termoelettriche, di un impianto di; rigassificazione e di un impianto di selezione secco-umido r.s.u. con p roduzione di c.d.r.;
ritenuto inoltre, che insediamenti di questo tipo costituirebbero un ostacolo insuperabile per lo sviluppo dell'area interessata, la cui economia si regge prevalentemente, sull’attività agricola, agrumicola e olearia, sulla pesca marina, sull’attività manifatturiera e sul movimento turistico che, invece, devono essere potenziati;
tenuto conto delle azioni di protesta in atto che si vanno costantemente allargando, determinando il blocco totale dei trasporti e della viabilità, per la programmazione di ulteriori iniziative per ottenere la revoca del provvedimento in parola;
ciò premesso e considerato, impegna
se stesso e la Giunta regionale a chiedere ed ottenere la revoca
immediata del provvedimento deciso dal Governo
nazionale, ad aderire alle manifestazioni programmate
dagli enti locali, dal movimento sindacale, dalle forze politiche, sociali e
culturali, a definire normative più restrittive in una Regione già dichiarata
denuclearizzata per impedire il passaggio dei rifiuti nucleari, ad organizzare
una delegazione che presenzi alle manifestazioni indette, a convocare una
seduta straordinaria dei lavori del Consiglio regionale da tenersi nella Sibaritide cosentino, per
affrontare le problematiche del territorio.
(82; 25.11.2003) Guagliardi, Tommasi
Premesso che
l'opinione pubblica della fascia fonica calabrese è, da qualche tempo, preoccupata per la possibile soppressione di un treno, e precisamente l’Intercity in partenza da Reggio Calabria e diretto a Bari, ennesimo "scippo che viene perpretato nei confronti di un comprensorio che andrebbe a compromettere ancor di più lo sviluppo turistico e socio‑economico ed intaccare anche i sacrosanti diritti di una società che si vuole far parte del terzo millennio ma che ancora deve servirsi di una tratta ferroviaria che detiene il primato d'essere l'unica in Italia a essere ad un unico binario e non elettrificata;
anche S.E. Mons. Giancarlo Maria Bregantini, Vescovo della Diocesi di Locri‑Gerace ha inviato una missiva ai parlamentari, consiglieri regionali, Sindaci ed altre autorità politiche del comprensorio ionico-locrideo, per sensibilizzare possibili prese di posizione contro la decisione da parte dell'Ente Ferrovie dello Stato per la soppressione del treno di che trattasi;
l'Intercity Reggio Calabria‑Bari e viceversa serve, quotidianamente, centinaia di utenti che, comodamente, riescono a raggiungere la regione pugliese e/o calabrese e che, fino a prova contraria non può nemmeno ritenersi "passivo" in quanto economicamente convenente visto il costante uso da parte dei numerosi passeggeri;
da tempo esiste la convinzione, da più parti evidenziata, che a monte di tutto ciò v'è un disegno politico d'una gravità enorme che evidentemente mira alla graduale soppressione dei collegamenti ferroviari per favorire i trasporti su gomma, escludendo, di fatto, la zona ionica reggina dai circuiti nazionali, rendendola ancora più isolata ed emarginata dal resto del paese;
ravvisato che:
bisogna evitare qualsivoglia e ulteriore penalizzazione della tratta ferroviaria fonica, già quasi inesistente dal punto di vista dei servizi che deve offrire, rendendola, di fatto, un troncone ferrato da utilizzare solo in caso di estrema ed urgente necessità;
considerato che:
il Consiglio regionale e la Giunta regionale detengono la potestà di intervenire presso i vertici dell’ex Ente Ferrovie dello Stato ed altre autorità competenti, affinché si scongiuri la soppressione dell'intercity di che trattasi;
tale situazione impegna il Presidente del Consiglio regionale a:
inserire all'ordine del giorno del Consiglio Regionale la questione oggetto della presente mozione per la discussione e conseguente votazione in aula di eventuale deliberazione;
la Giunta regionale a considerare ogni atto o impegno anche informale presso gli organi competenti affinché si eviti la soppressione del treno intercity Reggio Calabria‑Bari e viceversa e si adoperi per l'ottenimento da parte dell'ex Ente Ferrovie dello Stato per il sospirato potenziamento della linea ferroviaria ionica calabrese.
(83; 26.11.2003) Pezzimenti
Titolo I
Princìpi
Art. 1
Principi generali e finalità
1. La Regione Calabria, in attuazione dei principi di uguaglianza e solidarietà di cui agli artt. 2, 3 e 38 della Costituzione, del principio di sussidiarietà di cui all’art. 118 della Costituzione e nel rispetto delle Leggi dello Stato, disciplina e riordina gli interventi e il servizio pubblico in materia sociale e assistenziale, assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia.
2. La presente legge promuove la partecipazione attiva dei
cittadini, il contributo delle Organizzazioni sindacali, delle Associazioni
sociali e di tutela degli utenti per il raggiungimento dei fini istituzionali
di cui all’art. 1, comma 1, della legge 328/2000, assumendo il confronto e la
concertazione come metodo di relazione con le suddette Organizzazioni e gli
altri soggetti di cui all’art. 4, comma 5, della presente legge.
3. La Regione riconosce la centralità delle Comunità
locali, intese come sistema di relazioni tra le Istituzioni, le persone, le
famiglie, le Organizzazioni sociali, ognuno per le proprie competenze e
responsabilità, per promuovere il miglioramento della qualità della vita e
delle relazioni tra le persone.
4. La Regione riconosce e sostiene il ruolo peculiare delle
famiglie nella formazione e nella cura della persona, nella promozione del
benessere e nel perseguimento della coesione sociale. Al fine di migliorare la
qualità e l’efficienza degli interventi, gli Enti gestori coinvolgono e
responsabilizzano le persone e le famiglie nell’ambito dell’organizzazione dei
servizi.
5. La presente legge favorisce la pluralità dell’offerta
dei servizi, garantendo al cittadino la scelta, e consentendo, in via
sperimentale e su richiesta, la sostituzione di una prestazione economica con
un servizio, secondo le modalità previste dall’articolo 27 della presente
legge.
6. La Regione e gli Enti locali, nell’ambito delle
rispettive competenze, riconoscono e agevolano il ruolo degli Organismi non
lucrativi di utilità sociale, degli Organismi della cooperazione, delle
Associazioni e degli Enti di promozione sociale, delle Fondazioni e degli Enti
di patronato, delle Organizzazioni di volontariato, degli Enti riconosciuti,
delle Confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o
intese operanti nel settore della programmazione, nella organizzazione e nella
gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.
7. Alla gestione ed all’offerta dei servizi provvedono
soggetti pubblici nonché, in qualità di soggetti attivi nella progettazione e
nella realizzazione concertata degli interventi, Organismi non lucrativi di
utilità sociale, Organismi della cooperazione, Organizzazioni di volontariato,
Associazioni ed Enti di promozione sociale, Fondazioni, Enti di patronato e
altri soggetti privati. Il sistema integrato di interventi e servizi sociali ha
tra gli scopi anche la promozione della solidarietà sociale, con la
valorizzazione delle iniziative delle persone, dei nuclei familiari, delle
forme di auto-aiuto e di reciprocità e della solidarietà organizzata.
Art. 2
Oggetto
1. La presente legge disciplina lo svolgimento di tutte le funzioni e i compiti amministrativi relativi alla materia dei servizi sociali nel rispetto dei principi contenuti nel D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112, che ha conferito alle Regioni e agli Enti locali la generalità delle funzioni e i compiti amministrativi anche nella materia dei servizi sociali, e nella Legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali 8 novembre 2000, n. 328, che ha dettato i principi per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali.
2. Per le funzioni e i compiti amministrativi concernenti la materia dei servizi sociali si intendono le attività relative alla predisposizione e all’erogazione dei servizi gratuiti o a pagamento o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona incontra nel corso della sua vita al fine di concorrere alla realizzazione di un organico sistema integrato di sicurezza sociale volto a garantire il pieno e libero sviluppo della persona e delle comunità, escluse quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di amministrazione della giustizia.
Art. 3
Diritto alle prestazioni
1. Hanno diritto ad accedere alle prestazioni e ai servizi del sistema integrato, sulla base della valutazione del bisogno personale e familiare, secondo le norme di cui alla presente legge, indipendentemente dalle condizioni economiche:
a) i cittadini italiani;
b) i cittadini dell’Unione europea, nel rispetto degli accordi internazionali vigenti;
c) gli apolidi e gli stranieri di cui all’articolo 41 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”; è fatta salva la disciplina di cui all’articolo 18 dello stesso testo unico.
2. I soggetti indicati alle lettere a), b) e c) del comma
1, residenti in Comuni di altre Regioni hanno diritto ad accedere alle
prestazioni e ai servizi del sistema integrato di cui alla presente legge sulla
base di specifici protocolli stipulati tra la Regione Calabria e le altre
Regioni e Province autonome; i protocolli adottati definiscono le condizioni e
le modalità per la fruizione delle prestazioni e dei servizi, i criteri per
l’identificazione del Comune tenuto all’assistenza, regolando in particolare i
rapporti economici tra i soggetti istituzionali competenti; in attesa della
definizione dei protocolli di cui al presente comma, i Comuni della Calabria
definiscono accordi con i Comuni di residenza dei soggetti che necessitano di
assistenza, al fine di definire i rapporti economici.
3. Al di fuori dei casi di cui ai commi 1 e 2 e fatti salvi
i compiti e le funzioni dello Stato, gli interventi e le prestazioni si
estendono alle persone occasionalmente presenti o temporaneamente dimoranti sul
territorio regionale, limitatamente a quelli non differibili.
4. I soggetti di cui al presente articolo hanno diritto di
usufruire delle prestazioni e dei servizi del sistema integrato concorrendo al
costo delle prestazioni in relazione alle proprie condizioni economiche,
secondo quanto disposto dal successivo articolo 33.
5. Il Comune tenuto all’assistenza dei soggetti di cui al
comma 1 del presente articolo è identificato facendo riferimento al Comune di
residenza, fatti salvi i casi di cui al comma 2, per i quali l’identificazione
avviene sulla base dei protocolli ivi previsti. Il Comune tenuto all’assistenza
dei soggetti di cui al comma 3 è identificato facendo riferimento al Comune nel
cui territorio si è manifestata la necessità di intervento.
6. Per i cittadini per i quali si rende necessario il
ricovero stabile presso strutture residenziali e che, al momento del ricovero,
necessitano di integrazione economica connessa all’assistenza, il Comune nel
quale gli stessi hanno la residenza prima del ricovero, previamente informato
dai soggetti gestori delle strutture, assume i relativi obblighi secondo quanto
previsto dall’articolo 6, comma 4 della legge n. 328 del 2000.
7. Gli utenti concorrono al costo delle prestazioni sulla
base di parametri e criteri fissati dal Decreto legislativo 31 marzo 1998, n.
