VII LEGISLATURA
70^ Seduta
Venerdì 13 giugno 2003

Deliberazione n. 218 (Estratto del processo verbale)

OGGETTO: Legge regionale – Bilancio annuale di previsione della Regione Calabria per l’anno finanziario 2003 e bilancio pluriennale per il triennio 2003/2005.

Presidente: Luigi Fedele
Consigliere Segretario: Francesco Pilieci
Segretario Generale: Giuseppe Cannizzaro

Consiglieri assegnati 43
Consiglieri presenti 36, assenti 7

…omissis…

Il Presidente, quindi, essendo stati approvati separatamente gli undici articoli del progetto di legge in argomento, con gli emendamenti introdotti, nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, pone in votazione la legge nel suo complesso e, deciso l'esito - presenti e votanti 36, a favore 25, contrari 11 - ne proclama il risultato:

"Il Consiglio approva"
…omissis…

IL PRESIDENTE f.to: Fedele
IL CONSIGLIERE SEGRETARIO f.to: Pilieci
IL SEGRETARIO GENERALE f.to Cannizzaro

E' conforme all'originale.
Reggio Calabria, 20 giugno 2003

IL DIRIGENTE
DEL SETTORE SEGRETERIA
(G. Multari)

Allegato alla deliberazione
n. 218 del 13 giugno 2003

 

 

 

VII LEGISLATURA

L E G G E R E G I O N A L E

 

BILANCIO ANNUALE DI PREVISIONE DELLA REGIONE CALABRIA
PER L’ANNO FINANZIARIO 2003 E BILANCIO PLURIENNALE
PER IL TRIENNIO 2003/2005

 

 

E’ conforme al testo approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 13 giugno 2003.

Reggio Calabria, 19 giugno 2003

IL PRESIDENTE
(Luigi Fedele)

PREMESSA

Dall’analisi dell’attuale quadro normativo in materia di bilanci regionali emerge un ruolo più forte riconosciuto alle Regioni a Statuto ordinario nella definizione delle politiche di finanza pubblica e nella condivisione di questioni che riguardano le stesse Regioni. Difatti, mentre la precedente normativa prevedeva esclusivamente un parere delle Regioni sul DPEF e sul bilancio a legislazione vigente, l’art. 2 della L.208/1999 prevede che i documenti di bilancio e di programmazione e previsionali (e quindi, oltre al DPEF e al bilancio a legislazione vigente, anche la legge finanziaria, la Relazione previsionale e programmatica e il Bilancio programmatico) devono essere trasmessi entro il 30 settembre alle Camere e alle Regioni ai fini del parere da rendere in sede di Conferenza unificata.
Il necessario raccordo fra la finanza statale e quella regionale ai fini del raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica deve naturalmente avvenire nel rispetto della pari dignità istituzionale che, in seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione, è ormai riconosciuta ad entrambi i livelli di governo
Tale esigenza di raccordo risulta evidente anche sul piano operativo se è vero che il raccordo delle politiche presuppone che le linee strategiche si debbano svolgere secondo medesime convenzioni contabili.
La nuova disciplina di contabilità regionale, prevista dal D.Lgs. 76/2000 in attuazione della delega conferita al Governo con la Legge n.208/1999, introduce per le Regioni un disegno programmatorio per l’approvazione dei bilanci che ricalca quello dello Stato. L’adozione da parte delle Regioni di una procedura di bilancio che faccia leva sullo strumento della legge finanziaria raccordata ad un DPEF regionale dovrebbe avere l’effetto di collocare le scelte di politica regionale in un più vasto quadro di ragionevole coerenza con la politica nazionale e comunitaria.
In questo complesso scenario, che vede una diversa distribuzione delle funzioni, un rinnovato ruolo regionale nella costruzione degli equilibri di finanza pubblica, la riforma del sistema tributario ed il suo collegamento con il finanziamento delle competenze regionali, decisa centralità assumono il modo di costruzione e le regole fissate nelle annuali manovre finanziarie, con riguardo agli aspetti più direttamente influenti sui bilanci regionali e sulle loro politiche per trarne coerenze e contraddizioni rispetto ad una finanza regionale non del tutto affrancata dalla preminenza progettuale del livello centrale.
Da questo punto di vista, nella costruzione del bilancio regionale è necessario tenere conto di tutti gli elementi che possono avere influenza nella dinamica della spesa e soprattutto delle entrate regionali ma anche dei documenti che, a livello macro economico, delineano il quadro generale a livello nazionale che hanno influenza diretta sull’economia regionale.

1. IL QUADRO MACROECONOMICO

1.1. Il quadro macro-economico nazionale e regionale

A livello macro-economico, il quadro programmatico della finanza pubblica nazionale indicato nel Documento di programmazione nazionale per gli anni 2003-2006 formula gli obiettivi finanziari del quadriennio in linea con gli impegni assunti in sede europea. Tale quadro è stato delineato sulla scorta delle nuove tendenze dei conti pubblici nel 2002 e negli anni successivi a seguito del ritardo con cui si è manifestato l’avvio della congiuntura economica favorevole.
Il peggioramento del ciclo economico manifestatosi nel corso dei primi mesi del 2002 ha portato il Governo, con la Nota di aggiornamento al DPEF presentata contestualmente alla Relazione Previsionale e Programmatica per l’anno 2003, a ricollocare gli obiettivi finanziari per il 2003 che, allo stato attuale, prevedono una crescita del PIL pari allo 0,6% e di conseguenza inducono un aumento tendenziale dell’indebitamento pari a circa il 2,3% a livello nazionale.
Il rallentamento dell’economia internazionale e nazionale ha frenato la crescita del Mezzogiorno la cui tendenza al rialzo, seppure in misura minore rispetto alla media del Paese, nel corso del 2002 ha subito una interruzione.
Tuttavia la crescita economica dell’Area Meridionale negli ultimi anni procede a un ritmo (circa 2 per cento annuo) doppio di quello della prima metà degli anni Novanta, mediamente superiore a quello del Centro-Nord, ma ancora assolutamente al di sotto delle potenzialità dell’area.
In questo contesto, nel recente DPEF 2003-06 il Governo conferma, ed anzi rafforza, l’impegno che ha assunto per determinare un forte balzo di sviluppo del Mezzogiorno.
Obiettivo del Governo è promuovere la crescita degli investimenti, del prodotto e dell’occupazione nel Mezzogiorno. Al conseguimento di tale obiettivo, concorrono un volume adeguato di risorse finanziarie per spese in conto capitale e regole nuove a garanzia dell’accelerazione delle erogazioni effettive. Questi strumenti, assieme all’accelerazione nell’utilizzo dei fondi provenienti dal Quadro Comunitario di Sostegno 2000-06 e all’allocazione nel Mezzogiorno del 30 per cento delle risorse ordinarie in conto capitale mirano a portare nel medio periodo le risorse destinate al Mezzogiorno a un livello medio pari al 45 per cento del totale della spesa in conto capitale.
Nel Mezzogiorno il clima di fiducia dei consumatori, che dal 1998 si è sempre mantenuto al di sopra di quello del Centro-Nord, negli ultimi mesi tende a convergere. Il clima di fiducia degli imprenditori resta invece superiore a quello rilevato nel resto del Paese ed è improntato ad un maggiore ottimismo sulle attese a breve termine, sia per la produzione che per gli ordini.
La dinamica delle esportazioni delle aree meridionali, nonostante il rallentamento del commercio internazionale, indica nella prima parte del 2002 una ripresa congiunturale (1,8 per cento nel secondo trimestre al netto dei fattori stagionali, a fronte di 1,4 per cento nel resto del paese).
La domanda turistica nel Mezzogiorno, che nel 2001 ha registrato, in termini di presenze, il miglior risultato fra tutte le ripartizioni territoriali (4,3 per cento rispetto a 2,7 per cento nel Centro-Nord e al 3 per cento nazionale - la crescita dei clienti italiani è stata pari al 4,2 per cento e quella dei visitatori stranieri al 4,5 per cento), all’inizio del 2002 ha manifestato andamenti negativi, riassorbiti nel periodo estivo. Le tendenze continuano a essere migliori del Centro-Nord.
Nella prima parte del 2002 la dinamica delle vendite del commercio fisso al dettaglio in termini nominali ha mostrato nelle regioni meridionali andamenti tendenziali lievemente al di sotto della media italiana (1,8 per cento contro 2,1 per cento). Anche la dinamica dei prezzi nel Mezzogiorno tende ad allinearsi a quella nazionale. Tuttavia, in un arco temporale più lungo (indice 1995=100), il costo della vita nelle regioni meridionali è cresciuto meno che nel resto del Paese.
Nei primi mesi del 2002 permane il dinamismo del tessuto imprenditoriale dell’area, che dura ormai da cinque anni. Il ritmo di crescita delle imprese nei settori extra-agricoli (3,0 per cento di imprese registrate in un anno) resta superiore a quello del Centro-Nord (0,9 per cento); particolarmente sostenuti sono i tassi di incremento in Calabria e Campania.
L’evoluzione positiva dell’occupazione nel Mezzogiorno, iniziata a fine 1997, si è rafforzata nel corso del 2001, raggiungendo un ritmo di sviluppo sconosciuto negli ultimi due decenni (2,7 per cento rispetto all’anno precedente). Nei primi tre trimestri del 2002, rispetto allo stesso periodo del 2001, gli occupati sono aumentati nel Mezzogiorno in misura relativamente superiore a quella del Centro-Nord (1,9 per cento contro 1,4 per cento). In termini congiunturali l’occupazione è aumentata a luglio dello 0,4 per cento (0,6 nel settore extra-agricolo), mentre è stazionaria nel Centro-Nord.
Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, l’aumento di 271 mila occupati registrato a luglio nel complesso del Paese, riguarda per 121 mila unità il Mezzogiorno (44 per cento del totale). Al netto dell’agricoltura l’aumento è superiore: 142 mila unità, pari al 2,6 per cento di crescita, contro 145 mila unità nel Centro-Nord, pari a 1 per cento. Andamenti particolarmente positivi caratterizzano l’industria in senso stretto (3,1 per cento nel Mezzogiorno contro 1,3 nel Centro-Nord) e i servizi (2,8 per cento nel Mezzogiorno contro 0,5 nel Centro-Nord). Sono cresciute ad un tasso sostenuto l’occupazione dipendente con contratto a tempo indeterminato (3,1 per cento) e quella a tempo pieno (3,3 per cento).
A questi risultati hanno concorso sia l’autonomo sviluppo imprenditoriale dell’area, sia la ripresa dell’intervento pubblico soprattutto attraverso l’accelerazione degli investimenti pubblici in infrastrutture materiali e immateriali. Un contributo è venuto anche dal bonus espressamente mirato all’occupazione (ex art.7 L.388/2000) utilizzato per il 65 per cento nelle regioni del Mezzogiorno.
Con riguardo al complesso del 2002, l’andamento più favorevole della congiuntura meridionale rispetto al resto del paese, in presenza di un ridimensionamento della crescita media italiana da 1,3 (del DPEF) a 0,6 per cento, consente di stimare per il Mezzogiorno un incremento del PIL di circa l’1 per cento.
Nel 2003, l’aumento del PIL nel Mezzogiorno dovrebbe tornare a un livello più sostenuto (2,4 per cento), in linea con quello del resto del Paese. Subordinatamente alla effettiva realizzazione della ripresa internazionale, la crescita del Mezzogiorno, in presenza dell’impegno di intervento pubblico, assunto nel DPEF e nel Patto per l ’Italia, potrà tornare sul solco programmatico verso e oltre il 4 per cento.
A fronte di questo andamento, la crescita dell’economia della Regione Calabria nel 2001 è stata sorprendentemente elevata, dimostrando il più alto tasso di crescita tra tutte le Regioni italiane, il 4%. Tra l’altro questo valore si registra in successione ad un valore per l’anno 2000 già molto elevato.

Tavola 1.1 – PIL a prezzi di mercato delle regioni italiane (tassi medi annui di variazione % a prezzi 1995)

Regioni

1996

1997

1998

1999

2000

2001

Piemonte

Valle d’Aosta

Lombardia

Trentino Alto Adige

Veneto

Friuli Venezia Giulia

Liguria

Emilia Romagna

Toscana

Umbria

Marche

Lazio

Abruzzo

Molise

Campania

Puglia

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

Mezzogiorno

Centro-Nord

Italia

-0,3

0,0

1,4

2,9

1,6

0,7

0,9

1,0

1,5

-0,7

1,7

0,8

1,4

0,8

-0,4

0,9

1,6

1,5

2,8

0,0

1,0

1,1

1,1

2,4

-1,0

1,8

-0,5

3,6

-0,7

1,9

1,6

1,5

3,2

3,9

0,5

2,3

4,2

3,9

1,2

5,6

1,5

2,1

4,2

2,7

1,8

2,0

1,2

-1,0

1,8

2,8

1,6

0,4

1,7

1,9

1,8

1,0

0,8

2,5

0,2

-0,8

2,7

2,1

2,8

1,4

2,1

2,5

2,0

1,7

1,8

2,7

0,2

1,2

0,5

1,7

1,6

-0,5

2,1

2,5

2,8

3,6

1,1

-0,8

1,1

1,7

3,0

5,4

1,4

0,5

0,9

1,5

1,7

1,6

3,7

3,2

2,0

3,4

3,6

2,2

2.6

4,2

3,4

5,3

3,1

2,4

5,9

5,3

1,3

2,6

5,6

3,7

2,4

1,1

2,6

3,0

2,9

1,1

0,8

1,0

2,7

1,6

2,5

0,9

2,0

2,2

1,7

1,5

2,7

0,4

1,5

1,6

1,3

0,5

4,0

3,5

3,5

2,2

1,7

1,8

Fonte: ISTAT per l’Italia e valutazioni SVIMEZ per Centro-Nord e Mezzogiorno
Inoltre, se analizziamo la dinamica della variazione del PIL negli ultimi 5 anni (dal 1996 al 2001), osserviamo come la crescita della Calabria (+2,2%) sia stata superiore rispetto a quella del Centro-Nord (+1,8%) e dell’Italia nel suo complesso (+1,9%).
Tavola 1.2 – Evoluzione (v.a. e %) del PIL in Calabria, in Italia e nel Mezzogiorno (prezzi 1995, mil. di euro)

