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2 dicembre 2008
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Da emergenze ad opportunità (di Romano Pitaro)
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La sanità è, dunque, la quintessenza dei problemi calabresi. La trave nell’occhio. I debiti, fin qui cacciati sotto il tappeto, sbucano all’improvviso da ogni foro del Dipartimento/Sanità della Regione visto come il Palazzaccio dei misteri. Quanti debiti? Com’è accaduto? Perché il disastro è stato per anni taciuto? Misteri. La spiegazione più razionale l’ha fornita l’on. Sandro Principe: i guasti della sanità sono il riflesso della crisi del regionalismo. Il punto è che l’entità del debito ipotizzato dà l’angoscia, per cui non c’è razionalità che conforti. Da anni, in verità, la sanità è un problema duplice: politico (per i politici) e umano (per i calabresi). I primi l’hanno gestita (si è visto come) e i secondi hanno convissuto con un sistema inefficiente e burocratizzato;in mezzo è attecchita una selva d’interessi, spesso illeciti, su cui la relazione ministeriale Riccio/Serra è stata impietosa. E’ questo andamento binario che ora è venuto meno. Sicché la sanità è un solo immane problema, politico e umano. Il peso del debito rischia di schiacciare, insieme, i politici e i calabresi: con un welfare taglieggiato dal Governo, e l’impoverimento progressivo del Mezzogiorno, il tracollo della sanità inciderà sulla qualità della vita di ognuno. La conclusione miseranda cui la sanità va incontro, evidenzia, sì, la crisi del regionalismo, ma anche la capitolazione di un sistema. A meno che, di colpo, per una di quelle stranezze possibili, specie quando tutto è perso, la sanità non diventi addirittura un’opportunità di riscatto. Trasformandosi nell’atteso, campale, scenario per una lotta a viso aperto in cui la politica, messa alle strette, finalmente riscopre, a partire dalla sanità, il sogno e la passione civile del rinnovamento. Si affranca dall’esperienza e dà spazio “al trionfo della speranza”. Abbandona il cabotaggio di misura e, con un colpo d’ala, si lancia oltre l’orizzonte rinsecchito dei confini calabresi, valorizzando le proprie energie migliori e lavorando di lena alla costruzione di un nuovo Progetto di Calabria. Nessuno crede per davvero che la politica possa campare di solo calcolo. Di certo non può farlo a lungo. Né soltanto di numeri può impregnarsi il dibattito sulla sanità. Si è giunti al capolinea di un viaggio lungo e tortuoso, occorre, adesso, fare una riflessione che abbia in sé una buona dose di autocritica, e, contemporaneamente, rilanciare sul tavolo del gioco ciò che si ha. La politica, per non farsi cacciare dal tavolo, deve subito far vedere l’unica moneta di cui dispone: idee innovative, proposte credibili, soluzioni autorevoli. Se ha idee vince, a questo tavolo il fato ha poco credito. Se vince, non vince la sola partita della sanità. Altrimenti è out. E, considerato il quadro d’insieme, non c’è veramente nulla di cui i calabresi possano dirsi soddisfatti.
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