109, come modificato dal Decreto legislativo 3 maggio 2000, n. 130, sui criteri
unificati di valutazione della situazione economica dei soggetti che richiedono
prestazioni sociali agevolate, secondo le modalità indicate nel Piano Regionale
degli interventi e dei servizi sociali.
8. Gli erogatori dei servizi e delle prestazioni sono
tenuti ad informare i destinatari degli stessi sulle diverse prestazioni di cui
possono usufruire, sui requisiti per l’accesso e sulle modalità di erogazione
per effettuare le scelte più appropriate, ai sensi dell’articolo 8, comma 3,
della legge 7 agosto 1990, n. 241. A tal fine ciascun Ente erogatore di servizi
adotta, in attuazione dell’articolo 13 della Legge 328/2000 e sulla base dello
schema generale di riferimento, approvato con decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del Lavoro e delle Politiche
sociali, d’intesa con i Ministri interessati, una carta dei servizi sociali ed
è tenuto a darne adeguata pubblicità agli utenti.
9. Nella carta dei servizi sociali, di cui al comma
precedente, sono definiti i criteri per l’accesso ai servizi, le modalità del
relativo funzionamento, le condizioni per facilitarne le valutazioni da parte
degli utenti e dei soggetti che rappresentano i loro diritti, nonché le
procedure per assicurare la tutela delle situazioni giuridiche soggettive e
degli aventi diritto ai servizi e alle prestazioni sociali. Al fine di tutelare
queste ultime e di rendere immediatamente esigibili i diritti soggettivi
riconosciuti, la carta dei servizi sociali, ferma restando la tutela per via
giurisdizionale, prevede per gli utenti la possibilità di attivare ricorsi nei
confronti dei responsabili preposti alla gestione dei servizi.
10. L’adozione della carta dei servizi sociali da parte
degli erogatori delle prestazioni e dei servizi sociali costituisce requisito
necessario ai fini dell’accreditamento di cui all’articolo 25.
11. È garantita priorità di intervento nei confronti dei soggetti che si trovino in situazioni di maggiore difficoltà di cui all’art. 2, comma 3 della legge 8 novembre 2000, n. 328. I Comuni, sulla base dei criteri stabiliti dal Piano nazionale di cui all’art. 18 della legge 8 novembre 2000, n. 328, definiscono i parametri per la valutazione delle condizioni di tali soggetti.
Titolo II
Sistema Integrato
Art. 4
Sistema integrato di interventi e servizi sociali
1. Il sistema integrato di interventi e servizi sociali ha carattere di universalità. La Regione e gli Enti locali sono tenuti a realizzare il sistema integrato di interventi e servizi sociali che deve garantire i livelli di prestazioni fissati nella programmazione regionale consentendo il pieno esercizio del diritto soggettivo riconosciuto dalla legge.
2. Il sistema integrato di interventi e servizi sociali si
realizza mediante politiche e prestazioni coordinate nei diversi settori della
vita sociale, integrando servizi alla persona e al nucleo familiare con
eventuali misure economiche, e la definizione di percorsi attivi volti ad
ottimizzare l’efficacia delle risorse, impedire sovrapposizioni di competenze e
settorializzazione delle risposte.
3. Gli interventi e i servizi sociali, così come definiti dall’art.
128 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 e dall’art. 3 septies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502,
come modificato dal decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, sono rivolti
alla promozione, alla valorizzazione e alla formazione ed educazione alla
socialità di tutti i cittadini, sia come singoli sia nelle diverse aggregazioni
sociali e sono inoltre ispirati ai seguenti principi:
a)
prevenire, contrastare
e rimuovere i fattori che determinano emarginazione e/o disadattamento;
b) privilegiare la realizzazione dei servizi accessibili alla totalità della popolazione;
c) garantire il diritto dei cittadini a non essere separati dalla propria famiglia e allontanati dalla propria comunità locale, attuando concrete forme di deistituzionalizzazione e limitando gli interventi di ricovero ai soli casi in cui ciò si renda necessario;
d) favorire il mantenimento, l’inserimento o il reinserimento dei cittadini disadattati o disabili nella famiglia o nel normale ambiente sociale, scolastico, lavorativo;
e) rispettare le opzioni individuali dei cittadini utenti in rapporto alle risposte socio-assistenziali esistenti;
f) utilizzare le esperienze della società civile nella pluralità delle sue espressioni per il conseguimento delle finalità di cui alla presente legge;
g) promuovere le più ampie forme di partecipazione dei cittadini utenti alla gestione dei servizi.
4. La programmazione e l’organizzazione dei servizi sociali
è ispirata ai principi di sussidiarietà, cooperazione, efficacia, efficienza ed
economicità, omogeneità, copertura finanziaria e patrimoniale, responsabilità
ed unicità dell’Amministrazione, autonomia organizzativa e regolamentare degli
Enti locali. A tal fine, la Regione Calabria, riconosce e garantisce, mediante
atti di amministrazione e programmazione, la libertà di costituzione delle
persone in aggregazioni sociali e l’attività di queste ultime nel sistema dei
servizi sociali anche allo scopo di favorirne le possibili forme di
collaborazione con gli Enti pubblici e di agevolarne l’assolvimento di funzioni
e compiti di rilevanza sociale in applicazione del principio di sussidiarietà
di cui al comma 3, lettera a), dell’articolo 4 della legge n. 59/1997.
5. La programmazione, la realizzazione e la verifica degli interventi che costituiscono il sistema integrato dei servizi sociali si attuano attraverso il metodo della concertazione e cooperazione tra diversi soggetti istituzionali e tra questi e le Organizzazioni sindacali e gli altri soggetti di cui dell’art.1, comma 4, della legge 328/2000.
Art. 5
Accesso ai servizi
1. L’accesso ai servizi è organizzato in modo da garantire pari opportunità di fruizione dei servizi e diritto di scelta tra più soggetti gestori, contrastando le disuguaglianze che penalizzano i soggetti più deboli.
2. L'accesso ai servizi è garantito anche mediante il
conseguimento dei seguenti obiettivi:
a) unitarietà dell'accesso in ogni ambito territoriale;
b) informazione sistematica ed efficace sull’offerta dei servizi e sui relativi costi;
c) orientamento e accompagnamento, in particolare in favore dei soggetti in condizioni di fragilità, di non autosufficienza o di dipendenza, all'accesso ai servizi;
d) trasparenza nella gestione dei tempi di attesa;
e) osservazione e monitoraggio dei bisogni, delle risorse e delle risposte.
Art. 6
Valutazione del bisogno
1. L’accesso al sistema integrato di interventi e dei servizi sociali è realizzato a partire da una valutazione professionale del bisogno che garantisca risposte appropriate e personalizzate.
2. La valutazione del bisogno è effettuata dall’Ente locale
attraverso il servizio sociale professionale. Qualora il bisogno sia
socio-sanitario la valutazione verrà effettuata dal servizio sociale
territoriale integrato dalle opportune professionalità messe a disposizione
dalla ASL a livello distrettuale. La valutazione del bisogno è condizione
necessaria per accedere ai servizi a titolo gratuito o con concorso parziale
alla spesa da parte dell’utenza, nonché per fruire del titolo per l’acquisto
dei servizi, fatto salvo quanto già previsto dall’art 3, commi 4, 5 e 7.
3. La valutazione del bisogno si conclude con la predisposizione di un progetto personalizzato, concordato con la persona e la sua famiglia, dove sono indicati la natura del bisogno, la complessità e l’intensità dell’intervento, la sua durata, nonché i costi sopportati e le responsabilità in ordine alla attuazione e verifica. La Giunta regionale adotta atti di indirizzo al fine di assicurare una omogenea applicazione nel territorio regionale di quanto previsto dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal decreto legislativo 3 maggio 2000, n. 130.
Art. 7
Livelli essenziali delle prestazioni sociali
1. I livelli
essenziali delle prestazioni sociali sono definiti nel Piano regionale degli
interventi e dei servizi sociali, di cui al successivo articolo 18, che li
caratterizza in termini di sistema di prestazioni e servizi sociali, idonei a
garantire cittadinanza sociale e qualità di vita alle persone e alle famiglie,
nonché pari opportunità e tutela ai soggetti più deboli.
2. Gli
interventi e i servizi sociali, rientranti nel sistema integrato di interventi
e servizi sociali, che sul territorio regionale costituiscono il livello
essenziale delle prestazioni erogabili sotto forma di beni e servizi secondo le
caratteristiche e i requisiti fissati dalla pianificazione nazionale, regionale
e zonale, anche in collaborazione con quelli di competenza del Servizio
sanitario, della Scuola e di altre Agenzie pubbliche e private sono in via
prioritaria:
a)
le misure di contrasto
della povertà e di sostegno al reddito familiare e servizi di accompagnamento,
con particolare riferimento alle persone senza fissa dimora;
b)
le misure economiche
per favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio di persone totalmente
dipendenti, o incapaci di compiere gli atti propri della vita quotidiana;
c) le misure di sostegno alle responsabilità familiari;
d) le misure per favorire l’armonizzazione del tempo di lavoro e di cura familiare;
e) le misure di sostegno alla donna in difficoltà per assicurare i benefici disposti dal regio decreto-legge 8 agosto 1927, n. 798, convertito dalla legge 6 dicembre 1928, n. 2838, e dalla legge 10 dicembre 1925, n. 2277, e loro successive modificazioni, integrazioni e norme attuative;
f) gli interventi per la piena integrazione delle persone disabili; realizzazione, per i soggetti di cui all’art. 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, dei Centri socio-riabilitativi e delle comunità-alloggio di cui all’art. 10 della citata legge n. 104 del 1992, e dei servizi di comunità di accoglienza per quelli privi di sostegno familiare, nonché erogazione delle prestazioni di sostituzione temporanea delle famiglie;
g) gli interventi per le persone anziane e disabili per favorirne la permanenza a domicilio, attivando in ogni Distretto sanitario l’Adi, secondo quanto stabilito dal Dpcm 14.02.2001 e dal Dpcm 29.11.2001 (L.E.A.), per l’inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare, nonché per l’accoglienza e la socializzazione presso strutture residenziali e semiresidenziali per coloro che, in ragione della elevata fragilità personale o di limitazione dell’autonomia, non siano assistibili a domicilio;
h) le prestazioni integrate di tipo socio-educativo per contrastare le dipendenze da droghe, alcool e farmaci, favorendo interventi di natura preventiva, di recupero e reinserimento sociale e lavorativo;
i) l’informazione e la consulenza alle persone e alle famiglie per favorire la fruizione di servizi e per promuovere iniziative di auto-mutuo aiuto;
j) interventi di sostegno per i minori in situazione di disagio tramite il sostegno al nucleo familiare di origine e l’inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare e per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza;
k) servizi di mediazione per l’inserimento lavorativo di persone e fasce socialmente fragili e vulnerabili;
l) iniziative “di strada” per favorire l’accesso ai servizi di persone in particolari situazioni di disagio;
m) attività di prevenzione sociale con soggetti a rischio di coinvolgimento in gruppi criminali o in situazioni di degrado;
n) iniziative di promozione sociale di gruppi sociali, quartieri e comunità locali;
o) progetti sociali connessi con l’economia civile e le imprese sociali;
p) progetti personalizzati finalizzati al recupero e all’inserimento sociale e lavorativo di soggetti in situazione di handicap.