PIL

1996

1997

1998

1999

2000

2001

Var%

96-01

Calabria

20.503,6

1,5

20.809,3

1,5

21093,1

1,4

21380,3

1,4

22.173,1

3,7

23.055,9

4,0

2,2

Mezzogiorno

225.587,1

1,0

231.636,0

2,7

236.357,6

2,0

239.795,5

1,5

245.941,0

2,6

251.436,6

2,2

2,0

Centro-Nord

706.403,8

1,1

719.736,7

1,8

732.114,6

1,7

744.218,5

1,7

766.382,6

3,0

779.062,8

1,7

1,8

Italia

933.142,0

1,1

952.050,0

2,0

969.130,0

1,8

984.567,0

1,6

1.012.802,5

2,9

1.030.910,0

1,8

1,9

Fonte: Nostra elaborazione su dati SVIMEZ
Sembra dunque che l’economia regionale sia in una fase di pieno recupero del differenziale di crescita, in un processo di convergenza verso i livelli di crescita delle regioni italiane più sviluppate e che tale processo non risenta, almeno comparativamente rispetto alle altre regioni, del clima generale congiunturale negativo.
Anche se i differenziali nei tassi di crescita del PIL pro-capite tra Calabria e Italia non sono tali colmare in maniera significativa il gap che la separa dalle regioni più avanzate del Paese, è indubbio che la regione ha mostrato importanti segni di miglioramento.
L’analisi del prodotto per abitante (Tavola 1.3), anche se a prezzi correnti e dunque ignorando differenziali regionali di inflazione, dimostra che gli ultimi cinque anni hanno innalzato il tenore di vita medio dei cittadini calabresi rispetto alla media nazionale.
Tavola 1.3 – Prodotto Interno Lordo pro-capite

Pil

pro-capite

2001

(euro)

Indici: Italia = 100*

1996

1997

1998

1999

2000

2001

Calabria

13.402,9

59,6

60,8

60,7

61,0

62,2

63,8

Mezzogiorno

14.217,2

66,3

66,9

66,9

67,1

67,2

67,7

Centro-Nord

24797,1

119,2

118,9

118,8

118,6

118,5

118,1

Italia

21.002,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

*calcolati su valori a prezzi correnti

Fonte: SVIMEZ – "Rapporto 2002 sull’economia del Mezzogiorno"

 Va però fin d’ora sottolineato come la scarsa vulnerabilità alle fasi negative del ciclo sia il prodotto di un sistema produttivo poco aperto agli scambi con l‘estero e, quindi, tale elemento può anche essere fonte di preoccupazione per le potenzialità di sviluppo dell’intera base economica regionale.
Più in generale, nello spiegare l’ottima performance recente contano sia la richiamata scarsa apertura al mercato internazionale (le esportazioni calabresi, nel 2001, hanno rappresentato solo lo 0,11% di quelle nazionali), sia il consolidamento del ruolo dei servizi nello sviluppo regionale, con il peso tradizionalmente più elevato dei servizi non vendibili, e, infine, il contributo del settore delle costruzioni, grazie soprattutto agli investimenti intrapresi per l’ammodernamento delle principali infrastrutture viarie della regione.
Altro importante contributo è da attribuire al ruolo delle politiche del lavoro, volte ad incrementare il grado di flessibilità del lavoro, delle politiche di promozione diretta dell’occupazione e, soprattutto, di quelle politiche di sgravi sul lavoro dipendente (sgravi contributi e credito d’imposta per i nuovi assunti) in una regione caratterizzata da uno strutturale squilibrio tra disponibilità di forza-lavoro e capitale produttivo.
Da un punto di vista settoriale, i settori trainanti sono stati quelli delle costruzioni e i settori manifatturieri dell’’industria in senso stretto, con tassi medi annui di sviluppo rispettivamente del 5,1 e del 7,4 per cento.

2. IL QUADRO NORMATIVO

2.1. Il quadro normativo per la costruzione del bilancio regionale

E’ evidente che in questo contesto di economia nazionale stagnante, la necessità di creare le condizioni per consentire una crescita economica deve necessariamente coniugarsi con un’azione costante di contenimento della spesa. A livello nazionale tale esigenza era già stata avvertita a partire dal DPEF 2002 ove veniva evidenziato che l’aumento del deficit era da imputare a due fattori: l’aumento della spesa del settore sanitario e l’aumento della spesa per beni e servizi. Al raggiungimento degli obiettivi di contenimento delle due voci di spesa, seppur nel mutato quadro dei rapporti fra Stato e Regioni dovuto principalmente alla modifica del Titolo V della Costituzione, sono chiamate a contribuire in maniera sostanziale anche quest’ultime.
Nel corso del 2002 lo scenario non è cambiato e sono pertanto tre gli elementi che possono incidere profondamente sulla costruzione del bilancio regionale:

    1. la sottoscrizione dell’accordo tra Stato e Regioni in materia di spesa sanitaria dell’8 agosto 2001, ha portato alla necessità di modificare le aliquote di compartecipazione previste nel D.Lgs. 2001 in sostituzione dei trasferimenti dal fondo sanitario nazionale. All’aggiornamento degli importi riconosciuti per il 2001 si è accompagnata una definizione dei fabbisogni sanitari anche per il triennio 2002-2004, facendo così ricadere nell’ambito della programmazione finanziaria la quantificazione di risorse che, nel disegno normativo del d.lgs. n. 56/2000, dovevano trovare un loro "tetto" nella variazione delle entrate proprie e compartecipate. Si è, inoltre, in parte riaperto il confronto sul rilievo da attribuire ai criteri di valutazione del fabbisogno sanitario alla base finora del meccanismo di riparto. Nell’ambito della manovra finanziaria per il 2002, il Governo ha poi condizionato l’adeguamento dei fabbisogni sanitari (e quindi delle risorse riconosciute alle Regioni in base all’accordo) al rispetto degli impegni assunti con il patto di stabilità interno e a quelli relativi al contenimento della spesa farmaceutica. Misura che è stata estesa anche alle somme previste per gli esercizi 2002-2004 dall’art. 4 del d.l. 15 aprile 2002 n. 63;
    2. la definitiva approvazione della riforma costituzionale, che apre una nuova fase di definizione dell’autonomia finanziaria delle Regioni, del ruolo e delle finalità del sistema perequativo. Il nuovo titolo V della costituzione modifica significativamente i contenuti del sistema preesistente e rende necessario un riesame complessivo delle diverse fonti di finanziamento. Analisi che dovrà portare, per una compiuta realizzazione del nuovo disegno costituzionale (in materia di finanziamento), ad una definizione del quadro normativo entro il quale le Regioni potranno esercitare la propria potestà impositiva, dei criteri per la assegnazione delle risorse del fondo perequativo e delle erogazione dei contributi speciali previsti dall’articolo 119;
    3. la conferma del patto di stabilità interno così come previsto nella Legge 16 novembre 2001, n. 405.

2.1.1. Gli impegni assunti con l’accordo dell’8 agosto 2001 e la sanzione per l’inadempimento

A fronte della soluzione del problema relativo al sottofinanziamento del settore sanità sono molti gli impegni assunti dalle Regioni con l’accordo dell’8 agosto, a fronte della prevista maggiorazione dei finanziamenti 2002-2004 e dei ripiani 2000 e 2004.
Il problema del "sottofinanziamento" in sanità, all’origine di larga parte dei recenti deficit annuali, è stato risolto con l’Accordo fissando il finanziamento per gli anni 2002-2004 al 5,88% del PIL e con obiettivo del 6% in un arco ragionevole di tempo. Alla regione Calabria sono destinate per l’anno 2003 risorse per circa 2.453 Meuro di cui una quota viene erogata solo dopo la verifica positiva del rispetto degli obblighi stabiliti nell’Accordo dell’8 Agosto che sono poi stati recepiti con il d.l. 347/2001, convertito nella legge 405/2001. Tali obblighi riguardano:

  1. l’obbligo per le Regioni di ottenere dalle aziende sanitarie e ospedaliere - anche tramite introduzione di sanzioni a carico degli amministratori - l’adesione alle convenzioni con la Consip per gli acquisti di beni e servizi [art. 2];
  2. il vincolo di ristrutturazione della rete ospedaliera con 5 posti letto per 1000 abitanti, di cui l’1 per mille riservato alla riabilitazione e alla lungodegenza e riassorbimento del personale eccedente [art. 3];
  3. un tetto per la farmaceutica fissato a carico del servizio sanitario nazionale al 13% della spesa sanitaria [art. 5];
  4. l’istituzione di strumenti di monitoraggio e controllo sulla spesa sanitaria, con particolare riguardo a quella per beni e servizi e al costo del personale qualora si riveli superiore al livello dell’anno 2000, salvo gli incrementi contrattuali [artt. 3,4,5].

A fronte di questo nuovo accordo, le Regioni si devono assumere una precisa responsabilità finanziaria. Per l’anno 2001 era previsto, infatti, che nell’ipotesi di travalicamenti rispetto al livello di fabbisogno sanitario rideterminato in 138.000 miliardi di lire, scattava l’obbligo di riportare in equilibrio le gestioni, pena la perdita della maggiorazione di finanziamento. Stessa regola permane anche per il 2002 e 2003 e pertanto la situazione rischia di diventare difficilmente gestibile in termini di cassa ove la verifica dovesse concludersi con esito positivo. Ciò è ancora più vero se si considera che l’Accordo ha limitato la possibilità per le Regioni di ricorrere alla contrazione di mutui per dare copertura alla quota di disavanzo 2000 rimasta a loro carico, anche in deroga alle limitazioni previste dalle vigenti disposizioni.
A tale riguardo va chiarito che la Regione ha sfruttato tale possibilità contraendo due mutui per un importo totale di Euro 258 Meuro, di cui 155 Meuro con decorrenza 1 gennaio 2003 e 103 Meuro con decorrenza 1 gennaio 2004. Il primo di questi mutui ha avuto effetti diretti sul bilancio 2003 in quanto la rata, capitale+interessi, incide in misura pari a Euro 16,94 Meuro. E’ evidente come tale scelta, seppur obbligata, considerate le precarie condizioni in cui versa la sanità regionale, diventa molto penalizzante per la finanza regionale in quanto restringe ulteriormente la possibilità di ottenere liquidità da parte del sistema bancario e della Cassa DD.PP; possibilità che risulterà ulteriormente ridotta nel 2004 per effetto della decorrenza posticipata dell’altro mutuo di 103 Meuro che dovrebbe gravare sul bilancio per ulteriori 11,25 Meuro circa. Se è vero infatti che tali mutui possono essere contratti in deroga alle limitazioni previste dalle norme vigenti (tetto massimo e natura della spesa finanziabile) è anche vero che, in linea generale, tali limitazioni rappresentano l’argine a difesa di squilibri rinvenienti dall'irrigidimento dei bilanci per effetto degli oneri per il servizio del debito. Il superamento dell'indicato vincolo, al di là delle particolari norme in deroga, rappresenterebbe un segnale di allarme preoccupante soprattutto in questa fase in cui le entrate tributarie libere della Regione stentano ad aumentare.
Sul versante della gestione di cassa, va evidenziato inoltre che tanto i ripiani, quanto le integrazioni di finanziamento non si sono risolti nel corso del 2002 in effettive erogazioni. In sede di Conferenza è stata concordata la ripartizione delle quote di spettanza regionale mentre è recente l’emendamento governativo al d.l. 63/’02 con la previsione dell’erogazione del ripiano per l’anno 2000 e di 1/4 di quanto spettante per il 2001.
Occorre sottolineare che, in maniera abbastanza inspiegabile, non vengono erogate da parte del Ministero dell’Economia nemmeno le somme aggiuntive previste dall’articolo 85, comma 8, della l.23 dicembre 2000, n. 388 quantificate nella misura percentuale del 3,5, 3,45 e 2,9 sulla base del fabbisogno regionale stabilito con l’Accordo del 8 Marzo 2001 che, per la Regione Calabria, è pari a 2.124 Meuro. E’ abbastanza evidente che nel 2003, perdurando il ritardo delle erogazioni, si renderà necessario affrontare il problema al fine di garantire al sistema sanitario la liquidità necessaria ad evitare contenziosi con i creditori. Infatti, l’ammontare dei crediti che la Regione Calabria vanta nei confronti dello Stato a titolo di finanziamento del fabbisogno sanitario ammonta a circa 450 Meuro anche se sembra esserci un’apertura da parte del Ministero dell’Economia in merito all’erogazione del somma aggiuntiva del 3,45% relativa al 2003, pari a circa 73,2 Meuro. Occorre peraltro che dall’ammontare del "credito" totale occorrerebbe sottrarre la somma di 127,4 Meuro relativa all’integrazione del 2001 per il quale la Regione Calabria non ha superato con esito positivo la verifica del Tavolo di Monitoraggio – anche se è possibile che intervenga qualche soluzione a livello normativo – e la somma di 178 Meuro relativa all’integrazione 2002 per la quale la verifica non si è ancora conclusa.

2.1.2. La riforma del titolo V della Costituzione

La nuova formulazione costituzionale in materia di autonomia tributaria afferma che gli enti decentrati dispongono di risorse autonome, stabiliscono ed applicano tributi propri. Mentre il vecchio testo prevedeva che agli enti decentrati fossero attribuiti con legge statale tributi propri, il nuovo sistema sembra voler riconoscere la possibilità per le Regioni di individuare direttamente con legge regionale basi imponibili non sovrapposte a materia imponibile già coperta da tributi erariali.
L’art. 119 delinea quattro fonti di entrata: le entrate proprie, le quote di compartecipazione al gettito dei tributi erariali, le quote di partecipazione al fondo perequativo, le risorse aggiuntive e gli interventi speciali.
Entrate proprie, compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibili al territorio e le quote di partecipazione al fondo perequativo devono consentire il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche attribuite alle Regioni.
Il nuovo testo costituzionale prevede, inoltre, che con legge dello Stato sia istituito un fondo perequativo, senza vincolo di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante modificando l’approccio in tema di perequazione che aveva ispirato il disegno del d.lgs. n. 56/2000.
Infatti, l’art. 56 cit. prevede l’istituzione di un "Fondo perequativo nazionale" al quale destinare una quota del gettito IVA per la realizzazione di obiettivi di solidarietà regionale.
La ripartizione fra le Regioni avviene in funzione di quattro parametri: popolazione residente, capacità fiscale, fabbisogni sanitari e dimensione regionale. La quota di compartecipazione IVA per il 2001 doveva essere tale da consentire una sostanziale invarianza di risorse rispetto alla situazione in assenza di riforme; tale quota deve poi diminuire di un 5% per gli anni 2002 e 2003 e di un ulteriore 9% a decorrere dal 2004 fino ad arrivare ad un azzeramento totale nel 2013.