Art. 8
Il sistema dei servizi
1. La Regione disciplina il sistema integrato di interventi e servizi sociali per le persone e le famiglie in modo che i servizi siano equamente distribuiti nel territorio e possano garantire i livelli essenziali di prestazioni sociali in ogni ambito territoriale.
2. I servizi alla persona sono caratterizzati per funzioni
di prevenzione, cura, riabilitazione, contrasto dell’esclusione sociale e
capacità di pronto intervento a fronte di emergenze personali, familiari e
sociali.
3. Le tipologie di servizi per le persone e le famiglie si
connotano fra l’altro in termini di:
a)
segretariato sociale;
b) sostegno economico;
c) accoglienza familiare e comunità famiglie;
d) affido familiare;
e) aiuto familiare;
f) telesoccorso;
g) aiuto domiciliare;
h) centri diurni;
i) servizi semi residenziali;
l) centri educativi e occupazionali;
m) servizi di
animazione e aggregazione sociale;
n) servizi di promozione culturale e per il tempo libero;
o) servizi di accoglienza residenziale e semiresidenziali;
q)
alloggi assistiti;
r) comunità alloggio;
s) altri servizi residenziali previsti dalla programmazione regionale;
t) altri servizi di aiuto alla persona;
u) servizi per l’inclusione sociale e contrasto alla povertà.
4. La
Regione promuove sperimentazioni finalizzate allo sviluppo di nuove risposte ai
bisogni nelle aree della domiciliarità, della
solidarietà tra famiglie, degli interventi diurni e residenziali,
dell’accompagnamento delle persone in difficoltà, degli interventi di comunità.
5. Le tipologie di servizio di cui al comma 3 sono definite dalla Giunta regionale con apposito regolamento anche al fine del loro accreditamento, sentita la competente Commissione Consiliare.
Titolo III
I soggetti del sistema
integrato
di interventi e servizi sociali
Art. 9
Competenze
1. La Regione programma, coordina e indirizza gli interventi sociali, ne verifica l’attuazione e disciplina l’integrazione degli interventi con particolare riferimento all’attività sociosanitaria. La programmazione è effettuata sulla base dei Piani di Zona prodotti dagli ambiti territoriali, di cui al successivo articolo 17, che coincidono con i distretti sanitari già operanti per le prestazioni sanitarie e dove, in ciascuno di essi, dovranno essere istituite le unità operative servizi sociali che afferiscono al Dipartimento Area Servizi Sociali, delle rispettive Aziende Sanitarie Territoriali. In ciascun ambito gli Enti locali devono comunque assicurare le prestazioni di cui all’art. 22 comma 4, della legge 328/2000. A tale fine la Regione, di concerto con gli Enti locali, determina gli strumenti per la gestione unitaria del sistema locale integrato degli interventi dei servizi sociali a rete. La Regione programma gli interventi sociali ricorrendo a strumenti e procedure di programmazione in raccordo con gli Enti locali, attraverso la Conferenza Regionale permanente di programmazione socio-sanitaria e socio-assistenziale, anche al fine di sollecitare e favorire l’esercizio associato o consorziato delle funzioni sociali. La Regione, congiuntamente alla rappresentanza degli Enti Locali, provvede alle concertazioni con le Organizzazioni del Terzo settore, dei cittadini, dei sindacati e degli imprenditori.
2. I Comuni e gli Enti locali programmano, progettano e
realizzano il sistema locale dei servizi sociali a rete, attraverso la
concertazione delle risorse umane e finanziarie locali, coinvolgendo nella
realizzazione concertata i soggetti previsti dall’art.1, comma 2, della
presente Legge.
3. I Comuni progettano e realizzano la rete o il sistema
integrato degli interventi e dei servizi sociali ed erogano i servizi e le
prestazioni sociali, in aderenza con la programmazione socio-sanitaria, come
prevista dal Piano Sanitario regionale, a tutti i soggetti in bisogno, con
particolare riferimento a quelli inseriti nei Progetti Obiettivo sanitari e
sociali.
4. I Comuni e le Province, nel quadro delle rispettive
competenze, svolgono le funzioni e i compiti relativi alla promozione,
sostegno, sviluppo ed al coordinamento operativo dei soggetti e delle strutture
che agiscono nell’ambito dei servizi sociali di cui all’art. 1 comma 5 Legge
328/2000.
Art. 10
Integrazione socio sanitaria
1. La Regione, in misura prioritaria, favorisce l’integrazione tra il sistema sanitario e quello sociale, nel rispetto delle indicazioni contenute nel D.lvo 229/99, e più specificatamente contenuti nel Piano sanitario regionale e nel Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali.
2. Tale integrazione viene garantita attraverso l’applicazione dei livelli di assistenza socio sanitari più precisamente definiti nelle prestazioni, nelle fonti normative e nei relativi oneri finanziari, come dall’allegata tabella “A”.
Art. 11
Funzioni della Regione
1. Nell’ambito delle proprie funzioni di programmazione, indirizzo e coordinamento, sono di competenza della Regione le seguenti funzioni amministrative:
a)
l’adozione del Piano
regionale degli interventi e dei servizi sociali provvedendo, in particolare,
all’integrazione sociosanitaria e al coordinamento con le politiche
dell’istruzione, della formazione professionale e del lavoro;
b) la raccolta e l’elaborazione dei dati sui bisogni, sulle risorse e sull’offerta dei servizi socio-assistenziali, realizzando l’osservatorio regionale dei servizi sociali e delle condizioni di povertà e del disagio sociale, organizzato a livello provinciale ed in raccordo con il livello nazionale, provinciale e locale, attraverso l’utilizzo di una scheda tipo con indicatori omogenei per la valutazione dello stato sociale uniforme per tutto il territorio regionale;
c) la definizione, di concerto con gli Enti locali interessati, degli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei servizi, nonché gli strumenti e le modalità di intervento per la creazione dei sistemi locali dei servizi sociali;
d) la definizione, sulla base dei requisiti minimi definiti dallo Stato, dei criteri per l’autorizzazione, l’accreditamento e la vigilanza delle strutture e dei servizi sociali a gestione pubblica, Onlus e del Terzo settore e/o privata;
e) l’istituzione, sulla base di indicatori di qualità, del registro dei soggetti autorizzati all’erogazione di interventi e servizi sociali;
f) la definizione dei requisiti di qualità per gli interventi e le prestazioni sociali;
g) la definizione, sulla base delle indicazioni fornite a livello nazionale, dei criteri per la concessione dei titoli da parte dei Comuni per l’acquisto dei servizi sociali e per la determinazione del concorso degli utenti al costo delle prestazioni;
h) la promozione e il coordinamento di azioni di assistenza tecnica per la istituzione e la gestione degli interventi da parte degli Enti locali, nonché per gli Enti gestori dei servizi sociali, predisponendo metodi e strumenti di controllo di gestione atti a valutare l’efficacia e l’efficienza dei servizi;
i) la gestione di finanziamenti previsti da specifiche leggi regionali di promozione in materia di servizi sociali, fatta salva quella oggetto di specifico trasferimento o delega;
j) la promozione e la sperimentazione di modelli innovativi di servizi in grado di coordinare le risorse umane e finanziarie presenti a livello locale e di collegarsi alle esperienze effettuate a livello europeo;
k) la programmazione, l’indirizzo e il coordinamento delle attività formative per il personale dei servizi sociali, nonché la vigilanza e il controllo sullo svolgimento di tali attività;
l) la definizione degli standard formativi degli operatori dei servizi sociali, nell’ambito dei requisiti generali definiti dallo Stato, nonché la predisposizione ed il finanziamento dei piani per la formazione e l'aggiornamento del personale addetto alle attività sociali;
m)la definizione dei criteri per la determinazione delle tariffe che i Comuni corrispondono ai soggetti accreditati;
n) la concessione, in regime di convenzione con l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (Inps), ai sensi della Legge Regionale n° 20 del 19 ottobre 2001;
o) l’esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti degli Enti locali inadempienti rispetto a quanto stabilito dagli articoli 6, comma 2, lettere a), b) e c), e 19 della Legge 328/2000;
p) Istituzione, tenuta e pubblicazione del registro regionale dei soggetti autorizzati all'esercizio delle attività disciplinate dalla presente legge;
2. La Regione, altresì:
a) provvede alla concertazione dei soggetti e degli Organismi che operano nel Terzo Settore, dei cittadini, dei sindacati e delle Associazioni sociali, nonché delle Ipab.
b) prevede incentivi a favore degli Enti locali che si associano, secondo le forme previste dalla normativa vigente, per l’espletamento dell’esercizio associato delle funzioni sociali negli ambiti territoriali coincidenti con i distretti sanitari già operanti per le prestazioni sanitarie. A tal fine viene prevista una quota del Piano regionale;
c) provvede alla ripartizione dei finanziamenti assegnati dallo Stato per obiettivi ed interventi di settore nonché, in forma sussidiaria, a cofinanziare interventi e servizi sociali derivanti dai provvedimenti regionali di trasferimento e delega agli Enti locali di funzioni amministrative.
d) adotta, al fine di favorire la pluralità di offerta di servizi, sulla base dell’atto di indirizzo e coordinamento del Governo, specifici indirizzi per regolamentare i rapporti tra Enti locali e Terzo settore, privilegiando il sistema dell’appalto concorso per consentire allo stesso di esprimere la propria progettualità;
e) e) disciplina sulla base dei principi della legge-quadro sull’assistenza sociale e di atti di indirizzo, le modalità per valorizzare l'apporto del volontariato;
f) disciplina le procedure amministrative, le modalità per la presentazione dei reclami da parte degli utenti e l’eventuale istituzione di uffici di tutela degli utenti;
g) promuove e realizza attività di studio e ricerca a sostegno delle attività previste al comma 1, in particolare per la predisposizione del Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali, di cui all’articolo 18, e per l’avvio e l’attuazione della riforma, di cui alla presente legge.
3. Nell’ambito degli indirizzi definiti dal Piano nazionale, la Regione disciplina le modalità per il rilascio, da parte dei Comuni, dell’autorizzazione all’erogazione di servizi sperimentali e innovativi per un periodo massimo di tre anni, in deroga ai requisiti richiesti per l’accreditamento, e definisce strumenti per la verifica dei risultati.
Art. 12
Funzioni delle Province
1. Le Province
concorrono alla programmazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali per i seguenti compiti, in concordanza con quanto previsto dal D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267, dall’articolo 132 del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 112, e dalla legge 8 novembre 2000, n. 328:
a) raccolta dei dati, elaborazione di conoscenze quantitative e qualitative sui
bisogni sociali, anche su suggerimento e sollecitazione dei Comuni, in vista
della programmazione e dell’attuazione del sistema integrato dei servizi
sociali;
b) analisi dell’offerta assistenziale in ambito provinciale fornendo, su richiesta dei Comuni e degli Enti locali interessati, il supporto necessario per il coordinamento degli interventi territoriali;
c) promozione, d’intesa con i Comuni, di iniziative di formazione, con particolare riguardo alla formazione professionale di base e all’aggiornamento, partecipazione alla definizione e alla attuazione dei Piani di Zona, in collaborazione con i Comuni e gli altri soggetti interessati alla programmazione del Piano medesimo.
Art. 13
Funzioni dei Comuni
1. I Comuni sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale e concorrono alla programmazione regionale. Tali funzioni sono esercitate adottando sul piano territoriale gli assetti più funzionali alla gestione, alla spesa e al rapporto con i cittadini, secondo le modalità stabilite dal D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267.
2. Ai Comuni, oltre ai compiti già trasferiti a norma del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, e alle funzioni attribuite ai sensi dell’articolo 132, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 e L.R. n. 34/2002, attuativa del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112, spettano, nell’ambito delle risorse disponibili, secondo la disciplina adottata dalla Regione, in forma singola, associata o consorziata mediante gestione diretta o delegata, l’esercizio delle seguenti attività:
a) programmazione, progettazione, realizzazione del sistema locale dei servizi sociali a rete, indicazione delle priorità e dei settori di innovazione attraverso la concertazione delle risorse umane e finanziarie locali, con il coinvolgimento degli Enti e delle Organizzazioni di cui all’art. 1, comma 2 della presente legge;
b) erogazione dei servizi, delle prestazioni economiche, nei limiti di cui all’art. 6, comma 2, lettera b, della L. 328/2000, e dei titoli per l’acquisto di servizi sociali, nonché delle attività assistenziali già di competenza delle Province, ai sensi dell’art. 8, comma 5, legge 328/2000, con le modalità stabilite dalla presente legge regionale;
c) autorizzazione, accreditamento e vigilanza dei servizi sociali e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale e delle Comunità di tipo famigliare con sede nelle civili abitazioni a gestione pubblica o degli enti di cui all’art. 1, comma 5, della legge 328/2000 ed ai sensi degli articoli 24 e 25 della presente legge;
d) istituzione di uno sportello unico dei servizi sociali presso i Comuni singoli o associati, anche con personale di cui al successivo art. 37, che abbia funzione di segretariato sociale.
e) partecipazione al procedimento per l’individuazione degli ambiti territoriali;
f) definizione dei parametri di valutazione delle condizioni per l’accesso prioritario alle prestazioni e ai servizi di cui all’art.2, comma 3, della legge 328/2000.
3. Nell’esercizio delle proprie funzioni i Comuni provvedono a:
a) promuovere, nell’ambito del sistema locale del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, risorse delle collettività locali tramite forme innovative di collaborazione per lo sviluppo di interventi di auto-aiuto e per favorire la reciprocità tra cittadini nell’ambito della vita comunitaria;
b) coordinare programmi e attività degli Enti che operano nell’ambito territoriale di competenza, secondo le modalità fissate dalla Regione, tramite collegamenti operativi tra i servizi che realizzano attività volte all’integrazione sociale ed intese con le Aziende Sanitarie per le attività socio-sanitarie e per i Piani di Zona;
c) adottare strumenti per la semplificazione amministrativa e per il controllo di gestione atti a valutare l’efficienza, l’efficacia e i risultati delle prestazioni;
d) effettuare forme di concertazione dei soggetti pubblici e di quelli di cui all’art.11, comma 2.
e) garantire ai cittadini i diritti di partecipazione al controllo di qualità dei servizi, secondo le modalità previste dagli Statuti comunali;
f) elaborare ed adottare, mediante accordo di programma, i Piani di Zona relativi agli ambiti territoriali ottimali individuati in sede di programmazione regionale, al fine di garantire l’integrazione del sistema dei servizi sociali con la collaborazione di tutti i soggetti, pubblici e di quelli previsti dall’art. 1, comma 5, della legge 328/2000 che possano concorrere alla gestione e allo sviluppo;
g) adottare la carta dei servizi di cui all’articolo 13 della Legge 328/2000 e garantire ai cittadini il diritto di partecipare alla verifica della qualità dei servizi.
Art. 14
Funzioni del terzo settore
1. Ai fini della presente legge, si considerano soggetti del Terzo settore gli Organismi non lucrativi di utilità sociale, gli Organismi della cooperazione, le Cooperative sociali, le Organizzazioni di volontariato, le Associazioni e gli Enti di promozione sociale, le Fondazioni, gli Enti di patronato ed altri soggetti privati non a scopo di lucro.
2. La Regione Calabria riconosce e promuove il ruolo del Terzo settore nella programmazione, progettazione e realizzazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali. A tal fine, per favorire l'attuazione del principio di sussidiarietà, la Regione e gli Enti locali, nell'ambito delle risorse disponibili in base al piano regionale ed ai piani di zona, promuovono azioni per il sostegno e la qualificazione dei soggetti operanti nel Terzo settore anche attraverso politiche formative ed interventi per l'accesso agevolato al credito ed ai fondi dell'Unione europea.
3. La Regione Calabria, in attuazione dell’art. 5 della legge 328/2000 ed alla luce del Dpcm recante “Atto di indirizzo e coordinamento sui sistemi di affidamento dei servizi alla persona previsti dall’art. 5 della legge 328/2000”, provvederà, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, con specifico atto di indirizzo e nei modi previsti dall’articolo 8, comma 2, legge 328/2000, a definire le modalità per:
a) promuovere il miglioramento della qualità dei servizi e degli interventi definendo altresì requisiti specifici di qualità;
b) favorire la pluralità di servizi e delle prestazioni, nel rispetto dei principi di trasparenza e semplificazione amministrativa;
c) favorire l’utilizzo di forme di aggiudicazione o negoziali che consentano la piena espressione della capacità progettuale ed organizzativa dei soggetti del Terzo settore;
d) favorire forme di coprogettazione promosse dalle Amministrazioni pubbliche interessate, che coinvolgano attivamente i soggetti del Terzo settore per l’individuazione di progetti sperimentali ed innovativi al fine di affrontare specifiche problematiche sociali;
e) definire adeguati processi di consultazione con i soggetti del terzo settore e con i loro organismi più rappresentativi riconosciuti a livello nazionale come parte sociale.
4. Con l’atto di indirizzo di cui al comma 2 del presente articolo, la Regione Calabria disciplinerà, altresì, le modalità per l’acquisto da parte dei Comuni dei servizi ed interventi organizzati dai soggetti del terzo settore definendo in particolare:
a) le modalità per garantire una adeguata pubblicità del presumibile fabbisogno di servizi in un determinato arco temporale;
b) le modalità per l’istituzione dell’elenco dei fornitori di servizi autorizzati ai sensi dell’articolo 11 della legge 328/2000, che si dichiarano disponibili ad offrire servizi richiesti secondo tariffe e caratteristiche qualitative concordate;
5. I Comuni, ai fini della preselezione dei soggetti presso cui acquistare o ai quali affidare l’erogazione dei servizi sociali, fermo restando l’articolo 11 della Legge 328/2000 e procedendo all’aggiudicazione dei servizi secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ed in nessun caso adottando il criterio del massimo ribasso, dovranno tenere conto dei seguenti elementi:
a) dell’esperienza maturata nei settori e nei servizi di riferimento;
b) della formazione, della qualificazione e dell’esperienza professionale degli operatori coinvolti;
c) delle modalità adottate per il “turn over” degli operatori;
d) degli strumenti di qualificazione organizzativa del lavoro;
e) della conoscenza degli specifici problemi sociali del territorio e delle risorse sociali della comunità;
f) del rispetto dei trattamenti economici previsti dalla contrattazione collettiva e delle norme in materia di previdenza e assistenza.
6. Con l’atto di indirizzo di cui al comma 2 del presente articolo, la Regione Calabria disciplinerà, altresì, le modalità per valorizzare l’apporto del volontariato nell’erogazione dei servizi sociali.
7. Per l’aggiudicazione si rinvia ai criteri di cui al D.lgs 17.03.1995 n° 157 e Legge 28.12.2001 n° 448, in quanto applicabili. Con delibera di Giunta Regionale saranno indicati i parametri di valutazione di cui al precedente comma 5.
Art. 15
Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (Ipab)
1. La Regione Calabria considera la riforma delle IPAB parte essenziale del programma strategico di un nuovo impianto di welfare che si fondi su una rete effettiva di servizi alla persona. In questo percorso le Ipab hanno un ruolo di soggetto attivo nella realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.
2. La Regione Calabria, ai sensi dell’articolo 10, comma 3, della legge n. 328/2000, provvederà entro 180 giorni dall’approvazione della presente legge, ed in ogni caso prima della approvazione del Piano Regionale degli interventi e servizi sociali, di cui al successivo art. 18, ad adeguare la legislazione regionale relativa ai soggetti di cui al precedente comma 1, al decreto legislativo n. 207 del 4/5/2001.
3. Con il provvedimento di cui al comma 2, saranno, altresì, definite:
a)
inserimento
delle Aziende pubbliche di servizi alla persona nel sistema integrato di
interventi e servizi sociali di cui alla presente legge e partecipazione delle
stesse alla programmazione, secondo quanto previsto negli strumenti di
programmazione regionale e locale;
b) valorizzazione dei patrimoni delle Aziende pubbliche di servizi alla persona, individuando strumenti che ne garantiscano la redditività finalizzata alla realizzazione degli interventi assistenziali;
c) previsione di procedure semplificate per favorire ed incentivare gli accorpamenti e le fusioni, al fine della riorganizzazione del settore;
d) previsione di procedure per lo scioglimento delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza inattive;
e) le risorse regionali disponibili per potenziare gli interventi e le iniziative delle Istituzioni nell’ambito della rete dei servizi.
4. In via transitoria e fino alla legge di riordino di cui al comma 2 del presente articolo, alle Ipab presenti sul territorio della Regione Calabria continueranno ad applicarsi le disposizioni attualmente vigenti, in quanto non contrastanti con i principi della Legge 328/2000 e del Decreto legislativo n. 207 del 4/5/2001.