2.1.3. Il patto di stabilità interno: brevi considerazioni

Relativamente al Patto di stabilità vengono confermate le disposizioni già previste per il 2002 relative al coinvolgimento delle Regioni nel perseguimento degli obiettivi comunitari e di finanza pubblica con l’introduzione di un vincolo gestionale, per il triennio 2002-2004, che direttamente agisce sul versante della spesa corrente regionale, alla cui evoluzione è fissato per il 2002 il tetto del 4,5% rispetto agli impegni e ai pagamenti di cassa effettuati allo stesso titolo nell’esercizio 2000, misura, questa, corrispondente alla somma del tasso di inflazione 2001 [2,8%] e dell’inflazione programmata 2002 [1,7%]. Per il 2003, il 2004 e il 2005 l’incremento consentito è nei limiti del tasso programmato di inflazione [rispettivamente 1,4%, 1,3% e 1,2%].
Tale regola comporta l’impossibilità di sfruttare i margini positivi assicurati da eventuali miglioramenti nell’andamento delle entrate proprie e obbliga la Regione ad intervenire esclusivamente sul versante della spesa, riducendola ove possibile per non incorrere nelle sanzioni che il mancato rispetto dei vincoli comporterebbe. E’ evidente come il Patto di Stabilità incida direttamente sull’autonomia di spesa della Regione per effetto di un vincolo imposto dal livello centrale, malgrado il quadro ordinamentale evolva nel senso di una più accentuata garanzia di autonomia regionale, del resto costituzionalmente codificata con la recente riforma al Titolo V° della Costituzione. Ma d’altronde è opportuno che, prendendo spunto da tale vincolo, la Regione si assuma le necessarie responsabilità in ordine al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. La situazione del 2002, desunta dal monitoraggio trimestrale - il cui obbligo sembrerebbe essere confermato anche per il 2003 dal disegno di legge relativo alla Manovra finanziaria in esame al Senato - è molto preoccupante a causa dell’incremento delle spese correnti che incidono sul calcolo del Patto. Nel corso del 2003 le già limitate possibilità di manovra all’interno regionale possono essere incrementate solo ed esclusivamente attraverso economie e riduzioni negli stanziamenti rispetto a quelli previsti nel 2002. E’ opportuno, pertanto, che tutti i dipartimenti intervengano su due diversi fronti: da un lato, riducendo gli stanziamenti rispetto a quelli previsti per il 2002 e abbandonando la logica di tipo incrementale nella costruzione del bilancio e dall’altro attivandosi nell’attività di accertamento o riaccertamento dei residui passivi anche ai sensi di quanto previsto dall’art. 52 della Legge 4 febbraio 2002, n. 8.
E’ opportuno precisare che restano fuori dal patto di stabilità interno le spese per fare fronte alle nuove funzioni conferite in attuazione della legge 59 del 1997, il cui andamento va tuttavia mantenuto "nei limiti dei corrispondenti finanziamenti statali" [art. 1, comma 2, legge 405/’01].
Il limite all’evoluzione della spesa corrente regionale va, inoltre, calcolato al netto degli interessi passivi e delle spese per programmi comunitari, nonché delle spese relative all’assistenza sanitaria, le quali, seppure diversamente regolate, rientrano pur sempre nel sistema di regole complessivamente riferibili al patto di stabilità, con stretti vincoli fissati all’evoluzione del fabbisogno 2002-2004. L’intento è quello di obbligare ad una attenta azione di monitoraggio e controllo [art. 4 legge 405/01], ove poi il contenimento dovrebbe essere assicurato da ulteriore rafforzamento della responsabilizzazione delle Regioni nelle politiche di risparmio.

2.1.4. Il quadro normativo alla luce delle disposizione della manovra finanziaria per l’anno 2003 (L. 27 dicembre 2002, n. 289).

La costruzione del bilancio non può prescindere da un’attenta analisi delle previsioni contenute nella legge 27 dicembre 2002, n.289 (Finanziaria per l’anno 2003) che in parte modificano, anche se non in maniera sostanziale, gli aspetti poc’anzi esaminati.
Tali disposizioni operano di fatto un’inversione di tendenza rispetto agli accordi presi in sede di Conferenza Stato Regioni negli anni 2001 e 2002 e che avrebbero dovuto trovare applicazione normativa ed operativa proprio a partire dal 2003. E’ da notare che in linea generale la manovra finanziaria per l’anno 2003 ha inciso in maniera pregnante sia sul meccanismo di finanziamento delle Regioni a statuto ordinario sia sull’autonomia delle stesse in materie che, nell’ottica della politica di decentramento amministrativo e fiscale, sembrava avessero ormai trovato definitiva "collocazione" nell’alveo delle competenze proprie delle Regioni. In particolare, la riforma avviata con il D.lgs 56/2000 ha registrato una momentanea interruzione nella direzione dell’autonomia legislativa in materia fiscale da parte delle Regioni, autonomia che sembrava oltretutto aver trovato ulteriore conferma e garanzia con le nuove disposizioni del Titolo V° della Costituzione.
Ci si riferisce in particolare alle norme che dispongono il blocco degli aumenti delle addizionali IRPEF e della maggiorazione dell’aliquota IRAP che fanno , peraltro, cadere uno dei tasselli fondamentali su cui poggia il coinvolgimento della responsabilità delle Regioni per garantire le prestazioni relative a livelli essenziali, assicurando al contempo i necessari finanziamenti aggiuntivi, rispetto a quelli definiti a livello nazionale, tramite la propria fiscalità.
In attesa della legge quadro sul federalismo fiscale, l’art. 3 della finanziaria istituisce l’Alta Commissione di studio con l’incarico di indicare al Governo i principi generali di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Ai fini della compartecipazione al gettito dei tributi erariali la Commissione individua anche i parametri da utilizzare per la regionalizzazione del reddito delle imprese che hanno tutta o parte dell’attività produttiva in Regioni diverse dalla sede legale. Il riferimento al territorio ai fini della compartecipazione al gettito dei tributi è previsto dal nuovo testo costituzionale all’art. 119 ma può comportare gravi problemi per le Regioni economicamente più deboli ove passasse il criterio dell’imposizione della "produzione reale" riferendo il reddito di impresa al territorio ove è prodotto oppure a quello ove è la sede legale che farebbe rimanere quote di tributi quantitativamente significative nelle Regioni ove hanno sede le grandi aziende del Paese.
Sul piano della potestà normativa di esclusiva competenza delle Regioni qualche dubbio pone la formulazione dell’art. 24 della finanziaria che abbassa la soglia comunitaria per gli appalti pubblici di forniture e servizi, portandola da 200.000 DSP a 50.000 euro, valore al di sopra del quale è previsto l’espletamento di procedure aperte o ristrette secondo la normativa di recepimento delle direttive comunitarie.
Ulteriore aspetto è poi quello implicato dal comma 5 dell’art. 24 che impone a tutte le pubbliche amministrazioni di dare comunicazione alla Corte dei conti ogni volta vi sia ricorso alla trattativa privata. A riguardo va ricordata la pronuncia delle Sezioni riunite della Corte dei Conti che ha delimitato l’obbligo di comunicazione alle sole ipotesi di trattativa privata superiore alla soglia dei 50.000 euro.
Resta regolato dalla disciplina introdotta con il D.l. 347/2001, convertito con legge 405/2001, il Patto di stabilità interno che prevede un vincolo all’aumento degli impegni e dei pagamenti riferiti alla spesa corrente, ad eccezione di alcune tipologie specialmente indicate.
Suscettibile di notevoli effetti sul piano della responsabilità amministrativa è la disposizione recata al comma 15 dell’art. 30 che dispone la nullità dei contratti di mutuo o altre forme di indebitamento per finanziare spese diverse da quelle di investimento. Per gli amministratori che hanno assunto la relativa delibera, è prevista una sanzione la cui misura va da un minimo di cinque e fino a un massimo di venti volte l’indennità di carica; competente ad irrogarla è la sezione giurisdizionale regionale della Corte dei conti.
Un cenno a parte merita la disciplina sul personale ed in particolare l’articolo 34 che, al comma 11, prevede un criterio specifico per limitare la possibilità di tali assunzioni che devono essere contenute entro il 50% delle cessazioni dal servizio dell’anno precedente. La fissazione di altri criteri è demandata ad un apposito DPCM che si sarebbe dovuto emanare entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge 289/2002 previo accordo tra Governo, Regioni e autonomie locali da concludere in sede di Conferenza unificata ma che ad oggi non ha ancora trovato definitiva determinazione. Tale limitazione non si applica al personale infermieristico mentre gli enti del Servizio sanitario nazionale possono assumere solo personale appartenente al ruolo sanitario. Tale disposizione ha suscitato notevoli perplessità soprattutto nella parte in cui prevede che fino al definitivo accordo Governo-Regioni è previsto un regime transitorio che impone il blocco delle assunzioni in quanto incide sulla potestà organizzativa che è stata demandata per Costituzione alla competenza esclusiva delle Regioni.
In tema di rinnovi contrattuali per il personale dei comparti delle Regioni e autonomie locali, nonché del Servizio sanitario nazionale, il comma 4 dell’art. 33 conferma quanto già previsto dalla finanziaria 2002 in ordine alla copertura dei relativi oneri che sono a carico delle amministrazioni di competenza nell’ambito della disponibilità dei relativi bilanci.
Sul versante della razionalizzazione della spesa sanitaria, merita una considerazione particolare la previsione di ulteriori obblighi a carico delle Regioni ai fini del rispetto al Patto di stabilità interno che vanno dall’attivazione di un monitoraggio informatico sulle prescrizioni mediche, alla applicazione dei criteri di appropriatezza organizzativa e di economicità nella utilizzazione delle risorse, dalle iniziative per la riduzione delle liste di attesa alla previsione della decadenza dei direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere che non conducano le medesime all’equilibrio economico (norma peraltro già prevista a livello regionale con legge 7 agosto 2002, n. 29 che aveva recepito i punti salienti dell’Accordo dell’8 Agosto 2001. ag. 2].

2.1.5. Indirizzi seguiti nella costruzione del bilancio regionale

L’importanza delle decisioni da assumere con la manovra di bilancio impone che vi sia:

Mai come adesso, quindi, il bilancio deve essere espressione del programma di governo dell’intera Regione, scevro da componenti contingenti o localistiche o microsettoriali.
In questo complesso scenario, che vede una diversa distribuzione delle funzioni, un rinnovato ruolo regionale nella costruzione degli equilibri di finanza pubblica, la riforma del sistema tributario ed il suo collegamento con il finanziamento delle competenze regionali, decisa centralità assumono il modo di costruzione e le regole fissate nelle annuali manovre finanziarie, con riguardo agli aspetti più direttamente influenti sui bilanci regionali e sulle loro politiche per trarne coerenze e contraddizioni rispetto ad una finanza regionale non del tutto affrancata dalla preminenza progettuale del livello centrale.
Da questo punto di vista, nella costruzione del bilancio regionale è necessario tenere conto di tutti gli elementi che possono avere influenza nella dinamica della spesa e soprattutto delle entrate regionali ma anche dei documenti che, a livello macro economico, delineano il quadro generale a livello nazionale che hanno influenza diretta sull’economia regionale.

3. LA PROPOSTA DI BILANCIO PER L’ANNO 2003.

3.1 Generalità

Il bilancio per l'esercizio 2003 deve tenere necessariamente conto dello scenario di finanza pubblica regionale sopra delineato e risente, pertanto, della necessità di operare le riduzioni imposte dalla attuale situazione finanziaria e normativa. In particolare la proposta di bilancio per il 2003 prevede:

A parte gli investimenti derivanti dalla programmazione dei fondi strutturali comunitari per il periodo 2000-2006 con il POR della Calabria, la delineata tendenza dimostra che ormai le previsioni di bilancio esprimono i livelli reali di spesa e che margini di manovra possono essere effettuati solo grazie alla rimodulazione di talune spese correnti o utilizzando le economie di spesa realizzate nel corso dell’esercizio precedente.

L’incremento degli stanziamenti effettuati rispetto alla stesura a legislazione vigente si è potuto, infatti, realizzare solo grazie alla presenza di un consistente avanzo di amministrazione libero da vincoli emerso in sede di chiusura dei conti, in conseguenza del riaccertamento dei "residui passivi perenti agli effetti amministrativi" – attuato dai competenti Dipartimenti ai sensi dell’art.52 della legge regionale 4 febbraio 2002, n.8 - relativamente ad impegni per i quali, su espressa dichiarazione degli stessi Dipartimenti, non sussistevano più obbligazioni giuridiche nei confronti di terzi.

Tale operazione ha portato alla eliminazione dall’elenco degli impegni in perenzione amministrativa di una somma pari a 181,5 milioni di euro circa, di cui una quota di 25,5 milioni di euro circa è stata riprodotta negli stanziamenti di competenza del bilancio 2003, ai relativi capitoli di provenienza, trattandosi di economie realizzate su fondi vincolati, mentre una quota di 74,5 milioni di euro, proveniente da economie realizzate su fondi vincolati, in gran parte relativi al QCS 1994-1999, è stata eliminata dal bilancio contestualmente ai corrispondenti residui attivi, ritenuti inesigibili o difficilmente esigibili.