Titolo IV
Programmazione
Art. 16
Programmazione dei servizi sociali
1. Ferme restando le funzioni che attengono ad esigenze di carattere unitario, nel rispetto del principio di sussidiarietà di cui all’articolo 4 della legge n. 59/1997, ed ispirandosi alle disposizioni previste nel “Piano Nazionale degli Interventi e dei Servizi Sociali 2001-2003”, di attuazione dell’articolo 18 della legge n. 328/2000, la Regione Calabria adotta il metodo della programmazione degli interventi e delle risorse, della operatività per progetti, della verifica sistematica dei risultati in termini di qualità ed efficacia delle prestazioni, nonché della valutazione di impatto di genere. La Regione e gli Enti locali provvedono alla programmazione degli interventi e delle risorse secondo i seguenti principi:
a) coordinamento ed integrazione con gli interventi sanitari e dell’istruzione, nonché con le politiche attive di formazione, di avviamento e di reinserimento al lavoro;
b) concertazione
e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, tra questi e i soggetti del
Terzo settore che partecipano con proprie risorse alla realizzazione della
rete, le Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello
nazionale, così come previsto nel comma 5 dell’art. 1 della legge n. 328/2000.
Alla gestione e alla offerta dei servizi provvedono soggetti pubblici
coadiuvati nella progettazione e nella realizzazione concertata degli
interventi dalle Organizzazioni previsti all’art.1, comma 5, della 328/2000.
2. Nel Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali, anche ai sensi del decreto legislativo n. 267/2000, saranno indicati i principi della cooperazione di Comuni e Province tra loro, e tra questi ultimi e la Regione Calabria; gli obiettivi generali della programmazione; le forme e i modi di partecipazione alla formazione dei piani e programmi regionali, e saranno fissati i criteri e le procedure per gli atti e gli strumenti per la programmazione dei Comuni e le funzioni delle Province rilevanti ai fini dei programmi regionali.
3. I Comuni svolgono i propri compiti di
progettazione, realizzazione e gestione degli interventi e dei servizi sociali
in recepimento del principio di sussidiarietà e in
armonia con la programmazione regionale, promuovono la partecipazione delle
Province nella definizione ed attuazione dei Piani di
zona e delle Asl con l’obiettivo di perseguire l’integrazione sociosanitaria
nel territorio.
4. I Comuni, in base alla programmazione regionale al fine
di predisporre un efficace ed efficiente Piano di Zona, nonché per soddisfare
le loro esigenze territoriali e per rispondere alle esigenze di
omogeneità di erogazione dei servizi e per contenere la frammentazione degli
stessi utilizzano l’ambito territoriale istituito nel precedente art. 9. L’individuazione insiste nel territorio di competenza di
ciascuna ASL in coincidenza con i relativi Distretti sanitari che, di
conseguenza, sono Distretti socio-sanitari e socio-assistenziali, strumenti
della programmazione e garanzia di erogazione dei servizi individuati per i cittadini.
Laddove sussistano specifiche esigenze territoriali o emergenze sociali,
la Conferenza dei sindaci, in armonia con l’articolazione in distretti delle
ASL, individua con riferimento al Piano di Zona, particolari modalità di
attuazione degli interventi e dei servizi sociali e di erogazione delle
relative prestazioni.
5. Il Piano di Zona di cui all’articolo 19 della legge n. 328/2000 e al successivo art. 20 della presente legge, è lo strumento primario di attuazione della rete dei servizi sociali e dell’integrazione sociosanitaria.
6. Le forme associative e di cooperazione di cui al decreto legislativo n. 267/2000 sono utilizzate dai soggetti interessati in armonia con la programmazione dei Piani di Zona, al fine di conseguire un uniforme livello qualitativo dei servizi sociali e di integrazione sociosanitaria e di realizzare un miglior coordinamento degli interventi nel territorio.
7. Nella formulazione degli atti di programmazione regionale dei servizi sociali, ai sensi del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39 “Norme in materia di sistemi informativi automatizzati delle Amministrazioni pubbliche, a norma dell’articolo 2, comma 1, lettera m) della legge 23 ottobre 1992, n. 421”, nonché ai sensi dell’articolo 21 della legge 328/2000 assume rilevanza strategica l’organizzazione e la realizzazione del sistema informativo regionale mediante la gestione informatica dei dati che consenta l’approfondita analisi delle esigenze sociali, la conoscenza delle risorse disponibili e l’equa distribuzione delle medesime, nonché la valutazione dei risultati in termini di rendimento e di verifica dei benefici.
8. Per la finalità di cui al comma 7, la Giunta regionale con successivo atto di indirizzo, formulerà anche in base ai risultati ed alle indicazioni nazionali, proposte in ordine ai contenuti, al modello ed agli strumenti attraverso i quali dare attuazione ai diversi livelli operativi dell’istituendo sistema informativo dei servizi sociali, da parte della Regione, delle Province e dei Comuni.
Art. 17
Ambiti territoriali ed esercizio associato
1. Gli ambiti territoriali di cui all’art. 8, comma 3, lettera “a” L. 328/2000, coincidono con i distretti sanitari.
2. I Comuni esercitano le funzioni di cui all’art. 13 in
forma associata negli ambiti territoriali di cui al comma 1 ed in ottemperanza
di quanto previsto dalla organizzazione istituzionale del Piano sanitario e di
quello sociale.
3. I Comuni individuano autonomamente i soggetti, le forme e le metodologie di esercizio associato, ai sensi dell’art. 33 del “Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti locali” di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
4. Decorso inutilmente il termine di 90 giorni la Regione esercita il potere sostitutivo nei confronti dei Comuni inadempienti.
Art. 18
Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali
1. La Regione, determina le linee della programmazione nella materia disciplinata dalla presente legge adottando un apposito Piano.
2. Il Piano regionale adottato dalla Giunta d’intesa con i Comuni, realizzato in concertazione con i Comuni, con gli Enti e le Associazioni regionali del Terzo settore, delle Associazioni di rilievo regionali che operano nel settore dei servizi sociali, delle Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello nazionale e delle Associazioni di tutela degli utenti, viene approvato dal Consiglio Regionale, nel rispetto del Piano Nazionale triennale degli interventi e dei servizi sociali, riportando le seguenti indicazioni:
a) gli obiettivi, le priorità e i criteri per la realizzazione degli interventi e dei servizi sociali che prevedono impegni economici, nonché le modalità per il loro coordinamento e la loro integrazione con quelli sanitari, anche tramite specifici progetti-obiettivo, dovranno avere come presupposto il numero degli assistiti;
b) le attività socio-educative, di formazione al lavoro e socio-economiche che interagiscono con le attività socio-assistenziali.
c) le caratteristiche ed il fabbisogno da garantire dei servizi e degli interventi compresi nei livelli essenziali di cui all’articolo 7;
d) i criteri per l’incentivazione dei programmi per la realizzazione degli obiettivi di promozione sociale;
e) i criteri di cui all’articolo 3, comma 5;
f) i criteri e le procedure di cui all’articolo 27, comma 2;
g) le modalità per il raccordo tra la pianificazione regionale e quella zonale, definendo in particolare linee di indirizzo e strumenti per la pianificazione di zona;
h) le modalità per il concorso dei soggetti di cui all’articolo 1, comma 2, alla definizione dei Piani di zona di cui all’articolo 20 e gli indirizzi per assicurare la partecipazione dei cittadini e degli utenti al controllo della qualità dei servizi;
i) gli obiettivi e le priorità per la concessione di contributi alle organizzazioni del Terzo Settore;
j) i criteri generali per la disciplina del concorso al costo dei servizi sociali da parte degli utenti, tenuto conto dei principi stabiliti dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n° 109 e successive modificazioni.
3. Al fine di dare piena efficacia alle azioni e agli interventi di cui ai commi precedenti, il Piano regionale indica altresì gli ambiti di formazione e riqualificazione degli operatori sociali e socio-sanitari che concorrono alla definizione degli indirizzi programmatici e del piano poliennale.
4. Il piano è redatto
ogni 3 anni e costituisce lo strumento di riferimento per la stesura dei Piani
di Zona. Lo schema è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione ed è
inviato a tutti i Comuni, alle Province, ai soggetti di cui all’art.1, comma 5,
della legge 328/2000 operanti nella Regione, i quali possono proporre, entro un
mese, osservazioni e proposte.
Il Consiglio Regionale, adotta il piano entro 120
giorni dall’approvazione della presente legge e lo approva definitivamente
entro sessanta giorni dalla scadenza del termine per la presentazione di
osservazioni e proposte.
5. Il Piano regionale conserva la sua efficacia dopo la scadenza fino all’approvazione di quello successivo.
Art. 19
Sistema informativo dei servizi sociali
1. La Regione, le Province e i Comuni, istituiscono il Sistema informativo dei servizi sociali, come previsto dall’articolo 21 della legge 8 novembre 2000, n. 328, al fine di assicurare una compiuta conoscenza dei bisogni sociali e del sistema integrato. Il Sistema informativo fornisce tempestivamente alla Regione e agli Enti locali i dati e le informazioni necessari alla programmazione, alla gestione e alla valutazione delle politiche sociali, per la promozione e l’attivazione di progetti europei, per il coordinamento con le strutture sanitarie, formative, con le politiche del lavoro e dell’occupazione.
2. Il Sistema informativo è attuato sulla base delle proposte in ordine ai contenuti, al modello ed agli strumenti, attraverso i quali dare attuazione ai diversi livelli operativi del sistema informativo, formulate dalla Commissione tecnica di cui all’articolo 21 della legge 8 novembre 2001, n. 328.
3. I soggetti di cui al titolo III della presente legge devono fornire al Sistema informativo dei servizi sociali i dati richiesti, secondo le modalità stabilite dalla Giunta regionale.
4. Le Province curano e coordinano la rilevazione dei dati e li trasmettono alla Regione secondo modalità stabilite dalla Giunta regionale.
5. Nell’ambito del Piano regionale e dei Piani di zona sono definite le risorse destinate alla realizzazione del sistema informativo dei servizi sociali, entro i limiti di spesa stabiliti in tali piani.
Art. 20
Piani di zona
1. I Piani di Zona di cui all’art. 19 della Legge 328/2000, sono strumenti finalizzati a:
a) favorire la formazione di sistemi locali di intervento fondati su servizi e prestazioni complementari e flessibili, stimolando le risorse locali di solidarietà e di auto-aiuto, nonché a responsabilizzare i cittadini nella programmazione e nella verifica dei servizi;
b) qualificare la spesa, attivando risorse di chi partecipa al sistema;
c) definire criteri di ripartizione della spesa stessa a carico di ciascun Comune, delle Asl e degli altri soggetti compresi nel sistema;
d) prevedere iniziative di formazione e aggiornamento degli operatori per lo sviluppo dei servizi.