La restante parte, pari a 81,4 milioni di euro, derivante da economie realizzate su fondi in libera disponibilità, in prima istanza ha coperto la parte del disavanzo già esposto nella proposta di bilancio in via presuntiva (pari ad euro 67.750.000,00) non bilanciata dalle economie di gestione, e per la restante parte, pari a 50 milioni di euro circa, è stata utilizzata dalla Giunta per il rifinanziamento delle leggi regionali esistenti o per la copertura finanziaria delle norme introdotte con il disegno di legge collegato alla proposta di legge finanziaria per l’anno 2003 di cui si tratterà in seguito.

 3.2 LE ENTRATE

3.2.1. Il quadro complessivo delle risorse.

Come già specificato nelle relazioni relative agli anni precedenti, la situazione finanziaria della Regione risente fortemente degli indicati condizionamenti di carattere generale che si riflettono in una diversità di andamento dei fenomeni di entrata.
La tabella A, in maniera dettagliata, e la tavola 3.1, in maniera più aggregata, contengono il riepilogo delle entrate distinte per provenienza.
Come si può facilmente notare le entrate complessive, al netto delle partite di giro, ammontano ad euro 7.849.456.810,40, in gran parte costituiti dall’avanzo di amministrazione, pari ad euro 2.913.343.412,38 (37,1%), e dai fondi a destinazione vincolata e cioè

Come si può notare, osservando i dati contenuti nella tabella A e nella tavola 3.1, l’incremento che si registra rispetto all’anno precedente (+9,57%) è dovuto in buona parte

Anche le entrate tributarie crescono (+11,63%), per effetto dei provvedimenti fiscali in materia di addizionale IRPEF e tassa automobilistica assunti con la legge regionale 7 agosto 2002, n.30, al fine di assicurare la copertura dei disavanzi di gestione in materia di spesa sanitaria per l’esercizio 2001. Nel bilancio 2003, infatti, sono previste maggiori entrate derivanti dalla rideterminazione dell’aliquota IRPEF nella misura dell’1,4%, quantificate in 48.202.643,91 euro, e maggiori entrate derivanti dall’aumento del 10% degli importi della tassa automobilistica regionale, quantificate in 10 milioni di euro. Tali entrate, riportate nella parte spesa all’UPB 6.1.01.01 (capitolo 61010120) saranno comunque sufficienti ad assicurare la copertura di appena un terzo del disavanzo sanitario accertato per l’anno 2001.
Le entrate tributarie crescono inoltre per il possibile recupero, tramite riscossione coattiva, della tassa regionale di circolazione non pagata nell’anno 1999, stimato al momento in 10 milioni di euro. Crescono anche le entrate extra tributarie (+5,95%), mentre diminuisce del 3,37% l’avanzo di amministrazione.

Tavola 3.1 - Bilancio di competenza 2003 in raffronto al bilancio 2002. Entrate distinte per provenienza.

Entrate (Valori in euro)

Valori

Assoluti

2003

Valori

Assoluti

2002

Differenza

%

Avanzo di amministrazione

2.913.343.412

3.015.098.989

-3,37

Quota Irap, quota Irpef, compartecipazione Iva e Fondo solidarietà nazionale vincolati al finanziamento della sanità

2.453.473.488

2.378.381.114

+3,26

Entrate tributarie escluse quelle destinate al FSR

624.504.785

559.569.172

+11,63

Entrate relative al Por Calabria 2000-2006

569.587.888

439.734.241

+29,61

Altre entrate a destinazione vincolata

1.105.876.560

593.789.626

+86,34

Entrate extra-tributarie

100.393.928

94.753.573

+5,95

Entrate per quote regionali di tributi statali

82.276.749

82.276.749

0,00

Totale

   

+9,57

3.2.2. L'avanzo di amministrazione.

Una componente significativa dell'entrata di competenza 2003 da considerare a parte è rappresentata dall'avanzo di amministrazione applicato al bilancio annuale a norma dell'art. 13, secondo comma, della legge regionale di contabilità n.8/2002. Detto avanzo è la risultante della somma algebrica dei seguenti elementi, di segno diverso:
a) la cassa regionale che presenta al 31.12.2002 un saldo di euro 319.297.046,20;
b) i residui attivi presunti ammontanti ad euro 5.661.681.430,61;
c) i residui passivi presunti ammontanti ad euro 3.067.635.064,43.
La somma algebrica degli elementi di cui alle precedenti lettere a), b) e c), è pari ad euro 2.913.343.412,38, che costituisce l'avanzo di amministrazione applicato al bilancio 2003 ed utilizzato secondo l'elenco di cui all'allegato n. 1, approvato con l'art.10 del disegno di legge di bilancio.
Come sopra esposto, tale avanzo è dato, sotto il profilo tecnico-contabile, dalla somma algebrica tra fondo cassa, residui attivi e residui passivi; la sua consistenza non deve però trarre in inganno in quanto detto risultato è lungi dal rappresentare un’effettiva eccedenza di somme disponibili per la Regione.
In particolare, l'avanzo presunto di amministrazione 2003 è costituito:
- per 2.144,3 milioni di euro, e cioè per quasi il 73,61%, da economie presunte meramente contabili derivanti da spese non impegnate nel corso dell'esercizio 2002, ma finanziate con assegnazioni statali a destinazione vincolata, accertate o riscosse nel corso dell'esercizio o in esercizi precedenti (parte A dell'allegato 1). Tali spese vanno pertanto obbligatoriamente riscritte nel bilancio di competenza e finanziate con la quota suddetta di avanzo;
- per 374,6 milioni di euro, corrispondenti al 12,86%, da residui passivi eliminati in passato perché perenti agli effetti amministrativi (parte B dell'allegato 1);
- per 394,4 milioni di euro, corrispondenti al 13,53% della quota libera per nuove destinazioni di spesa (parte C dell'allegato 1), che vanno depurate di 229 milioni di euro - relativi alla quota integrativa del Fondo sanitario regionale 2002 stralciata dal capitolo 4211103 della spesa poiché al momento non si è certi della effettiva erogazione e riprodotti su un capitolo di nuova istituzione - e di 13,6 milioni di euro inerenti ad economie su fondi vincolati in perenzione amministrativa, per i quali non sussistono più obbligazioni nei confronti di terzi e quindi riprodotti nel bilancio 2003 nella competenza dei capitoli originari. Pertanto, l'effettivo avanzo libero da riutilizzare per spese "una tantum", ammonta a 151,76 milioni di euro.
Nel porre così le cifre in chiaro, allo scopo di poter comprendere meglio taluni fenomeni di carattere finanziario, occorre tuttavia prendere atto di certe situazioni di vischiosità e dell'esigenza di eliminare gradualmente le cause sostanziali di rallentamento della capacità di spesa della regione di cui i residui passivi e le spese di investimento non utilizzate e riscritte in bilancio costituiscono la mera espressione contabile.

3.2.3. Le entrate tributarie.

I tributi propri della regione, comprese l’imposta regionale sulle attività produttive e l’addizionale regionale Irpef, ammontano complessivamente a 806,8 milioni di euro circa (vedi tabella A). Una quota dell’Irap, pari ad euro 104.840.750, ed una quota dell’Irpef (0,5%), pari a 46.481.121 euro, sono destinate al finanziamento del servizio sanitario regionale, mentre la parte restante dell’Irap, pari a 429.692.140 euro, sostituisce di fatto le entrate derivanti dall’ex fondo perequativo di cui all’art.3 del decreto legislativo n.549/95. Un’altra parte dell’addizionale Irpef (0,4%), pari a 40.283.638 euro, è quasi tutta destinata l finanziamento del Servizio sanitario regionale, in quanto soltanto 9.289.510 euro vanno a finanziare la restante spesa storica soppressa ai sensi dell’art.1 del decreto legislativo n.56/2000. La parte restante dell’IRPEF (0,5%), quantificata in 48.202.643,91 euro e derivante, come precisato precedentemente, dai provvedimenti fiscali in materia di addizionale IRPEF e tassa automobilistica assunti con la legge regionale 7 agosto 2002, n.30 è destinata alla copertura dei disavanzi di gestione in materia di spesa sanitaria per l’esercizio 2001.
Pertanto le entrate tributarie proprie "strettamente regionali", pari a 133,6 milioni di euro (1,7% delle entrate complessive al netto delle contabilità speciali), continuano a rappresentare una componente molto limitata nell'acquisizione di mezzi finanziari aggiuntivi per provvedere ai bisogni della Regione.

3.2.4. Il meccanismo di finanziamento della sanità.

Come già illustrato nelle relazioni relative agli anni precedenti, il decreto legislativo 18 febbraio 2000, n.56 in materia di federalismo fiscale ha modificato la struttura delle entrate regionali, riformando radicalmente il meccanismo di finanziamento della spesa sanitaria, e ponendo, soprattutto per quando riguarda gli anni a venire, dei seri problemi alle Regioni, come la Calabria, che presentano una capacità fiscale nettamente insufficiente per garantire con risorse proprie un’adeguata erogazione del servizio sanitario, quantomeno ai livelli minimi essenziali.
Com’è noto il decreto legislativo prevede, già a partire dal 1 gennaio 2001, la soppressione del fondo sanitario nazionale, sia di parte corrente sia in conto capitale, nonché altri trasferimenti erariali quali la compensazione della perdita di entrata conseguente alla soppressione dell’ARIET, gli indennizzi di usura derivanti dall’uso dei mezzi d’opera, la compensazione del minor gettito derivante dalla riduzione della sovrattassa diesel.

Tavola 3.2 – Spesa storica soppressa (art.1, comma 1, decreto legislativo, n.56/2000)

Descrizione

Importo

ARIET (art.1, lett. a) decreto lgs 56/2000)

5.243.587

Indennizzi usura uso mezzi d’opera (art.1, lett.b) decreto lgs 56/2000

687.921

Riduzione sovrattassa diesel (art.1, lett. c) decreto lgs 56/2000)

1.808.632

Fsn di parte corrente (art.12, comma 1, d.lg.vo 56/2000)

616

Fsn di parte in conto capitale (art.12, comma 1, d lgs 56/2000)

4.131.655

Totale

I trasferimenti soppressi sono compensati con la compartecipazione regionale all’IVA, fissata al 35,90% del gettito IVA complessivo (calcolato secondo quanto stabilito dall’art.2 del decreto legislativo n.56/2000), con un aumento dello 0,4% delle aliquote dell’addizionale regionale all’IRPEF, con un aumento dell’aliquota di compartecipazione regionale all’accisa sulle benzine da lire 242 a lire 250 per ciascun litro di benzina venduta.

Tavola 3.3 – Finanziamento spesa storica soppressa

Regione

Trasferimenti

Soppressi

Incremento

Addiz.le Irpef (0,4%)

Incremento

Compartecipazione

Accisa benzina

Compartecipazione

Iva al 35.90%

Quota fondo perequativo

Nazionale

Calabria  

40.283.638

2.582.284

873.328.616

1.397.828.873

Il meccanismo di finanziamento del servizio sanitario nazionale per il 2003, si articola, pertanto, nel seguente modo (vedi tavola n.3.4):
1) quantificazione del fabbisogno finanziario regionale di prestazioni sanitarie in euro 488 (UPB 6.1.01.01 - capitolo 4211103 della spesa), sulla base di quanto previsto nell’accordo del 8 agosto 2001;
2) finanziamento di tale fabbisogno, come previsto dal decreto legislativo n.56/2000 secondo i seguenti canali:

Tavola 3.4 – Finanziamento spesa sanitaria regionale di parte corrente

Valori in euro

Descrizione

Somma

Quota addizionale IRPEF (0,5%)

46.481.121

Quota gettito IRAP (art.13, comma 2, decreto lgs.56/2000)*

104.840.751

Fondo sanitario reg.le di parte corrente finanziato come da

Decreto lgs. N 56/2000 (vedi tavola 3.3)

616

Totale

 

*Nota. L’intero gettito Irap, al netto della spesa ex-art.26, comma 1, decreto lgs 446/97 è determinato in 534.532.890,56. Tale importo è decurtato di 429.692.140 euro, a titolo di fondo perequativo 2001 di cui all’art.3 d.lgs 549/95. La differenza di 104.840.750,52 euro è destinata al finanziamento della spesa sanitaria di parte corrente.

La quota complessiva di 2.453 milioni di euro non è comunque pienamente disponibile, in quanto una parte di essa, pari a 229 milioni di euro circa (vedi capitolo di nuova istituzione 61010153), potrà essere erogata solo se saranno rispettati – come specificato in precedenza – gli obblighi previsti dal patto di stabilità di cui all’Accordo dell’8 Agosto 2001.

3.2.5. Le entrate derivanti da contributi per l’attuazione del POR Calabria 2000-2006

Le entrate inerenti all’attuazione del POR della Calabria per l’anno 2003 ammontano complessivamente a 569.587.888,05 euro circa, di cui 216.209.361,30 euro riguardano i fondi assegnati dallo Stato a carico del fondo di rotazione (UPB 4.4.22), e complessivi 353.378.526,75 euro sono relativi ai fondi assegnati dalla CE per contributi a carico del FSE (71.564.513,21 euro – UPB 2.3.01), il FESR (205.818.010,92 euro – UPB 4.6.01- capitolo 2329201), il FEAOG (72.699.003,75 euro – UPB 4.6.01 – capitolo 2329202), lo SFOP (3.296.998,87 euro – UPB 4.6.01 – capitolo 2329203).