2. I Comuni associati, negli ambiti territoriali ottimali definiti dalla Regione, d’intesa con le aziende sanitarie, provvedono, nell’ambito delle risorse disponibili, secondo le indicazioni del piano regionale, a definire il Piano di Zona, che individua:
a) gli obiettivi strategici e le priorità di intervento, nonché gli strumenti e i mezzi per la realizzazione del sistema locale dei servizi sociali a rete;
b) le modalità organizzative, le risorse, i requisiti di qualità;
c) le forme di rilevazione dei dati che dovranno confluire nel sistema informativo dei servizi sociali;
d) le modalità per garantire l’integrazione tra servizi e prestazioni;
e) le modalità per realizzare il coordinamento con altre Amministrazioni, con particolare riferimento all’Amministrazione penitenziaria e della giustizia;
f) le modalità di collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti che operano nell’ambito della solidarietà sociale e con la comunità;
g) forme di concertazione con le Asl e il Terzo settore, che, coinvolto nella programmazione, progettazione e realizzazione del sistema locale dei servizi sociali, concorre a pieno titolo, anche con proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.
3. I Piani di Zona vengono adottati mediante accordo di programma al quale partecipano i soggetti pubblici di cui al comma 2 del presente articolo, nonché i soggetti di cui all’art. 1, comma 4 e all’art. 10 della L. 328/2000, che, attraverso l’accreditamento o specifiche forme di concertazione, concorrono anche con proprie risorse alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali previsti nei piani.
4. Le Province partecipano alla definizione ed attuazione dei Piani di zona, assicurano il necessario supporto informativo e tecnico, anche avvalendosi degli strumenti del Sistema informativo dei servizi sociali.
5. La Giunta Regionale, individua le procedure e fissa i termini per la presentazione agli uffici regionali del Piano di Zona da parte della Conferenza dei Sindaci ed in caso di mancata elaborazione, approvazione e presentazione nei termini stabiliti, trascorsi inutilmente i predetti termini interviene nominando in via sostitutiva un commissario ad acta per la realizzazione di tali adempimenti.
6. La Giunta Regionale individua strumenti, modalità e procedure per accertare, con riferimento al Piano di Zona, il conseguimento degli obiettivi e il connesso utilizzo delle risorse.
7. Nell’ipotesi di intervento sostitutivo di cui al comma 4, le quote del fondo sociale regionale non attribuite per la mancata elaborazione del Piano di Zona, sono assegnate ai soggetti istituzionali in conformità alle iniziative contenute nel Piano di Zona approvato in via sostitutiva.
8. Il Dipartimento competente per le Politiche Sociali dovrà, entro trenta giorni dalla ricezione, approvare i piani di zona. La Regione, in conseguenza di ciò, eroga cofinanziamenti a valere sul fondo per le politiche sociali per garantire la realizzazione dei sistemi integrati locali di interventi e servizi negli stessi previsti. I Comuni, con cadenza semestrale, provvedono alla rendicontazione dei flussi di spesa.
9. Per ogni ambito territoriale deve essere prevista l’erogazione delle seguenti prestazioni essenziali, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 22 della legge 8 novembre 2000, n. 328:
a) un servizio sociale professionale e segretariato sociale per l’informazione e la consulenza al singolo e ai nuclei familiari;
b) un servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personali e familiari;
c) assistenza domiciliare;
d) strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali;
e) centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario.
Art. 21
Carta dei servizi sociali
1. Al fine di tutelare gli utenti, assicurare l’informazione e la partecipazione degli stessi e la trasparenza nell’erogazione dei servizi, i soggetti gestori adottano la carta dei servizi, in conformità allo schema generale di riferimento previsto dall’articolo 13 della legge n. 328 del 2000.
2. L’adozione della carta dei servizi sociali da parte degli erogatori delle prestazioni e dei servizi sociali costituisce requisito necessario ai fini dell’autorizzazione e dell'accreditamento e deve prevedere il diritto di:
a) godere di azioni che promuovano e proteggano la salute della persona, della famiglia e della comunità;
b) non essere discriminati a ricevere servizi in un contesto di normalità di vita;
c) esprimere le proprie potenzialità e scelte nel progetto personale condiviso;
d) scelta tra una pluralità di prestazioni sociali offerte.
3. La carta dei servizi contiene:
a) le informazione sulle diverse prestazioni offerte e le tariffe praticate;
b) l'indicazione dei soggetti autorizzati e accreditati;
c) i criteri di accesso;
d) le modalità di erogazione e le modalità di funzionamento;
e) l’indicazione dei livelli essenziali di assistenza;
f) le regole da applicare in caso di mancato rispetto delle garanzie previste dalla carta, nonché le modalità di ricorso da parte degli utenti.
Art. 22
Partecipazione dei cittadini e degli utenti al controllo
della qualità e norme per la tutela degli utenti
1. La Regione e gli Enti locali assicurano la partecipazione dei cittadini e degli utenti al controllo della qualità dei servizi, anche favorendo l’attività delle Associazioni di tutela degli utenti e delle Organizzazioni sindacali.
2. Il Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali di cui all’articolo 18 individua gli strumenti e le modalità per assicurare la partecipazione dei cittadini e degli utenti al controllo della qualità dei servizi e degli interventi previsti dalla presente legge.
3. Al fine di tutelare i cittadini nel conseguimento delle prestazioni e dei servizi di cui alla presente legge, la Giunta regionale disciplina le modalità di presentazione dei reclami, tenuto conto della legge statale 30 marzo 2001, n. 152 in materia di Istituti di patronato e di assistenza sociale.
Art. 23
Diritti dei cittadini
1. Gli utenti e le loro famiglie hanno diritto:
a) ad avere informazioni sui servizi, sui livelli essenziali di assistenza, sulle modalità di accesso, sulle tariffe praticate;
b) alla riservatezza sull'utilizzo dei dati personali;
c) alla partecipazione, alla definizione del progetto personalizzato e al relativo contratto informato;
d) a partecipare a forme di consultazione e di valutazione dei servizi sociali.
2. I soggetti gestori di strutture e servizi assicurano forme di partecipazione degli utenti o loro rappresentanti al controllo della qualità delle prestazioni con la costituzione di comitati misti di partecipazione.
Titolo V
Autorizzazione e Accreditamento
Art. 24
Autorizzazione
1. I servizi e le strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale gestite dagli Enti pubblici o dai soggetti di cui al precedente art. 1, comma 7, della presente legge sono autorizzati dai Comuni. L’autorizzazione è rilasciata in conformità ai criteri fissati dalla Giunta regionale che recepisce ed integra, in relazione alle esigenze locali, i requisiti minimi nazionali.
2. I Comuni provvedono al rilascio delle autorizzazioni per i servizi e le strutture di cui al comma 1, con le seguenti modalità:
a) per le strutture già operanti provvederanno al rilascio di autorizzazioni provvisorie, prevedendo entro sessanta giorni l’emanazione di direttive per l’adeguamento ai requisiti nazionali e a quelli previsti al comma 1 del presente articolo;
b) per le strutture di nuova istituzione, trovano immediata applicazione i requisiti minimi nazionali previsti dal citato regolamento (D.M. 308/2001) al quale espressamente si rinvia.
3. I requisiti minimi, conformemente a quanto previsto dal citato regolamento riguardano le strutture ed i servizi rivolti a:
a) minori per interventi socio-assistenziali ed educativi integrativi o sostitutivi della famiglia;
b) disabili per interventi socio-assistenziali o socio-sanitari finalizzati al mantenimento e al recupero dei livelli di autonomia della persona e al sostegno della famiglia;
c) anziani per interventi socio-assistenziali o socio sanitari ad eccezione delle R.S.A. ad alta medicalizzazione ed R.S.A., finalizzati al mantenimento e al recupero delle residue capacità di autonomia della persona e al sostegno della famiglia;
d) persone affette da Aids che necessitano di assistenza continua e risultano prive del necessario supporto familiare, o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia temporaneamente e definitivamente impossibile o contrastante con il progetto individuale;
e) persone con problematiche psico-sociali che necessitano di assistenza continua e risultano prive del necessario supporto familiare, o per i quali la permanenza nel nucleo familiare sia temporaneamente o definitivamente contrastante con il progetto individuale.
4. Per le comunità di tipo familiare e per i gruppi appartamento con funzioni di accoglienza e bassa intensità assistenziale, che accolgono fino ad un massimo di sei utenti, i requisiti minimi richiesti sono quelli previsti per gli alloggi destinati a civile abitazione. La Giunta Regionale, con proprio atto, individuerà i casi in cui le strutture, di cui al presente comma, possono operare sulla base della semplice dichiarazione di inizio attività. Per le comunità che accolgono minori, la Giunta Regionale individua gli ulteriori requisiti necessari alle peculiari esigenze educatico-assistenziali dei bambini e degli adolescenti.
I servizi e le strutture a ciclo residenziale destinati all’accoglienza dei minori istituiti in seguito alla entrata in vigore della presente legge devono essere organizzati esclusivamente nella forma di strutture comunitarie di tipo familiare, al fine di giungere alla progressiva eliminazione degli Istituti per minori. Gli Istituti per minori già operanti all’entrata in vigore della presente legge, sono riconvertiti nel rispetto dei requisiti di cui alla presente legge o cessano la propria attività, secondo le modalità e i tempi previsti dal Piano sociale regionale.
5. Le strutture a ciclo diurno e residenziale, fermo restando il possesso dei requisiti previsti dalle norme vigenti in materia di urbanistica, edilizia, prevenzione incendi, igiene e sicurezza e l’applicazione dei contratti di lavoro e dei relativi accordi integrativi, devono:
a) essere ubicati in luoghi facilmente raggiungibili con l’uso di mezzi pubblici, comunque tale da permettere la partecipazione degli utenti alla vita sociale del territorio e facilitare le visite agli ospiti delle strutture;
b) essere dotate di spazi destinati ad attività collettive e di socializzazione distinti dagli spazi destinati alle camere da letto, organizzati in modo da garantire l’autonomia individuale, la fruibilità e la privacy;
c) prevedere la presenza di figure professionali sociali e sanitarie qualificate, in relazione alle caratteristiche ed ai bisogni dell’utenza ospitata, così come lo disciplinerà la Regione;
d) prevedere la presenza di un coordinatore responsabile della struttura;
e) adottare un registro degli ospiti e predisporre per gli stessi un piano individualizzato di assistenza e, per i minori, un progetto educativo individuale; il piano individualizzato e il progetto educativo individuale devono indicare: gli obiettivi da raggiungere, i contenuti e le modalità degli interventi, il piano delle verifiche;
f) organizzare le attività nel rispetto dei normali ritmi di vita degli ospiti;
g) adottare, la Carta dei Servizi Sociali, in conformità dell’articolo 13 della Legge 328/2000, nella quale vengono pubblicizzate le tariffe praticate e le prestazioni effettuate.
6. Ferma restando l’applicazione dei contratti collettivi di lavoro e dei relativi accordi integrativi, i soggetti erogatori devono garantire il rispetto delle seguenti condizioni organizzative e dei seguenti requisiti comuni a tutti i servizi alla persona, che costituiscono i requisiti minimi di cui all’articolo 9, comma 1, lettera c) della legge n. 328/2000, attraverso:
a) la presenza di figure professionali qualificate in relazione alla tipologia di servizio erogato, secondo lo standard che sarà definito dalla Regione Calabria;
b) la presenza di un coordinatore responsabile del servizio;
c) l’adozione della Carta dei Servizi Sociali di cui all’articolo 13 della Legge n. 328/2000, nella quale siano indicati i servizi prestati e le tariffe applicate;
d) l’adozione del registro degli utenti del servizio nel quale siano indicati i piani individualizzati di assistenza.