3.2.6. I contributi e le entrate derivanti da assegnazioni statali.

E' già stato affermato che la Giunta ha inteso proporre con il bilancio 2003 l'impiego delle risorse che si ritengono attendibilmente acquisibili sulla base della legislazione vigente o di quella in corso di formazione.
Da ciò deriva che per una serie di voci significative di entrata la previsione é stata impostata sulle enunciazioni di provvedimenti legislativi statali approvati dal Parlamento. Pertanto si evidenziano i seguenti criteri utilizzati per le voci più significative dello stato di previsione dell'entrata, ad esclusione del fondo sanitario nazionale e delle assegnazioni relative all’attuazione del POR 2000-2006 della Calabria, già trattate nei precedenti paragrafi:
- lavori forestali. Com’è noto, è venuto a cadere, nell’ambito dell’intesa istituzionale di programma, il relativo Accordo di Programma Quadro (APQ) sottoscritto tra Governo e Regione Calabria in data 19.10.1999, per il mancato verificarsi delle condizioni che ne erano alla base. Al momento sono previste in bilancio (UPB 4.4.06 – capitolo 2201201) le risorse previste nella tabella F della legge finanziaria dello Stato per l’anno 2002, ammontanti complessivamente a 160,1 milioni di euro circa, superiore di 15 milioni di euro circa della somma assegnata nell’esercizio 2002;
- sanità. La previsione di entrata per il 2003, relativamente al ripiano della maggiore spesa sanitaria inerente ad anni pregressi con oneri di ammortamento a carico del bilancio dello stato, è di 66,04 milioni di euro (UPB 2.1.07). Fra le entrate è da segnalare il netto ricavo relativo al secondo lotto del mutuo complessivo di 258 milioni di euro, pari a 103 milioni di euro, contratto con la CCDDPP ai sensi della legge regionale n.29/2002 relativo alla copertura dei disavanzi 2000, con oneri di ammortamento a carico del bilancio regionale a partire dal 1 gennaio 2004;
- calamità naturali. Le assegnazioni dello Stato a titolo di contributo per la copertura degli oneri di ammortamento relativi ai mutui contratti con la Cassa DDPP per far fronte alle calamità naturali dell’ottobre 1996 che hanno colpito la città di Crotone, per l’evento sismico dell’ottobre 1998 che ha interessato alcuni comuni della Provincia di Cosenza e per i danni conseguenti agli eventi alluvionali del 9 e 10 settembre 2000 che hanno colpito il versante ionico delle province di Catanzaro, Crotone, Reggio e Cosenza (UPB 4.4.07) ammontano a 24,30 milioni di euro circa.
Fra le entrate dello stessa natura da segnalare il netto ricavo di quattro mutui di complessivi 125,76 milioni di euro circa (UPB 5.1.02 – capitoli 51020005 – 51020008 – 51020009 - 51020010) contratti sempre con la CCDDPP ai sensi dell’ordinanza del Dipartimento della protezione civile n.3081 del 12.9.2000 – sempre per far fronte ai danni conseguenti agli eventi alluvionali del 9 e 10 settembre 2000.
- gestione acquedotti regionali. La previsione di entrata per il 2003 è attualmente di 62,8 milioni di euro circa (UPB 3.4.03 – capitolo 3601105);
- trasporti. Per le funzioni trasferite in materia di trasporto pubblico locale, è riportata in bilancio la somma complessiva di 107,7 milioni di euro circa, da destinare a FS Spa e Ferrovie della Calabria, ai sensi del decreto legislativo n.422/97 e successive modifiche ed integrazioni.
Inoltre sono riportate in bilancio le annualità a carico dello Stato relative alla copertura dei disavanzi di esercizio delle aziende di trasporto pubbliche e private relativi ad anni precedenti (15,96 milioni di euro – UPB 2.1.01) ed i contributi in annualità, sempre a carico del bilancio statale, da destinare alla sostituzione di autobus in esercizio da oltre 15 anni ai sensi della legge n.194/98 (7,8 milioni di euro – UPB 4. 4.01);
- edilizia residenziale. Per le funzioni trasferite in materia di edilizia sovvenzionata ai sensi dell’art.61 del decreto legislativo n.112/98 sono state iscritte in bilancio (UPB 4.4.02, capitolo 44020029) le somme giacenti al 31.12.2002 sul c/c 20128 della CCDDPP, pari ad euro 340.003.934,48. Com’è noto infatti in base all’accordo di programma tra Ministero dei Lavori Pubblici e la Regione Calabria del 22.3.2001 e la successiva convenzione stipulata dalla stessa Regione con la CCDDPP, è proprio quest’ultima a detenere su un fondo speciale, cui si può accedere tramite semplice richiesta, le residue disponibilità attribuite alla Regione Calabria in materia di edilizia sovvenzionata e non spese nel corso dell’ultimo ventennio. Naturalmente tale operazione ha comportato una "pulitura" del bilancio in quanto tutti i vecchi capitoli con i relativi residui attivi ed i corrispondenti residui di stanziamento sono stati eliminati. Per quanto riguarda, invece, le competenze trasferite in materia di edilizia residenziale agevolata, sono state iscritte in bilancio le annualità a carico del bilancio statale relative all’anno 2002, per un ammontare complessivo di circa 29 milioni di euro;
-APQ "Infrastrutturazione per lo sviluppo locale. Per l’attuazione di tale APQ - siglato in data 3.7.2002 e per il quale comunque già in precedenza erano state iscritte delle somme nei bilanci precedenti (12.911.420 euro) – sono stati iscritti in bilancio ulteriori 58,44 milioni di euro, di cui 30,23 milioni di euro nel bilancio 2003, e la parte restante nel bilancio pluriennale 2003-2005 (vedi nota capitolo dell’entrata 2203204 – UPB 4.4.12);
-APQ "Sistema delle infrastrutture di trasporto" Per l’attuazione di tale APQ - siglato in data 29.7.2002 sono stati iscritti in bilancio i fondi assegnati con le deliberazioni Cipe nn. 138 del 21.12.2000 e 36 del 3.5.2002, per un importo complessivo di 267,68 milioni di euro, di cui 28,31 milioni di euro nel bilancio 2003, e la parte restante nel bilancio pluriennale 2003-2005 e successivi (vedi note capitoli dell’entrata 44120011 e 44120012 – UPB 4.4.12);
Per quanto riguarda tutti gli altri stanziamenti inerenti all’intesa istituzionale di programma, ed in particolare quelli relativi alle opere infrastrutturali da realizzare nelle aree depresse e all’Apq "Idrico" ( e per il quale sono comunque iscritte in bilancio nella parte spesa risorse per complessivi 61,9 milioni di euro) si rinvia alle determinazioni da assumere di concerto con i ministeri competenti in sede di ridefinizione degli accordi medesimi e comunque alla immediata iscrizione in bilancio, tramite apposite variazioni con deliberazioni della Giunta, non appena saranno definiti in via ultimativa tutti gli elementi necessari, non da ultimo il collegamento tra l’impiego di tali risorse con il meccanismo di finanziamento ed utilizzazione delle risorse del POR 2000-2006.
In modo analogo si attendono i relativi decreti di assegnazione per quanto riguarda alcuni dei trasferimenti in materia di funzioni trasferite alla Regione ai sensi dei decreti legislativi nn.143/97 (agricoltura e pesca) e n.112/98 (Sviluppo economico e attività produttive, territorio, ambiente e infrastrutture, servizi alla persona e alla comunità, polizia amministrativa e regime autorizzatorio), in parte non ancora inseriti nella previsione del bilancio 2003 in quanto non è ancora ben definita la cadenza annuale in termini di effettiva erogazione delle risorse da parte dello Stato.

      1. Le entrate extratributarie

Le entrate extratributarie ammontano complessivamente a 100,39 milioni di euro (1,27% delle entrate complessive escluse le contabilità speciali). Esse aumentano, rispetto al 2002, del 5,95% grazie all’erogazione da parte dell’Agenzia delle entrate di Catanzaro a titolo di rimborsi IVA non ancora riscossi dalla Regione per il periodo 89/93 inerenti alla manutenzione e gestione del Servizio idropotabile regionale. Tali entrate, comunque, così come nell’anno 2002, sono state destinate ancora una volta, con apposita disposizione normativa (vedi art.6 del collegato), alla copertura finanziaria della proroga del termine ultimo per la stabilizzazione degli LPU-LSU.
Fra i recuperi e rimborsi vari si segnalano le entrate corrisposte da UBS-BNL derivanti da minori somme pagate a titolo di interessi passivi sui mutui a tasso variabile contratti dalla Regione per effetto della rimodulazione tramite swap del debito medesimo (3,18 milioni di euro – UPB 3.4.04).

3.2.8 Le entrate libere da vincoli

Appare, tuttavia più interessante andare a verificare l’esatto ammontare delle entrate libere da vincoli sulle quali sarebbe possibile, per la Giunta e per il Consiglio, operare delle scelte di natura discrezionale (vedi tavola 3.5).
L'ammontare complessivo delle risorse disponibili libere da ogni vincolo è pari solo al 10,6% delle risorse complessive ed è definito in 831,14 milioni di euro, di cui ben 429,7 milioni di euro (51,7% del totale delle risorse libere) corrispondono esattamente all’ex fondo perequativo istituito con l’art.3, commi 2 e 4, della legge n.549/95 successivamente soppresso, ed ora sostituito con la corrispondente quota IRAP, ai sensi dell’art.13 del decreto legislativo n.56/2000. Ciò significa che da un lato le risorse manovrabili sono estremamente limitate, e dall’altro che questa pur minima manovrabilità è dovuta essenzialmente a meccanismi di perequazione nazionale. I tributi propri in libera disponibilità ammontano, infatti, a soli 120,5 milioni di euro (14,4% delle entrate libere) mentre le altre entrate in libera disponibilità sono relative all’accisa sulla benzina (82,27 milioni di euro, pari al 9,9%), alla quota libera dell’IRPEF (9,2 milioni di euro, 1,1%) e ad entrate diverse (37,5 milioni di euro, pari al 4,51% di tutte le entrate in libera disponibilità).

Tavola 3.5 – Entrate 2003 in libera disponibilità distinte per voce di provenienza in confronto con l’anno 2002

Entrate (valori in miliardi)

Valori

Assoluti

2003

Valori

Assoluti

2002

Differenza %

Avanzo libero da vincoli

151.763.990

110.845.767

+36,91

Tributi propri

120.550.000

112.809.681

+6,86

IRAP (quota libera)

429.692.140

429.692.140

0,00

IRPEF (quota libera)

9.289.510

9.289.510

0,00

Accisa sulla benzina

82.276.749

82.276.749

0,00

Entrate varie

37.565.928

35.701.891

+5,21

Totale

   

+6,4%

L'avanzo libero ammonta a 151,7 milioni di euro, superiore a quello dello scorso anno, per i motivi già evidenziati in precedenza, del 36,9%. Esso rappresenta l’effettivo avanzo di gestione riprogrammabile e che dovrebbe essere utilizzato esclusivamente per spese "una tantum" e di investimento e non per spese di carattere ricorrente e continuativo. E’ importante sottolineare, comunque, che una gran parte di esso (67,75 milioni di euro) era già esposto in via presunta nella stesura del bilancio "provvisorio" redatto a legislazione vigente, a conferma di una crescita costante delle spese correnti, dell’applicazione del principio illegittimo della spesa storica incrementale, della utilizzazione dell’avanzo per spese di natura ricorrente in luogo della mancata utilizzazione per spese di investimento.

3.3 LE SPESE

Le spese, rispetto al passato, sono classificate nel bilancio secondo la loro natura in sette tipologie differenti: spese correnti di funzionamento, spese correnti operative, spese in conto capitale, contributi in annualità (limite di impegno), contributi in annualità successive, spese correnti servizio prestiti, spese rimborso prestiti.
Se si osserva la tavola 3.6 si può notare come le spese correnti, grazie al peso considerevole del Fondo Sanitario regionale di parte corrente sulla spesa complessiva, incidano per il 53,9% contro il 46,1% della spesa per investimenti, comprendendo nelle prime i tipi spesa 1,2 e 6 e nelle seconde i tipi spesa 3,4,5 e 7.
Il peso percentuale delle spese correnti rimane tuttavia elevato anche neutralizzando le risorse assegnate dallo stato per la sanità; infatti se si prendono in considerazione solo le risorse autonome le spese per investimenti continuano a rappresentare una componente limitata della spesa complessiva regionale (36%). Ciò continua a rappresentare un problema di non facile soluzione in relazione al rispetto del patto di stabilità di cui in premessa.

Tavola 3.6. Spese della Regione nell’anno 2003 distinte per tipologia

Tipo spesa

Descrizione

Risorse autonome

%

Risorse vincolate

Totale

 

%

1

Spese correnti di funzionamento

262.397.870

31,5

6.998.411

269.396.281

3,4

2

Spese correnti operative

244.661.248

29,4

3.664.165.732

3.908.826.980

49,8

3

Spese in conto capitale

214.311.289

25,8

3.109.433.233

3.323.744.522

42,4

4

Contributi in annualità

2.691.239

0,3

28.376.879

31.068.118

0,4

5

Contributi in annualità successive

43.815.372

5,3

116.541.007

160.356.378

2,1

6

Spese correnti servizio prestiti

25.299.287

3,1

25.634.304

50.933.591

0,6

7

Spese rimborso prestiti

37.964.015

4,6

67.166.925

105.130.940

1,3

Totale

,00

,00

3.3.1. La composizione della spesa

La spesa complessiva regionale, distinta per area di intervento, al netto delle partite di giro, ammonta a 7.849.456.810,40 euro. Nella tavola 3.7 è descritta la ripartizione della spesa complessiva fra le diverse aree; come si può notare oltre il 42% della spesa (3.299 milioni di euro circa) continua ad essere comunque finalizzata alla tutela della salute e per garantire i servizi socio-assistenziali, mentre il 25,9% per l’uso e la salvaguardia del territorio (2.032 milioni di euro circa) e il 16,6% lo sviluppo economico (industria, agricoltura, trasporti, ecc). Gli altri settori di spesa, invece, anche per i motivi evidenziati nei precedenti paragrafi, continuano a rivestire, in termini percentuali, un peso nettamente inferiore o addirittura del tutto marginale.

Tavola 3.7. Spese della Regione distinte per area e confronto con il 2002

Descrizione area

Di

Intervento

Valori assoluti

2003

In euro

Valori %

Valori assoluti

2002

In euro

Valori %

Variazioni %

2003 – 2002

Servizi generali

321.832

4,10

308.981

4,31

+4,16

Sviluppo economico

1.302.849

16,60

951.661

13,28

+36,90

Salvaguardia del territorio

2.032.801

25,89

1.838.892

25,67

+10,55

Istruzione, formazione e

Lavoro

386.641

4,91

250.032

3,49

+54,65

Cultura, sport e culto

88.357

1,12

61.984

0,87

+42,60

Servizi alla persona

3.299.996

42,03

3.028.486

42,28

+8,96

Difesa civile e sicurezza

19.929

0,30

5.077

0,07

+297,04

Oneri non ripartibili

397.048

5,05

718.490

10,03

-44,74

Totale

 

,00

 

,00

+9,57

Se, tuttavia, si fa riferimento alle variazioni intervenute in termini percentuali rispetto all’anno precedente, si registra un’inversione di tendenza rispetto al passato. E’ facile notare, infatti, come sia cresciuto in maniera significativa proprio il peso degli interventi realizzati nel campo della istruzione, formazione e lavoro (+54,6%) e della cultura (+42,6%). Interessante anche l’incremento registrato nell’area relativa allo sviluppo economico che denota quantomeno una maggiore quantità di risorse a disposizione dei comparti vitali per lo sviluppo dell’economia calabrese e cioè dei settori agricolo, industriale, del turismo e dei trasporti (+36,9%). Diminuisce, invece, in maniera rilevante il peso degli oneri ripartibili (-44,74%) soprattutto in virtù dell’eliminazione di una parte consistente di residui in perenzione amministrativa, come già trattato in precedenza, che ha rimesso in circolazione una certa quantità di risorse immediatamente spendibili.
Per capire comunque meglio se le variazioni intervenute fra le diverse aree siano dovute alle scelte relative alla riutilizzazione di tali economie oppure a maggiori assegnazioni di carattere vincolato o ad un rallentamento della spesa negli stessi settori - che attraverso i residui di stanziamento riprodotti sul bilancio di competenza dell’anno successivo aumenta la disponibilità di risorse - è opportuno andare ad analizzare la distribuzione analitica dell'intera quota libera di 831,4 milioni di euro circa che, come già ricordato in precedenza, è la sola soggetta alle scelte discrezionali da parte del Consiglio e della Giunta.

Tavola 3.8. Utilizzazione della quota libera per area e confronto con il 2002

Descrizione area

Di

Intervento

Valori assoluti

2003

In euro

Valori %

Valori assoluti

2002

In euro

Valori %

Variazioni %

2003 – 2002

Servizi generali

296.920

35,72

298.199

38,20

-0,43

Sviluppo economico

183.531

22,08

170.767

21,86

+7,47

Salvaguardia del territorio

118.363

14,24

117.116

15,01

+1,06

Istruzione, formazione e

Lavoro

77.694

9,35

74.386

9,53

+4,45

Cultura, sport e culto

19.810

2,38

13.102

1,68

+51,20

Servizi alla persona

109.729

13,21

87.504

11,21

+25,40

Difesa civile e sicurezza

2.725

0,32

2.873

0,37

-5,15

Oneri non ripartibili

22.368

2,70

16.668

2,14

+34,20

Totale

 

,00

 

,00

+6,47

Nella tavola 3.8 è riportata l’utilizzazione dell’intera quota libera di 831,1 milioni di euro circa (+6,47% in più rispetto all’anno precedente). In termini di distribuzione tra le diverse aree istituzionali, la spesa finanziata con mezzi propri è destinata ai servizi generali per 296,9 milioni circa di euro (35,7%), allo sviluppo economico (turismo, industria, pmi, artigianato, commercio, agricoltura, trasporti) per 183,5 milioni di euro circa (22,1%), al territorio per 118,3 milioni di euro circa (14,2%), all'istruzione, formazione professionale e lavoro per 77,7 milioni di euro circa (9,3%), alle attività culturali, sportive, ricreative e del culto per 19,8 milioni di euro (2,4%), ai servizi alla persona per 109,7 milioni di euro (13,2%), alla difesa civile e sicurezza per 2,7 milioni di euro (0,32%), agli oneri non ripartibili per 22,3 milioni di euro (2,70%).

Per avere una idea più precisa sulle scelte operate è comunque necessario fare riferimento alla Tabella B riportata nella pagina precedente, che riporta in maniera più dettagliata l’utilizzazione della quota libera in argomento, su cui teoricamente sarebbe stato possibile operare, da parte della Giunta e del Consiglio, delle scelte di natura discrezionale. In realtà, in considerazione del fatto che nei 831,1 milioni di euro rientrano le spese per il personale e per garantire il funzionamento del Consiglio e della Giunta, i forestali, i trasporti, i servizi socio-assistenziali, il diritto allo studio, le estinzioni di passività, nonché il finanziamento delle leggi regionali in vigore, va da sé che le disponibilità finanziarie per operare delle scelte strategiche erano comunque abbastanza limitate.
Ciò malgrado, una analisi approfondita della Tabella B che raffronta la distribuzione delle risorse libere operata nel 2003 rispetto alla situazione a consuntivo del 2002, conduce alle seguenti conclusioni:

3.3.2. Le spese di amministrazione generale.

All'interno di questo comparto assumono un peso rilevante le spese per il personale della Giunta (UPB 1.2.01.01), previste complessivamente in 177,65 milioni di euro, comunque inferiore, al momento, allo stanziamento complessivo assestato dell’anno 2002 (-1,96%). Per quanto riguarda l'espansione eccessiva della spesa per il personale verificatesi negli anni precedenti, anche per il riflesso che esercita sulle altre componenti della spesa medesima, si ribadisce la necessità di un rigoroso controllo della politica del personale con la messa a punto di una normativa che consenta una riduzione degli organici della Regione e degli enti strumentali, che appaiono assolutamente incompatibili con la condizione della finanza regionale.
Diminuiscono in maniera considerevole (-18,3%) rispetto al 2002 le spese per il funzionamento del Consiglio Regionale (UPB 1.1.01.01), cui sono destinate 60 milioni di euro contro gli oltre 73,5 dell’anno precedente.
Come già specificato in precedenza la positiva riduzione di tali spese è, però, controbilanciata da un aumento delle altre spese per garantire i servizi della Regione che passano da 39,3 milioni di euro del 2002 ai 55,5 milioni di euro del 2003 (+41%). Occorre però precisare che a tale risultato, oltre allo stanziamento per il lavoro interinale (UPB 1.2.04.01 – capitolo 12040113) e per Telcal (UPB 1.2.03 – capitoli 1006102 e 12030105), influisce anche la somma destinata alla realizzazione del sistema integrato di cartografia regionale, finanziato con 8 milioni di euro (UPB 1.2.03 – capitolo 12030105) provenienti da impegni effettuati su capitoli di natura vincolata, eliminati dall’elenco dei residui perenti e riprodotti su un capitolo di nuova istituzione nel bilancio 2003.
L'ammontare complessivo delle spese per Amministrazione generale finanziate con risorse autonome è pari a 296,9 milioni di euro circa (-0,43% rispetto al 2002) ed assorbe il 35,7% dei fondi regionali liberi da vincoli di destinazione.

3.3.3 Le spese per favorire lo sviluppo economico.

Le risorse più consistenti volte a favorire lo sviluppo economico della regione sono quelle afferenti al programma Operativo regionale (POR) della Calabria che ammontano a complessivi 633,8 milioni di euro, di cui 271,1 milioni di euro per l’anno 2002 ed il resto provenienti dalle annualità non impegnate nel corso degli esercizi finanziari 2001 e 2002 (Programma 2.1). Più in dettaglio, per quanto riguarda i sistemi locali di sviluppo le risorse disponibili risultano essere circa 503,4 milioni di euro (di cui 87,9 milioni di euro per lo sviluppo dell’imprenditoria locale, 122,1 milioni di euro per lo sviluppo dei sistemi locali di offerta turistica, 271,7 milioni di euro per quanto riguarda l’agricoltura e 21,5 milioni di euro per l’acquicoltura e pesca) mentre quelle destinate all’Asse 6 "Reti e nodi di Servizio" ammontano a 130,4 milioni di euro, di cui 102,2 milioni di euro per la valorizzazione del settore dei "Trasporti" e 28,2 milioni di euro per il settore delle "Telecomunicazioni".
Per quanto riguarda invece gli ulteriori programmi regionali a favore dei sistemi locali di sviluppo (Programma 2.2) le risorse fra i diversi settori di intervento sono così suddivise:

Complessivamente, quindi, le risorse destinate all’Area 2 ammontano a 1.302,8 milioni di euro, di cui 183,5 a carico del bilancio regionale.

3.3.4 Le spese per l’uso, la salvaguardia del territorio e l'ambiente.

I finanziamenti di maggior rilevanza, a parte le somme stanziate per gli interventi afferenti al POR Calabria, attengono in particolare:

Per quanto riguarda la politica degli investimenti delineata nel POR 2000-2006 della Calabria la somma complessiva stanziata per l’Asse 1 "Risorse naturali" ammonta a complessivi 299,3 milioni di euro, di cui 130 milioni di euro circa rinvenienti dalle annualità 2000, 2001 e 2002 non impegnati nel corso degli esercizi precedenti e, pertanto, riprodotti nella competenza del bilancio 2003. Per quanto riguarda la distribuzione fra i diversi sottoassi, 134,5 milioni di euro sono destinati al Settore "Acqua e Suolo" (UPB 3.1.01.01), 153,8 milioni di euro al settore "Ambiente" (UPB 3.1.01.02) e 10,9 milioni di euro nel settore "Energia" (UPB 3.1.01.03). La somma disponibile per gli investimenti inerenti all’Asse 5 "Città" ammonta a 138,5 milioni di euro, di cui solo 42,7 milioni di euro riguardano la competenza 2003.

3.3.5. Le spese per la scuola, la formazione professionale, la ricerca e l’innovazione, il lavoro.

Il POR della Calabria prevede nell’ambito dell’Asse 3 "Risorse umane" una somma complessiva di 236 milioni di euro, di cui 110,4 milioni di euro relativi all’esercizio 2003. Le predette risorse sono destinate per 186,1 milioni di euro alle politiche del lavoro e della formazione professionale (UPB 4.1.01.01); per 27,1 milioni di euro al sistema scolastico (UPB 4.1.01.02); per 22,8 milioni di euro alla ricerca e l’innovazione (UPB 4.1.01.03). In tale contesto sono previsti interventi volti alla risoluzione del problema della disoccupazione, alla qualificazione ed aggiornamento del personale destinato ai servizi per l’impiego, alla realizzazione di un’efficace politica regionale della formazione professionale, alla prevenzione della dispersione scolastica e formativa, alla flessibilità del mercato del lavoro, all’emersione del lavoro irregolare, alla creazione di nuova imprenditorialità, all’adeguamento, qualificazione e potenziamento delle infrastrutture e tecnologie del sistema scolastico, alla ricerca ed innovazione.
Per quanto riguarda gli altri interventi in favore dell’istruzione gli stanziamenti più rilevanti riguardano l’edilizia scolastica, per 14,9 milioni di euro (UPB 4.2.01.01); il diritto allo studio (UPB 4.2.02.01 e UPB 4.2.02.02), per complessivi 47,5 milioni di euro; lo sviluppo del sistema universitario (UPB 4.2.02.03) per 2,2 milioni di euro circa.
Ad interventi di riqualificazione del sistema della formazione professionale (funzione obiettivo 4.3.01) sono destinati 11,8 milioni di euro, di cui però una parte non potrà essere utilizzata senza aver chiarito con il Ministero competente la possibilità di veder riconosciuta la spesa.
Agli interventi in favore di politiche attive per il lavoro (funzione obiettivo 4.3.02) la disponibilità complessiva di risorse ammonta a 65,2 milioni di euro, di cui 10,0 milioni di euro per i progetti relativi al sollievo della disoccupazione nei comuni di S.Giovanni in Fiore, Acri, Nardodipace, Comunità Montana di Verbicaro, Fabrizia, Casabona, S.Demetrio Corone (UPB 4.3.02.02 – capitolo 2323201); 26,9 milioni di euro per i programmi di stabilizzazione degli LSU e LPU (capitoli 2323214, 43020205, 43020209, 43020211); 1,0 milione di euro per gli interventi in materia di politiche del lavoro e di servizi per l’impiego in attuazione del decreto legislativo n.469/97 (UPB 4.3.02.03 – capitolo 2233222); 8,5 milioni di euro per favorire l’emersione del lavoro irregolare (UPB 4.3.02.05); 2,8 milioni di euro per il diritto al lavoro dei disabili (UPB 4.3.02.06); 10,3 milioni di euro per gli oneri contributivi degli apprendisti artigiani (UPB 4.3.02.08).
Agli interventi per le pari opportunità (funzione obiettivo 4.3.03) sono destinati 1,2 milioni di euro circa, di cui 0,5 milioni per l’attuazione di interventi a favore dell’imprenditoria femminile (UPB 4.3.03.01 – capitolo 2233110), 300 mila euro per l’attuazione del "Progetto donna" (capitolo 3132108, UPB 4.3.03.02), 350 mila euro per le pari opportunità di cui alla legge regionale n.4/87, da trasferire al Consiglio Regionale (UPB 4.3.03.02 – capitolo 43030201).
E’ previsto infine per il Programma di iniziativa comunitaria EQUAL (Programma 4.5) un investimento complessivo di 6,8 milioni di euro.

3.3.6 Le spese per le attività culturali, sportive, ricreative e del culto

Il POR della Calabria prevede per il 2003 nell’ambito dell’Asse 2 "Risorse culturali" un intervento pari a 67,1 milioni di euro, di cui 20,5 milioni di euro relativi all’annualità 2003. Tale somma è destinata alla valorizzazione del patrimonio culturale, archeologico, architettonico e paesaggistico della regione.
Per quanto riguarda gli altri interventi relativi all’area in questione finanziati con la quota in libera disponibilità, gli stanziamenti più rilevanti riguardano la tutela e valorizzazione dei beni culturali (UPB 5.2.01.01 – 2,7 milioni di euro), la diffusione della cultura (UPB 5.2.01.02 – 10,5 milioni di euro), la promozione dello sport e del tempo libero (UPB 5.2.02.01 – 1,2 milioni di euro), l’impiantistica sportiva (UPB 5.2.02.02 – 1,3 milioni di euro), i centri polivalenti per i giovani (UPB 5.2.02.03 – 0,5 milioni di euro), gli interventi a favore delle opere di culto e di ministero pastorale (UPB 5.2.03.01- 5 milioni di euro).