7. Al fine di definire i requisiti minimi richiesti in modo specifico per le diverse strutture si debbono considerare:
a) strutture a carattere comunitario quelle con bassa intensità assistenziale, bassa e media complessità organizzativa, destinate ad accogliere utenza con limitata autonomia personale, priva del supporto familiare o per la quale la permanenza del nucleo familiare sia temporaneamente o definitivamente contrastante con il piano individualizzato di assistenza;
b) strutture a prevalente accoglienza alberghiera quelle con bassa intensità assistenziale, media e alta complessità organizzativa in relazione al numero di persone ospitate, destinate ad accogliere anziani autosufficienti o parzialmente non autosufficienti;
c) strutture protette quelle con media intensità assistenziale, media e alta complessità organizzativa, destinate ad accogliere utenza non autosufficiente;
d)
strutture a ciclo diurno quelle con diverso grado di
intensità assistenziale in relazione ai bisogni dell’utenza ospitata e
collocati all’interno o in collegamento con una delle tipologie di strutture di
cui alle lettere a), b) e c).
Oltre ai requisiti indicati nel presente Titolo, le strutture di cui al
presente articolo devono possedere i requisiti indicati nell’allegato A del
D.M. 308 del 21.05.2001.
8. Per tutto quanto non previsto dalla presente legge, si rinvia al provvedimento che la Giunta Regionale adotterà per l’attuazione dell’articolo 11 delle Legge 328/2000, nella quale saranno specificati ulteriori requisiti e modalità per l’autorizzazione e l’accreditamento delle strutture residenziali e semi-residenziali.
9. Fino all’adozione delle disposizioni regionali di cui al comma precedente, e ferma restando l’applicazione dei requisiti minimi previsti dal Decreto del 21/5/2001, n. 308, continueranno ad applicarsi le norme regionali vigenti prima dell’entrata in vigore della Legge n. 328/2000.
Art. 25
Accreditamento
1. Al fine di promuovere lo sviluppo della qualità delle prestazioni sociali e facilitare i rapporti tra i soggetti erogatori di servizi e i cittadini, i servizi e le strutture socio-assistenziali e socio-sanitari pubblici e privati operanti in Calabria, autorizzati ai sensi dell’ articolo 24, sono accreditati con le modalità di cui al presente articolo.
2. L’accreditamento è condizione per instaurare con i soggetti pubblici rapporti economici finalizzati all’erogazione delle prestazioni con le modalità di cui all’articolo 27.
3. La Giunta regionale stabilisce con propria direttiva, sentito il parere della competente Commissione consiliare e della Conferenza Regione-Autonomie Locali, i requisiti e le procedure per il rilascio dell’accreditamento volti a garantire la qualità dei servizi e delle prestazioni erogate, le modalità per l’istituzione dell’elenco dei fornitori di servizi accreditati e i criteri per la determinazione delle tariffe che i Comuni corrispondono ai soggetti accreditati. La direttiva di cui al presente comma è pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria.
4. Le funzioni amministrative concernenti l’accreditamento sono attribuite ai Comuni, ricadenti negli ambiti di cui all’art. 17 della presente legge, acquisito il parere di un apposito organismo tecnico la cui composizione e modalità di funzionamento sono stabiliti con la direttiva di cui al comma 3. La Regione programma, individua e organizza azioni formative rivolte ai componenti gli organismi tecnici.
5. A tal fine la Giunta regionale, sulla base dei requisiti minimi strutturali e organizzativi fissati dallo Stato per l’esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale, nonché dei requisiti specifici per le Comunità di tipo familiare con sede nelle civili abitazioni, definisce i criteri per l’autorizzazione, l’accreditamento e la vigilanza delle strutture e dei servizi a gestione pubblica e dei soggetti previsti dall'art 1, comma 7 della presente legge.
6. I Comuni, autorizzano, accreditano e vigilano sui servizi sociali e le strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale a gestione pubblica o a gestione privata, realizzata dai soggetti previsti dall'art 1, comma 7 della presente legge nel rispetto dei criteri fissati dalla Regione.
7. L’adozione della carta dei servizi sociali da parte degli erogatori delle prestazioni e dei servizi sociali costituisce requisito necessario ai fini dell’accreditamento.
8. Il nuovo sistema si applica alle strutture di nuova istituzione mentre per le altre è previsto un regime transitorio in base al quale i Comuni concedono autorizzazioni provvisorie. Tali strutture già operanti, nel termine fissato dalla Regione, dovranno adeguarsi entro 5 anni dall’entrata in vigore della presente legge.
9. La Regione sulla base degli indirizzi statali dettati per le sperimentazioni innovative, disciplina le modalità per il rilascio, da parte dei Comuni, delle autorizzazioni per un periodo massimo di tre anni.
10. La Regione tramite il dipartimento esercita attività di vigilanza sulle strutture socio-assistenziali per verificarne la qualità delle prestazioni, il possesso e il mantenimento dei requisiti che ne hanno determinato la concessione dell’autorizzazione e/o dell’accreditamento.
Art. 26
Albo regionale
1. Con la presente
legge viene istituto, presso l’Assessorato ai Servizi Sociali un apposito Albo
regionale dove sono iscritti tutti i soggetti previsti dall'art 1, comma 7
della presente legge che gestiscono strutture e attività socio-assistenziali, i
quali siano stati accreditati o autorizzati allo svolgimento delle rispettive
attività. L’albo regionale dovrà essere strutturato
per tipologie specifiche in riferimento alla diversa competenza operativa dei
soggetti interessati.
Art. 27
Titoli per l’acquisto dei servizi sociali
1. I Comuni, ai sensi dell’articolo 17 della legge 328/2000, fermo restando quanto previsto dall’articolo 2, comma 2, della medesima e su richiesta degli interessati, possono prevedere la concessione di titoli validi per l’acquisto di servizi sociali dai soggetti accreditati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali ovvero come sostitutivi delle prestazioni economiche diverse da quelle correlate al minimo vitale previste dall’articolo 24, comma 1, lettera a), numeri 1 e 2, della legge 328/2000, nonché delle pensioni sociali di cui all’articolo 26 della legge 30 aprile 1969, n. 153, e successive modificazioni, e dagli assegni erogati ai sensi dell’articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335.
2. La Regione attraverso il Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali disciplina i criteri e le modalità per la concessione dei titoli, individua i servizi e le prestazioni che possono essere fruite attraverso l’utilizzo degli stessi, nonché le relative procedure, nell'ambito di un percorso assistenziale attivo per la integrazione o la reintegrazione sociale dei soggetti beneficiari; il Piano regionale definisce inoltre indirizzi volti a garantire i diritti dei cittadini nell’accesso alle prestazioni e ai servizi, con particolare riferimento ai casi in cui l’Ente locale eroghi le stesse unicamente attraverso i titoli di cui al presente articolo.
Art. 28
Affidamento dei servizi alla persona al Terzo settore
1. La Regione Calabria, con successivo regolamento attuativo, disciplina le modalità per l’acquisto da parte dei Comuni dei servizi ed interventi organizzati dai soggetti del Terzo settore definendo le modalità per garantire una adeguata pubblicità del presumibile fabbisogno di servizi in un determinato arco temporale. É istituito presso la Regione il registro dei soggetti del Terzo settore che siano autorizzati dai Comuni all’esercizio dei servizi a ciclo residenziale e semiresidenziale ai sensi degli articoli 24 e 25 della presente legge. In una apposita sezione del registro è inserito l’elenco dei soggetti di cui al comma 1, che si dichiarino disponibili a fornire servizi secondo tariffe e caratteristiche previamente concordate ed ivi indicate. I Comuni, in attuazione dei Piani di Zona, stipulano convenzioni con i fornitori iscritti nell’Albo di cui all’articolo 26 anche acquisendo la disponibilità del fornitore alla erogazione di servizi e interventi a favore dei soggetti in possesso dei titoli per l’acquisto dei servizi sociali di cui all’art. 27.
2. Nel rispetto dei principi di pubblicità, trasparenza dell’azione della Pubblica Amministrazione e di libera concorrenza tra privati; i servizi vengono aggiudicati nel rispetto dalle normative vigenti e in ossequio alle direttive del Piano Sociale Regionale, tenuto conto della qualità che il Comune intende ottenere dal servizio appaltato. I contratti di affidamento dei servizi prevedono le forme e le modalità per la verifica degli adempimenti, compreso il mantenimento dei livelli qualitativi concordati e i provvedimenti da adottare in caso di mancato rispetto.
Art. 29
Conferenza
Permanente Regionale:
Consulta delle Autonomie Locali
e Consulta del Terzo settore
1. In ottemperanza alla Legge 328/2000 e per realizzare il coinvolgimento dei Comuni, delle Province e del Terzo Settore e la loro responsabilizzazione sui temi sociali è istituita la conferenza permanente per la programmazione socio-assistenziale regionale.
2. La Conferenza Permanente è l’organismo rappresentativo
delle autonomie locali e dei soggetti del Terzo settore con il fine di
potenziare il loro ruolo nei procedimenti di programmazione socio-assistenziale.
3. La Conferenza permanente è presieduta dall’Assessore
alle Politiche Sociali.
4. Il Presidente della Giunta entro 30 giorni dalla data di
entrata in vigore della presente legge, procede all’insediamento della
Conferenza permanente.
5. La Conferenza permanente regionale è composta da:
a)
Consulta delle
Autonomie locali formata dai Presidenti dei Comitati di Zona di cui all’art. 20
della presente legge, e dai rappresentanti delle cinque Province. Il Presidente
è nominato al suo interno;
b) Consulta del Terzo Settore formata da almeno 25 membri e comunque non superiore a 35, in rappresentanza dei soggetti di cui all’art. 2 del D.P.C.M. 30 marzo 2001. Il Presidente è nominato al suo interno. La Giunta regionale, entro 30 giorni dalla pubblicazione della presente legge, previo parere vincolante della Commissione competente, delibera e stabilisce i criteri per l’individuazione dei membri di cui sopra.
6. La Conferenza permanente regionale e le due Consulte, di
cui al precedente comma, entro 60 giorni dal loro insediamento, approvano a
maggioranza di due terzi, un proprio regolamento di funzionamento.
7. La Giunta regionale sottopone alla Conferenza permanente
regionale, per acquisirne il parere, tutti gli atti di programmazione socio-assistenziale,
prima della loro emanazione e del loro invio al Consiglio Regionale. Il parere
richiesto deve essere espresso entro il termine perentorio di 30 giorni dal
ricevimento della richiesta, trascorso il quale, il parere si considera
comunque acquisito. La Giunta regionale motiva le decisioni adottate in difformità
ai pareri espressi dalla Conferenza permanente.