3.3.7 Le spese per garantire i servizi alla persona.

Come già specificato nei paragrafi precedenti, le spese dell’area di cui trattasi ammontano a circa 3.300 milioni di euro circa, di cui 2.453 milioni di euro riguardano la quota 2003 del fondo sanitario nazionale di parte corrente, ivi compresa la quota integrativa di 229,9 milioni di euro la cui erogazione è subordinata al rispetto del già menzionato patto di stabilità (UPB 6.1.01.01 capitoli 4211103 e 61010154). Sarebbe inoltre disponibile, nel caso di rispetto delle condizioni di cui allo stesso accordo un’ulteriore somma di 229,0 milioni di euro (capitolo 61010153) relativa alla quota integrativa 2002. Ulteriori 171 milioni di euro provengono da risorse destinate alla copertura dei disavanzi del comparto sanitario, non ancora ripianati, relativi ad anni precedenti, di cui una parte derivante dall’aumento delle aliquote dei tributi di competenza regionale per la copertura di una parte dei disavanzi 2001 ed una parte dal netto ricavo del mutuo contratto con la CCDDPP (2° lotto) per il ripiano dei disavanzi 2000, con oneri di ammortamento interamente a carico del bilancio regionale (capitoli 61010119, 61010120, 61010151).
Tale quota, pur rappresentando una percentuale rilevante sull’intera spesa prevista dal bilancio regionale, appare in ogni caso insufficiente rispetto alle reali necessità e richiede, quindi, ancora di più la necessità di una gestione ottimale della spesa sanitaria, onde evitare l’ulteriore crescita dei disavanzi a carico del bilancio regionale, la proliferazione degli atti giudiziali di pignoramento, nonché i provvedimenti restrittivi previsti nel caso del non rispetto del patto di stabilità, già richiamato nei capitoli precedenti. L'azione della Regione Calabria in tale campo, pertanto, deve assicurare, anche attraverso l’immediata approvazione del piano sanitario regionale, una più adeguata "performance" delle strutture sanitarie nel territorio, tale da garantire migliori servizi accompagnati da riduzione dei costi.
Per quanto riguarda gli altri interventi relativi all’area in questione gli stanziamenti più rilevanti riguardano:

3.3.8 Le spese per la difesa civile e la sicurezza

L’intervento previsto per l’intera area ammonta a complessivi 19,9 milioni di euro, di cui 19,2 milioni di euro per la protezione civile e gli interventi di emergenza (funzione obiettivo 7.1.01) e 0,7 milioni di euro per la sicurezza dei cittadini - in particolare per l’ordinamento della polizia municipale - e la tutela dei diritti dei consumatori (funzioni obiettivo 7.2.01 e 7.2.02).

3.4 RESIDUI ATTIVI E PASSIVI.

Dopo aver effettuato la chiusura dei conti relativi alla gestione dell'esercizio finanziario 2002, nel bilancio di previsione 2003 sono esposti residui attivi per circa 5,661 miliardi di euro e residui passivi per circa 1,046 miliardi di euro.
I residui attivi - depurati di 220,3 milioni di euro quale fondo cassa presso la Tesoreria centrale - ammontano a complessivi euro 5,441 miliardi di euro, con un aumento di 2,254 miliardi di euro rispetto alla consistenza netta di 3,187 miliardi di euro risultante alla fine dell'esercizio 2001. Tale differenza è comunque solo apparente, in quanto attribuibile alla mancata regolarizzazione contabile, da parte del competente Settore "Ragioneria generale", delle anticipazioni di cassa erogate dallo Stato per il finanziamento del sistema sanitario regionale per un importo di 2.050,8 milioni di euro circa (vedi capitolo 9103104 delle contabilità speciali - parte spesa). Tale operazione contabile non è stata effettuata per la mancata definizione – in sede di Conferenza Stato – Regioni - del meccanismo di finanziamento della Sanità ed in particolare della quantificazione delle quote 2001 e 2002 dell’IVA, dell’IRAP, dell’Irpef e del Fondo di solidarietà interregionale. Se si considera che a tale titolo sul bilancio 2003 sono esposti residui attivi per complessivi 2,691 miliardi di euro (circa il 50% dei residui totali), si può anche sostenere che in termini reali l’ammontare dei residui, rispetto all’anno precedente, è sostanzialmente diminuito.
La struttura dei residui attivi evidenzia, comunque, che una parte consistente di essi (5.249 miliardi di euro) proviene dagli stanziamenti di un numero limitato di UPB e capitoli dell’entrata, il cui peso è pari all’92,7 % del totale dei residui. In particolare:

Le difficoltà di cassa - correlate in buona misura anche all'andamento dei residui attivi - compromettono il corretto svolgimento dei compiti istituzionali dell'Ente Regione, a causa della ricordata politica della spesa, in termini restrittivi, imposta dal Governo centrale come manovra di politica economico-finanziaria. Tale difficoltà, negli ultimi anni, è stata aggravata, anche dalle anticipazioni che la Regione ha operato per le spese inerenti al servizio acquedotti, nonché per tutta una serie di spese per investimenti con finanziamento a carico dello Stato, per le quali i competenti settori non hanno attivato le procedure amministrative atte a consentire il trasferimento delle risorse relative da parte dei Ministeri interessati. Ciò impone l'adozione di provvedimenti correttivi e l’individuazione delle responsabilità dei dirigenti inadempienti, anche in relazione a quanto previsto dall’art.43, comma 9, lett. g), della legge regionale 4.2.2002, n.8.
Crescono anche i residui passivi propri, che passano dai 586,5 milioni del 2001 (al netto delle contabilità speciali) ai 1.015 milioni di euro del 2002, facendo registrare un incremento complessivo di 438,5 milioni di euro in valore assoluto, e del 73,2 in termini percentuali. Tale fatto è comunque dovuto alla nuova legge di contabilità (art.52, commi 2 e 4) che ha modificato i termini di conservazione nel conto dei residui propri delle somme impegnate e non liquidate entro la fine dell’esercizio, spostandolo da uno a due anni se trattasi di spesa di natura corrente e da due a sette anni se trattasi di spesa in conto capitale.
Diminuiscono, quindi, anche per questo motivo, i residui passivi perenti, che passano dai 701,8 milioni di euro del 2001 ai 374 milioni di euro del 2002, con un decremento di 327,2 milioni di euro circa in valore assoluto e del 46,7 in termini percentuali.

3.5. LE SOMME COMPLESSIVE NON SPESE ALLA FINE DELL’ESERCIZIO 2002.

Nell'esame delle risultanze della gestione finanziaria inerente all'esercizio 2002, si ha la possibilità di verificare come i residui attivi e passivi che sono contabilizzati alla fine dell'esercizio, sono il risultato di due distinte componenti: la prima è indubbiamente rappresentata dalle somme dei residui rimaste da incassare e da pagare, che costituiscono una specie di cartina di tornasole della "capacità di smaltimento" della Regione; la seconda è, al contrario, rappresentata dai mancati incassi e pagamenti della gestione di competenza, che si riversano in quella dei residui e che danno invece un’indicazione sulla "capacità di realizzazione" della Regione stessa.
In particolare, se si sommano le componenti finanziarie negative e cioè i residui passivi propri (al netto delle contabilità speciali), pari a 1.015 milioni di euro circa, i residui perenti agli effetti amministrativi, pari a 374 milioni di euro, i residui di stanziamento (che in quanto economie, in gran parte con vincolo di destinazione, sono riprodotte attraverso l'avanzo di amministrazione applicato al bilancio 2002), pari a 2.373 milioni di euro, si ottiene la somma complessiva comunque non spesa alla fine dell'esercizio 2002 ammontante a 3.762 milioni di euro circa (3.490 milioni di euro nel 2001), prescindendo dalla provenienza. Questi ultimi dati espongono, sia pure in modo grossolano, il grado di "efficienza" dell'amministrazione regionale, e quindi un parametro di giudizio "politico" per gli inevitabili corollari che ne discendono. E' innegabile, infatti, un’eccessiva lentezza dei processi di spesa regionali, il cui aspetto contabile è quello più vistoso ma che è originata da problematiche ben più complesse. Ciò richiede, infatti, urgenti interventi in materia di personale per elevare il livello della qualità della dirigenza, per una diversa organizzazione e distribuzione territoriale delle risorse umane, oltre alla ormai improcrastinabile implementazione di un sistema di controllo di gestione adeguato alle caratteristiche e alle esigenze di cambiamento della regione.

4. IL COLLEGATO ALLA LEGGE FINANZIARIA REGIONALE 2003

Come è noto l'art.3, comma 4, della legge regionale n.8/2002 prevede la possibilità per la Giunta regionale di adottare disegni di legge collegati alla legge finanziaria regionale, recanti modifiche ed integrazioni di tipo ordinamentale e procedurale, che non comportino variazioni di entrata e di spesa alla normativa vigente e contenenti disposizioni non prevedibili nella legge finanziaria stessa.
In tale ottica la Giunta regionale ha presentato al Consiglio regionale un disegno di legge relativo a "Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale-finanziario" che provvede ad introdurre la base giuridica per dare contenuto sostanziale ad alcuni stanziamenti di spesa previsti nel bilancio 2003. In sede di discussione del Bilancio presso la Commissione competente si è ritenuto opportuno inserire diverse disposizioni normative, di carattere prettamente settoriale (vedi Titolo II), che di norma dovrebbero seguire un iter legislativo e procedurale completamente diverso ed autonomo.
Più in dettaglio, le disposizioni introdotte con il TITOLO I del collegato riguardano, articolo per articolo, quanto di seguito specificato:
L’art.1 serve a garantire

E’ opportuno precisare che l’esatta quantificazione della spesa complessiva per pignoramenti e, quindi, la relativa regolarizzazione contabile è subordinata alla effettiva trasmissione da parte dell’Avvocatura regionale dei dati sui beneficiari e sulla natura della spesa oggetto dei provvedimenti medesimi assunti dell’autorità giudiziaria competente.
L’art.2 autorizza la Giunta ad adottare tutte le iniziative finalizzate alla riduzione dell’indebitamento, anche attraverso la gestione attiva del debito mediante l’utilizzo di strumenti di finanza derivata.
L’art. 2bis va a modificare l’utilizzazione, a decorrere dall’esercizio finanziario 2003, del valore dell’aliquota del prodotto ottenuto dalle concessioni di coltivazioni inerenti agli idrocarburi liquidi e gassosi nel territorio del comune di Crotone o nelle aree marine prospicienti, corrisposto alla Regione Calabria ai sensi degli artt.20, comma 1-bis, e 22 del decreto legislativo 25 novembre 1996, n.625. Con il comma 1, innanzitutto, una parte del valore di tali aliquote viene destinato, al finanziamento di strumenti della programmazione negoziata nel comune di Crotone e nei comuni costieri adiacenti di Isola Capo Rizzuto e Strangoli, mentre con il comma 2, la restante parte, concessa direttamente al comune di Crotone ai sensi dell’articolo 37-ter, comma 12, della legge regionale 22 settembre 1998, n.10 e successive modifiche e integrazioni, è prioritariamente destinata, nel rispetto delle disposizioni di cui allo stesso articolo, all’erogazione di incentivi alle marinerie del comune di Crotone per lo sviluppo delle attività economiche danneggiate dalla coltivazione, al risanamento dell’intero promontorio di Capocolonna e ripascimento dell’arenile cittadino di Crotone, allo sviluppo dell’occupazione, per l’incremento delle attività economiche ed industriali e per il risanamento ambientale, ai sensi dello stesso decreto legislativo 25 novembre 1996, n.625.
L’art. 2-ter, da un lato, introduce anche per gli Enti Strumentali della Regione il rispetto del patto di stabilità e, dall’altro, mira a contenere i costi relativi alle indennità di carica del Presidente, del Vice-Presidente e dei Consiglieri di Amministrazione dell’ARSSA, dell’Afor e dell’ARDIS, che sono rapportate, d’ora in poi, alle indennità fisse corrisposte ai Consiglieri regionali ai sensi dell’art.1, lettera f), della legge regionale 14 febbraio 1996, n.3.
Vengono inoltre ridotte del 20% tutte le indennità dei componenti dei Consigli di Amministrazione, dei Collegi Sindacali e dei Collegi dei Revisori dei Conti degli Enti, Aziende ed Agenzie regionali, diversi di quelli di cui sopra, i cui costi gravano sul bilancio regionale.
L’art.3 dispone l’esenzione dal pagamento della tassa automobilistica dei veicoli intestati alla Regione Calabria, mentre l’art.3 bis introduce modifiche riguardo all’addizionale regionale all’imposta di consumo sul gas metano.
L’art.4 assicura la copertura finanziaria degli oneri derivanti dall’attuazione del Programma Operativo Regionale per gli anni 2004 e 2005.
L’art.6 proroga al 31 dicembre 2003 per gli LSU e per gli LPU il termine finale per l’attuazione del piano di stabilizzazione previsto dall’art.8 della legge regionale n.4/2001, prevedendo anche la relativa copertura finanziaria per tutto il periodo, ivi compresa quella relativa alle proroghe già concesse con precedenti leggi regionali n.52/2002 e n.6/2003, priva della relativa copertura. Le risorse necessarie sono state ancora una volta reperite utilizzando i trasferimenti erogati alla Regione Calabria dall’Agenzia delle Entrate di Catanzaro a titolo di rimborsi IVA inerenti alla manutenzione e gestione del servizio idropotabile regionale per il periodo 1989-1993, quantificate in euro 12.372.857,97.
Gli artt. 5, 7, 10, 11, 12, 13 e 14 assicurano la base giuridica per gli stanziamenti inseriti nel bilancio 2003 e riguardano tutta una serie di spese, proposte dalla Giunta e dal Consiglio, non prevedibili nella legge finanziaria.
L’art. 8 promuove la costituzione di una Fondazione, denominata FIELD, che opera nell’ambito delle politiche della formazione per l’emersione del lavoro irregolare, aperta alla partecipazione dei soggetti pubblici e privati e che ha lo scopo di attuare e sostenere tali politiche attraverso attività di formazione, studio, ricerca ed osservatorio anche attraverso l’attuazione di progetti finanziati con risorse nazionali e comunitarie.
L’art. 8bis, al fine di consentire la sostituzione degli autobus destinati al trasporto pubblico locale nonché la realizzazione degli altri interventi previsti dall’art.2, commi 5, 6 e 7 della legge 18 giugno 1998, n.194, autorizza la Giunta regionale ad utilizzare prioritariamente in capitale i contributi già assegnati allo stesso titolo anno per anno dallo Stato alla Regione Calabria ai sensi della stessa legge n.194/98, della legge 23.12.1999, n.488 (art.54, comma 1), della legge 23 dicembre 2000, n.388 (art.144, comma 1), della legge 1 agosto 2002, n. 166 (art.13, comma 2) e, successivamente, sulla base delle effettive necessità, a contrarre un mutuo a tasso fisso con la Cassa Depositi e Prestiti o con altri istituti di credito abilitati - di durata quindicennale e con oneri di ammortamento, a totale carico dello Stato, decorrenti dal 1 gennaio 2004 - la cui rata semestrale, comprensiva della quota interessi, sia coperta interamente dai trasferimenti statali erogati nell’intero arco temporale 2004-2018, e comunque non sia superiore ad euro 3.536.823,22.
L’art. 9 istituisce un Fondo regionale per concorrere al sostegno finanziario degli interventi di cui alla Legge 9 gennaio 1989, n. 13 diretti all’eliminazione ed al superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati.
L’art. 14-bis introduce alcune disposizioni tendenti alla tutela dei diritti e degli interessi, individuali e collettivi, dei cittadini quali consumatori e utenti di beni e servizi, con particolare riguardo alla tutela della salute e dell’ambiente, alla sicurezza e qualità dei prodotti e dei servizi, alla corretta informazione e all’educazione al consumo, nonché alla trasparenza ed equità nei rapporti contrattuali.
Con l’approvazione del TITOLO II del Collegato, il Consiglio regionale, come già accennato in precedenza, ha inteso adottare principalmente disposizioni di carattere normativo in materia sanitaria e di servizi alla persona (CAPO I – articoli da 15 a 25 bis) ed in materia di attività produttive (CAPO II – articoli da 26 a 31). La scelta di prevedere delle norme che avrebbero potuto formare oggetto di collegati autonomi è stata dettata principalmente dalla considerazione che, visto il breve periodo che rimane prima della chiusura dell’esercizio, il procrastinarsi dei tempi per un ulteriore passaggio in aula avrebbe vanificato l’efficacia di alcune norme in due settori che rappresentano, a diverso titolo, due aree cardine dell’Amministrazione Regionale.
In materia sanitaria sono state emanate delle disposizioni che, in attesa dell’approvazione del Piano Sanitario Regionale, possono servire a dare impulso ad un settore in cui l’equilibrio fra il controllo dei costi e la qualità del servizio spesso nuoce soprattutto a questo ultimo.
L’art. 15 detta disposizioni relative ad un settore molto delicato in attesa di una legge organica che disciplini in maniera organica e puntuale le modalità per il rilascio delle autorizzazioni e gli accreditamenti. La norma tende a salvaguardare le RSA, le strutture pubbliche finanziate con i fondi di cui all’articolo 20 della legge 67/1988 nonché le strutture promosse su iniziativa della Regione Calabria o degli Istituti di rilievo nazionale e l’ampliamento delle attività di alta specialità.
L’art. 17, pur con dei limiti ben definiti, concede la possibilità alle ASL di indire i concorsi ed attivare i comandi ed i trasferimenti del personale del comparto sanitario. Anche questo comparto è interessato dalle disposizioni di cui all’articolo 34 della Legge Finanziaria per l’anno 2003 e quindi, in attesa del DPCM previsto dal comma 11 dello stesso articolo si rendeva necessario regolamentare la materia con una legge regionale. E’ importante sottolineare che le assunzioni, i comandi ed i trasferimenti devono essere autorizzati rispettando l’obiettivo di riduzione della spesa complessiva del personale del 2% rispetto al 2002.
L’art. 18 ribadisce quanto già previsto con l’articolo 2 della legge regionale 51/2002 relativamente alla riduzione dei volumi massimi delle prestazioni escludendo da tale limite le alte specialità e le attività a valenza speciale definite con apposita delibera della Giunta Regionale, con l’obiettivo di ridurre la mobilità del Sistema sanitario regionale.
Degni di nota sono anche gli articoli 20 e 23. Il primo affida al Dirigente Generale del Dipartimento Sanità il potere di controllo sulla gestione delle ASL attraverso la verifica del rispetto dei principi di legalità, efficacia ed efficienza ed economicità della gestione delle Aziende Sanitarie nonché, in un’ottica di razionalizzazione dei costi, la possibilità di utilizzare nel Dipartimento regionale personale già in forza presso le Aziende Sanitarie con oneri a carico di quest’ultime. Il secondo prevede anzitutto l’obbligo a carico della Giunta regionale di individuare consorzi o unioni di Aziende sanitarie sempre con l’obiettivo di razionalizzare ed uniformare la spesa e introduce un sistema sanzionatorio per le strutture convenzionate che contravvengono a norme e/o disposizioni del provvedimento di autorizzazione che prevede, nei casi più gravi, la decadenza della stessa.
Gli articoli 24 e 25 dispone in merito a categorie colpite da gravi patologie e bisognose di continua assistenza da parte del SSR (trapiantati, o in attesa di trapianto, e neuropatici) dei miglioramenti sia sul piano del contributo finanziario, ampliando una serie di parametri, che su quello procedurale per l’ottenimento dello stesso.
In materia di attività produttive le norme previste nel Capo II del collegato mirano a dare slancio all’economia regionale attraverso la semplificazione delle procedure in alcuni settori importanti (artigianato artistico) e l’introduzione del Contratto di investimento che, mutuando il Contratto di programma statale, ha il duplice obiettivo di attrarre capitali privati sul territorio regionale velocizzando nel contempo l’erogazione del cofinanziamento e, di conseguenza, la spesa dei fondi del POR 2000-2006.
Il Capo III contiene norme relative a settori vari per le quali si rimanda alla lettura del testo normativo. In questa sede sono comunque degni di nota i commi 5, 6 dell’articolo 33 che introducono nell’ordinamento regionale il concetto di sviluppo sostenibile previsto nella Carta di Aalborg prevedendo l’istituzione di una Cabina di regia regionale per Agenda 21 locale e soprattutto il comma 1 dell’articolo 34 che riconosce le Province ed i Comuni come soggetti importanti dello sviluppo regionale destinando ai Progetti integrati - territoriali e strategici – ulteriori risorse del Programma Operativo Regionale 2000-2006 fino ad un massimo del 30% delle risorse complessive ad essi destinabili.

Art. 1
Bilancio di competenza - Stato di previsione dell'entrata e della spesa

1. E' approvato in EURO 7.849.456.810,40 lo stato di previsione di competenza delle unità previsionali di base dell'entrata della Regione per l'anno finanziario 2003, al netto delle contabilità speciali, annesso alla presente legge (tabella A - 2^ colonna).
2. E' approvato in EURO 2.918.355.000,00 lo stato di previsione di competenza del totale delle contabilità speciali dell'entrata della Regione per l'anno finanziario 2003, annesso alla presente legge (tabella A - 2° colonna - riga contabilità speciali).
3. E' autorizzato l'accertamento dei tributi e delle altre entrate per l'anno 2003.
4. E' approvato in EURO 7.849.456.810,40 lo stato di previsione di competenza delle unità previsionali di base della spesa della Regione per l'anno finanziario 2003, al netto delle contabilità speciali, annesso alla presente legge (tabella B - 2^ colonna).
5. E' approvato in EURO 2.918.355.000,00 lo stato di previsione di competenza del totale delle contabilità speciali della spesa della Regione per l'anno finanziario 2003, annesso alla presente legge (tabella B - 2° colonna - riga contabilità speciali).
6. E' autorizzata l'assunzione di impegni entro i limiti degli stanziamenti dello stato di previsione di cui ai precedenti commi 4 e 5.

Art. 2
Bilancio di cassa - Stato di previsione dell'entrata e della spesa

1. E' approvato in EURO 10.527.526.662,75 lo stato di previsione di cassa delle unità previsionali di base dell'entrata della Regione per l'anno finanziario 2003, al netto delle contabilità speciali, annesso alla presente legge (tabella A - 3^ colonna).
2. E' approvato in EURO 3.167.916.277,60 lo stato di previsione di cassa del totale delle contabilità speciali dell'entrata della Regione per l'anno finanziario 2003, annesso alla presente legge (tabella A - 3° colonna - riga contabilità speciali).
3. Sono autorizzate le riscossioni ed il versamento dei tributi e delle entrate per l'anno 2003.
4. E' approvato in EURO 8.402.716.294,07 lo stato di previsione di cassa delle unità previsionali di base della spesa della Regione per l'anno finanziario 2003, al netto delle contabilità speciali, annesso alla presente legge (tabella B - 3^ colonna).
5. E' approvato in EURO 4.970.948.075,15 lo stato di previsione di cassa del totale delle contabilità speciali della spesa della Regione per l'anno finanziario 2003, annesso alla presente legge (tabella B - 3° colonna - riga contabilità speciali).
6. E' autorizzato il pagamento delle spese entro i limiti degli stanziamenti dello stato di previsione di cui ai precedenti commi 4 e 5.

Art. 3
Residui attivi e passivi presunti

1. E' approvato in EURO 5.412.120.153,01 il totale dei residui attivi presunti delle unità previsionali di base al 1° gennaio 2003, al netto delle contabilità speciali, di cui al conto annesso alla presente legge (tabella A -1° colonna ).
2. E' approvato in EURO 249.561.277,60 il totale dei residui attivi presunti delle contabilità speciali al 1° gennaio 2003, di cui al conto annesso alla presente legge (tabella A - 1° colonna -riga contabilità speciali).
3. E' approvato in EURO 1.015.041.989,28 il totale dei residui passivi presunti delle unità previsionali di base al 1° gennaio 2003, al netto delle contabilità speciali, di cui al conto annesso alla presente legge ( tabella B 1° colonna).
4. E' approvato in EURO 2.052.593.075,15 il totale dei residui passivi presunti delle contabilità speciali al 1° gennaio 2003, di cui al conto annesso alla presente legge (tabella B - 1° colonna -riga contabilità speciali).

Art. 4
Quadro generale riassuntivo

1. E' approvato il quadro generale riassuntivo dell'entrata e della spesa del bilancio di competenza e di cassa della Regione per l'anno finanziario 2003, annesso alla presente legge, ai sensi all'art.14, comma 1, lett. a), della legge regionale 4 febbraio 2002, n.8.

Art. 5
Classificazione della entrata e della spesa

1. Le entrate della Regione sono classificate secondo quanto previsto dall'art. 11 della legge regionale 4 febbraio 2002, n.8. Le categorie e le unità previsionali di base delle entrate sono approvate nell'ordine e con la denominazione indicate nel relativo stato di previsione (tabella A).
2. Le spese della Regione sono classificate secondo quanto previsto dall'art. 12 della legge regionale 4 febbraio 2002, n.8. Le aree di intervento, i livelli programmatici di intervento, le funzioni obiettivo e le unità previsionali di base sono approvati nell'ordine e con la denominazione indicati nel relativo stato di previsione (tabella B).

Art. 6
Bilancio pluriennale

1. E' approvato il bilancio pluriennale della Regione per l'arco di tempo relativo agli anni 2003/2005 allegato al bilancio annuale, ai sensi dell'art. 4 della legge regionale 4 febbraio 2002, n.4.

Art. 7
Residui perenti

1. E' autorizzata la iscrizione, nelle apposite UPB dello stato di previsione della spesa 8.3.01.01 (parte corrente) e 8.03.01.02 (parte in conto capitale), degli impegni di spesa regolarmente assunti negli esercizi precedenti, che sono caduti in perenzione amministrativa alla chiusura dell'esercizio 2002 a norma dell'art. 52, commi 3 e 4, della legge regionale 4 febbraio 2002, n.8 che si prevede possono essere reclamati dai creditori nel corso dell'esercizio finanziario 2003.
2. La copertura finanziaria della spesa autorizzata al precedente comma, ammontante a complessivi EURO 374.679.950,25 - di cui EURO 125.896.514,90 di parte corrente e EURO 248.783.435,35 di parte in conto capitale, è garantita da quota parte del saldo finanziario positivo (avanzo d'amministrazione).

Art. 8
Esercizio delle funzioni trasferite dallo Stato

1. Fino a quando non sia diversamente disposto da leggi regionali, alle spese per l'esercizio delle funzioni trasferite alla Regione si provvede, nei limiti dei capitoli iscritti nello stato di previsione della spesa, sulla base della normativa statale in quanto applicabile.

Art. 9
Variazioni al bilancio

1. La Giunta regionale, nel corso dell'esercizio finanziario 2003, è autorizzata ad effettuare variazioni al bilancio di previsione 2003 in conformità alle disposizioni di cui all'art. 23, comma 2, della legge regionale 4 febbraio 2002, n.8.

Art. 10
Allegati del bilancio

1. Sono approvati i seguenti allegati:
- Allegato n. 1, concernente l'elenco delle spese finanziate in tutto o in parte con la disponibilità costituita dal saldo finanziario positivo (art.13 comma 2 - della legge regionale 4 febbraio 2002, n.8);

- Allegato n. 2, concernente il prospetto che mette a rapporto, per unità previsionale di base, gli stanziamenti di competenza relativi alle entrate derivanti da assegnazioni statali e comunitarie, con i correlati stanziamenti di competenza relativi alla spesa (art. 14, comma 1, lett. a), della legge regionale 4 febbraio 2002, n.8).

Art. 11
Pubblicazione

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.