8. Il Dipartimento della Giunta competente in materia di
Politiche Sociali, assicura il supporto logistico e professionale necessario
per il funzionamento della Conferenza permanente e delle due Consulte di cui al
comma 5 del presente articolo. Le funzioni di segretario sono svolte da un
funzionario delle politiche sociali della Regione.
9. Le due Consulte si riuniscono autonomamente almeno due
volte all’anno con funzioni consultive e propositive.
Art. 30
Personale
1. I profili delle figure professionali sociali sono quelli fissati con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali di concerto con i Ministri della Salute, dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, sulla base dei criteri e dei parametri individuati dalla Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, ai sensi dell’articolo 129, comma 2, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.
2. I profili professionali precedenti all’entrata in vigore della legge-quadro sull’assistenza sociale sono equiparati ai nuovi profili di cui al comma 1 del presente articolo, secondo i criteri previsti con il medesimo Regolamento di cui al comma 2 dell’art. 12 della legge 328/2000.
3. Restano ferme le disposizioni di cui all’articolo 3-octies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, introdotto dall’articolo 3 del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, relative ai profili professionali dell’area sociosanitaria ad elevata integrazione sanitaria.
4. Le modalità di accesso alla dirigenza sono individuate ai sensi dell’art. 12, comma 5, della legge 8 novembre 2000, n. 328.
Art. 31
Formazione e aggiornamento del personale
1. La Regione provvede, per l’attuazione della presente legge e sulla base degli indirizzi fissati dal Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali, alla formazione di base e all’aggiornamento del personale.
2. La Regione programma corsi di formazione per il personale per il quale non è richiesto un corso di laurea, sulla base dei criteri generali riguardanti i requisiti per l’accesso, la durata e l’ordinamento didattico disciplinati con Regolamento del Ministro Lavoro e delle Politiche sociali.
3. La Regione, nell’ambito delle proprie competenze in materia di formazione professionale, in raccordo con le Province, promuove la formazione degli operatori sociali e degli operatori dell’area sociosanitaria, tenendo in considerazione le esigenze di raccordo dei percorsi formativi e di integrazione delle diverse professionalità.
4. La Regione e le Province promuovono iniziative formative a sostegno della qualificazione delle attività dei soggetti del Terzo settore.
5. I soggetti pubblici e privati erogatori degli interventi promuovono e agevolano la partecipazione degli operatori ad iniziative di formazione, qualificazione e aggiornamento.
Art. 32
Compartecipazione al costo dei servizi
1. La Giunta regionale, tenuto conto del Piano regionale degli interventi e servizi sociali, con propria direttiva definisce, sentito il parere della competente Commissione consiliare e della Conferenza Regione-Autonomie Locali, criteri generali per la determinazione del concorso da parte degli utenti al costo delle prestazioni del sistema integrato, sulla base dei criteri indicati nel Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali, al fine di assicurare una omogenea applicazione sul proprio territorio di quanto disposto dal decreto legislativo n. 109 del 1998 e successive integrazioni e modifiche.
2. La direttiva di cui al comma 1 definisce in particolare i criteri per:
a) l’individuazione delle prestazioni di cui all’articolo 3, comma 2 del decreto legislativo n. 109 del 1998 e successive integrazioni e modifiche e la conseguente composizione del nucleo familiare;
b) la definizione delle condizioni economiche richieste per l’accesso alle prestazioni agevolate e per la differenziazione delle tariffe, stabilite e/o effettuate cosi come previsto dal D.L. 31/3/1998, n. 109 e successive modifiche e integrazioni.
Titolo VI
Sistema di finanziamento
Art. 33
Il finanziamento del sistema integrato
1. Il sistema integrato di cui alla presente legge si realizza avvalendosi delle risorse degli Enti Locali, di quelle provenienti dal Fondo regionale per le politiche sociali di cui al successivo articolo 34, di quelle del Fondo sanitario regionale, nonché di quelle eventualmente dei soggetti del Terzo Settore, di altri soggetti senza scopo di lucro e delle Aziende pubbliche di servizi alla persona, che concorrono alla realizzazione dei Piani di zona ai sensi dell’articolo 20.
2. La Regione e gli Enti locali garantiscono la
realizzazione del sistema integrato che assicura i livelli
essenziali delle prestazioni sociali di cui all’articolo 7.
3. Per il 2004 le risorse del fondo sociale regionale sono
così individuate:
a) Fondi statali;
b) Fondo sociale regionale;
c) Fondo sociale locale.
Art. 34
Fondo regionale per le politiche sociali
1. Gli interventi e i servizi sociali sono finanziati a valere sui rispettivi bilanci della Regione e degli Enti locali e sul fondo nazionale comprendente le annualità 2002 e 2003 per le politiche sociali il cui stanziamento complessivo, ai sensi della legge 328/2000, è determinato annualmente, con legge finanziaria.
a) nel bilancio regionale, in sostituzione del fondo di cui alla legge n. 5/1987 della Regione Calabria UPB 6.2.01.02 (capitolo 4331103), è istituito il “Fondo Regionale per le Politiche Sociali”, di seguito chiamato Fondo Regionale Sociale, per il conseguimento delle finalità della presente legge e, in particolare degli obiettivi in materia di servizi sociali e di educazione alla socialità. Tale Fondo viene costituito dalla confluenza delle somme già destinate per la Legge 5/87 e dalle risorse finanziarie accreditate alla Regione Calabria in seguito al riparto del Fondo Nazionale, così come previsto dalla legge 328/2000, nonché dalle somme messe a disposizione dagli Enti locali.
2. Il Fondo Regionale Sociale è ripartito annualmente dalla Giunta regionale secondo i seguenti criteri:
90% ai Comuni per cofinanziare la
realizzazione dei Piani di zona, in ragione del numero degli abitanti,
dell’estensione territoriale;
10% al Settore Politiche Sociali della Regione per
realizzare progetti innovativi e sperimentali, e per finanziare l’aggiornamento
e la formazione degli operatori pubblici e privati.
Art. 35
Abrogazione
1. Sono abrogate tutte le disposizioni in contrasto con la presente legge e successive norme di attuazione ed esecuzione, di cui alla L.R. 26.01.1987 n° 5 e successive integrazioni e modificazioni.
Art. 36
Norme transitorie
1. A decorrere dall’esercizio finanziario 2004 ed a valere sullo stanziamento previsto annualmente in bilancio la Regione è autorizzata a istituire apposito capitolo di spesa su cui imputare la somma destinata ai Gruppi Appartamento, di cui alla Legge regionale 21/96 e successive modificazioni ed integrazioni, il cui numero non dovrà essere aumentato rispetto a quello esistente all’entrata in vigore della presente legge. Tale risorsa non potrà comunque essere detratta dal Fondo Sociale Regionale.
2. In via transitoria e fino all’adozione dei Piani di Zona di cui all’art. 20 della presente legge, la Regione provvederà alla gestione diretta del Fondo regionale Sociale di cui all’art. 33 e 34 della presente legge per il funzionamento delle strutture residenziali socio-assistenziali già operanti all’entrata in vigore della presente legge.
Art. 37
Personale delle équipes socio psico pedagogiche
1. Il personale di cui alla L.R. 57/90 e L.R. 2/97, previa ricognizione delle categorie e dei profili professionali di appartenenza, è destinato presso le strutture di cui agli articoli 9 e 13 della presente legge ed inserito nei ruoli degli Enti presso cui presta servizio in sede di determinazione delle dotazioni organiche.
2. La Regione assicura il trasferimento delle risorse annualmente impegnate per il pagamento delle competenze.
Art. 38
Disposizioni finanziarie
1. Agli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge si fa fronte nell’ambito dei capitoli afferenti le unità previsionali di base, autorizzati dalla legge annuale di approvazione del bilancio della Regione e dalla legge finanziaria che l’accompagna.
Art. 39
Norme finali
1. La Giunta regionale
entro 120 gg. dall’entrata in vigore della presente legge provvederà ad
emettere tutti gli atti ed i provvedimenti di indirizzo e di attuazione
necessari alla sua piena attuazione.
2. Le disposizioni di cui all’art. 10 della presente legge si applicano successivamente alla entrata in vigore del piano sanitario regionale.
3. E’ fatta salva comunque l’applicazione delle richiamate disposizioni se con reperimento delle risorse necessarie a carico del bilancio regionale.
Art. 1
Giornata regionale per la legalità
1. In memoria delle vittime del dovere e della criminalità, la Regione istituisce la "Giornata regionale per la legalità", da celebrarsi ogni anno il ventitré di maggio, al fine di promuovere l'educazione, l'informazione e la sensibilizzazione in materia di legalità su tutto il territorio calabrese.
Art. 2
Modalità di realizzazione
1. In occasione della "Giornata regionale per la legalità" la Regione organizza manifestazioni, convegni, e ogni altra iniziativa idonea a diffondere la cultura della legalità nella società calabrese.
2. Il programma delle iniziative è curato dalla Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria di cui alla L.R. 27 dicembre 2002 n. 50, che in fase di realizzazione si avvale della collaborazione di Enti ed Associazioni, senza fini di lucro, di comprovata esperienza nel campo dell'educazione alla legalità.
Art. 3
Disposizione finanziaria
1. La spesa per l'attuazione della presente legge, quantificata in Euro 25.000,00, rientra nello stanziamento previsto, nell'ambito dell'unità previsionale di base del bilancio di previsione per l'esercizio 2004.
Art. 1
Giornata regionale contro ogni forma di terrorismo
1. In memoria delle vittime del terrorismo, la
Regione Calabria istituisce la
"Giornata Regionale contro ogni forma di terrorismo", da celebrarsi
ogni anno il dodici di novembre, al fine di promuovere l'educazione,
l'informazione e la sensibilizzazione contro il fenomeno del terrorismo, nazionale ed internazionale, su
tutto il territorio calabrese.
Art. 2
Modalità di realizzazione
1. In occasione della
"Giornata regionale contro ogni forma di terrorismo" la Regione
organizza manifestazioni, convegni, e ogni altra
iniziativa idonea a diffondere la cultura della lotta al terrorismo nella società calabrese.
2. Il programma delle iniziative è proposto e curato dalla 1^ Commissione Consiliare - Politiche Istituzionali di concerto con l'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale. In fase di organizzazione potranno essere coinvolte le forze dell'Ordine, nonché gli Enti, le Istituzioni scolastiche e le Associazioni ispirate ai principi di solidarietà, pace e libertà.
Art. 3
Disposizione finanziaria
1. La spesa per l'attuazione della presente legge,
quantificata in Euro 25.000,00, rientra in un apposito capitolo nello
stanziamento previsto nell'ambito
dell'unità previsionale di base del bilancio di
previsione per l'esercizio 2004 del Consiglio Regionale.